La libertà fragile
eBook - ePub

La libertà fragile

L'eterna lotta per i diritti umani

,
  1. 144 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La libertà fragile

L'eterna lotta per i diritti umani

,
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Intorno al 2110 a.C. il re mesopotamico Ur- Nammu promulga un sistema di leggi che sancisce i diritti dei membri più deboli della società: orfani, vedove e poveri. Tre secoli dopo il sovrano babilonese Hammurabi emana un codice in cui viene riconosciuta agli schiavi e alle donne la personalità giuridica. Nel 1222 Sundjata Keïta, primo imperatore del Mali, proclama "ai quattro angoli del mondo" l'abolizione della schiavitù e il rispetto dei valori inalienabili della vita umana, della libertà individuale, della giustizia e della solidarietà.
Sono occorsi molti secoli e diverse rivoluzioni perché questi princìpi di validità universale fossero ripresi dall'Occidente e riformulati nelle varie "Dichiarazioni dei diritti dell'uomo", che hanno profondamente segnato la formazione della coscienza collettiva contemporanea. Eppure, ancora oggi nelle nostre democrazie, che si fregiano di Carte costituzionali liberali e garantiste, non mancano scenari desolanti di brutale sfruttamento dell'uomo sull'uomo e di diritti calpestati, mentre stanno nascendo nuove forme di schiavitù, più subdole ma non meno disumane di quelle di un tempo.
Convinto che solo alla luce del passato è possibile guardare in modo costruttivo al presente, Louis Godart, studioso di civiltà antiche, ripercorre le fasi cruciali della guerra millenaria condotta dagli "apostoli dell' homo socialis " contro ogni tipo di sopraffazione e di ingiustizia. Autori e pensatori quali Eschilo, Sofocle, Nicolas de Condorcet e Jean-Jacques Rousseau, insieme a coloro che hanno voluto cancellare gli orrori della seconda guerra mondiale, sono solo alcuni dei protagonisti di una storia che è iniziata oltre 4000 anni fa e ha generato diverse concezioni del diritto, tutte però accomunate dalla ricerca di una legge "giusta": dal testo scolpito sul Cilindro dell'imperatore persiano Ciro il Grande (539 a.C.) fino alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo firmata a Roma nel 1950, passando per quelle autentiche pietre miliari che furono la Magna Charta Libertatum, imposta nel 1215 dai baroni inglesi al loro sovrano, e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino partorita dalla Rivoluzione francese.
Si tratta di un cammino tutt'altro che lineare, irto di ostacoli e contrassegnato da esaltanti successi e brucianti sconfitte, e che tuttavia deve assolutamente continuare perché, ricorda Godart, la conquista dei diritti umani non è mai un risultato acquisito, ma l'obiettivo di una lotta che non conosce tregua.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a La libertà fragile di in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Arte e Arte generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
ISBN
9788852025389
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale

