1 NOTIZIA SUL TESTO
Per attestare la complessa vicenda editoriale di Canto novo è sufficiente riportare le date 1882 (la prima edizione Sommaruga) e 1896 (l’edizione definitiva Treves, collezione «Bijou», titolo Canto novo – Intermezzo (1881-1883) – ne varietur –). Tra gli anni dell’esordio poetico e l’evoluzione successiva al Poema paradisiaco, dopo il viaggio in Grecia, le letture schopenhaueriane e nietzschiane, l’inizio dell’esperienza ‘tragica’ della Città morta, la suggestione wagneriana, e quindi la stesura delle Vergini delle rocce e dell’Allegoria dell’Autunno, e l’abbozzo del Fuoco, la differenza è grande.
C’è allora da chiedersi, innanzi tutto, il perché di una ripresa, così a distanza, dell’opera giovanile: si tratta infatti, ove si eccettui, appunto, Intermezzo, di un unicum nella storia del poeta, pur sempre propenso a revisioni, riscritture, autocitazioni. La risposta ci viene agevolata da due interventi dello stesso d’Annunzio. Il primo è relativo a una lettera a Hérelle del 14 novembre 1892 ove si parla di enthousiasme e impétuosité inouïs a proposito del primitivo volume di versi, e si conclude: «C’était vraiment un chant nouveau» (e in pagine tarde del Libro segreto: «Le allucinazioni marine sono le più balzanti […] il “canto novo” nelle vene, nelle midolle, ne’ precordii; e nel polso le parole senza sillabe […]» – «Ho la volontà vigile d’esser giovine ancora, come nell’epigrafe di quel “Canto novo” scritta a diciannove anni […]»). L’altro compare in una lettera che Vincenzo Morello data 1895: «Se tu ti ricordi di certe odi del Canto Novo convieni con me che là sono i germi di potenza e di predominio i quali si svilupperanno in Cantelmo» (da accostare anche al significativo accenno di Gabriele nella contiana Beata riva: «Sì, è certissimo che tutta la così detta teoria nietzschiana è contenuta nelle dottrine dei sofisti greci, ma le affermazioni mie, concordanti con quelle del filosofo tedesco, le ho attinte dal fondo della mia stessa natura. Tu le troverai in germe nel mio primo libro di poesia, nel libro della mia adolescenza»).
La vitalità istintiva e ferina, il sensualismo del primo Canto novo diventano quindi funzionali, nella storia interna delle rivisitazioni dannunziane, al vitalismo e superomismo che precede e ispira le Laudi, annunci lontani ma sicuri di una vicenda di cui proprio l’edizione ’96, con le parti soppresse, i rifacimenti, le aggiunte, offre una sicura chiave di lettura. Sottratte all’occasione che le ha ispirate (ma è poi tutta da ridiscutere l’istintività e l’ispirazione di getto del primo Canto novo), esse divengono materiale verbale, momento letterario, testo, su cui esercitare (utilizziamo un’osservazione anceschiana) la propria «coscienza critica» (la «letteratura che verifica se stessa» è appunto, secondo Bàrberi Squarotti, operazione distintiva di tutti i fenomeni di «sublimazione dei rapporti e delle strutture» presenti in maniera potenziata nel Canto novo ’96).
Su Canto novo si sono depositate interpretazioni non sempre accorte, talora corredate da firme illustri; la stessa collocazione del testo ’96 nell’Edizione Nazionale, subito dopo i versi giovanili di Primo vere, è palese e voluta contraffazione: ed anche su questi punti si dovrà intervenire.
