Il segno dell'untore
eBook - ePub

Il segno dell'untore

La prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna

,
  1. 348 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il segno dell'untore

La prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna

,
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Milano, anno del Signore 1576. Sono giorni oscuri quelli che sommergono la capitale del Ducato. La peste bubbonica è al suo culmine, il Lazzaretto Maggiore rigurgita di ammalati, i monatti stentano a raccogliere i morti. L'aria è un miasma opaco per il fumo dei roghi accesi ovunque.
In questo scenario spettrale il notaio criminale Niccolò Taverna viene convocato dal capitano di Giustizia per risolvere un difficile caso di omicidio. La vittima è Bernardino da Savona, commissario della Santa Inquisizione che aveva il compito di far valere le decisioni della Corona di Spagna sul suolo del Ducato di Milano. Bernardino aveva ricevuto l'incarico di occuparsi degli ordini ecclesiastici in odore di eresia, come quello misterioso degli Umiliati, messi al bando dall'arcivescovo Carlo Borromeo e desiderosi di vendetta.
Contemporaneamente, Niccolò Taverna deve riuscire a individuare il responsabile del furto del Candelabro del Cellini trafugato dal Duomo di Milano. Ma ben presto si accorge che sta seguendo una pista sbagliata perché un altro oggetto, ben più prezioso, è stato sottratto...
Nella Milano piagata dalla peste e su cui grava l'incubo della Santa Inquisizione, Taverna deve fare appello a tutte le sue sorprendenti capacità investigative per venire a capo di questi casi che rischiano di compromettere la sua carriera e la sua stessa incolumità, ma che conducono anche sul suo cammino la giovane e intrigante Isabella, nei cui occhi Niccolò ha l'impressione di annegare. Ventiquattro ore, non una di più: questo è il tempo incalzante nel quale si svolge l'indagine, e con essa l'intero romanzo. Un libro in cui l'esattezza della ricostruzione storica si unisce alla descrizione di tecniche investigative antiche incredibilmente simili a quelle sofisticate di oggi. Il notaio criminale Niccolò Taverna si prepara a sezionare con il bisturi della logica e l'intelligenza del cuore misteri oscuri e inquietanti, che allungano la loro ombra fino a noi...

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il segno dell'untore di in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura storica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
ISBN
9788852022326

ORA TERZA

Un indizio può diventare una prova,
se la ragione sa decifrare l’apparenza.
AMERIGO TAVERNA

