Frammenti del creato. Riflessioni, racconti, poesie sulle  farfalle
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Frammenti del creato. Riflessioni, racconti, poesie sulle farfalle

  1. 112 pagine
  2. Italian
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Frammenti del creato. Riflessioni, racconti, poesie sulle farfalle

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Una delicatissima, intensa passione ha sempre legato Hermann Hesse alle farfalle, eteree, fugaci, caduche creature leggiadre e variopinte.
Ne rimangono tracce in tutta la sua opera; tracce sparse, proprio come il volo di una farfalla, tra racconti, memorie, versi, riflessioni, pagine dei diari di viaggio e dei romanzi.
Questo volume le raccoglie e riordina, suggerendo uno sguardo inedito su un grande scrittore, perdutamente innamorato di quei "fiori alati" ai quali anche Buddha dedicò le sue ultime parole.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852036965
Categoria
Ecology

Postfazione

di Volker Michels

Da sempre, a memoria d’uomo, le farfalle hanno esercitato uno straordinario fascino non solo sulla fantasia popolare, ma anche sugli artisti, sui filosofi, sugli scienziati. Ne sono testimonianza già gli affreschi con motivi ispirati alle farfalle ritrovati nelle tombe dei faraoni, che risalgono a 1500 anni prima di Cristo, o i gioielli d’oro a forma di farfalla nelle tombe dei principi micenei (1300 a.C.). Secondo la tradizione, pare che lo stesso Buddha (560-480 a.C.) abbia dedicato l’ultima delle sue prediche alle farfalle del suo paese: «Vi ringrazio, mie maestre: da voi ho imparato più cose che dagli scritti dei bramini». Per i greci le farfalle erano manifestazioni dell’anima e al tempo stesso simboli della sua immortalità. Ancora oggi la scienza chiama psichidi un determinato genere di farfalle notturne che nella Grecia precristiana erano venerate come anime dei morti. Aristotele (384-322 a.C.) fu il primo a descrivere la metamorfosi della farfalla, il suo sviluppo e la sua trasformazione dall’uovo al bruco e dalla crisalide all’insetto alato. Ma la relazione con la morte e la rinascita si perde poi nella storia della cultura, e da quel momento le farfalle sono simboli di leggiadria e d’amore, ragione per cui vengono messe in relazione con Eros e Afrodite, con Amore e Psiche.
Nel frattempo le nostre conoscenze sulle farfalle e sullo sviluppo della specie, dai primi rozzi fossili dell’era geologica del permiano, più di duecentosettanta milioni di anni fa, fino alla sua differenziazione in più di centoventimila varietà, si sono costantemente ampliate. Questa molteplicità di tipi e la loro diffusione su tutta la Terra, dalla Groenlandia all’estremo Sud delle Americhe, è dovuta alla loro straordinaria adattabilità ai diversi climi. (Ci sono farfalle sia nella tundra artica, sia nei deserti, sia nelle foreste tropicali. Le uova di alcuni tipi di farfalle sopportano temperature che vanno da -80 a 60 gradi.)
Nel corso dei secoli le tavole classificatorie delle farfalle si fecero sempre più complete, sistemi di ordinamento per specie, per famiglie e sottordini sempre nuovi e differenziati soppiantarono i precedenti, e anche le riproduzioni divennero sempre più precise: dalla semplice sagoma di farfalla nelle xilografie all’accurata precisione dell’incisione su rame, dal realismo della fotografia alle possibilità di risoluzione del microscopio elettronico.
Il piacere che proviamo dinanzi alla luminosità e alla varietà dei colori delle farfalle e le loro decorazioni non è più inconsapevole. Al sogno di una bellezza senza scopo si contrappone oggi la conoscenza di cause e funzioni. Le abbiamo guardate al microscopio e abbiamo riconosciuto nei loro colori e disegni un mosaico composto di migliaia di minuscole scaglie chitinose che ricoprono come scandole le membrane trasparenti delle ali. Sappiamo che solo i gialli, i rossi, i marroni e i neri sono riconducibili a pigmenti della farfalla, mentre quasi tutti gli altri effetti di colore sono generati dalle diverse superfici delle scaglie chitinose, nella cui microstruttura la luce si rifrange in colori di interferenza. Molti di questi colori rientrano nello spettro dell’ultravioletto e gli occhi umani non possono distinguerli, mentre gli occhi composti delle farfalle e di altri insetti sono in grado di percepire uno spettro di colori molto più intenso e più ricco. Anche la sorprendente conservazione dei colori, che a volte perfino decenni dopo la morte