Amore e sesso nell'antica Roma
eBook - ePub

Amore e sesso nell'antica Roma

  1. 336 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Amore e sesso nell'antica Roma

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Questo è un libro di storia e d'amore. Ci fa immergere in un mondo lontano e affascinante, condotti dal filo della nostra curiosità. Cerca di rispondere alle domande più frequenti e insolite sull¿amore e il sesso al tempo dei romani: come ci si baciava, cosa si dicevano gli innamorati guardandosi negli occhi, se si portava fuori a cena la fidanzata, se l'uomo era bisex, quali erano i tabù sessuali, come si "rimorchiava" e si tradiva, come facevano l'amore gli imperatori, se esisteva un kamasutra...
Amore e sesso nell'antica Roma unisce il piacere di lettura di un romanzo all'accuratezza di un saggio storico. Per ricostruire un quadro completo e scrupoloso, e scovare le notizie più sorprendenti, ci si è basati su scoperte nei siti archeologici, dati di laboratorio, una ricchissima bibliografia di testi antichi e studi moderni, e centinaia tra reperti nei musei, affreschi, statue, graffiti di Pompei ed Ercolano.
Com'era possibile unire tutte queste scoperte in un unico, coinvolgente viaggio? Immaginate di ritornare indietro nel tempo e di trovarvi in una piazza di Roma antica. Davanti a voi ci sono delle persone che passeggiano normalmente: una fanciulla e un ragazzo innamorati, un gladiatore che lancia uno sguardo a una giovane nobildonna, un padre che accompagna il figlio alla sua "prima volta", una prostituta d'alto bordo... Guardate bene queste persone: basterà seguirle nella loro giornata e ci faranno scoprire gli intriganti segreti dell'amore e del sesso ai tempi dell'antica Roma. E quanto il loro modo di amare somigliasse incredibilmente al nostro.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Amore e sesso nell'antica Roma di Alberto Angela in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia dell'antica Roma. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
ISBN
9788852032493
IX

Il grande gioco dell’amore

Sesso in cucina

È un gradevolissimo odore di carne che cuoce assieme a delle spezie a guidare Lucius. La cucina è in fondo al breve corridoio nella zona servile della casa; lo si capisce perché non ci sono mosaici o affreschi: il pavimento è ricoperto con mattoni messi a spina di pesce e sulle pareti, accanto a rami secchi di piante da usare in cucina, si vedono macchie d’unto e graffiti con delle frasi incise nell’intonaco e delle righe messe in fila, simili ai giorni contati da un carcerato. Sono dei “numerali”, cioè conteggi di sacchi consegnati, giorni di lavoro, chissà…
Appena entra in cucina, Lucius viene accarezzato dall’abbraccio profumato degli aromi che fluttuano invisibili nell’aria, ma viene investito anche da un esplosione di colori: il rame delle casseruole appese al muro, il verde dei legumi tagliati sul tavolo di legno, il bianco del latte in una scodella, il rosso della carne fatta a cubetti, pronta per essere messa nella casseruola, il giallo del fuoco. E, al centro, c’è lei, Photis, la serva che prepara la cena ai padroni. È di schiena, e Lucius osserva i suoi movimenti mentre si dà da fare ai fornelli: sembra un serpente che ondeggia o un filo d’acqua di una fontanella che oscilla. Il va e vieni dei suoi reni evoca in Lucius la classica posizione sessuale della “Venere che dondola” (Venus pendula), con la donna che si muove, seduta a gambe larghe sull’uomo sdraiato. È quello che i due faranno in seguito… Anche su di lei i colori colpiscono il giovane. Come la fascia-reggiseno color rosso vivo o le sue chiarissime palme delle mani che contrastano con la pelle scura. Lucius non vuole accontentare solo i suoi occhi, vuole premiare anche tutti gli altri sensi, e si avvicina alla serva. Ma nell’avanzare, urta una pentola e fa rumore. La ragazza si volta di scatto e fissa il ragazzo. La vista di Lucius ha un effetto dirompente sulla giovane donna, che rimane immobile, si arrende e socchiude gli occhi e le labbra. Il loro primo contatto avviene con la bocca, e Lucius sente il profumo del respiro alla cannella di Photis, poi accarezza la lingua che la ragazza gli offre, ormai prigioniera del suo desiderio, infine assapora il nettare che le labbra della ragazza distillano goccia a goccia…
Lucius chiede a Photis di sciogliersi i capelli, e di lasciarli liberi. Ma lei va ben oltre, sciogliendosi ciò che porta addosso. Rimane nuda, tranne per uno strano ciondolo metallico al collo dal quale non si separa mai. Davanti a Lucius appare finalmente quel corpo che ondeggiava come una fiamma. È un corpo sensuale, che i suoi occhi pennellano con i colori del desiderio: prima i seni, voluminosi e prominenti, poi i fianchi ampi in quel corpo magro, e infine il sesso, completamente depilato, che la ragazza pudicamente copre con una mano (forse più per calcolo malizioso che per vero pudore). Photis in quella posizione appare come Venere che esce dal mare. E Lucius la chiama “mia Venere, mia dolce Venere nera”.
Sono poi solo dei fotogrammi che ci descrivono quello che segue. Come il lampo dello sguardo o di un sorriso. Ma c’è anche il profumo di un seno, il sapore della saliva, la morbidezza delle ombre del suo corpo… È una Venere che si arrende sul tavolaccio da cucina, tra verdure tagliate, briciole di pane con le tazze colme di spezie che vengono rovesciate dall’ardore della passione… Tutto mentre la cena dei padroni aspetta sul fuoco, ribollendo la sua impazienza.
Questa descrizione di sesso in cucina, liberamente ispirata a un’opera famosa, Le metamorfosi di Lucio Apuleio, scritta nel II secolo d.C., permette di intuire quanto anche nelle opere i romani dessero un gran peso all’erotismo, visto che il sesso “spiccio” era comunque molto disponibile. Ma sia uno sia l’altro, paradossalmente, erano fuori dalla vita coniugale. Una scena di sesso in cucina come abbiamo visto o anche le rappresentazioni di amplessi passionali che si vedono sulle pareti di Pompei, non facevano parte della vita di marito e moglie. La libertà dell’amore e le gioie del sesso erano per altre donne (concubine, prostitute, schiave) e per altri uomini (amanti, schiavi). Ecco quindi spiegato perché entrambi cercavano l’adulterio, cioè il sesso fuori dal letto coniugale. A noi del Ventunesimo secolo, abituati al matrimonio per amore, può sembrare un’assurdità. Ma se non capiamo questo meccanismo della cultura romana, non capiremo il vero senso dell’amore e del sesso nell’antica Roma.

