Cadavere non identificato
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Cadavere non identificato

  1. 336 pagine
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Cadavere non identificato

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Informazioni sul libro

Tutto ha inizio al Deep Water Terminal di Richmond, quando, in un container di un cargo proveniente da Anversa, viene rinvenuto il cadavere di un uomo in avanzato stato di decomposizione. L'autopsia, eseguita da Kay Scarpetta, non riesce a stabilire con certezza la causa di morte dell'uomo e la polizia non è in grado di identificarlo dai pochi effetti personali ritrovati. Unica traccia ritrovata, quella che potrebbe essere la firma dell'assassino su uno scatolone all'interno del container: Loup-Garou. Sarà questa misteriosa firma a portare Kay Scarpetta oltreoceano, in Francia, dove l'Interpol sta da qualche tempo indagando su una serie di raccapriccianti omicidi riconducibili appunto a Loup-Garou, e che presentano forti analogie con un altro omicidio avvenuto appunto a Richmond. In particolare, strani peli ritrovati sulle vittime e terrificanti rituali praticati sui loro corpi fanno pensare a una stessa mano criminale, a una creatura di cui non si vorrebbe neanche supporre l'esistenza. Kay Scarpetta, più vulnerabile per le sue ultime tristi vicende private, questa volta rischia davvero di non farcela: non solo deve risolvere un caso particolarmente inquietante, ma anche guardarsi da alcuni esponenti della polizia della Virginia che vogliono la sua rovina.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852032905

