Le parole del mattino
eBook - ePub

Le parole del mattino

366 riflessioni per un anno

,
  1. 432 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Le parole del mattino

366 riflessioni per un anno

,
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Per molti di noi le prime parole del mattino sono quelle dei giornali, importanti perché, come diceva Hegel, permettono all'uomo moderno di situarsi quotidianamente nel mondo. D'altra parte, dai mezzi d'informazione apprendiamo per lo più cattive notizie: guerre, delitti, crisi economica e politica sono i tratti che più sembrano caratterizzare la nostra società.
Gianfranco Ravasi ci propone di distaccarci per un attimo da questa atmosfera malsana per respirare invece l'aria cristallina del mattino generata da quelle parole, antiche o recenti, che ci permettono di iniziare la giornata con anima purificata e limpidezza interiore. E, nello spirito del precedente Le parole e i giorni, seleziona 366 citazioni letterarie, poetiche, filosofiche, musicali da cui prende spunto per brevi e illuminanti commenti, uno per ogni giorno dell'anno, uno per ogni mattino. Goethe, Molière, Maria Montessori, Enzo Biagi, Oscar Wilde, Gianni Rodari, Pascal, Don Milani. Uomini e donne intelligenti ma soprattutto «sapienti», ci spiega il cardinal Ravasi, a cui accostarsi con umiltà: «Non saprò dare soluzioni o risposte decisive; non potrò incidere nell'esistenza di chi mi leggerà; non riuscirò ad asciugare lacrime e a riportare sorrisi. Potrò essere solo - per i pochi minuti di lettura di queste righe - un compagno di viaggio che condivide le stesse domande, che partecipa alle stesse esperienze di dolore e di gioia, che dubita, teme, spera e talora forse dispera». Con questo spirito, Ravasi ci accompagna in un percorso intessuto dei fondamenti del cristianesimo, capace però di parlare in maniera laica e universale, di provocare un fremito nell'anima, un sussulto nella coscienza, spezzando o almeno increspando la calma piatta dei luoghi comuni e delle banalità che ci circondano.
Per imparare a isolarci in una piccola riserva, anche se solo per pochi minuti, godendo di una preziosa opportunità di riflessione intima prima di affrontare gli innumerevoli impegni quotidiani.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Le parole del mattino di in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Teologia e religione e Cristianesimo. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
ISBN
9788852021435

Agosto

Meditare è un’occupazione potente e piena:
io preferisco formare la mia anima
piuttosto che arredarla.
MICHEL DE MONTAIGNE

1 agosto

L’ABITUDINE

Ogni giorno un uccello trovava requie sui rami secchi di un albero solitario in mezzo a una pianura desertica. Un giorno passò proprio là una tromba d’aria che coi suoi fulmini incenerì quell’albero. L’uccello fu costretto a volare a lungo. Alla fine, spossato, giunse in una foresta di alberi carichi di frutti.
APOLOGO POPOLARE
È una mamma che sta leggendo questa favola a un suo bambino, mentre viaggiano di fronte a me su un treno da Roma a Firenze. La morale non è più di tanto esaltante: è quella dell’adagio secondo il quale «non tutti i mali vengono per nuocere». Ma io provo a pensare a qualcos’altro, lasciandomi condurre anch’io dal fascino dell’ascolto di una voce di madre: quell’uccello non avrebbe mai rinunciato alle sue abitudini, alla sicurezza e alla modestia di un’esistenza monotona, se non ci fosse stata quella bufera e quella perdita a prima vista devastante.
La tempesta può generare lo scotimento dell’inerzia, fa imboccare il rischio, lasciando alle spalle la routine, la dipendenza e l’assuefazione. È l’aprirsi di un orizzonte inatteso e inaspettato. Nei suoi Colloqui, il grande umanista Erasmo da Rotterdam portava alle estreme conseguenze questa idea: «Non vi è nulla di così assurdo che l’abitudine non renda accettabile». Certo, c’è anche l’aspetto positivo della forza di sopportazione dei mali che l’assuefazione produce. Ma l’elemento più pericoloso che trascina in sé è quello dell’accettazione, della caduta del desiderio di cercare qualcosa di più alto, è il non sospettare che ci sono mete più grandiose da conquistare. Infrangere i fili che legano piedi e mani e avviarsi in un lungo cammino è più faticoso di quanto s’immagini, tant’è vero che lo scrittore francese Georges Courteline scherzava dicendo che «si cambia più facilmente la religione che il caffè»!