9
«Che cosa pensi delle deduzioni del vicario?» chiese Tadino mentre esaminavano il corpo di Bernardino da Savona. In effetti non c’era traccia di borse per i denari, e un dignitario di quel rango non se ne andava in giro senza neppure un soldo addosso. Il che faceva pensare a una ruberia.
Niccolò strinse appena gli occhi, concentrandosi sulla risposta. Era di questo che aveva bisogno: del suo lavoro, per non lasciarsi consumare dal ricordo di Anita.
E aveva bisogno soprattutto di un caso come quello, abbastanza complicato da impegnarlo a fondo. Non aveva dubbi che prima o poi sarebbe riuscito a scoprire gli assassini di Bernardino, ma lo preoccupava il fatto che sia il vicario sia il capitano di Giustizia avrebbero fatto pressioni su di lui perché questo avvenisse prima, molto prima di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi da un caso di quella portata. Per non parlare del segretario inquisitoriale, la cui minacciosa figura con lo sguardo da rapace avrebbe aleggiato in ogni istante sopra di loro.
Per quanto sgradevole, tutto questo era l’antidoto di cui aveva bisogno per accantonare ancora per un po’ il pensiero di Anita. Cos’altro avrebbe potuto fare? Riconciliarsi con lei si era rivelato impossibile. Quando aveva provato a consolarla, a rincuorarla, la donna che si era trovato davanti non era più sua moglie, non era la dolce Anita che aveva amato più di chiunque altro ma una creatura plasmata dalla malattia a forma di demone, con il sangue negli occhi e il desiderio di vendicarsi su di lui per qualcosa che non aveva fatto.
«Capo...» lo chiamò Tadino sfiorandogli un braccio.
Niccolò trasalì, sbatté le palpebre per cercare di capire dove si trovasse, e all’improvviso comprese che doveva aggrapparsi a qualcosa di solido, se non voleva affondare nell’abisso in cui Anita aveva cercato di trascinarlo.
La peste aveva cambiato sua moglie, ne aveva fatto un’altra persona. Adesso lei era nelle mani di Vittorino, e dunque lui poteva cercare di dimenticarla per un po’ e concentrarsi sul suo lavoro.
Si voltò verso Tadino e Rinaldo e scosse la testa.
«Dubito che sia stato aggredito da semplici rapinatori» disse cercando di soppesare ogni parola e lasciandosi trascinare dal flusso di pensieri scaturiti dall’analisi del luogo del delitto. «Non si sarebbero limitati al denaro; gli avrebbero strappato via anche gli anelli.» Indicò i guanti trinciati di Bernardino da Savona, dai quali riluceva chiaramente il baluginio dell’oro e delle pietre preziose.
«E il fatto che l’abbiano aggredito in due, uno per tenerlo fermo e l’altro per pugnalarlo?» chiese Tadino.
«No, è una ricostruzione che non approvo» affermò Niccolò. «Bernardino da Savona è morto per strangolamento, e soltanto dopo qualcuno gli ha affondato lo stocco nel petto.»
«Come fai a dirlo?» obiettò Tadino.
«Guarda la camicia, nel punto in cui è stato sferrato il colpo» rispose. «Non è uscito molto sangue, e questo perché il cuore, quando è stato trafitto, era già fermo. Se Bernardino fosse stato ancora vivo, un colpo del genere avrebbe fatto scaturire sangue a fiotti.»
Tadino annuì pensieroso, e Niccolò comprese che il piccolo portoghese la pensava come lui.
«Comunque, non sono questi dettagli che mi preoccupano» aggiunse.
«Che cosa, allora?» chiese Rinaldo, staccandosi dalla finestra che stava esaminando per raggiungerli accanto al cadavere dell’inquisitore.
Niccolò allargò le braccia e indicò l’intero appartamento.
«Che diavolo ci faceva un commissario inquisitoriale in un posto come questo?» chiese. «A notte fonda, senza scorta e, da quanto possiamo capire, disarmato. Con chi si è incontrato? Perché correre un rischio simile, quando gli abitanti della città si barricano in casa e hanno paura perfino di mettere il naso fuori dalla porta?»
«Forse aveva un appuntamento segreto» azzardò Tadino.
«Sì, ci avevo pensato» annuì Niccolò. «Ma con chi?» Indicò la porta d’ingresso e le due finestre che davano sulla strada, poi rivolse un’occhiata a Rinaldo.
«Non c’è segno di scasso, e le finestre sono chiuse dall’interno» precisò il colosso.
Niccolò tornò a rivolgere lo sguardo al corpo esanime.
«Quindi Bernardino aveva appuntamento con qualcuno che conosceva. O almeno è l’ipotesi più probabile, al momento.»
«Maddalena Righi?» chiese Rinaldo, che sembrava avere un dono speciale per seguire la rotta dei pensieri di Niccolò. «Forse l’inquisitore aveva una relazione segreta con quella donna.»
«Oppure Maddalena è una prostituta» aggiunse Tadino.
Niccolò ci rifletté su, poi scosse la testa. «Se anche fosse, in questa casa c’era un malato di peste. Voi entrereste qui dentro per giacere con una donna?» Indicò i pagliericci. «Laggiù, a meno di un metro dal letto infetto?»
Tadino e Rinaldo grugnirono, evidentemente poco propensi a prendere in considerazione quell’ipotesi.
«Forse l’inquisitore doveva incontrarsi con qualcuno e non sapeva nulla della malattia di Marcello Righi» ipotizzò Niccolò, cercando di ricostruire uno scenario che a lui per primo appariva poco probabile.
«Incontrarsi con chi?» chiese Rinaldo.
«Se lo sapessimo avremmo concluso le indagini» sbottò Tadino.
«Anche se non sappiamo di chi si tratta» intervenne Niccolò, «la questione è fondamentale. Un uomo come Bernardino da Savona aveva contatti importanti, e dubito che si sia diretto qui a notte fonda per fare visita a un garzone d’officina. La persona con cui aveva appuntamento dev’essere un personaggio di rilievo, e questo complica le cose.»
Per un istante calò il silenzio. Tutti e tre rimuginarono le parole di Niccolò, poi all’improvviso Tadino scosse la testa.
«E se si trattasse di ben altro?» disse.
«Per esempio?»
Tadino si strinse nelle spalle. «Magari l’inquisitore conosceva il ragazzo, ed è venuto ad assisterlo quando ha saputo che era in fin di vita.»