Come lo fa la moglie…

Quello che fa la differenza nel sesso degli antichi romani è con chi si è a letto: se con un coniuge o con l’amante. Nel primo caso, l’obiettivo principale del sesso è la riproduzione; nel secondo, il piacere. Nel primo caso, quindi, una donna deve obbligatoriamente essere fedele, nel secondo è libera di cambiare partner quanto vuole. Ma ci sono altre conseguenze sorprendenti, e riguardano i movimenti e le posizioni. Perché a letto tutto cambia.
Nel suo ruolo di moglie, una matrona romana non deve conoscere le gioie del sesso. Mentre fa l’amore, non deve muoversi, né gemere. Niente abbracci sensuali, niente movimenti per facilitare l’amplesso del marito: sarebbe una tragedia. Dal momento che è arrivata vergine al matrimonio e che le nozioni di sesso le ha apprese facendolo con il marito, se fa qualcos’altro vuol dire che lo ha imparato facendo sesso con un altro uomo… Quindi deve rimanere immobile durante tutto l’atto sessuale e aspettare. Ma in quale posizione? In quella cosiddetta “del missionario” (cioè stando sdraiata sulla schiena), che facilita il concepimento, oppure, secondo Lucrezio, nella posizione “degli animali quadrupedi”, sempre per lo stesso motivo.
Marziale, in un suo scritto dal sapore umoristico, ci svela la vera atmosfera che si respirava nella camera di un marito e di una moglie in una notte di sesso. Senza di lui, non avremmo forse conosciuto dettagli illuminanti su una situazione che doveva essere molto diffusa nelle case delle coppie romane. Attraverso Marziale, infatti, scopriamo un marito che si lamenta con la propria moglie della sua eccessiva rigidità a letto e desidererebbe tanto che, quando fanno l’amore, accendessero una lucerna, che lei si togliesse il “reggiseno”, le sue tuniche e i suoi “mantelli” scuri, che proferisse parola e facesse qualche gesto, e che non lo abbracciasse come lei fa di solito ogni mattina con sua nonna… Insomma, marito e moglie facevano l’amore al buio, vestiti e in silenzio, senza abbracci focosi.
La mancanza di coinvolgimento nel sesso tra marito e moglie romani era davvero agghiacciante.

