Le cose che ho imparato
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Le cose che ho imparato

Storie, incontri ed esperienze che mi hanno insegnato a vivere

,
  1. 312 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
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Le cose che ho imparato

Storie, incontri ed esperienze che mi hanno insegnato a vivere

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"Volevo conoscere la vita, scrivere, battermi per quello che mi stava a cuore, incontrare i personaggi che mi affascinavano, svegliarmi ogni giorno in una città diversa, camminare tra uomini e donne straniere, provare la solitudine del caffè bollente all'alba, servito da uno sconosciuto. Volevo prendere il mio corpo e la mia anima e metterli davanti alle prove più brutali, per vedere se e quando si sarebbero spezzati." Come Pirandello e Vittorini, Gianni Riotta parte un giorno dalla natia Sicilia, perché "per vivere occorreva andare via". È questa la prima tappa coraggiosa di un'avventura personale e professionale ricchissima, che ha le sue radici nell'"Isola" e che lo porterà poi in paesi remoti, facendogli incrociare i protagonisti della storia del Novecento: i sapori della Sicilia arcaica raccontata da nonna Anita, la scoperta della realtà della mafia, l'esame di maturità sotto gli occhi del "maestro Sciascia", la passione per i grandi libri e i filosofi da cui scaturiscono i dilemmi e le domande più spiazzanti. E ancora: le lezioni sul coraggio di Leone Ginzburg e Primo Levi, gli Stati Uniti e New York, l'Iraq da inviato di guerra, Torino e i racconti di Mario Rigoni Stern e Vittorio Foa. Un originale viaggio nella memoria per riflettere su quello che vale la pena sapere e fare nel tempo della nostra vita. Tessendo i ricordi, Riotta conduce il lettore ai dubbi e alle speranze di oggi, in una cronaca familiare e politica dove il cibo di strada siciliano e il tè dei mujaheddin afghani a Kabul finiscono per insegnare una comune morale di compassione e tolleranza, dove sotto il fuoco di Tikrit tornano a risuonare le parole con cui Antonio Volpe, un vecchio amico d'infanzia, lo ammoniva durante i loro giochi di ragazzi: "Guarda alto Giovanni, testa alta". Romanzo degli affetti che temiamo di aver perduto e insieme saggio sulle idee che ci dividono nel XXI secolo, Le cose che ho imparato è anche la confessione, candida e a tratti ironica, dello spaesamento di questa nostra stagione. Davanti allo scacco tra rassegnazione e risentimento populista, Riotta ricorda con un sorriso la battuta di un amico: "La vita è un film western americano degli anni Cinquanta. I cattivi vincono fino a cinque minuti dalla fine ma poi, bang, i buoni vincono".