Diritti umani e storie costituzionali
Dal Medioevo al XVIII secolo

Sundjata Keïta è stato il fondatore e il primo mansa (imperatore) dell’Impero del Mali. Alla fine dell’anno 1222, il giorno della sua incoronazione, fu solennemente proclamata e tramandata oralmente la Carta Manden, una dichiarazione dei diritti umani essenziali quali il diritto alla vita e alla libertà. La Carta Manden si rivolge ai «quattro angoli del mondo» con sette affermazioni:
Ogni vita è una vita.
Il torto richiede una riparazione.
Aiutatevi reciprocamente.
Vegliate sulla patria.
Combattete la servitù e la fame.
Cessino i tormenti della guerra.
Chiunque è libero di dire, di fare e di vedere.
Questo documento può probabilmente essere considerato una delle pietre miliari nel cammino verso le dichiarazioni dei diritti dell’uomo. Prendendo posizione contro la schiavitù, divenuta pratica corrente in Africa occidentale, la Carta proclama una delle acquisizioni più nobili dell’Occidente, che sarà sancita in modo definitivo soltanto nel 1848; proclama il rispetto della vita umana e della libertà dell’individuo, la giustizia e l’equità, la solidarietà. Testimonianza di un altissimo grado di civiltà, essa anticipa dunque di diversi secoli i temi che, come vedremo, saranno trattati in Occidente nelle varie dichiarazioni dei diritti umani.
I diritti in Inghilterra fra il 1215 e il 1689
Nella storia dell’elaborazione dei documenti giuridici che hanno scandito l’emergere del concetto di diritti dell’uomo, un ruolo importante va assegnato alla Magna Charta Libertatum, che il sovrano inglese Giovanni Senzaterra fu costretto a concedere ai baroni del regno, presso Runnymede, il 15 giugno 1215.
Alla morte di Enrico II d’Inghilterra, il 6 luglio 1189, gli succedette il figlio terzogenito Riccardo Cuor di Leone. Quando questi scomparve a sua volta nel 1199, salì al trono il fratello minore Giovanni Senzaterra, così chiamato perché dal padre non aveva ereditato alcun territorio.
Giovanni ingaggiò una guerra contro la Francia per cercare di riconquistare i possedimenti dei Plantageneti. Per finanziare l’operazione applicò una forte tassazione ai suoi baroni, che ne denunciarono pubblicamente l’arbitrarietà. La spedizione francese provocò un disastro: le truppe inglesi, alleate a quelle dell’imperatore tedesco Ottone IV, furono sconfitte a Bouvines nel 1214. I baroni si ribellarono e il 5 maggio 1215 rifiutarono di giurare fedeltà al re. Giovanni Senzaterra dovette scendere a compromessi e, durante l’incontro con i baroni nella brughiera di Runnymede, il 15 giugno 1215, fu costretto, in cambio della rinnovata ubbidienza, a una serie di concessioni che costituiscono il contenuto principale della Magna Charta.
Image
Magna Charta Libertatum, 15 giugno 1215.
Pergamena. Londra, The British Library.
È chiaro che la Magna Charta Libertatum va iscritta nell’ambito di una giurisprudenza feudale come altri documenti di natura analoga, quali la Pace di Costanza, firmata il 23 giugno 1183 tra Federico Barbarossa e i rappresentanti della Lega Lombarda, oppure il trattato del 1222 fra Andrea II di Ungheria e i suoi vassalli. Tuttavia, negli articoli della Magna Charta troviamo elementi interpretabili come norme che stabiliscono alcuni diritti fondamentali dei cittadini e, benché nel corso dei secoli la Magna Charta sia stata ripetutamente modificata da leggi ordinarie emanate dal Parlamento, essa conserva tuttora lo status di testo fondamentale della monarchia britannica. Tra i diritti che essa sancisce si segnala la garanzia, valida per tutti gli uomini liberi, di non poter essere imprigionati prima di aver subìto un regolare processo da parte di una corte di pari, se la norma è incerta o il tribunale non competente, o secondo la legge del regno. Questa garanzia si fondava sul principio dell’Habeas corpus integrum, un mandato esecutivo che impone la conduzione di un suddito imprigionato di fronte a un tribunale per un giusto processo, o, in alternativa, la scarcerazione.
Per quanto anche prima siano stati emessi writs (mandati) di contenuto analogo, l’uso dell’Habeas corpus si diffonde in Inghilterra a partire dal 1305, sotto il regno di Edoardo I, e verrà stabilmente sancito nel 1679 con il celebre atto emanato da Carlo II, che consentirà ai membri del Parlamento di porre un argine agli arresti arbitrari e garantire il rispetto dei diritti dell’imputato e del detenuto.
Con l’emissione dell’Habeas corpus una corte reale poteva ordinare a qualsiasi altra giurisdizione la consegna di un prigioniero tutelandolo dall’arbitrio signorile. L’importanza di questo atto legale può essere compresa se si considera che nel diritto inglese originario ogni suddito poteva essere soggetto a una pluralità di giurisdizioni locali e signorili, le quali avevano tutte la facoltà di disporre fisicamente del soggetto. Il diritto dell’Habeas corpus è stato a lungo celebrato come il più efficiente atto di salvaguardia della libertà dell’individuo. Dal corpus legislativo inglese esso è passato in tutte le Costituzioni occidentali, fino ad approdare alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, che all’articolo 9 recita: «Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato».