1

Era una bellissima mattina, il cielo terso e l’autunno nel suo massimo splendore, ma nulla di tutto questo era per me. Il sole e tutte le cose belle erano riservati agli altri, ormai, e la mia vita era brulla e senza musica. Guardavo dalla finestra un vicino che raccoglieva le foglie con un rastrello e mi sentivo inerme, distrutta e annientata.
Le parole di Benton avevano fatto rivivere tutte le terribili immagini che avevo cercato di reprimere. Rivedevo un fascio di luce su un cadavere carbonizzato immerso nell’acqua melmosa. Risentivo il dolore che mi aveva annichilito nel capire che le forme confuse davanti a me erano una testa bruciata senza più volto e qualche ciuffo di capelli grigi.
Ero seduta in cucina a bere il tè caldo che il senatore Frank Lord mi aveva preparato. Ero esausta, mi girava la testa e la nausea mi aveva già fatto correre in bagno due volte. Ero umiliata, perché la cosa di cui avevo più paura era perdere il controllo e l’avevo già perso.
«Bisogna che tolga un po’ di foglie dal giardino» dissi stupidamente al mio vecchio amico. «È il 6 dicembre e sembra ottobre. Guarda come sono grosse le ghiande. Ci avevi fatto caso, Frank? Pare che voglia dire che l’inverno sarà freddo, ma finora non sembra nemmeno che stia per arrivare. Avete ghiande, a Washington?»
«Sì» rispose lui. «Sui due o tre alberi che restano.»
«Sono grandi? Le ghiande, intendo dire.»
«Ci guarderò, Kay.»
Mi coprii la faccia con le mani e scoppiai in singhiozzi. Frank Lord si alzò e mi venne vicino. Eravamo tutti e due di Miami ed eravamo andati a scuola nella stessa arcidiocesi, anche se io ero stata alla St Brendan’s High School solo un anno e molto dopo di lui. Tuttavia, il fatto che le nostre strade si fossero incrociate tanto tempo prima era un segno di ciò che sarebbe successo dopo.
Al tempo in cui lui era procuratore distrettuale e io lavoravo all’Istituto di medicina legale della contea di Dade, mi chiamava spesso a testimoniare in tribunale. Quando era stato eletto senatore e quindi nominato presidente della Commissione giustizia e io ero diventata capo dell’Istituto di medicina legale della Virginia, mi aveva coinvolto nel suo programma di lotta contro la criminalità.
Il giorno prima mi aveva chiamato per dirmi che voleva venirmi a trovare per consegnarmi una cosa importante; io ero rimasta stupefatta, avevo dormito male tutta la notte e, quando era entrato in cucina e aveva tirato fuori dalla tasca del completo la semplice busta bianca, mi ero sentita morire.
Ripensandoci, era più che ragionevole che Benton avesse riposto in lui la sua fiducia. Sapeva che Lord mi voleva bene e che non mi avrebbe mai abbandonato. Era tipico di Benton organizzare tutto in maniera che fosse come voleva lui, anche senza il suo intervento, com’era tipico di lui prevedere esattamente che cosa avrei fatto e come mi sarei comportata dopo la sua morte.
«Kay» disse Lord alle mie spalle mentre piangevo, «mi rendo conto che è difficile e vorrei tanto poterti aiutare. Credo che promettere a Benton di fare questa cosa sia stato uno dei compiti più impegnativi che mi sia mai accollato. Speravo solo che non dovesse succedere mai. Invece è successo e io sono qui per te.»
Rimase un attimo zitto e poi aggiunse: «Nessuno mi aveva mai chiesto una cosa simile, nonostante mi vengano fatte continuamente richieste di ogni genere».
«Benton non era come tutti gli altri» precisai sottovoce, cercando di calmarmi. «E tu lo sai, Frank. Lo sai benissimo.»
Frank Lord era affascinante e aveva il portamento che si conveniva a un uomo della sua importanza. Grigio di capelli, aveva occhi azzurrissimi, era alto, magro, indossava abiti scuri con cravatte dai colori vivaci e non usciva mai senza gemelli, orologio da taschino e fermacravatta. Mi alzai dalla sedia e trassi un respiro profondo. Poi presi dei fazzolettini di carta, mi soffiai il naso e mi asciugai gli occhi.
«Sei stato molto gentile a venire» gli dissi.
«Che cos’altro posso fare per te?» mi chiese con un sorriso triste.
«Hai già fatto fin troppo: devi aver sconvolto tutti i tuoi programmi. Chissà quante cose hai da fare.»
«Sono venuto apposta dalla Florida. A proposito, sai che ho visto Lucy? Sta facendo grandi cose, laggiù.»
Lucy, mia nipote, era agente dell’ATF, l’agenzia governativa che si occupava di alcol, tabacco e armi da fuoco, ed era stata da poco trasferita a Miami. Non la vedevo da diversi mesi.
«Sa della lettera?» chiesi a Lord.
«No» mi rispose guardando la magnifica giornata fuori della finestra. «Penso che tocchi a te chiamarla. Anche perché ho avuto l’impressione che si sentisse un po’ trascurata.»
«Da me?» domandai sbigottita. «Ma se è lei che è irraggiungibile! Lavora sotto copertura per incastrare trafficanti d’armi e altri personaggi di analogo livello morale e parla solo dalle cabine telefoniche o dalla sede centrale…»
«Neanche tu sei facile da raggiungere, però. Da quando è morto Benton sei sempre in un’altra dimensione. Ti sei persa, e secondo me non te ne rendi neanche conto» disse. «Lo so pe≠rché ho cercato anch’io di mettermi in contatto.»
Mi vennero di nuovo le lacrime agli occhi.
«E, quando riesco a trovarti, che cosa mi dici? Tutto bene, non ti preoccupare. Sto lavorando tantissimo. Per non parlare del fatto che non mi sei venuta a trovare neanche una volta. Prima, ogni tanto mi portavi addirittura una delle tue minestre speciali. Hai smesso di occuparti delle persone a cui vuoi bene, Kay. Non ti occupi più nemmeno di te stessa.»
Aveva guardato l’ora un paio di volte. Mi alzai dalla sedia.
«Torni in Florida?» chiesi con voce lievemente tremante.
