Causa di morte
eBook - ePub

Causa di morte

  1. 350 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni sul libro

Convocata d'urgenza durante la notte di capodanno, la dottoressa Kay Scarpetta deve esaminare il corpo di Ted Eddings, un reporter investigativo ucciso mentre stava facendo un'immersione non autorizzata nelle acque ghiacciate dell'arsenale di Norfolk. Ma cosa stava cercando di così importante il giornalista? E chi ha voluto impedirgli di trovarla?
Per scoprirlo Kay dovrà affrontare ancora una volta un'indagine ad alto rischio.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852035746

1

Accesi il fuoco e sedetti dirimpetto alla finestra di oscurità che al sorgere del sole avrebbe inquadrato il mare: era l’ultimo mattino dell’anno più sanguinoso che la Virginia ricordasse dai tempi della guerra civile. In vestaglia, nel cono di luce della lampada, sfogliavo le statistiche annuali di incidenti automobilistici, suicidi, risse, sparatorie, accoltellamenti redatte dal mio ufficio, quando, alle cinque e quindici, il telefono si mise a squillare.
«Maledizione» mormorai tra me e me, sempre meno contenta di dover sostituire il dottor Philip Mant. «Va bene, va bene. Arrivo.»
La villetta, stagionata dal tempo e dagli agenti atmosferici, sorgeva al riparo di una duna nella zona costiera di Sandbridge, un’area piuttosto aspra al confine tra una base anfibia della Marina e l’oasi faunistica nazionale di Back Bay. Mant era il mio vicecapo medico legale nel distretto di Tidewater e, purtroppo, sua madre era morta la settimana precedente, proprio alla vigilia di Natale. In circostanze normali il suo rientro a Londra per occuparsi delle questioni familiari non avrebbe costituito alcuna emergenza per l’apparato medico legale della Virginia; ma la sua assistente era in maternità, e poco tempo prima si era licenziato anche il supervisore dell’obitorio.
«Casa Mant» risposi, mentre dietro i vetri il vento sferzava le sagome scure dei pini.
«Sono l’agente Young della polizia di Chesapeake» disse una voce che subito giudicai appartenere a un bianco nato e vissuto negli stati del Sud. «Vorrei mettermi in contatto con il dottor Mant.»
«È fuori sede» lo informai. «Posso esserle d’aiuto?»
«Lei è la signora Mant?»
«Sono la dottoressa Kay Scarpetta, capo medico legale. Sostituisco il dottor Mant per qualche giorno.»
Dopo una breve esitazione, la voce riprese: «Una telefonata anonima ci ha segnalato la presenza di un cadavere».
«E dove sarebbe avvenuto il decesso?» Stavo prendendo appunti.
«All’INSY, il cantiere navale delle imbarcazioni in disarmo.»
«Come ha detto?» Sollevai la testa dai fogli.
L’agente ripeté.
«Quindi stiamo parlando di un marine?» La storia mi suonava strana. A quanto ne sapevo io, gli unici sommozzatori autorizzati a immergersi nelle acque del cantiere erano i SEAL della base.
«Non lo sappiamo, ma probabilmente stava cercando reperti della guerra civile.»
«Di notte?»
«Be’, dottoressa, in quella zona si può entrare solo se autorizzati, ma non sarebbe la prima volta che qualcuno va a curiosare lo stesso. Di solito ci arrivano in barca, e sempre quando fa buio.»
«Sarebbe questo che vi ha lasciato capire l’autore della telefonata?»
«Direi di sì.»
«Interessante.»
«L’ho pensato anch’io.»
«Il corpo però non è stato ritrovato» considerai ad alta voce. Mi chiedevo per quale motivo l’agente si fosse dato la pena di scomodare un medico legale a quell’ora del mattino, prima ancora di avere la certezza materiale che vi fosse un cadavere o anche solo una persona scomparsa.
«Abbiamo avviato le ricerche e la Marina ha messo a disposizione alcuni sommozzatori, perciò se gli sviluppi dovessero essere positivi sapremo come affrontare la situazione. Volevo solo avvisarla. E, per favore, porga al dottor Mant le mie sentite condoglianze.»
