Dirk Gently, Agenzia Investigativa Olistica
eBook - ePub

Dirk Gently, Agenzia Investigativa Olistica

  1. 294 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Dirk Gently, Agenzia Investigativa Olistica

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

La letteratura britannica ha offerto al mondo una gloriosa tradizione di Grandi Investigatori. E tra questi Dirk Gently certamente... non c'è! Titolare dell'agenzia di investigazione olistica che porta il suo nome, è perennemente al verde, nonché fermamente convinto dell'esistenza di una "fondamentale interconnessione di tutte le cose". La sua specialità sono i casi di gatti scomparsi. Sta proprio inseguendo le tracce di un felino quando incontra un vecchio amico del college, Richard MacDuff, sospettato dell'omicidio del fratello della sua fidanzata, nonché suo capo. Dirk decide di aiutarlo a dimostrare la propria innocenza, e finisce così per essere trascinato in un'avventura surreale e divertentissima, i cui protagonisti sono un divano irrimediabilmente incastrato sulle scale, un Monaco Elettrico difettoso, il poeta Samuel Taylor Coleridge e una macchina del tempo... La sua missione? Una bazzecola, deve solo salvare l'umanità dall'estinzione.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Dirk Gently, Agenzia Investigativa Olistica di Douglas Adams in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Literature General. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
ISBN
9788852026348

DOUGLAS ADAMS

DIRK GENTLY,
AGENZIA INVESTIGATIVA
OLISTICA

Traduzione di Andrea Buzzi

Mondadori
Le traduzioni dei versi di Kubla Kahn e La ballata del vecchio marinaio di S.T. Coleridge sono state tratte rispettivamente da Christabel e altre poesie, Guanda, Parma 1988 (a cura di Francesca Romana Paci) e La ballata del vecchio marinaio, Rizzoli, Milano 1973 (traduzione di Mario Luzi).

Dirk Gently, agenzia investigativa olistica

A mia madre,
cui è piaciuta
la parte del cavallo

Nota dell’autore

In questo libro la descrizione del St Cedd’s College, là dove corrisponde alla realtà, si rifà ai miei ricordi del St John’s di Cambridge, ma ho attinto indiscriminatamente anche ad altri istituti. Nella realtà, Sir Isaac Newton era al Trinity College e Samuel Taylor Coleridge allo Jesus.
Fatto sta che il St Cedd’s College è una costruzione completamente fittizia e non c’è alcuna corrispondenza voluta fra istituzioni e personaggi di questo libro e loro equivalenti reali, vivi, morti o vaganti nella notte in preda a spettrali tormenti.
Il presente libro è stato scritto e composto con un computer Apple Macintosh Plus e una stampante Laser Writer Plus, con l’aiuto di un elaboratore di testi MacAuthor.
Il documento finito è stato stampato con una Linotron 100 da The Graphic Factory, London SW3, così da ottenere un’immagine del testo ad alta risoluzione. Ringrazio Mike Glover della Icon Technology per l’aiuto dato in tutto ciò.
Infine, desidero rivolgere un ringraziamento tutto particolare a Sue Freestone, per il suo contributo alla nascita di questo libro.
Douglas Adams
Londra, 1987

Capitolo uno...