In ambito britannico, vari testi del XVII secolo appaiono come antecedenti di quelle che saranno le dichiarazioni rivoluzionarie americane e francese.
La Petition of Rights venne imposta nel 1628 a Carlo I dal Parlamento in cambio del voto favorevole per la raccolta di fondi destinati a condurre la guerra contro Francia e Spagna. Questo documento costrinse il sovrano a rispettare le prerogative del Parlamento in materia fiscale e la libertà delle persone. Furono banditi i fermi abusivi e le esecuzioni arbitrarie. Si sancì il diritto alla difesa in base a una procedura regolare, il rispetto dell’Habeas corpus; furono soppressi i tribunali d’eccezione ed escluse le mutilazioni fisiche.
Il Bill of Rights (1689), infine, fu emanato a seguito della Rivoluzione inglese del 1688, nel momento in cui il Parlamento offrì la corona a Guglielmo d’Orange a patto che rispettasse i diritti del popolo. Vi si legge, fra l’altro, che il re non può sospendere le leggi, che spetta al Parlamento approvare la colletta delle imposte e la mobilitazione dell’esercito, che gli elettori devono essere liberi, che non si possono infliggere pene crudeli o inusitate e sanzioni pecuniarie eccessive.
Tutti questi testi hanno caratteristiche comuni che li distinguono nettamente dalle dichiarazioni della fine del Settecento: non intendono proclamare princìpi astratti e universali, ma semplicemente rimediare ad abusi precisi e garantire in modo pragmatico le libertà degli Inglesi con regole procedurali concrete e dettagliate. Ciononostante muovono princìpi che saranno ripresi nei testi successivi, in quanto mirano a garantire la libertà, in particolare quella individuale, contro l’arbitrio, e affermano la preminenza del Parlamento eletto sul potere esecutivo. Quest’ultimo punto è la condizione basilare della libertà politica.
La Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti
e la Convenzione della Virginia
Furono ragioni economiche che portarono le colonie inglesi del Nordamerica a sollevarsi contro l’Inghilterra. Nel 1763 la Gran Bretagna aveva aggiunto il Canada e la Florida alle tredici colonie costituite nell’America settentrionale dal 1607. In tutte le colonie vigeva una rigida legislazione mercantilistica, che le obbligava ad avere rapporti commerciali con la sola madrepatria e a non produrre autonomamente ciò che poteva essere acquistato dall’Inghilterra. Dal 1764 al 1768 il governo inglese, per incrementare le entrate fiscali, emanò nelle colonie lo Stamp Act (Legge sul bollo), che consisteva nell’applicazione di una tassa di bollo su contratti, documenti legali, giornali, calendari e finanche sulle carte da gioco. La protesta si scatenò. Nell’ottobre 1765 i commercianti decisero di bloccare le importazioni dalla Gran Bretagna finché non fosse stata abolita le legge in questione. La notte del 16 dicembre 1773 un gruppo di coloni di Boston travestiti da pellirosse, capeggiato da Sam Adams e Paul Rever, gettò in mare il carico di 343 casse di tè che si trovava su tre navi della Compagnia delle Indie orientali ormeggiate nel porto. La storia ricorda questo episodio come il «Boston Tea Party». Lo stesso avvenne a Filadelfia e a New York.
Il Parlamento inglese reagì approvando le famose «Leggi intollerabili», la prima delle quali (Boston Port Act), del 31 marzo 1774, stabiliva la chiusura al traffico del porto di Boston fino al risarcimento alla Compagnia delle Indie orientali del danno subìto.
La reazione delle colonie fu immediata. Su proposta dell’assemblea della Virginia, un congresso «continentale», vale a dire aperto ai soli rappresentanti delle colonie, fu convocato a Filadelfia nel settembre 1774. Esso confermò il blocco delle merci britanniche e lanciò un appello al sovrano inglese affinché prendesse le difese delle colonie contro le decisioni del Parlamento. L’iniziativa sortì però l’effetto contrario, perché il re incitò maldestramente il Parlamento a irrigidirsi sulle proprie posizioni.
Intanto cominciarono i primi scontri fra esercito britannico e soldati della colonia del Massachusetts di stanza a Boston. In un secondo congresso tenutosi a Filadelfia, nel maggio 1775, si stabilì di costituire un esercito nazionale al comando di George Washington.
Nell’aprile 1776 le colonie aprirono il traffico commerciale a tutte le altre nazioni e nel mese successivo l’Assemblea del Rhode Island dichiarò la sua indipendenza. Le altre colonie seguirono. Il 4 luglio dello stesso anno il congresso di Filadelfia votò la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, redatta da Thomas Jefferson e corretta da Benjamin Franklin e John Adams, proclamando così la nascita del nuovo Stato. Fu il vero inizio della Rivoluzione americana, che si sarebbe conclusa nel 1783 con la sconfitta delle truppe britanniche di Giorgio III a opera di George Washington.