Niccolò chiuse gli occhi, restò in silenzio per qualche secondo poi li riaprì deciso.
«No» disse, «impossibile. Consolare i moribondi non è incarico di un inquisitore. E poi perché farlo in piena notte? Da solo?»
«Allora potrebbe esserci un’altra possibilità» insistette Tadino.
«Quale?» sospirò Niccolò.
«Forse Marcello e Maddalena Righi erano coinvolti in un processo che l’inquisitore stava imbastendo. Potevano essere testimoni importanti, delatori di qualche personaggio pubblico, o forse loro stessi accusati di chissà quale eresia. Questo giustificherebbe l’arrivo di Bernardino in piena notte. Forse voleva sorprenderli durante una pratica immonda. O aveva bisogno di loro per raccogliere prove contro qualche eretico.»
Niccolò non obiettò nulla. L’ipotesi era ragionevole, e quantomeno andava approfondita.
«D’accordo» disse poi, «potresti avere ragione. Va’ all’ufficio notarile del Consiglio e vedi se riesci a scoprire quali processi aveva in corso Bernardino. Cerca di essere il più discreto possibile, perché questa non è materia che ci compete.»
«Non potremmo chiedere direttamente a quel segretario inquisitoriale?» chiese Rinaldo.
«Lo fai tu?» ribatté torvo Tadino.
Rinaldo si strinse nelle spalle, sollevando le mani e mostrando i palmi aperti.
«Va’ all’ufficio notarile» concordò Niccolò.
«Voi intanto che fate?» chiese Tadino.
«Noi continueremo a esaminare l’appartamento» rispose Niccolò guardandosi attorno. «Sono certo che molti dettagli importanti si celano ancora negli anfratti di questa stanza.»
10
Dopo che Tadino fu uscito, Niccolò restò per qualche istante a fissare immobile la porta d’ingresso, le spalle rivolte alla scena dell’omicidio. Rinaldo, che sapeva ciò che stava per fare, si fece silenziosamente da parte.
Niccolò chiuse gli occhi, respirò a fondo un paio di volte e cominciò a sciogliere ogni muscolo del corpo. Era il suo modo per dare ufficialmente inizio alle indagini: si trovava sul luogo del delitto, una stanza impregnata degli odori, dei suoni e delle prove materiali di quanto era accaduto, e sapeva che, se voleva cogliere ogni più piccolo dettaglio, doveva svuotare la mente e concentrarsi sull’esame della stanza. Il momento era ideale, anche se probabilmente gli sgherri del vicario, rovistando impunemente di qua e di là, avevano lasciato pesanti tracce, forse addirittura sovrapposte a quelle ben più importanti dei responsabili del delitto. Tracce che, non era escluso, potevano anche essere state confuse apposta per celare qualche oscura ingerenza politica in quella vicenda: l’omicidio di una delle più alte cariche ecclesiastiche della città, un uomo stimato dal governatore e temuto dallo stesso Borromeo, in quanto rappresentante della Santa Inquisizione di Spagna sul suolo del Ducato.
Potere temporale e potere secolare si fronteggiavano su una linea tracciata con il sangue di Bernardino da Savona, e lui era in equilibrio su quel filo sottile, impossibilitato a capire, per il momento, da quale parte le prove e gli indizi raccolti l’avrebbero fatto sbilanciare. Doveva stare attento. Usare la massima prudenza ma, al contempo, evitare di lasciarsi condizionare. Perciò aveva bisogno del silenzio e di partire da zero, analizzando il luogo dell’omicidio con la sua consueta precisione, per trovare a uno a uno i tasselli che gli avrebbero consentito di comporre un mosaico decifrabile.
«Lo sai che cosa mi piace di te?» gli aveva detto una volta Anita, in un tempo così lontano che quasi dubitava fosse esistito davvero.
«Che cosa?» aveva chiesto lui.
«Come mi guardi. Come i tuoi occhi percorrono il mio corpo tratto dopo tratto, senza ignorare nulla e senza soffermarsi sui soliti punti, come fanno quasi tutti gli uomini. Si capisce che sei un investigatore, abituato a non lasciarti sfuggire nessun particolare»
«Sai che cosa ha detto Seneca?» aveva sorriso lui.
«No, che cosa?»
«Che una bella donna non è colei di cui si lodano le gambe, le braccia o il seno, ma quella il cui aspetto complessivo è di tale bellezza da togliere la possibilità di ammirarne le singole parti.»
Niccolò inspirò a fondo. Anita aveva ragione: lui non si lasciava mai sfuggire nulla, non si concentrava mai su un singolo dettaglio, per quanto strano o eclatante. Era l’insieme che dava l’esatta misura di ciò che aveva di fronte, e questo valeva per il corpo di sua moglie come per il luogo in cui era stato commesso un delitto.
Come la stanza in cui si trovava in quel momento.
Adesso avrebbe potuto amplificare il più possibile la sua percezione per cogliere, insieme all’intero locale, anche ogni minimo dettaglio. Rinaldo non gli sarebbe stato d’intralcio. Nonostante la mole, il colosso sapeva come comportarsi, e Niccolò aveva acquistato fiducia nelle capacità di osservazione dell’amico. Insieme formavano una squadra ben affiatata.
Finalmente esalò il respiro, riaprì gli occhi e si voltò.
La stanza era come l’aveva lasciata, ma le prospettive erano già cambiate, e molti particolari gli balzarono subito agli occhi. Il suo viso assunse un’espressione corrucciata.
Rinaldo comprese che era giunto il momento di muoversi, e in perfetto silenzio lo affiancò.
«Tu guarda laggiù, dove ci sono quelle macchie sul pavimento» ordinò Niccolò.
Rinaldo scrutò la parte più in ombra della stanza. «Quali macchie?» chiese.
«Va’ laggiù e te ne accorgerai.»
Detto questo Niccolò tornò a rivolgere la sua attenzione al corpo di Bernardino da Savona. Il commissario inquisitoriale giaceva muto sul pavimento, m...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il segno dell'untore
  3. Personaggi principali
  4. Ora prima (12 agosto 1576)
  5. Ora terza
  6. Ora sesta
  7. Ora nona
  8. Vespro
  9. Compieta
  10. Epilogo (quindici giorni dopo)
  11. Nota conclusiva
  12. copyright