2 agosto

IL MONDO NON È MONOCROMO

Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte.
KONRAD ADENAUER
«Laudata sii, Diversità delle creature, sirena del mondo…» Misurato come sempre, d’Annunzio intonava questo roboante inno alla Diversità tra le creature, sul modello del celebre cantico di san Francesco. In verità, non è detto che l’essere diversi e molteplici sia sempre un incanto. Un altro famoso poeta come William Blake, che aveva per primo definito la Bibbia «il grande codice» della nostra cultura, doveva però riconoscere in una sua lirica che «entrambi leggiamo la stessa Bibbia giorno e notte / ma tu leggi nero dove io leggo bianco!». Sta di fatto, comunque, che la varietà della mente, dei cuori, delle esperienze è da considerare come un arcobaleno dotato di un suo fascino: immaginate che tristezza un mondo monocromo o un’umanità daltonica!
La diversità è strutturale alla realtà, come ci ricorda la battuta che sopra ho citato e che è attribuita allo statista tedesco Konrad Adenauer. La sua è una considerazione che intreccia due coordinate. L’una è verticale ed è l’unità «celeste» del genere umano: in tutti noi corre la stessa linfa e abbiamo il medesimo tessuto «adamico», siamo creature umane basilarmente uguali. L’altro asse è orizzontale e si sfrangia in mille prospettive, rivelando così la pluralità e quindi le differenze. C’è una suggestiva metafora rabbinica che afferma: Dio ha fatto tutti gli uomini con lo stesso conio ma, a differenza delle monete che risultano uguali, le creature umane sono tutte diverse (si pensi solo alle impronte digitali). In questo mese di viaggi in luoghi estranei, scopriamo allora l’arazzo mirabile della diversità, e dunque il rispetto e la tolleranza.

3 agosto

MEDITARE È MEDICARE

Meditare è un’occupazione potente e piena: io preferisco formare la mia anima piuttosto che arredarla.
MICHEL DE MONTAIGNE
Nel suo Zibaldone, agli inizi del settembre 1823, Giacomo Leopardi annotava una curiosa etimologia (non so fino a che punto fondata) secondo la quale «meditare» deriverebbe dal latino medeor, che significa «curare, medicare», per cui – concludeva – «il meditare una cosa è una continuazione del semplice averne o pigliarne cura». Una sana, pacata, quieta riflessione diventa, allora, una vera e propria cura o medicina dell’anima. È un po’ anche ciò che propone quel grande pensatore e moralista francese che fu Montaigne nella frase offerta oggi. La meditazione non è, infatti, un imbottire lo spirito di nozioni, curiosità o banalità, come spesso ci accade vivendo esposti alla vita sociale («arredare» l’anima, come dice Montaigne), ma è un plasmarla, un formarla e, se ci sono ferite, un medicarla e curarla.
Meditare per qualche minuto ogni giorno non è tempo perso; anzi, è una sorta di fermento che feconda il nostro pensare e agire, impedendo che si disperdano in vanità e fumo. È una medicazione necessaria soprattutto quando la superficialità ha aperto tante feritoie nella nostra coscienza, lasciando che da esse fuoriescano e si disperdano nel vuoto l’interiorità, la sensibilità morale, l’anelito per la verità. Vi ricordate quando a scuola s’imparavano quei versi di Petrarca: «Solo e pensoso i più deserti campi / vo mesurando a passi tardi e lenti»? Ecco, nell’agitarsi frenetico della società contemporanea, rallentiamo, appartiamoci e pensiamo, anzi, meditiamo…

