La fine dell'uguaglianza
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La fine dell'uguaglianza

Come la crisi economica sta distruggendo il primo valore della nostra società

  1. 240 pagine
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La fine dell'uguaglianza

Come la crisi economica sta distruggendo il primo valore della nostra società

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Ritornare alle radici della democrazia moderna. Rimettere al centro delle nostre società il valore dell'uguaglianza, che ha animato la Rivoluzione americana e quella francese. È l'appassionato appello di Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali, all'Occidente smarrito in una crisi economica che minaccia la tenuta del suo stesso modello politico. Una crisi che ha trovato i suoi presupposti proprio nel sistematico attacco al principio di uguaglianza, portato avanti a partire dagli anni Ottanta in nome di una malintesa ed esasperata libertà del mercato. Non c'è nessuna opposizione, invece, tra libertà e uguaglianza, perché "senza uguaglianza la libertà si chiama privilegio". Così come non c'è nessuna incompatibilità tra democrazia e mercato, anzi i loro destini sono strettamente legati. È stato proprio il diffondersi del mercato di massa, infatti, a partire dall'America del New Deal e poi tra i suoi alleati europei nel secondo dopoguerra, a favorire, insieme al benessere, l'allargamento della partecipazione politica grazie all'affermazione della middle class democracy, la democrazia dei ceti medi. Oggi, invece, con il riacutizzarsi delle diseguaglianze, questa classe media tende progressivamente a impoverirsi, e la vita democratica, colpita nel suo baricentro, ne risulta indebolita: un fenomeno che cogliamo con particolare evidenza nel nostro Paese, già gravato dalle sue fragilità storiche, in cui crescono le sperequazioni sociali, aumenta l'illegalità e la politica è tentata dalle opposte scorciatoie della tecnocrazia e del populismo. L'unica soluzione alla crisi della democrazia e al prevalere di una nuova società dei privilegi consiste, quindi, nel riaffermare con forza il principio dell'uguaglianza come garanzia di coesione sociale, come fattore di sviluppo e di crescita, riconoscendone la convenienza economica accanto alla plausibilità morale. Non solo all'interno dei singoli Paesi, ma anche nelle relazioni tra gli Stati, in particolare nell'Unione Europea, oggi sempre meno comunità di uguali e sempre più espressione dell'egemonia tedesca.
Dobbiamo ritrovare un'orgogliosa consapevolezza dei nostri valori. Tutte le alternative illiberali alla democrazia occidentale, ricorda l'autore, sono andate incontro alla sconfitta. E lo stesso modello cinese è destinato prima o poi a scontrarsi con le sue contraddizioni e si sta rivelando nei fatti come un passaggio dalla "uguaglianza totalitaria" alla "disuguaglianza totale". Muovendosi agilmente tra storia e attualità, riscoperta delle grandi ispirazioni ideali e documentate analisi economiche, Parsi richiama "quest'Europa disorientata ", epicentro della crisi, al coraggio dei momenti decisivi: solo difendendo il concetto di uguaglianza si potrà salvare la democrazia e l'identità dell'Occidente.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
ISBN
9788852031359