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
ISBN
9788852021589

Note

Un possibile inizio
1 «Giorni che non s’ama ricordare» è un verso della poesia Ajace di Vincenzo Cardarelli.
2 Queste note sono poi state scaletta per un testo di accompagnamento alla mostra di fotografie dell’artista Franco Fontana, curata da Luciana Santaroni e Alberto Meomartini per Snam Gas Progetti.
3 Orazio, Epistole, I,11.
4 Devo la traduzione al professor Vincenzo Cannata.
I. L’asino, il pozzo, il destino
1 L. Liotta, B. Chiofalo e L. Chiofalo, Caratterizzazione demografica e fenotipica dell’asino «grigio siciliano», Demographic and phenotypic characterization on «grigio siciliano» donkey, Dip. Morfologia, Biochimica, Fisiologia e Produzioni Animali, Università di Messina, 2001.
2 La critica e editor Grazia Cherchi mi prendeva in giro: «Paletot, lapis, giovanotto: solo tu ormai usi certe parole». Vero, ma non sono bellissime?
3 A Palermo si chiama «pomelia», dal profumo vago di mele, la «plumeria», o frangipani, e i suoi fiori, multicolori e leggiadri, adornano tanti balconi; una leggenda vieta di tenerle in casa se si ha una figlia da sposare. Pomelia felicissima. Storia, botanica e coltivazione della plumeria a Palermo è un magnifico volume di Attilio Carapezza, Manlio Speciale e Pietro Puccio, Palermo, Kalos, 2006. Era uso, nei mesi più freddi, proteggere i germogli con gusci d’uovo, e il poeta Lucio Piccolo, cugino di Tomasi di Lampedusa, dedicò alla pianta i suoi versi più belli, che commossero Montale: «La plumelia bianca / e avorio, il fiore / serbato a gusci d’uovo su lo stecco, / lascia che lo prenda / furia sitibonda / di raffica cui manca / dono di pioggia, / pure il rovo ebbe le sue piegature / di dolcezza, anche il pruno il suo candore».
4 La casa di via Marco Polo, non più scandita dalla targa di smalto bianco e blu «Console Onorario del Touring Club Italiano» che salutava mio nonno scalatore provetto, e il giardino delle tartarughe centenarie con le piante rare sono oggi custoditi dalla famiglia di Ciccio La Licata, lo scrittore esperto di mafia.
5 Orazio, Epistole, I,11.
6 Lumie sono agrumi ormai rarissimi, celebrati da una novella di Pirandello, Lumie di Sicilia.
7 La fine tragica di Nievo ha generato molti libri, tra cui quello del suo discendente Ippolito Nievo, Il prato in fondo al mare, e il romanzo di Umberto Eco Il cimitero di Praga.
8 Di quell’esercizio di memoria non ringrazierò mai abbastanza il professor Capozzi. Esercitandosi, si aguzza davvero.
9 Fëdor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, Torino, Einaudi, 2005.
10 E avesse voluto il cielo farmi maturare e rassegnarmi a sopportare quelle due categorie, così irriducibili e ubique.
11 Bellissima la costruzione del siciliano alla latina, con il verbo finale. Sono grato all’amico, e allievo di mio padre, Matteo Collura, autore della biografia di Sciascia Il maestro di Regalpetra, Milano, Tea, 1996, per avermi aiutato a ricostruire l’aneddoto.
12 Leonardo Sciascia, Opere 1984-1989, Milano, Bompiani, 1996.
13 Perché il gesuita venga legato all’intuizione teorica del web è tema appassionante, vedi http://webhost.bridgew.edu/jhayesboh/teilhard.htm.
14 Nato nel 1902 nella Polonia ancora parte dell’Impero russo, Bocheński combatté nel 1920 contro l’Urss, poi studiò legge a Leopoli. Laureato in filosofia a Friburgo e in teologia a Roma, si specializzò in logica formale. Nella seconda guerra mondiale fu cappellano militare delle truppe polacche, prigioniero dei nazisti, deportato. Evaso, rientrò a Roma, combattendo con i suoi compatrioti nella battaglia di Montecassino. Continuò a occuparsi di politica (fu consulente del cancelliere tedesco Adenauer) e di logica, scrivendo il suo celeberrimo Manuale.
15 Giustiziato – e ancora oggi ricordato da un cippo annerito dallo smog del traffico – a piazza Indipendenza, sotto l’osservatorio dell’astronomo Piazzi.
16 Károly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Milano, Il Saggiatore, 1963.
17 Doralice Fabiano, in La fatica di Sisifo e le astuzie di Hades, http://www.qro.unisi.it/frontend/sites/default/files/La_fatica_di_Sisifo_e_le_astuzie_di_Hades.pdf, ricostruisce la vicenda dai frammenti greci sopravvissuti.
18 Omero, Iliade, 6,135.
19 Károly Kerényi, Gli dei e gli eroi…, cit., p. 302.
20 Macchina perfetta, che quindi nel 1881 il tecnico tedesco Ottmar Mergenthaler si limitò a ricreare…
21 Albert Camus, Il mito di Sisifo, in Opere, Milano, Garzanti, 1988.
22 Lidia Storoni Mazzolani, Iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici di Roma antica, Torino, Einaudi, 1971.
II. Euridice e il cavaliere di zucchero