4 agosto

UN PRETE FALLITO

Provava soltanto una delusione immensa, perché doveva andare verso Dio a mani vuote, senza aver fatto nulla. Gli pareva che sarebbe stato così facile essere un santo ... Si sentiva come qualcuno che per pochi secondi avesse perduto l’appuntamento con la felicità.
GRAHAM GREENE
Sacerdote pauroso e ubriacone, braccato dai rivoluzionari messicani anticlericali, il protagonista del famoso romanzo Il potere e la gloria (1940) dello scrittore inglese Graham Greene alla fine acquista una sua grandezza e un suo eroismo proprio partendo dal suo fallimento. Le parole che abbiamo citato ne sono una testimonianza limpida che vale non solo per un prete, ma anche per un fedele: si giunge alla meta finale a mani vuote, consapevoli di aver attraversato tante situazioni nelle quali si sarebbe potuto dare, creare, costruire, e ormai sconsolatamente ci si rassegna a riconoscere di aver perduto l’appuntamento con la felicità.
Nel 1998 lo scrittore cuneese Nuto Revelli m’inviò un suo libro che aveva per protagonista un sacerdote che aveva vissuto la Resistenza e il suo ministero con ardore, ma che aveva avuto come suggello della sua esistenza un tramonto triste, solitario e amaro. Aveva intitolato quel libro Il prete giusto. C’era una pagina sottolineata dallo stesso autore, contenente alcune parole di questo ecclesiastico, don Raimondo Viale. È a esse che lascio il commento conclusivo al testo di Greene, ricordando che oggi il calendario reca la memoria di san Giovanni Maria Vianney, il semplice e luminoso curato d’Ars, un prete «riuscito». «Ci sono preti che si comportano come altoparlanti di Gesù Cristo non solo con le parole ma anche coi fatti. Altri invece hanno scelto la vita quieta, il tran tran: nessun nemico. Io dico: se un prete non ha nemici, non è un prete. Gesù crea una rottura tale che lo chiamano “segno di contraddizione”».

5 agosto

I PENSIERI MARCI

Non sempre il silenzio è bene. Quello che scaturisce dal timore non è un buon silenzio. Anche i bambini possono esprimere i loro pensieri. Ogni tanto i loro pensieri hanno un’originalità sorprendente. Guai a tappare i pensieri. Un pensiero bloccato diventa marcio.
AHARON APPELFELD
In vacanza mi capita per caso di incrociare sulla radio l’emittente di un movimento politico: gli ascoltatori intervengono con veemenza e con un taglio monocorde; il conduttore, anziché placare certi eccessi, li stuzzica e li radicalizza, creando un’atmosfera tesa ma anche monotona. È un po’ questo, a mio avviso, «il pensiero marcio» a cui fa riferimento lo scrittore ebreo Aharon Appelfeld nel suo forte e drammatico romanzo Un’intera vita, storia di una ragazzina cristiana che va in cerca della madre ebrea convertita al cristianesimo, ma ugualmente deportata dai nazisti. È significativo che le parole da noi citate siano messe in bocca a una suora, l’unica che è vicina al tormento della giovane.
Tanti sono gli spunti di riflessione che possiamo scoprire in queste poche righe. C’è il silenzio maligno che nasce dalla paura, dall’interesse personale o dal quieto vivere e che, alla fine, avalla implicitamente ingiustizie e vergogne. C’è il tema dell’originalità creativa dei bambini: coi loro pensieri tutt’altro che insignificanti, sono capaci di intuizioni limpide, non sporcate dai luoghi comuni degli adulti. Ma c’è soprattutto il rimando al pensiero «tappato», asfittico, incapace di uscire dal cervello e di confrontarsi con altre idee, divenendo a poco a poco incancrenito. Bisogna far correre l’aria e lasciare che irrompa la luce, se si vuole che la mente non diventi anchilosata, i pensieri intisichiti e il cuore indurito.

6 agosto

LA METAMORFOSI

Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo.
FRANZ KAFKA
Molti avranno riconosciuto in queste righe l’avvio di uno dei racconti più famosi (e sconcertanti) del Novecento, Die Verwandlung, «la metamorfosi» (1916) di Franz Kafka. La storia è nota. Un commesso viaggiatore si sveglia dopo una notte di incubi e si ritrova trasformato in un ungeheuren Ungeziefer, un insetto enorme e mostruoso. Ripugnante per i suoi stessi familiari, si rassegna a sparire sotto il letto, nutrito di rifiuti e compatito solo dalla vecchia domestica. Ma un giorno, attratto dal suono del violino di sua sorella Grete, osa farsi strada tra i suoi familiari: il padre lo sorprende e gli scaglia contro una mela. Gravemente ferito, ripara sotto il suo letto ove muore poco dopo. La serva, pur commiserandolo, lo getta nella spazzatura. Si chiude, così, una parabola surreale e allucinante, che è anche un’amara rappresentazione di un’esistenza degradata che non incontra pietà né redenzione.
L’abbiamo riproposta per un’ulteriore finalità rispetto a quella un po’ enigmatica e dura intesa dall’autore. Ci sono momenti della nostra vita in cui ci sentiamo vermi, come si è soliti dire. Ed è forse giusto che si provi questa sensazione soprattutto quando la sequenza delle colpe si è ingrossata, il cuore si è indurito e abbiamo compiuto gesti vergognosi. C’è, poi, anche il dramma di chi precipita nell’abisso della depressione e si sente prostrato e avvilito, disperato e abbandonato. C’è, infine, chi è considerato un insetto dalla brutalità altrui, oggetto di un disprezzo aggressivo, incapace di autodifesa. Sono, quindi, molte le iridescenze della «metamorfosi» negativa. Non dimentichiamo, però, che questo termine è in greco quello che descrive anche la «trasfigurazione» di Cristo! C’è, dunque, anche per noi un’altra «metamorfosi» luminosa.

