Le lettere e gli scritti di A.E. fino al 1920 sono stati pubblicati nei Collected Papers of Albert Einstein (CPAE), e sono citati secondo le date usate in quei volumi. Il materiale inedito che si trova negli Albert Einstein Archives (AEA) è citato con il sistema di numerazione delle cartelle (o delle bobine) di documenti adottato dagli archivi. Per parte del materiale, specialmente quello prima inedito, mi sono avvalso di traduzioni fatte per me da James Hoppes e Natasha Hoffmeyer.
Epigrafe
1 A.E. a Eduard Einstein, 5 febbraio 1930. In quel periodo Eduard fu colpito da una malattia mentale progressiva. La citazione esatta è: «Beim Menschen ist es wie beim Velo. Nur wenn er fährt, kann er bequem die Balance halten». Per gentile concessione di Barbara Wolff degli Archivi Einstein all’Università ebraica di Gerusalemme.
I. A cavallo di un raggio di luce
1 A.E. a Conrad Habicht, 18 o 25 maggio 1905.
2 Queste riflessioni sono tratte da articoli che ho scritto su «Time» del 31 dicembre 1999 e «Discovery» del settembre 2004.
3 Dudley Herschbach, Einstein as a Student, marzo 2005, manoscritto inedito dato in visione all’autore. Dice Herschbach: «I tentativi di migliorare l’istruzione e l’alfabetizzazione scientifica si scontrano con un problema fondamentale: scienza e matematica sono considerate non una parte della cultura generale, ma il territorio di esperti simili a sacerdoti. Einstein viene visto come un’icona imponente, l’esempio per eccellenza del genio solitario. Ciò favorisce una visione profondamente distorta della scienza».
4 Philipp Frank, Philosophy of Science, Saddle River (NJ), Prentice-Hall, 1957, p. xiv; Jeremy Bernstein, A Theory for Everything, New York, Springer-Verlag, 1996, p. 18.
5 Vivienne Anderson ad A.E., 27 aprile 1953, AEA 60-714; A.E. a Vivienne Anderson, 12 maggio 1953, AEA 60-716.
6 George Sylvester Viereck, Glimpses of the Great, New York, Macauley, 1930, p. 377. Vedi anche Thomas Friedman, Learning to Keep Learning, in «New York Times», 13 dicembre 2006.
7 A.E. a Mileva Marić, 12 dicembre 1901; Banesh Hoffmann e Helen Dukas, Albert Einstein creatore e ribelle, Milano, Bompiani, 1977, p. 30. Hoffmann, che fu amico di A.E. verso la fine degli anni ‘30 a Princeton, osserva: «Il suo sospetto verso l’autorità che, dopo la fanciullezza, non lo avrebbe mai abbandonato del tutto, doveva rivelarsi di importanza decisiva».
8 Messaggio di A.E. per il banchetto di Ben Scheman, marzo 1952, AEA 28-931.
II. Infanzia. 1879-1896
1 A.E. a Sybille Blinoff, 21 maggio 1954, AEA 59-261; Ernst Straus, Reminiscences, in Gerald Holton e Yehuda Elkana (a cura di), Albert Einstein. Historical and Cultural Perspectives, The Centennial Symposium in Jerusalem, Mineola (NY), Dover Publications, 1977, p. 419; Antonina Vallentin, The Drama of Albert Einstein, New York, Doubleday, 1954, p. 17; Maja Einstein, Albert Einstein. Beitrag für sein Lebensbild, CPAE 1, p. lviii. (Questo abbozzo fu steso in origine nel 1923 come inizio di un libro che Maja sperava di scrivere, ma non fu mai pubblicato da lei. Delinea la vita del fratello soltanto fino al 1905. Vedi lorentz.phl.jhu.edu/AnnusMirabilis/AeReserveArticles/maja.pdf.)
2 Vedi, per esempio, Thomas Sowell, The Einstein Syndrome. Bright Children Who Talk Late, New York, Basic Books, 2002.
3 Le parole di A.E. sono citate dal premio Nobel James Franck in Carl Seelig, Helle Zeit, dunkel Zeit. In Memoriam Albert Einstein, Zürich, Europa-Verlag, 1956, p. 72.
4 Vallentin, The Drama..., cit., p. 17; A.E. allo psicologo Max Wertheimer, in Max Wertheimer, Il pensiero produttivo, Firenze, Editrice Universitaria, 1965, p. 245, nota 7.
5 A.E. a Hans Mühsam, 4 marzo 1953, AEA 60-604. Anche in Carl Seelig, Albert Einstein. A Documentary Biography, London, Staples Press, 1956, p. 11, si citano le parole di A.E.: «Penso che possiamo mettere da parte la questione della discendenza». Vedi anche Peter Michelmore, Einstein, Milano, Della Volpe, 1966, p. 27.
6 Maja Einstein, Albert Einstein, cit., p. xvi; Seelig, Albert Einstein, cit., p. 10.
7 www.alemannia-judaica.de/synagoge_buchau.htm.
8 A.E. a Carl Seelig, 11 marzo 1952, AEA 39-13; Roger Highfield e Paul Carter, Le vite segrete di Albert Einstein, Padova, F. Muzzio, 1994, p. 8.
9 Maja Einstein, Albert Einstein, cit., p. xv; Highfield e Carter, Le vite segrete..., cit., p. 9; Abraham Pais, «Sottile è il Signore…» La vita e la scienza di Albert Einstein, Torino, Boringhieri, 1982, p. 52.
10 Certificato di nascita, CPAE 1:1; Johanna Fantova, Journal of Conversations with Einstein, 1953-55, 5 dicembre 1953. Nel fondo Einstein Papers della Princeton University e pubblicato in appendice ad Alice Calaprice (a cura di), The New Expanded Quotable Einstein, Princeton, Princeton University Press, 2005. (Per chiarezza, poiché i numeri di pagina variano nelle diverse edizioni dell’opera della Calaprice, i testi della Fantova sono identificati mediante la data.)
11 Pais, «Sottile è il Signore…», cit., p. 53.
12 Maja Einstein, Albert Einstein, cit., p. xviii. Il nome Maria era usato a volte nelle famiglie ebraiche come sostituto di Miriam.
13 Philipp Frank, Einstein. La sua vita e il suo tempo, Milano, Garzanti, 1949, p. 7.
14 Maja Einstein, Albert Einstein, cit., pp. xviii-xix; Albrecht Fölsing, Albert Einstein. A Biography, New York, Viking, 1997, p. 12 (traduzione ridotta dell’originale tedesco Albert Einstein. Eine Biographie, 1993); Pais, «Sottile è il Signore…», cit., p. 53.
15 Alcuni ricercatori vedono in questo quadro una possibile manifestazione di una forma leggera di autismo o della sindrome di Asperger. Simon Baron-Cohen, direttore del Centro di ricerca sull’autismo dell’Università di Cambridge, è tra coloro che ipotizzano che A.E. presentasse sintomi di autismo. Scrive infatti che l’autismo è ass...