della farfalla non perdono niente della loro luminosità, oggi non è più un enigma per noi. Perché prima ancora che la farfalla cominci a vivere, i suoi colori sono già memorizzati nella chitina delle sue scaglie, e per questo sono indipendenti dal decadimento organico. Alcune ricerche ci hanno rivelato che le cellule dell’epidermide delle ali concentrano i loro pigmenti nella parte senza vita delle scaglie già allo stadio di sviluppo della crisalide. Quale sia poi il disegno colorato che compare sulle ali dipende spesso anche dalle condizioni climatiche. Così per esempio macchie a forma di occhi si formano più facilmente con il caldo e all’inizio della stagione delle piogge, mentre i colori mimetici si presentano più spesso con climi più freschi.
Se si sono ampliate le nostre conoscenze sulla sontuosa ricchezza di colori e disegni delle ali delle farfalle, altrettanto sappiamo dell’importanza che un simile corredo ha per il mantenimento della specie: una funzione di richiamo e reciproco riconoscimento tra i sessi, ma anche quella di segnale di avvertimento e strumento di mimetizzazione in caso di pericolo. Le farfalle dirigono l’attenzione dei nemici sulle ali, per difendere il loro vulnerabile corpo; esse sono infatti l’ultimo stadio di uno sviluppo, orientato unicamente alla riproduzione e straordinariamente breve se commisurato al lungo e complesso processo di metamorfosi.
“Covato” dal sole, si sviluppa da un uovo immobile e poco appariscente il bruco ingordo e pesante e quasi privo di leggiadria, visto che non ha bisogno di riprodursi ma solo di nutrirsi e di tener lontani da sé i nemici. Poi il bruco ricade nell’immobilità esteriore e nella corazzata sobrietà dello stadio di crisalide, dalla quale infine si sviluppa l’animale compiuto, la farfalla: senza peso, agile e leggiadra come non lo è stata in nessuno degli stadi della sua giovinezza felicemente trascorsa. Se nella loro infanzia, come bruchi, a uno stadio ancora vegetativo e infantile hanno divorato quantità enormi delle particolari piante di cui si nutrono, e il volume del loro corpo è aumentato, attraverso diverse mute, in conformità a tutto quel nutrimento, alcune di esse allo stadio di farfalle se la cavano quasi senza nutrimento: sono pura energia alata, votata unicamente al gioco amoroso, alla riproduzione e al trasferimento del polline dei fiori. Ovviamente la maggior parte ha bisogno di cibo anche allo stadio di farfalla. Con le loro proboscidi arrotolate che somigliano a molle d’orologio, a quel punto lunghe il doppio del loro corpo, si prendono i succhi che gli servono per vivere dai fiori, dalle piante e dai frutti, e a volte anche da sostanze animali. Ma questa è solo una minima parte di ciò di cui avevano bisogno negli stadi precedenti dello sviluppo.
Apparentemente votate soltanto alla conservazione della specie, provvedono anche alla riproduzione delle loro piante ospiti, e in questo modo assolvono alla funzione biologica che compete a quasi tutti gli insetti alati nel ciclo della natura. Attratte dal profumo e dai colori dei fiori, trasferiscono le spore maschili dagli stami ai pistilli femminili, rendendo così possibile la nascita di una nuova generazione di piante, per assicurare la sopravvivenza della loro discendenza. Le farfalle stesse sono differenziate proprio come i colori, i disegni e i profumi del mondo che le circonda e che percepiscono. La loro sensibilità corrisponde dunque esattamente al fascino che esercitano. Questo vale anche per la loro capacità di mandare e ricevere segnali ad alta frequenza nello spettro degli ultrasuoni.
Diversamente dalla maggior parte degli altri insetti, le farfalle appaiono esteriormente simili ai fiori. Non solo la delicata consistenza delle loro ali ricorda quella dei petali, ma anche le loro dimensioni e la colorazione sono in stretta correlazione con la flora dell’ambiente circostante, ragione per cui, ad esempio, nei paesi tropicali le farfalle sono più grandi e hanno colori più vivaci che non nelle zone temperate. (L’ampiezza delle ali varia dai pochi millimetri delle tineidi ai trenta centimetri di diametro delle farfalle tropicali.)