Image
John Trumbull (1756-1843),
La Dichiarazione di indipendenza, 4 luglio 1776, 1817-1819.
Olio su tela, cm 366 × 549. Washington, Capitol Collection.
(© Bridgeman Art Library, Londra)
Le dichiarazioni dei diritti americane riflettono largamente la tradizione inglese, in particolare nel loro pragmatismo, che porta a dettagliare diritti e garanzie. Sono peraltro vicine anche alle dichiarazioni francesi del periodo rivoluzionario nel proclamare princìpi fondamentali che devono ispirare l’atteggiamento dei governi ed essere tradotti in leggi positive. Da questo punto di vista, l’influenza della filosofia del Secolo dei Lumi è evidente.
La prima dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’epoca moderna è quella dello Stato della Virginia. Fu scritta da George Mason e adottata dalla Convenzione della Virginia il 12 giugno 1776; vi si legge, fra l’altro, alle sezioni 1, 2, 3, 5, 6, 8, 9, 11, 12, 16:
1. Tutti gli uomini sono per natura egualmente liberi e indipendenti e hanno alcuni diritti innati, di cui, entrando nello stato di società, non possono, mediante convenzione, privare o spogliare la loro posterità; cioè, il godimento della vita e della libertà, mediante l’acquisto e il possesso della proprietà, e il perseguire e ottenere felicità e sicurezza.
2. Tutto il potere è nel popolo, e in conseguenza da esso è derivato; i magistrati sono i suoi fiduciari e servitori, e in ogni tempo responsabili verso di esso.
3. Il Governo è o deve essere istituito per il bene comune, per la protezione e la sicurezza del popolo, della nazione o della comunità …
5. I poteri legislativi ed esecutivi dello Stato debbono essere separati e distinti dall’autorità giudiziaria …
6. Le elezioni devono essere libere …
8. In tutti i processi ogni individuo ha il diritto di chiedere quale sia il capo di accusa che pesa su di lui, di essere prontamente giudicato da una giuria imparziale senza il cui consenso unanime non può essere dichiarato colpevole …
9. Non si possono infliggere pene crudeli o inusitate …
11. La sentenza emanata da una giuria è preferibile a qualsiasi altra e deve essere ritenuta sacra.
12. La libertà di stampa è una delle principali roccaforti della libertà e non può in alcun modo essere limitata se non da Governi dispotici.
16. Tutti gli uomini hanno uguale diritto al libero esercizio della religione in base alle esigenze della loro coscienza …
Questo documento occupa un posto particolare in quanto servirà di riferimento per la redazione della Dichiarazione di indipendenza del 4 luglio 1776 e, più tardi, dei primi dieci emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti, e influenzerà anche i costituenti francesi.
Il testo della Convenzione dello Stato della Virginia, scritto da George Mason, fu largamente copiato da Thomas Jefferson per la Dichiarazione dei diritti dell’uomo contenuta nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America. Quest’ultima, dopo aver enumerato le critiche rivolte al re d’Inghilterra, termina con il proclama della rottura con la Gran Bretagna e ribadisce che «tutti gli uomini sono creati uguali tra loro e sono stati dotati dal loro creatore di alcuni inalienabili diritti tra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità». Sono princìpi direttamente ispirati alle teorie dei diritti naturali e alla filosofia dei Lumi. Contrariamente alla Convenzione dello Stato della Virginia, la Dichiarazione del 4 luglio non contiene l’elenco dei diritti fondamentali. Li ritroveremo nei primi dieci emendamenti alla Costituzione federale del 1787, ratificati nel 1791, che costituiscono il Bill of Rights.
In esso sono, fra l’altro, proclamati: la libertà di religione, di espressione e di stampa, il diritto a costituire un’assemblea pacifica, il diritto per il popolo a possedere e portare delle armi, l’inviolabilità della persona e del domicilio, il diritto a un equo processo in materia penale, l’abolizione di pene crudeli e inusitate. Il Bill of Rights sarà completato in seguito, in particolare all’indomani della Guerra di secessione: nel 1865 è proclamata l’abolizione della schiavitù (13° emendamento), nel 1868 l’uguaglianza davanti alla legge (14° emendamento), nel 1870 l’abolizione alle restrizioni al diritto di voto basate sulla razza (15° emendamento).
Oggi, ricordando l’amara bocciatura della famosa Costituzione europea da parte di due de...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La libertà fragile
  3. Introduzione
  4. Alle origini della civiltà
  5. Il Cilindro di Ciro il Grande
  6. Sulle orme di Dike
  7. La «maestà di Roma» tra Repubblica e Impero
  8. Diritti umani e storie costituzionali
  9. Teologi e filosofi contro la barbarie
  10. L’internazionalizzazione dei diritti umani all’indomani della seconda guerra mondiale
  11. I diritti umani oggi
  12. Conclusioni
  13. Volumi citati
  14. Copyright