Note

I. Liberi perché uguali

1 Cfr. DWORKIN, Ronald, Virtù sovrana. Teoria dell’uguaglianza, Milano, Feltrinelli, 2002, p. VII; ed. or. Sovereign Virtue. The Theory and Practice of Equality, Cambridge, Harvard University Press, 2000. Proseguendo, il filosofo americano aggiunge: «L’uguale considerazione è la virtù sovrana della comunità politica – se manca, il governo è soltanto tirannia – e quando la ricchezza di una nazione è distribuita in modo fortemente disuguale, come lo è attualmente la ricchezza di nazioni anche molto prospere, allora la sua uguale considerazione appare sospetta».
2 Sulla lunga storia della democrazia, cfr. CANFORA, Luciano, La democrazia. Storia di un’ideologia, Roma-Bari, Laterza, 2004 e DUNN, John, Il mito degli uguali. La lunga storia della democrazia, Milano, Università Bocconi Editore, 2006; ed. or. Setting the People Free: The Story of Democracy, London, Atlantic Books, 2005.
3 Cfr. ROSANVALLON, Pierre, La société des égaux, Paris, Èditions du Seuil, 2011, p. 15.
4 Cfr. Ibidem.
5 Cfr. RUSCONI, Gian Enrico, Cosa resta dell’Occidente, Roma-Bari, Laterza, 2012, p. 74.
6 La Magna Charta Libertatum, l’Habeas Corpus (1305), la Petition of Rights (1628) e persino sotto molti aspetti il Bill of Rights (1689) «hanno caratteristiche comuni che li distinguono nettamente dalle dichiarazioni della fine del Settecento: non intendono proclamare principi astratti e universali, ma semplicemente rimediare ad abusi precisi e garantire in modo pragmatico le libertà degli Inglesi con regole e procedure concrete e dettagliate», cfr. GODART, Louis, La libertà fragile. L’eterna lotta per i diritti umani, Milano, Mondadori, 2012, pp. 65-66.
7 ROSANVALLON, Pierre, La société des égaux, cit., p. 15.
8 L’impostazione più classica che sottolinea la tensione tra libertà e uguaglianza è espressa con lucida chiarezza da Norberto Bobbio: «Mentre la libertà è un valore per l’uomo in quanto individuo, donde le teorie fautrici della libertà, cioè liberali o libertarie, sono dottrine individualistiche, tendenti a vedere nelle società piuttosto un aggregato di individui che non una totalità, l’eguaglianza è un valore per l’uomo in quanto ente generico, cioè in quanto è un ente appartenente ad una determinata classe, che è appunto l’umanità, donde le teorie politiche propugnatrici dell’eguaglianza, o egualitarie, tendono a vedere nella società una totalità di cui occorre considerare quale tipo di rapporti esista o debba essere istituito tra le diverse parti del tutto», cfr. BOBBIO, Norberto, Eguaglianza e libertà, Torino, Einaudi, 1995, p. 5.
9 Mi riferisco alla ben nota conferenza tenuta da Constant all’Università di Parigi nel 1819, intitolata De la liberté des Anciens comparée à celle des Modernes. Cfr. CONSTANT, Benjamin, La libertà degli Antichi paragonata a quella dei Moderni, Torino, Einaudi, 2001.
10 Cfr. WIEBE, Robert H., La democrazia americana, Bologna, Il Mulino, 2009, pp. 275 sgg.; ed. or. Self-Rule. A Cultural History of American Democracy, Chicago, The University of Chicago Press, 1995.
11 Ivi, p. 65.
12 Cfr. l’intervista resa da Pier Paolo Pasolini a Oriana Fallaci a New York e pubblicata su «L’Europeo» il 13 ottobre 1966, http://www.pasolini.net/PPP_NY_intervistaFallaci66.htm.
13 Alla «vigilia della rivoluzione l’elettorato americano era già molto ampio e raccoglieva all’incirca due cittadini bianchi su tre, mentre in Gran Bretagna era circa uno su quattro»; cfr. WIEBE, Robert H., La democrazia americana, cit., p. 71.
14 La rivoluzione commerciale consentì «che tutti gli individui potessero accedere, in forme certo in parte differenziate, a beni di consumo. Intendiamoci, le differenze sociali non sono sparite. La maggior parte di noi dorme in lenzuola di cotone, alcuni in lenzuola di seta ricamate a mano. Pochi viaggiano in Ferrari, molti di più in Panda. Tuttavia non esiste più nessuna barriera che impedisca ad una persona di acquisire dei beni»: cfr. CAVAZZA, Stefano, Dimensione massa. Individui, folle, consumi 1830-1945, Bologna, Il Mulino, 2004, p. 197.
15 WOOD, Gordon S., The Purpose of the Past. Reflections on the Uses of History, New York, The Penguin Press, 2008, p. 191.
16 Come osserva Eugenio Somaini: «Le costituzioni (formali e materiali) dei moderni Stati democratici incarnano una nozione di cittadinanza fondata sull’attribuzione a tutti i membri di un insieme di diritti di libertà fondamentali»; il godimento dei diritti di cittadinaza implica però che al cittadino vengano garantite «anche le condizioni che ne consentano l’esercizio effettivo». Ne deriva che, «la condizione di cittadino così intesa può essere esposta a due tipi di minacce, una che viene per così dire dal basso e l’altra dall’alto: la prima fa riferimento al caso di soggetti che sono troppo poveri per incarnare pienamente la figura del cittadino, la seconda a quello di soggetti che sono tanto ricchi o potenti da minacciare o compromettere le libertà dei cittadini comuni»; cfr. SOMAINI, Eugenio, Eguaglianza. Teorie, politiche, problemi, Roma, Donzelli, 2002, p. 36.
17 Cfr. MARTINELLI, Alberto, SALVATI, Michele, VECA, Salvatore, Progetto 89. Tre saggi su libertà, eguaglianza, fraternità (Nuova Edizione), Milano, Il Saggiatore, 2009 (I ed. 1989), p. 27.
18 Cfr. ibidem.
19 Ivi, p. 45.
20 Ivi , p. 51.
21 Sul concetto di «famiglie politiche», cfr. WARE Alan, Parties and Party Systems, Oxford, Oxford University Press, 1996.
22 Su questo tema non posso che rimandare a RAWLS, John, Una teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, 1982; ed. or. A Theory of Justice, Cambridge, Harvard University Press, 1971; dello stesso autore, si veda anche Giustizia come equità. Una riformulazione, Milano, Feltrinelli, 2002; ed. or. Justice as Fairness: A Restatement, Cambridge, Harvard University Press, 2001.
23 L’espressione «lunga guerra fredda» è stata resa celebre da uno dei suoi studiosi più significativi, John Lewis Gaddis. Cfr. GADDIS, John Lewis, La guerra fredda. Cinquant’anni di paura e di speranza, Milano, Mondadori, 2007; ed. or. The Cold War. A New History, New York, The Penguin Press, 2005.
24 Cfr. HOBSBAWM, Eric J., Il secolo breve. 1914-1991 l’era dei grandi cataclismi, Milano, RCS, 1995; ed. or. Age of Extremes. The Short Twentieth Century, 1914-1991, New York, Pantheon Books, 1994.
25 Cfr. SOLT, Frederick, Diversionary Nationalism: Economic Inequality a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La fine dell'uguaglianza
  3. Introduzione - La nostra «ora più bella»
  4. I. Liberi perché uguali
  5. II. Democrazia e consumi di massa: la faccia domestica dell’uguaglianza
  6. III. Il ritorno della società dei privilegi
  7. IV. La sfida cinese. Dall’uguaglianza totalitaria alla diseguaglianza totale
  8. Conclusioni - Oltre il populismo, oltre la tecnocrazia: in difesa dell’uguaglianza
  9. Note
  10. Bibliografia
  11. Ringraziamenti
  12. Copyright