Stavolta non ci sarebbero stati testimoni.
Stavolta c’era solo la terra morta, un rombo di tuono e l’inizio di quell’interminabile pioggerellina da Nordest che sembra accompagnare buona parte degli eventi cruciali di questo mondo.
I temporali del giorno prima, di quello prima ancora e le alluvioni della settimana precedente si erano quietati. Il cielo era ancora gonfio di pioggia, ma al calare della sera cadeva soltanto qualche malinconica gocciolina.
Una folata di vento spazzò la pianura su cui cominciava a imbrunire, vagò fra le collinette e si incanalò sibilando in una stretta valle in cui sorgeva una costruzione, una specie di torre solitaria e pendente, in un incubo di fango.
Era un moncone annerito di torre. Se ne stava piantato lì come un’estrusione magmatica di una delle più pestilenziali fosse infernali, inclinata con un’angolazione particolare, come oppressa da qualcosa di ben più terribile del suo peso considerevole. Sembrava una cosa morta, morta da tempi remoti.
L’unico elemento a muoversi era un fiume di fango che scorreva pigramente in fondo alla valle, dietro la torre. Un paio di chilometri più in là, il fiume si buttava in una gola e scompariva sotto terra.
Ma, col calare della sera, si vide che la torre non era completamente deserta. All’interno, da qualche parte, brillava una fioca lucina rossa.
Era appena visibile, a parte il fatto che naturalmente, questa volta, non c’era nessuno a vederla, nessun testimone, ma comunque si trattava di una luce. Di tanto in tanto si faceva un po’ più forte, un po’ più luminosa, poi pian piano tornava ad affievolirsi fin quasi a scomparire. Contemporaneamente, un suono basso e penetrante fluttuava nel vento, saliva lamentoso fino all’apice, e quindi anch’esso svaniva nel silenzio.
Passò del tempo, poi apparve un’altra luce, più piccola, mobile. Sbucò sul terreno e si spostò attorno alla torre con un unico scatto, fermandosi di tanto in tanto nel suo cammino circolare. Poi la luce, e con essa la figura immersa nell’ombra che la portava, quasi indistinguibile, svanì di nuovo all’interno.
Passò un’ora e alla fine l’oscurità fu totale. Il mondo sembrava morto, la notte un varco vuoto.
Poi, vicino alla cima della torre, riapparve il bagliore, stavolta con forza e decisione maggiore. Raggiunse subito il picco di luminosità cui era arrivato prima e continuò a crescere, sempre di più, di più. Il suono penetrante che l’accompagnava salì a un acuto stridente fino a divenire un urlo lamentoso. Urlò e urlò fino a che non fu solo un rumore accecante e la luce un rosso assordante.
A un certo punto, entrambi cessarono di colpo.
Per un millisecondo, tutto fu oscurità e silenzio.
Dalla profondità del fango, sotto la torre, una nuova luce straordinariamente pallida sorse e si allargò. Il cielo si serrò, una montagna di fango ribollì, cielo e terra inveirono l’uno contro l’altra. Tutto diventò di un orribile color rosa, poi all’improvviso verde, aleggiò un arancio che tinse le nubi, quindi la luce precipitò e infine la notte fu fonda, spaventosamente nera. A parte il sommesso gocciolare dell’acqua, non c’era altro suono.
Al mattino però il sole sorse con insolito fulgore su un giorno che era, o sembrava, o almeno sarebbe sembrato se ci fosse stato qualcuno a cui poter sembrare, più caldo, più terso e più luminoso, insomma un giorno più smagliante di tutti quelli che si erano visti fino ad allora. Un fiume limpido scorreva fra le misere rovine della vallata.
Poi il tempo cominciò a scorrere veramente.

Capitolo due...