… e come lo fa l’amante: il piacere di dominare il maschio romano

Tutt’altra atmosfera si respira invece nella camera da letto di due amanti. Magari la stessa matrona che di sera è rigida come un pezzo di legno con il marito, muta e vestita come il manichino di un negozio, la mattina seguente con l’amante si trasforma in una tigre. Molte donne dell’alta società, infatti, rifiutano di obbedire ai rigidi principi di moralità e si lanciano nella sessualità più sfrenata con vari amanti. Alcune addirittura pubblicamente. Celebre è il caso della figlia di Augusto, Giulia, che scandalizzerà il padre a tal punto che la farà esiliare a Ventotene (chiamata dai romani Pandataria), impedendole per sempre di tornare a Roma e di essere sepolta nel mausoleo di famiglia.
Ma, senza arrivare a tanto, una folla di matrone si lancia alla scoperta dell’amore, vissuto come passione travolgente soprattutto a letto, dove si trasformano in vere e proprie cortigiane. Anche per il sottile piacere di… dominare l’uomo.
In effetti, all’improvviso i ruoli s’invertono: è l’uomo a dover obbedire alla donna, ai suoi capricci, alle sue decisioni. Per una donna abituata a essere figura di secondo piano in famiglia e in generale in una società maschilista, sempre agli ordini di un uomo, l’adulterio non solo rappresenta una fuga verso l’amore e la passione mai conosciuti prima, ma vuol dire anche spezzare le catene, prendendosi una rivincita sull’uomo che ora viene dominato. Così come nell’amore coniugale è l’uomo a decidere, in quello extraconiugale è il contrario: diventa un semplice “oggetto”, in concorrenza con gli altri, e supplica i favori della donna. Il dominio è completo anche fisicamente. In effetti, una delle posizioni più utilizzate dagli amanti è la Venus pendula che abbiamo citato prima, o la mulier equitans, cioè la “donna che cavalca”, in cui la donna è a cavalcioni dell’uomo sdraiato sul letto. È una posizione tipica dell’amante, della cortigiana o della prostituta, perché è la donna che, muovendosi, dà piacere all’uomo. Ma al tempo stesso, in quel momento comanda lei, dirige l’amore e domina l’uomo diventando la sua padrona.

Le donne romane fingevano a letto?

La risposta è sì: “Fingi gioia con parola bugiarda … offri credibilità con il movimento e con gli occhi: mostrino il piacere sia le parole sia il respiro affannoso…”.
Così scriveva duemila anni fa Ovidio, incoraggiando la donna a fingere l’orgasmo! Già in età romana, insomma, e chissà quanto prima, le donne fingevano a letto al fine di compiacere il proprio partner, come accade ancora oggi, oppure per accelerare i tempi in modo che tutto finisca più rapidamente (una tipica situazione coniugale in cui la moglie non prova più piacere con il marito).
Bisognava stare attenti però a non esagerare e a non tradirsi con una sceneggiata palesemente falsa, dice Ovidio. Così facendo, infatti, una donna perde di credibilità e un uomo non la cerca più perché sente presa in giro la sua virilità.
Già in epoca romana ci si è posti tante domande sull’orgasmo femminile, così “misterioso”… Perché a volte c’è e a volte no, mentre nell’uomo c’è sempre? È utile per il concepimento? Queste erano le domande che si ponevano.
Esistevano due scuole di pensiero: alcuni ritenevano che una donna non potesse, fisiologicamente, raggiungere l’orgasmo, altri invece sì. E tra questi ultimi c’era Galeno, che abbiamo già incontrato sulla questione dello schiavo che si finse malato per rimanere con la sua donna. Galeno riteneva che anche la donna avesse l’orgasmo, e che producesse persino dello sperma nel momento più intenso dell’amplesso. In realtà lo “sperma” evocato da Galeno non era altro che il liquido lubrificante emesso dalla donna durante l’eccitazione. Galeno riteneva che entrambi gli spermi, maschile e femminile, “facilitassero i rapporti amorosi, facendo nascere il piacere”, e che quindi aiutassero il concepimento.
Su un fatto i medici romani erano d’accordo: che fosse necessario un minimo di piacere da parte della donna per generare un bambino.

Raggiungere il piacere insieme

Ovidio andava oltre: uomo e donna dovevano raggiungere insieme l’orgasmo. Il suo consiglio era quello di “accendere” la donna, durante i preliminari, con sapienti movimenti delle dita della mano sinistra e, una volta scoperti i punti che la donna desiderava fossero toccati, non bisognava fermarsi: “Vedrai i suoi occhi brillare di tremulo splendore come il Sole spesso viene riflesso dall’acqua trasparente … si raggiungerà un tenero mormorio, dolci gemiti e parole adatte al gioco d’amore”.
A quel punto l’atto sessuale deve prendere la via maestra, stando attenti che il piacere di entrambi avanzi parallelamente fino a… “raggiungere contemporaneamente la meta”. Solo quando l’uomo e la donna giacciono vinti ed esausti il piacere è completo.