«No, a Washington» rispose. «Devo andare di nuovo a Face the Nation. Sempre la stessa zuppa. Non ne posso più, Kay.»
«Vorrei poterti aiutare» replicai.
«È uno schifo, sai? Se qualcuno sapesse che sono qui a casa tua, solo, metterebbe in giro qualche voce. Per darmi addosso, solo per questo.»
«Non saresti dovuto venire.»
«Figurati se mi lascio fermare da una sciocchezza così. Anzi, scusa se mi sono lasciato andare a lamentarmi. Hai già abbastanza problemi per conto tuo.»
«Sono pronta a testimoniare che sei un uomo integerrimo, all’occorrenza» dichiarai.
«Non servirebbe a niente comunque.»
Lo accompagnai verso la porta, attraversando quella casa che mi ero progettata da sola, fra bei mobili, quadri e antichi strumenti chirurgici da collezione, parquet e tappeti colorati: mi piaceva ancora, ma non era più la stessa, da quando Benton non c’era più. Non ci facevo più attenzione, come non facevo più attenzione a me stessa. Ero diventata una custode distratta della mia stessa vita ed era chiaro, ovunque mi voltassi.
Lord notò la mia ventiquattrore aperta sul divano della sala, le cartelle, la posta e i fogli sparsi sul tavolino, le carte sparpagliate per terra. I cuscini erano in disordine, il portacenere sporco perché avevo ripreso a fumare. Non mi disse niente.
«Kay, è meglio che non ci vediamo per un po’» mi disse. «Per quello che ti ho appena detto.»
«Santo cielo, guarda che caos!» esclamai disgustata. «Non riesco più a tenere in ordine questa casa!»
«Hanno messo in giro delle voci che non ti voglio raccontare» continuò guardingo. «Ma ho ricevuto velate minacce.» Sentii che era arrabbiato. «Solo perché siamo amici.»
«E pensare che un tempo ero così ordinata…» Scoppiai in una risata amara. «Pensa che io e Benton litigavamo perché io ero troppo precisa, troppo perfetta.» Alzai la voce, arrabbiata. «Guai, se metteva una cosa al posto sbagliato, se confondeva i cassetti… È così che succede quando si arriva alla mezza età vivendo sempre da soli e facendo soltanto quello che si vuole.»
«Kay, mi hai sentito? Non voglio che pensi che mi disinteresso, se non ti chiamo spesso o se non ti invito a pranzo o non ti chiedo consiglio su qualche proposta di legge, capito?»
«In questo momento non ricordo neanche più quando abbiamo divorziato, io e Tony» continuai amara. «Cos’era? L’83? Mi piantò lui. Ma in fondo, chi se ne frega? Non avevo bisogno né di lui né di nessuno. Preferivo fare come mi pareva e piaceva: avevo il mio lavoro, le mie cose, i miei investimenti… Ecco.»
Indicai la mia bella casa e tutto quello che conteneva con un ampio gesto della mano.
«E allora? A cosa cazzo è servito?» Guardai Lord negli occhi. «Perché non gli ho lasciato mettere le cose dove voleva lui? Perché non poteva rivoluzionare tutto? Quanto vorrei essere stata meno rigida, Frank.» Mi asciugai lacrime rabbiose. «Quanto vorrei poter tornare indietro e smettere di rompergli le scatole. Quanto vorrei che potesse ritornare. Oddio, quanto vorrei che fosse con me… La mattina mi sveglio serena, poi mi torna in mente tutto e mi passa la voglia di alzarmi.»
Non riuscivo a smettere di piangere: avevo i nervi a fior di pelle.
«Benton era felice con te» sussurrò Lord con dolcezza e affetto. «Eri tutto, per lui. Diceva che eri comprensiva, che capivi quanto era dura la sua vita, con tutte le atrocità che vedeva lavorando nell’FBI. Io credo che tu tutto questo lo sappia.»
Trassi un profondo respiro e mi appoggiai alla porta.
«E so anche che adesso vorrebbe vederti più serena e vorrebbe che facessi una vita migliore. Perché altrimenti averlo amato diventerebbe deleterio, un grave errore, la tua rovina. Lo capisci, questo?»
«Certo» risposi. «So benissimo che cosa vorrebbe lui. E so anche quello che voglio io. Non voglio andare avanti così. Va oltre la mia capacità di sopportazione. A volte penso di non farcela più, di scoppiare e finire in qualche ospedale. Se non nel mio stesso obitorio.»
«No, Kay, no.» Mi prese la mano. «Se c’è una cosa per cui metterei la mano sul fuoco, è la tua capacità di superare tutto. Sei sempre riuscita a fare l’impossibile e, per quanto questo sia forse il momento più difficile della tua vita, io sono sicuro che d’ora in poi andrà meglio. Davvero, Kay.»
Lo abbracciai.
«Grazie» sussurrai. «Grazie di aver fatto questa cosa, di non aver lasciato la lettera da qualche parte, di non essertene dimenticato.»
«Se hai bisogno, chiama» disse in tono imperioso appena aprii il portone di casa. «Però ricordati di quello che ti ho detto e non sentirti trascurata.»
«Okay.»
«Per qualsiasi cosa, conta su di me. Non te ne scordare. In ufficio sanno sempre dove rintracciarmi.»
Guardai la Lincoln nera che si allontanava, quindi tornai in sala e accesi il fuoco, nonostante non facesse freddo. Avevo un tremendo bisogno di calore, di qualcosa di vitale che riempisse il vuoto lasciato dalla partenza di Lord. L...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Cadavere non identificato
  4. BW
  5. Capitolo 1
  6. Capitolo 2
  7. Capitolo 3
  8. Capitolo 4
  9. Capitolo 5
  10. Capitolo 6
  11. Capitolo 7
  12. Capitolo 8
  13. Capitolo 9
  14. Capitolo 10
  15. Capitolo 11
  16. Capitolo 12
  17. Capitolo 13
  18. Capitolo 14
  19. Capitolo 15
  20. Capitolo 16
  21. Capitolo 17
  22. Capitolo 18
  23. Capitolo 19
  24. Capitolo 20
  25. Capitolo 21
  26. Capitolo 22
  27. Capitolo 23
  28. Capitolo 24
  29. Capitolo 25
  30. Capitolo 26
  31. Capitolo 27
  32. Capitolo 28
  33. Capitolo 29
  34. Capitolo 30
  35. Capitolo 31
  36. Capitolo 32
  37. Capitolo 33
  38. Capitolo 34
  39. Capitolo 35
  40. Capitolo 36
  41. Capitolo 37
  42. Capitolo 38
  43. Capitolo 39
  44. Capitolo 40
  45. Capitolo 41
  46. Copyright