La ballata della donna ertana
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La ballata della donna ertana

  1. 96 pagine
  2. Italian
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La ballata della donna ertana

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Dopo aver celebrato le montagne e i loro segreti e aver dato vita a epici personaggi nati tra i boschi, Mauro Corona presta la sua voce calda e potente a una donna, per raccontarne la vita costellata di sventure ma sorretta da un incrollabile coraggio.
La protagonista di questa ballata è tormentata dalla fatica dei giorni e dalla brutalità degli uomini: alle spalle ha il lavoro nei campi o dentro casa, gli abusi di un marito violento, anni svuotati di ogni gioia tranne l'amore per i figli. Incarna il destino di tante madri e mogli vissute in civiltà patriarcali, e insieme è una donna fiera, percorsa da un sentimento di dolorosa indignazione. Davanti a sé non ha alcuna speranza, se non l'attesa della morte per "mettere le ali e volare in paradiso". Finché un giorno dei forestieri arrivano in paese per costruire una diga, portando finalmente un po' di benessere... ancora non sa, la donna ertana, che il 9 ottobre del 1963 sarà proprio quella diga a scatenare l'apocalisse.
In questa grande ballata, impreziosita dalle vibranti illustrazioni dell'autore, Mauro Corona canta la forza e l'orgoglio di tutte le donne capaci di affrontare a testa alta le durezze dell'esistenza: e lo fa attingendo al dialetto della sua terra, una lingua impastata di sudore e sangue, schioccante come i rami che si spezzano sotto il peso della neve, dolce come la carezza di una madre.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
ISBN
9788852019074

La ballata della donna ertana

In ricordo di mia madre
e di tutte le donne che,
come lei, sono state zittite,
picchiate, umiliate, annichilite.
Questa è la storia di una donna
che dalla vita non aveva avuto niente,
peggio, la sorte le aveva nascosto la luna
e distrutto la famiglia come fosse niente.
Una donna di Erto troppo a posto
per durare in questo mondo di povera gente,
non puoi vivere se lui ti ha maledetto,
vieni spazzato come foglie al vento.
E lei venne annientata dal dolore,
che l’aveva pettinata ogni giorno di più,
finché alla fine le si ruppe il cuore,
e disse: «Basta, non ne posso più».
Questa è la sua storia ma non solo,
è quella di tante come lei, donne
stanche di un mondo sempre più vuoto,
che vola in alto senza migliorare.
Ma le donne di Erto tribolavano più di tutte,
giorno e notte a testa bassa, come formiche,
sapevano che la vita non si allungava,
donne magre, spellate di fatiche.
Spellate di dolore e di fatiche,
giravano il mondo a piedi, qua e là,
per vendere qualcosa, come rondini,
volavano in ogni luogo e non si sa.
Cantano i fiori, cantano le viole,
cantano le ertane che vendono mole,
cantano i fiori, cantano le rondini,
cantano le ertane che faticano.
E quando è sera vorrebbero piantarla e riposare,
e invece devono star sotto al marito ubriaco.
Ah, Signore, vieni a prendermi, non ne posso più,
portami in Paradiso che voglio dormire.
Non si può andare avanti sempre a fatiche,
siam diventate peggio di formiche.
I ricchi non fanno niente, mangiano e bevono,
e noi a lavorare anche sotto la neve.
Zappare, sarchiare e falciare fieno,
e l’autunno portar tronchi di legno.
E fare figli, lavarli e aggiustarli,
e poi li chiamano in guerra per ammazzarli.
È morta mia mamma, è morto mio papà,
non ho nessuno che pensi ancora a me.
Devo lavare i panni giù nel Valdenèrea,
e ho le mani rovinate fino ai polsi.
Ah! Se fosse viva mia madre, poveretta!
Mi darebbe una mano a lavorare,
invece devo fare tutto da sola,
perché è sempre ubriaco quel maiale.
Maledetta la volta che l’ho sposato,
non m’ha fatto una carezza neanche per sbaglio,
la sera solo capace di saltarmi sopra,
lasciarmi incinta e mettersi a dormire.
Nove bambini ho fatto, senza fiatare,
adesso son stufa, non ne posso più,
se crede d’insistere a voler montare,
glielo taglio, lo friggo e me lo mangio.
Quel brutto maiale mi ha rovinata,
ero una bella ragazza un tempo,
ora non sono più niente e cigolo
come una vecchia porta arrugginita.
Ah, cosa ho fatto a sposarmi quello!
Gli avessi dato uno schiaffo e un calcio in culo,
adesso non posso farci niente e, bene o male,
quando torna ubriaco mi ficco nel baule.
Devo nascondermi, perché se torna sbronzo,
mi picchia quel porco di un animale,
ma giuro davanti a Dio che tanto o poco,
gli do con la mannaia nella spina dorsale.
Quando lo sposai non era così storto,
era un bel giovane, b...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La ballata della donna ertana
  4. Copyright