Il Kamasutra dei romani

Quello che è poco noto è che circolavano veri e propri “manuali per fare l’amore”, che enumeravano e descrivevano le varie posizioni con il modo migliore, più piacevole (per sé o per il partner) o più creativo, per fare sesso. Questi manuali erano disponibili ben prima che Roma diventasse la superpotenza del Mediterraneo.
In effetti, fin dall’epoca di Alessandro Magno sono comparse opere che spiegavano le tecniche di seduzione, la sessualità e anche le varie posizioni. A sentire i greci, questo genere di manuali aveva un’origine antichissima; l’autrice del primo sarebbe stata addirittura Astyanassa, una delle ancelle della mitica Elena di Troia, che descrisse tutti i modi per fare l’amore. Da quel momento in poi queste opere di letteratura erotico-pornografica ebbero molto successo. Erano reperibili soprattutto ad Alessandria d’Egitto; poi, con l’espansione romana, si diffusero un po’ ovunque.
Per avere un maggiore appeal, circolavano spesso con dei nomi femminili, quelli delle escort più famose, che svelavano così i loro segreti (una vera astuzia di vendita, incredibilmente moderna, per garantirne il successo): Betrys, Philaenis, Nike di Samos, Callistrata di Lesbos, queste erano le donne esperte di sesso che stuzzicavano la curiosità del lettore maschile. Fanno caso a sé due donne. Una è Pamphila di Epidauro, un’egizia che visse in Grecia sotto Nerone. Fu una donna di incredibile prolificità letteraria: scrisse 33 libri sulla storia della Grecia, ma anche volumi su altri temi, compresa un’opera intitolata Sul sesso.
L’altra donna è Elefantide, una poetessa del I secolo a.C. amante del sesso ed esperta nel realizzare ricette abortive. A lei viene attribuito il Kamasutra romano forse più famoso: De figuris coitus, probabilmente un libro-atlante illustrato delle varie posizioni, con tanto di spiegazioni. Sono questi libri ad aver ispirato i quadretti erotici che arredavano le ville degli antichi romani. Molti sospettano, però, che a parte poche eccezioni come quelle appena citate, dietro a questi libri sull’erotismo si nascondessero in realtà autori maschili…
Sebbene si trattasse di best seller assoluti per l’antichità, in vetta alle preferenze (o alle vendite, come diremmo oggi), di queste opere non ci è giunta neanche una pagina. Abbiamo solo pochissime informazioni da alcuni autori antichi. E la cosa è un po’ strana. Come mai ci sono giunte tantissime opere del passato, dei più diversi generi letterari, ma non queste? Possibile che i monaci medievali non ne abbiano riscritta neanche una copia? Forse, in realtà, qualche cosa c’è, da qualche parte in qualche biblioteca, magari con un titolo sbagliato, o rilegata assieme a un’altra oscura opera antica. Oppure, salterà fuori in qualche sito archeologico, per esempio a Ercolano, dove, nella Villa dei Papiri, sono riemerse opere letterarie delicatissime ancora intatte, conservate dall’eruzione: fino a oggi è tornata alla luce la stanza con la biblioteca di opere in greco della corrente epicurea. Manca quella con opere latine: chissà se un giorno verrà ritrovata. E chissà se salterà fuori uno di questi best-seller di età romana…

Le posizioni per fare l’amore

Quali posizioni dell’amore amavano gli antichi romani? Ne preferivano alcune in particolare? Ovviamente, sotto le lenzuola ognuno aveva le sue preferenze e non ci vuole molta immaginazione per capirlo. Tuttavia, per piacere di più o per nascondere le parti meno belle del corpo, alcune posizioni erano “consigliate” alle donne:
“– Una ragazza di bell’aspetto faccia l’amore sdraiata sulla schiena guardando in faccia il suo amante, per mostrare bene il suo viso.
“– Se è di statura piccola, lo ‘cavalchi’, in modo da mascherare la differenza di statura.
“– Se ha delle belle spalle, assuma una posizione che mostri le spalle. Se ha delle belle gambe, ‘faccia come Milanione, che portava sulle spalle le gambe di Atalanta’. Questa è la posizione più efficace.
“– Se una donna ha delle belle gambe giovanili e un bel seno, si metta in diagonale sul letto mentre l’uomo sta in piedi.
“– Se invece una donna vuole mostrare la linea lunga ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Amore e sesso nell’antica Roma
  4. Introduzione
  5. Prologo L’Impero dei sensi
  6. I. “Amore, dammi mille baci”
  7. II. La prima volta
  8. III. Il matrimonio di Pudentilla
  9. IV. Lui, lei, gli altri
  10. V. “Al suo amante tutto è permesso”
  11. VI. Tra i vapori delle terme
  12. VII. Lo spettacolo della bellezza
  13. VIII. Il gladiatore e la matrona
  14. IX. Il grande gioco dell’amore
  15. X. Nei luoghi del piacere
  16. XI. Sesso e potere
  17. XII. Il “vizio greco”
  18. Conclusione
  19. Bibliografia
  20. Ringraziamenti
  21. Inserto fotografico
  22. Copyright