«Le sue condoglianze?» ripetei. Se sapeva del lutto in casa Mant, perché aveva telefonato chiedendo di lui?
«Sì, ho sentito dire che è morta sua madre.»
Fermai la penna sul foglio. «Le spiacerebbe lasciarmi il suo nome per intero e un numero a cui è possibile rintracciarla?»
«S.T. Young» disse la voce. Poi mi diede un recapito telefonico e riagganciò.
Rimasi a fissare il fuoco che languiva, e quando mi alzai per aggiungere legna mi sentivo sola e a disagio. Avrei voluto essere a Richmond, nella mia casa, con le candele alle finestre e l’albero di Natale decorato con gli addobbi della mia infanzia. Avrei voluto ascoltare Händel e Mozart, invece del vento che sibilava intorno al tetto, e rimpiangevo di aver accettato l’offerta del dottor Mant di alloggiare in casa sua anziché in albergo. Ripresi la lettura delle statistiche, ma la mia mente continuava a divagare per posarsi su immagini delle acque melmose e gelide del fiume Elizabeth, che in quel periodo dell’anno dovevano avere una temperatura sui quindici gradi e una visibilità ridotta a non più di mezzo metro.
Una cosa era immergersi in pieno inverno nella baia di Chesapeake per pescare ostriche, o spingersi a trenta miglia dalla costa per esplorare i resti di una portaerei affondata, di un sottomarino tedesco o di altre meraviglie degne di un’impresa tanto faticosa. Un’altra calarsi nelle acque dell’Elizabeth, dove la Marina parcheggiava le sue navi in disarmo e dove non riuscivo a immaginare che ci fosse niente di così interessante da valere lo sforzo, nemmeno nelle migliori condizioni atmosferiche. Mi sembrava impossibile che qualcuno si immergesse nel fiume con un freddo e un buio simili, ed ero certa che la telefonata anonima si sarebbe rivelata uno scherzo.
Mi alzai dalla poltrona reclinabile e andai nella piccola e fredda camera da letto dove i miei abiti ed effetti personali erano sparsi come metastasi su ogni superficie disponibile. Rapidamente mi spogliai e altrettanto rapidamente feci la doccia, avendo scoperto fin dal primo giorno che lo scaldabagno aveva limiti notevoli. La verità era che la casa del dottor Mant non mi piaceva affatto, con tutti quegli spifferi, i rivestimenti di legno nodoso chiaro e il parquet marrone scuro sul quale la polvere era visibile in ogni sua particella. Il mio vice, che era di origine inglese, sembrava vivere perennemente nella cupa morsa del vento, e la sua casa, disadorna e priva di calore, era percorsa da fruscii che spesso nel cuore della notte mi svegliavano di soprassalto facendomi allungare la mano verso la pistola.
Indossato un accappatoio e avvolti i capelli nell’asciugamano, controllai che la camera e il bagno degli ospiti fossero abbastanza in ordine per accogliere mia nipote Lucy, che sarebbe arrivata a mezzogiorno. Quindi ispezionai la cucina, ma al confronto con quella di casa mia era a dir poco penosa. Il giorno prima ero andata a fare la spesa a Virginia Beach e mi sembrava di aver preso tutto, anche se avrei dovuto fare a meno dello spremiaglio, dell’impastatrice, del mixer e del forno a microonde. Cominciavo a chiedermi se il dottor Mant mangiasse mai in casa, e addirittura se quel luogo fosse realmente abitato. Per fortuna avevo portato un set di coltelli e qualche pentola, e una volta armata delle lame e dei recipienti giusti erano poche le cose che non riuscivo a fare.
Lessi ancora qualche pagina e infine mi addormentai nel bagliore della lampada a collo d’oca. Fu il telefono a riportarmi alla realtà con un sussulto, e mentre i miei occhi si abituavano alla luce del sole afferrai il ricevitore per rispondere.