Ricorda lo sviluppo dei petali dal bocciolo anche il dispiegarsi delle ali della farfalla, dopo che l’involucro della crisalide s’è strappato e le sottilissime ali avvolte intorno al corpo cilindrico cominciano ad allungarsi, fino a diventare cinque volte più grandi. Come i fiori, anche le farfalle sono considerate messaggere della primavera e vengono messe in relazione con la fine del periodo buio e freddo dell’anno, con la rigenerazione della natura. Ma un’altra cosa unisce i fiori e le farfalle. Proprio come i fiori, che al levare del sole aprono i petali e li chiudono al tramonto, anche le farfalle diurne perdono la loro rigidità notturna solo al mattino per stendere le ali alla luce e al calore ravvivante. Soltanto il lato dei fiori rivolto verso il sole, come quello delle ali delle farfalle, è provvisto di segnali di richiamo, mentre le parti sottostanti sono caratterizzate da una sobrietà degna di altre specie. La loro funzione infatti non è di richiamare l’attenzione, bensì di proteggere e mimetizzare. Così, con le ali chiuse, prive del loro abituale fascino, le farfalle dormono.
La magnificenza e varietà dei loro colori e disegni, fragili e caduchi come quelli dei fiori, ma non fermi come questi ultimi, bensì costantemente in movimento, senza peso, tra la terra e il cielo, eccitano da sempre la fantasia e l’istinto creativo degli artisti. “Fiori alati”: è così che i poeti hanno definito le farfalle, dedicando loro la particolare attenzione e simpatia di un’affinità elettiva. In un mondo dominato dall’efficienza, dall’utilitarismo e dalla sedentarietà, le farfalle sono sempre state ammirate e invidiate, ma anche guardate con diffidenza per il loro atteggiamento indipendente ed emancipato. Il loro senso del bello veniva associato a una forma d’irresponsabilità elitaria. Anche questo aspetto, che accomuna l’esistenza della farfalla a quella dell’artista, torna in numerose opere letterarie, da Chuang Tzu a Catullo, da Mörike ad Andersen. È indicativo che Andersen concluda la sua provocatoria fiaba, in cui la farfalla rappresenta il pretendente incostante che si aggira nel mondo sedentario e convenzionale delle donne, in un soggiorno borghese, dove sta infilzato su un ago, accanto alle piante in vaso e non può che dirsi: «Adesso me ne sto su uno stelo come i fiori, certo non è comodo, ma probabilmente non è molto diverso quando si è sposati. Si è inchiodati».
Sull’esempio delle farfalle, il poeta Hellmut von Cube scrive nel suo Librettino di schizzi sugli animali a proposito dell’utilità di ciò che è apparentemente asociale: «Le api ronzano operose, le formiche corrono e trascinano ... i maggiolini raschiano con impegno, i vermi scavano lunghe gallerie come avessero grandi fini, le farfalle invece sembra non abbiano obiettivi. Oscillano e danzano, vengono da qualche parte e vanno chissà dove, succhiano il miele a gran velocità e si fanno riportare su dal vento dolce e poi calano di nuovo con un colpo d’ali delicato che sembra un gioco, come l’aria, come l’attimo, come lo vuole Dio ... Il riccio mangia i topi e i marassi: un tipo rispettabile; la mucca la si può usare dalle corna fino agli zoccoli, dal latte fino al letame: che animale stimabile! La farfalla invece vola di fiore in fiore e non porta a casa il miele, quella fannullona.
«La Terra è enorme e pesante e massiccia con tutte le sue montagne e gli elefanti, i ghiacci e il piombo ... Non la si sopporterebbe se non ci fossero le farfalle, se non ci fossero i soffioni ... una sola farfalla può annullare il peso della Terra. Ogni carico, tutta la materia diventa niente solo a guardarla.»
Tra gli autori tedeschi del Novecento non ce n’è un altro che abbia avuto un rapporto così diretto e immediato con le farfalle come Hermann Hesse. Simboli dell’effimero e della caducità del bello, ma anche delle metamorfosi di uno sviluppo per gradi, le troviamo in tutti i suoi scritti, nei racconti e nei romanzi, nelle Betrachtungen (Considerazioni) e nelle poesie, anche là dove non sono riconoscibili fin dal titolo (come in alcuni dei brani del presente volume)...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. di Hermann Hesse
  3. Frammenti del creato. Riflessioni, racconti, poesie sulle farfalle
  4. Sulle farfalle
  5. La farfalla
  6. [L’alba della mia vita...]
  7. Farfalla blu
  8. La pavonia maggiore
  9. Versi in dedica, su un libro di poesie
  10. Apollo
  11. La farfalla nel vino
  12. L’Alpenbär
  13. Confessione
  14. Farfalle indiane
  15. La farfalla
  16. [Il bottino delle passeggiate estive]
  17. Da “Demian”
  18. Farfalle di fine estate
  19. [Una farfalla del Madagascar]
  20. [Una falena]
  21. Scritto sulla sabbia
  22. Vanessa antiopa
  23. Sole di marzo
  24. Tarda estate
  25. Postfazione
  26. Nota al testo
  27. INSERTO FOTOGRAFICO
  28. Copyright