Vediamo allora di muovere con cautela, seguendone tappa per tappa l’evoluzione non sempre lineare, e talora anzi contraddittoria, iniziando, per così dire, dalla preistoria editoriale. Tra il gennaio 1881 e il maggio 1882 si collocano componimenti pubblicati su riviste (il «Preludio» di Ancona, «L’Arte» e la «Rivista italiana di scienze, lettere, arti e teatri» di Firenze, «Il Lucifero», 1’«Espero» di Bologna, 1’«Alceo» e il «Prometeo» di Palermo, il «Gazzettino Letterario», la «Cronaca Bizantina», il «Capitan Fracassa», il «Fanfulla della Domenica») che denotano, nei titoli e nei raggruppamenti, un disegno compositivo già preciso: Marine, con l’epiteto Lalla più volte ritornante, Dai «Thalassica», Dall’Idillio moderno, sino ai sette sonetti Dal Canto Nu[sic]ovo usciti sul «Fanfulla» il 20 novembre 1881. E occorrerà citare una lettera preziosa quanto poco nota a Paolo De Cecco, datata Prato in Toscana, 21 marzo 1881, rivelatrice di un’esigenza precoce, se ci si attiene alla data, di dare unità alla propria materia poetica, identificandone il nucleo ispirativo: «Son dietro a fare l’apoteosi del mare in liriche. Due marine pubblicate sul “Preludio” (di Ancona Macerata) furono lodatissime dal “Magazine für die Literatur des Ju-Auslandes” di Lipsia. Il volumetto, che uscirà in appresso, avrà per titolo “Thalassica” […]». Non era pertanto necessaria la supposizione del Palmieri circa la preparazione di «un nuovo libro poetico»; l’annuncio editoriale comparirà infatti il 26 giugno dello stesso anno sul «Prometeo», I, n. 22, nella Cronaca letteraria: «In gennaio 1882 il nostro simpatico [sic] Gabriele D’Annunzio pubblicherà un nuovo volume di versi dal titolo: Thalassica. Sarà edito dallo Zanichelli».
Lunga è stata, in realtà, la vicenda editoriale del volumetto apparso ai primi di maggio dell’82 per i caratteri Sommaruga col titolo Canto novo e con un disegno e cinque incisioni del Michetti (nell’antiporta la data: Aprile ’81-Aprile ’82. Nell’Edizione Nazionale è datato 1881). Ne fanno fede le lettere a Elda Zucconi, musa ispiratrice e primo grande amore giovanile, comprese tra il dicembre ’81 e l’aprile ’82 (ne diamo qualche stralcio: «Il mio poema non esce per ora; ad onta ch’io avessi quasi promesso all’editore di dargli il manoscritto ai principii di novembre, esito ancora: ho tante cose da correggere, tante cose da aggiungere, tante da vagliare»; «[…] Io ho già messa in ordine e trascritta la prima parte del mio volume, e la consegnerò stasera all’Editore […]» [11-1-’82]; «[…] Il mio volume è quasi tutto terminato […]» [13-1-’82]; «[…] tornerò nel marzo […] e ti porterò il mio, il tuo poema, la fioritura nuova dell’anima mia sotto il sole del tuo amore […]» [27-1-’82]; «Verrò a Marzo, verrò con il tuo-mio poema. I versi sono in corso di stampa […]» [28-1-’82]; «[…] il Canto novo è stato oggi annunziato d’imminente pubblicazione nella “Cronaca Bizantina”» [2-2-’82]; «[…] Canto novo non è pronto […]» [3-3-’82]; «[…] il “Canto novo” è sotto i torchi ed ha bisogno delle mie ultime sollecitazioni, delle mie ultime assistenze […]» [24-3-’82]; «[…] il Canto novo uscirà ai primi di maggio […]» [31-3-’82]; in aprile la lettera del 15, anniversario del primo incontro, contenente il sonetto «Ad E.Z.», dedica del volume, e finalmente, dopo un ulteriore rinvio per lo «sciopero degli operai tipografici» [lettera del 21-4-’82], l’annuncio della pubblicazione per i primi di maggio [lettera del 25-4-’82]).
Non solo lungo, ma singolare il destino tipografico, se neppure sul numero delle liriche e sulle partizioni interne la critica si è mossa con chiarezza: i 61 componimenti distribuiti in 5 libri, più il sonetto di dedica e il Preludio (14; 16; 16; 7; 8), diventano 68 per il Forcella, mentre i libri sono solo 4 per il Masci che evidentemente considera il quinto libro, siglato VIII nella princeps per errore di stampa, appunto come l’VIII poemetto del quarto. Complessa anche la ricostruzione del manoscritto, affidato alle trascrizioni di poesie contenute nelle lettere ai genitori della Zucconi e soprattutto ad Elda («[…] tu avrai caro di possedere il manoscritto di un’opera di cui tu sola sei stata la grande, la bella, l’adoratissima ispiratrice»). Lettere inedite, per la più parte: le prime notizie al riguardo sono date da Ugo Ojetti nel «Corriere della Sera» del 22 agosto 1926 (poi in Cose viste, Milano 1928, pp. 60-71 e in D’Annunzio amico maestro soldato, Firenze 1957, pp. 180-188); seguono le pubblicazioni del Fatini, Nascita del Canto novo di D’Annunzio ...