1 Károly Kerényi, Gli dei e gli eroi…, cit.
2 Sergio Quinzio, La sconfitta di Dio, Milano, Adelphi, 1992.
3 Vangelo secondo Matteo, 26,64.
4 Vangelo secondo Marco, 13,30-31.
5 Fu con stupore, nel mio primo viaggio a New Orleans, che notai dalle insegne dei caffè che nella splendida città della Louisiana muffolettas sono ancora oggi i sandwich, così battezzati dagli immigranti dal Regno delle Due Sicilie e poi dal Regno d’Italia.
III. L’autobomba di Marco Polo
1 Il saggio di don Milani e dei suoi studenti parla di lavorare duro a scuola e anticipa la struttura moderna del lavoro, dove senza un alto tasso di scolarizzazione l’economia non decolla. Curiosamente tanti ne scrivono invece come di un pamphlet che incita alla pigrizia: purtroppo succede a troppi di parlare di libri che non hanno letto. Spesso vi capiterà di leggere irrisioni al filosofo Francis Fukuyama per il suo saggio The End of History, sul tono «ah ah, Fukuyama ha previsto la fine della storia e guardate, guerre, crisi economiche, terrorismo». Ma se anziché scriverne leggessero prima i libri? A donarmi Lettera a una professoressa fu mio cugino Attilio, studente dell’Università Cattolica di Milano e coordinatore di una équipe di volontari nella ricostruzione della valle del Belice dopo il terremoto del 1968.
IV. Il carrubo degli incantesimi
1 Rileggendo Manzoni, osserverete che i demagoghi di oggi, su old e new media, hanno il loro antenato in quel fanfarone da bettola. I siti dei complotti che tessono trame assurde, legando tra di loro fatti, congetture e menzogne, lo imitano e il querulo viandante che calunnia Renzo sarebbe a proprio agio tra loro.
2 È, quello di Renzo, un viaggio che mi son sempre ripromesso di percorrere a piedi, da porta Orientale, oggi pressata nel traffico di Milano, fino all’Adda. Studi del professor Franco Moretti, già collaboratore alla Columbia University del critico Edward Said, e qualche carta dell’epoca che mi ha fornito il critico Salvatore Silvano Nigro, uniti agli elementi di orientamento che offre il Manzoni stesso, permettono di provarci. Il mio amico e collaboratore milanese Piero Gritti ha promesso di accompagnarmi.
3 La 23a divisione è sempre conosciuta con il vecchio nome della guerra mondiale, Americal Division, contrazione di American and New Caledonian Division.
4 Tim O’Brien, Going after Cacciato, New York, Delta, 1979, traduzione italiana Inseguendo Cacciato, Milano, Feltrinelli, 2007. O’Brien, come il maestro dei racconti John Cheever, è uno dei rari scrittori americani di valore la cui fortuna in Italia, il paese che più ama la narrativa Usa al mondo, non è pari alla maestria. Resta il dubbio che li si ignori perché estranei al cliché «yankee» che, dalla lost generation ai cosiddetti «minimalisti», diffonde da noi più una caricatura che una letteratura.
5 Nel distretto di Cu Chi, non lontano da Saigon (Città Ho Chi Min), vietcong ed esercito regolare nordvietnamita avevano costruito un labirinto di tunnel sotterranei, per far manovrare le truppe a dispetto di bombardamenti e rastrellamenti americani. Esplorarli e farli saltare era una delle attività più letali, perché costellati di booby traps, trappole che dilaniavano gli intrusi. Opportunamente allargati e illuminati, i tunnel di Cu Chi sono oggi un’attrattiva turistica di fama, Disneyland della morte in Vietnam. Vedi Tom Mangold e John Penycate, The Tunnels of Cu Chi, New York, Random House, 1985. L’effetto dei bombardamenti sull’efficienza bellica viene sempre sopravvalutato, dalla seconda guerra mondiale in poi, con la conseguenza di sofferenze sulla popolazione civile che non minano in realtà il potenziale militare del nemico.
6 Il comandante Giuseppe Schivardi, direttore del Centro studi della Marina militare italiana all’Arsenale di Venezia, mi ha fornito il ruolino storico del Ramb II, con grado e matricola dello zio, e la sua residenza, in piazza Edison a Palermo, dove i suoi eredi ancora oggi risiedono. È un luogo ric...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Le cose che ho imparato
  3. Un possibile inizio
  4. I L’asino, il pozzo, il destino
  5. II Euridice e il cavaliere di zucchero
  6. III L’autobomba di Marco Polo
  7. IV Il carrubo degli incantesimi
  8. V Un coraggio da Volpe
  9. VI Il libro da non riaprire
  10. VII Meminisse iuvabit
  11. VIII Al tennis con Orazi e Curiazi
  12. IX Quando ho scoperto che mi avevi tradito
  13. X New media Old values
  14. XI Sasà tra il vero e il falso
  15. XII Il gelsomino dei poveri
  16. XIII Le lacrime non si traducono
  17. Una possibile conclusione
  18. Note
  19. Copyright