In cima a un promontorio roccioso, un Monaco Elettrico se ne stava seduto su un cavallo annoiato. Da sotto il suo cappuccio di lana grezza il Monaco osservava senza battere ciglio un’altra vallata che gli dava qualche problema.
La giornata era calda, il sole splendeva in un cielo vuoto e caliginoso, picchiando sulle pietre grigie e sull’erba rada e secca. Tutto era immobile, compreso il Monaco. Solo la coda del cavallo si muoveva un po’, sventolando leggermente nel tentativo di agitare l’aria, e nient’altro. Per il resto, tutto era immobile.
Il Monaco Elettrico era un marchingegno per risparmiare fatica, non diversamente da una lavastoviglie o un videoregistratore. Le lavastoviglie lavano stupidi piatti al posto delle persone, evitando loro il fastidio di doverli lavare, i videoregistratori guardano stupidi programmi al posto delle persone, evitando loro il fastidio di doverli guardare; i Monaci Elettrici credevano al posto delle persone, evitando loro quello che era diventato un compito sempre più oneroso, credere a tutto ciò che il mondo si aspettava che credessero.
Malauguratamente questo Monaco Elettrico aveva sviluppato un difetto, cominciando a credere a cose di ogni genere, più o meno a caso. Ormai cominciava a credere persino a cose che avrebbero faticato a credere anche a Salt Lake City. Lui naturalmente non aveva mai sentito parlare di Salt Lake City. Non aveva nemmeno mai sentito parlare del quingilione, pressappoco il numero di chilometri che separavano quella valle dal Great Salt Lake dello Utah.
Il problema di quella vallata era questo: il Monaco credeva che la valle e tutto ciò che vi stava dentro e attorno, compreso lui stesso e il suo cavallo, fossero di una uniforme sfumatura rosa pallido. Ciò procurava una discreta difficoltà nel distinguere gli oggetti e quindi rendeva impossibile, o quanto meno disagevole e pericoloso, fare qualsiasi cosa o andare ovunque. Di qui l’immobilità del Monaco e la noia del cavallo, che in vita sua aveva dovuto sottostare a parecchie stupidaggini, ma fra sé e sé era convinto che questa fosse una delle più stupide.
Da quanto tempo il Monaco credeva a tutto ciò?
Be’, per quanto riguarda il Monaco, da sempre. La fede che muove le montagne, o almeno le crede rosa contro ogni possibile evidenza, era di quelle solide e tenaci, una grossa roccia contro cui il mondo poteva scagliare ciò che gli pareva senza scuoterla. In pratica, il cavallo sapeva che in genere la sua durata media era più o meno di ventiquattr’ore.
E allora che dire di questo cavallo, che aveva opinioni sue proprie ed era scettico? Comportamento insolito per un cavallo, no? Si trattava forse di un cavallo insolito?
No. Sebbene si trattasse di un esemplare senza dubbio bello e robusto, era un cavallo normalissimo, così come le convergenze evolutive ne avevano prodotto nei molti luoghi in cui si ritrova una forma di vita. I cavalli hanno sempre capito molto più di quanto diano a intendere. Difficilmente si può stare tutto il giorno, tutti i giorni, con qualcuno seduto sopra, un’altra creatura, senza farsene un’opinione.
È invece possibilissimo starsene seduti tutto il giorno, tutti i giorni, sopra un’altra creatura senza darsene il benché minimo pensiero.
Quando vennero costruiti i primi modelli di questi Monaci, si ritenne importante poterli riconoscere all’istante come oggetti artificiali. Non doveva esserci il minimo rischio che assomigliassero in qualche modo a persone vere. Nessuno vorrebbe che il proprio videoregistratore se ne stesse tutto il giorno sdraiato sul divano a guardare la tv. Nessuno vorrebbe che si mettesse le dita nel naso, bevesse birra e mandasse qualcuno a prendergli una pizza.
Così i Monaci vennero costruiti con un occhio all’originalità della linea, nonché con una pratica capacità di stare a cavallo. Questo era un aspetto importante. La gente, o comunque le cose, appaiono più schiette viste da un cavallo. Si valutò quindi che due gambe fossero più indicate e più economiche dell’abituale rigoglio di diciassette, diciannove o ventitré; ai Monaci venne data una pelle rosea invece che viola, soffice e liscia invece che crestata. Ci si limitò anche a una sola bocca e un naso, ma vennero dotati di un occhio supplementare, portando il totale a due. Una creatura dall’aspetto bizzarro, in effetti. Ma davvero eccellente nel credere alle cose più assurde.
Questo Monaco era andato fuori di testa per la prima volta semplicemente perché gli avevano dato troppe cose da credere in un giorno solo. Per sbaglio era stato collegato a un videoregistratore che stava guardando undici programmi televisivi allo stesso tempo, cosa che gli aveva fatto saltare un gruppo di circuiti logici. Il videoregistratore ovviamente doveva solo guardarli. Non doveva anche crederci. Ecco perché i manuali di istruzioni sono così importanti.
Dopo una tumultuosa settimana in cui aveva creduto che la guerra fosse pace, che il bene fosse male, che la luna fosse fatta di gorgonzola e che bisognasse mandare a Dio un sacco di soldi presso una certa casella postale, il Monaco cominciò a credere che il trentacinque per cento di tutti i tavoli fosse ermafrodita, dopo di che ebbe un crollo. Il commesso del negozio di Monaci disse che bisognava sostituire tutta la scheda madre, ma poi fece notare che i nuovi modelli migliorati dei Monaci Plus erano potenti il doppio, avevano un sistema completamente nuovo di Capacità Negativa multitasking, che consentiva loro di tenere in memoria fino a sedici idee del tutto differenti e contraddittorie senza dar luogo a fastidiosi errori di sistema, erano due volte più veloci e almeno tre più disinvolti e che se ne poteva avere uno nuovo di zecca a meno di quanto sarebbe servito per cambiare la scheda madre del vecchio modello.
Ecco qua. Fatto.
Il Monaco difettoso venne spedito nel deserto, dove poteva credere quello che gli pareva, compresa l’idea di essere stato trattato a pesci in faccia. Gli fu consentito di tenersi il cavallo, visto che fare un cavallo non costava niente.
Per un certo numero di giorni e notti, che lui in momenti diversi credette essere tre, quarantatré e cinquecentonovantottomilasettecentotré, vagò nel deserto, riponendo la sua semplice fede elettrica in pietre, uccelli, nuvole e in un’inesistente forma di asparagi-elefanti, sinché alla fine si fermò lassù, su quello spuntone di roccia, a contemplare una valle che, nonostante il profondo fervore della fede del Monaco, non era rosa. Nemmeno un po’.
Il tempo passava.

Capitolo tre...

Il tempo passava. Susan aspettava.
Più Susan aspettava, meno il campanello suonava. O il telefono. Guardò l’orologio. Pensò che era pressappoco l’ora in cui poteva legittimamente cominciare a innervosirsi. Certo, nervosa lo era già, ma quello era avvenuto, per così dire, con i suoi tempi. Ormai erano ampiamente nei tempi di lui, e anche tenendo conto del traffico, degli imprevisti, di una certa imprecisione e una tendenza al ritardo, l’orario su cui lui aveva insistito, quello che a suo parere non potevano proprio permettersi di lasciar passare e quindi era meglio che si facesse trovare pronta, era trascorso da una mezz’ora buona.
Provò a preoccuparsi che gli fosse capitato qualcosa di terribile, ma non ci credette nemmeno per un istante. Non gli capitava mai niente di terribile, anche se lei cominciava a pensare che fosse ora, mannaggia, che gli accadesse qualcosa. Se non gli fosse successo niente di terribile, presto avrebbe provveduto lei stessa. Questa era un’idea da prendere in considerazione.
Si buttò nervosamente ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Dirk Gently, Agenzia Investigativa Olistica
  3. Copyright