7 agosto

DUE TUNICHE

Sognai il giorno della risurrezione. Vedevo Malik e Mohammed, miei amici, in procinto di entrare in paradiso: quale dei due avrebbe avuto la precedenza? Fu Mohammed. Chiesi all’angelo il perché. Mi rispose: «Lui aveva una sola tunica, Malik ne aveva due!».
APOLOGO ARABO
Ricordate le parole del Battista: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha» (Luca 3,11). Sembra quasi di intuire in filigrana al nostro racconto proprio questa frase del Precursore di Gesù. In realtà, l’apologo appartiene alla tradizione mistica musulmana detta sufi, un termine legato al mantello di lana grezza (sûf) che era quasi l’emblema degli adepti di questa sorta di confraternita. Anche Gesù, come canone di base per il giudizio finale, ha introdotto la carità fraterna. La linea di demarcazione passa attraverso il gesto d’amore offerto o negato nei confronti degli affamati, assetati, nudi, malati e carcerati: «E se ne andranno: [gli egoisti] al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna» (Matteo 25,46).
La capacità di vivere il distacco da un bene per donarlo ai miseri è un esercizio tutt’altro che facile, tant’è vero che il Malik dell’apologo citato si porta con sé la seconda tunica fin lassù, alle soglie del paradiso, stringendosela addosso. Proviamo a addestrarci a quel distacco estremo, rinunciando non tanto a una monetina, ma a una realtà che sappiamo per noi superflua, anche se cara, ma necessaria per un altro. È ancora una volta illuminante Gesù, quando fa la sua applicazione alla celebre parabola del ricco stolto che ha accumulato immensi capitali e ha la vita attraversata appunto dalla morte improvvisa: «Quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio» (Luca 12,20-21).

8 agosto

PIÙ CIBO CHE APPETITO

Non potrai mai consumare al di là del tuo appetito. Metà del tuo pane appartiene a un’altra persona e dovresti conservarne un pezzo per l’ospite inatteso.
KAHLIL GIBRAN
La tovaglia pulita, il servizio di stoviglie migliore, cibi più curati e un velo di serenità su tutti: è un po’ questa la sigla dei pranzi festivi o festosi nelle nostre case. Ci siamo seduti a tavola, forse si è anche recitata una breve preghiera e si è pronti a un rito che purtroppo sta un po’ impallidendo in una società del consumo immediato e del televisore acceso. Sarebbe il momento giusto per ricordare, soprattutto ai cristiani, questo suggerimento di un poeta libanese, vissuto a lungo in America, e divenuto popolare anche da noi per un suo libro, Il profeta. È Kahlil Gibran (1883-1931) che ci ripete l’antica lezione della carità fraterna, a partire dalla voce dei profeti i quali ricordavano che il vero culto rivolto a Dio deve consistere innanzitutto nel «dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, i senzatetto, e vestire uno che vedi nudo» (Isaia 58,7).
È ciò che gli Atti degli Apostoli chiamano la koinonía, cioè la comunione, che non è solo relativa al corpo e al sangue di Cristo nella liturgia, ma è anche la comunanza dei beni coi bisognosi, tant’è vero che agápe, in greco «amore», indicava anche quel banchetto fraterno durante il quale eucaristia e solidarietà s’intrecciavano tra loro (si legga il severo monito paolino in 1 Corinzi 11,17-34). Più «laicamente» ripensiamo alle pa...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Le parole del mattino
  3. Introduzione
  4. Gennaio
  5. Febbraio
  6. Marzo
  7. Aprile
  8. Maggio
  9. Giugno
  10. Luglio
  11. Agosto
  12. Settembre
  13. Ottobre
  14. Novembre
  15. Dicembre
  16. Indice Degli Autori
  17. Indice Analitico
  18. Dello stesso autore
  19. Copyright