«Parla l’investigatore C.T. Roche di Chesapeake» annunciò un’altra voce maschile che non conoscevo. «Mi risulta che lei sostituisce il dottor Mant e avremmo bisogno di una risposta molto rapida da parte sua. Pare che all’INSY si sia verificato un incidente mortale durante un’immersione: ora si tratta di recuperare il cadavere.»
«Immagino sia il caso per cui stanotte mi ha chiamato uno dei vostri agenti.»
Dopo una lunga pausa, l’uomo riprese in tono nettamente difensivo: «Che io sappia, sono il primo a passarle la comunicazione».
«Alle cinque e un quarto, stamattina, ho ricevuto la telefonata di un certo agente Young» dissi, controllando l’appunto sul blocco. «Le iniziali erano S come Sam, e T come Tom.»
Un’altra pausa. Quindi, più o meno nello stesso tono: «Be’, non so di chi sta parlando, visto che non abbiamo nessun agente che risponde a quel nome».
Impugnai la penna. Erano le nove e tredici. L’ultima affermazione del poliziotto mi aveva messo in moto l’adrenalina: se il tizio che mi aveva chiamata per primo non era un vero agente, allora chi era, perché mi aveva cercata e come sapeva del dottor Mant?
«Quando è stato trovato il cadavere?» chiesi a Roche.
«Verso le sei una guardia della sicurezza del cantiere ha notato una barca a motore ormeggiata dietro una delle navi. In acqua c’era una frusta piuttosto lunga, come se ci fosse un sub in immersione. Un’ora più tardi, vedendo che la situazione appariva invariata, ci ha chiamati. Uno dei nostri sommozzatori si è immerso e, come le ho detto, abbiamo scoperto il morto.»
«La vittima è stata identificata?»
«Nella barca c’era un portafoglio. La patente è intestata a un maschio di razza bianca di nome Theodore Andrew Eddings.»
«Il giornalista?» esclamai incredula. «Quel Ted Eddings?»
«Trentadue anni, capelli castani, occhi azzurri. Almeno stando alla foto. Residente a Richmond, in West Grace Street.»
Il Ted Eddings che conoscevo io era un premiato giornalista di cronaca nera che lavorava per la Associated Press. Non passava quasi settimana senza che mi chiamasse per consultarmi in merito a qualche caso. Per un attimo fui incapace di connettere.
«Abbiamo anche rinvenuto una nove millimetri, sempre sulla barca» continuò Roche.
Quando finalmente ritrovai la parola, il mio tono era fermo. «Finché non ci saranno prove che si tratta effettivamente di lui, non divulgate la sua identità a nessuno per nessuna ragione.»
«Non si preoccupi, avevo già dato disposizioni in questo senso.»
«Bene. E qualcuno ha idea del perché questo individuo stesse facendo immersione nel cantiere delle navi in disarmo?»
«Forse cercava reperti della guerra civile.»
«E in base a cosa lo pensate?»
«Da queste parti c’è un sacco di gente che setaccia i fiumi in cerca di palle di cannone e roba del genere» disse il poliziotto. «Be’, quindi ora procederemo al recupero del cadavere, d’accordo?»
«Voglio che nessuno lo tocchi. Qualche ora in più in acqua non cambierà certamente le cose.»
«Che intende fare?» Era tornato sulla difensiva.
«Ancora non lo so. Lo deciderò sul posto.»
«Senta, non credo sia necessario che lei venga qui…»
«Investigatore Roche» lo interruppi, «non sta a lei decidere sulla necessità della mia presenza in loco, né su ciò che farò una volta lì.»
«Be’, vede, ho già convocato un sacco di persone e pare che oggi pomeriggio nevicherà. Non gradiranno certo l’idea di dover aspettare con le mani in mano su quel molo gelido.»
«Secondo le leggi della Virginia il cadavere è sotto la mia giurisdizione. Non è sotto la sua, né sotto quella di alcun rappr...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Causa di morte
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Copyright