Poema paradisiaco - Odi navali
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Poema paradisiaco - Odi navali

  1. 252 pagine
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Poema paradisiaco - Odi navali

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Notizia sul testo e Note di commento a cura di Niva Lorenzini. Cronologia della vita di Gabriele d'Annunzio a cura di Annamaria Andreoli. Nell'ebook si ripropone il testo di Poema Paradisiaco e Odi navali raccolti nei Versi d'amore e di gloria, edizione diretta da Luciano Anceschi, a cura di Annamaria Andreoli e Niva Lorenzini, vol. I, "I Meridiani", Mondadori, Milano 1982. Gli apparati informativi riproducono quelli pubblicati nell'edizione dei "Meridiani"; la Cronologia riproduce quella pubblicata nel primo tomo delle Prose di ricerca (a cura di Annamaria Andreoli e Giorgio Zanetti, "I Meridiani", Mondadori, Milano 2005). Libro centrale nella poesia dannunziana, antefatto della nuova cifra poetica delle Laudi, il Poema paradisiaco (1893) nasce sotto l'impulso di stimoli alternativi al simbolismo e al parnassianesimo che aveva informato le raccolte precedenti, e rappresenta uno dei testi di riferimento del decadentismo italiano. Anch'esso pubblicato nel 1893 (e in seconda edizione, accresciuta, insieme al Poema paradisiaco ) le Odi navali riprendono il tema dei problemi della marina - che d'Annunzio aveva già affrontato nelle prose dell' Armata d'Italia - sotto l'influsso della lettura degli scritti di Nietzsche, nei quali d'Annunzio trova una perfetta concordanza con il vitalismo superumano di cui era già istintivamente pervasa la sua prima poesia.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852034848
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

POEMA PARADISIACO1
(1891-1892)

ALLA NUTRICE2

Gelida sta la notte cristiana
su le case degli uomini, ma pura.
— O tu che ne la casa tua lontana
fili con dita provvide la lana
5 de la tua greggia, sin che l’olio dura
ne la lucerna, e il ceppo a tratti splende,
Nutrice, da cui bevvi la mia vita
prima, ne le cui braccia ebbi il sopore
primo!, se da la tua bocca appassita
10 riudissi io quel canto e le tue dita
vedessi, ove s’attenua il bianco fiore
dei velli, e il fuso pendulo che scende,
e la fronte rugosa che s’inchina
incoronata di capelli bianchi,
15 ove la semplice anima indovina
si rivela talor quasi divina-
mente in un raggio, e i tuoi cavi occhi stanchi
ove qualche favilla pur s’accende,
io forse piangerei ancóra un pianto
20 salùbre e forse ancóra dal profondo
mi sorgerebbe qualche antico e santo
affetto, e mi parrebbe nel tuo canto
ritrovar l’innocenza di quel biondo
pargolo; — e lungi queste cose orrende!
25 E tutta la freschezza del tuo latte
ne le mie vene! — Una natività
novella, in un candor di nevi intatte. —
E tutta la freschezza del tuo latte
ne le mie vene, e tutta la bontà
30 dei cieli; — e lungi queste cose orrende,
lungi sempre da l’anima rinata
e del candor natale circonfusa!
Una immensa bianchezza immacolata,
una forma d’amore angelicata,
35 e per tutto l’imagine diffusa
d’un Bene Sommo che quivi s’attende! —
Ma tu, che ne la casa tua lontana
torci il fuso, non sai la mia ventura.
Fili con dita provvide la lana
40 de la tua greggia; né sai la mia vana
tristezza, in quest’azzurra notte pura.
Tu torci il fuso, e il ceppo a tratti splende.
E fili, e fili sin che l’olio dura,
Nutrice; e morta la mammella pende.
Natale del 1892.

Prologo

A fine di riposo sempre affanno.
BENUCCIO SALIMBENI
Tre volte muterai, anzi che giunga
il colpo del martel che ti conficchi
nel core il Ben…
FRATE STOPPA
Tra la spiga e la man qual muro è messo?
FRANCESCO PETRARCA
IN VANO3
Arte, o tremenda!, ancóra
tu non ti sei svelata.
Noi t’adorammo in vano.
Gloria, tu passi; e ad altre
5 fronti concedi il bacio.
Noi ti seguimmo in vano.
Amante ignota, ahi troppo
giovine tu sei morta.
Noi t’aspettammo in vano.
10 E dove siete, o fiori
strani, o profumi nuovi?
Noi vi cercammo in vano.
Nessun dolente al mondo
da noi fu consolato.
15 Con lui piangemmo in vano.
Nessun oppresso al mondo
da noi fu vendicato.
Ci sollevammo in vano.
Non fu il dolor sì forte
20 da vincere il Mistero.
Lo sofferimmo in vano.
Dietro di noi un solco
sterile obliquo lieve
resta. Vivemmo in vano.
25 D’innanzi a noi, nel buio,
la Morte è senza face.
— Gloria! — Morremo in vano.

ESORTAZIONE4

Anima, a che t’indugi ignobilmente
fra il tedio de la vita e la paura
de la morte? Le faci sono spente.
Nulla riluce ne la gran bassura.
5 A che dunque t’indugi? Ancor ti mente
la speranza di un’ultima avventura?
Guarda ben la tua via; nuda, silente,
come constretta fra due cieche mura.
Poiché non giunge il fulmine improvviso,
10 a che t’indugi omai? Non dubitare.
La grande pace ti sarà concessa.
Più d’una volta tu leggesti in viso
ai cadaveri freddi ne le bare
che la Morte mantenne la promessa.

IL BUON MESSAGGIO5

«E le piccole foglie in cima ai rami
di primavera? e il cielo così grande?
e i fanciulli? e le tombe venerande?
e la madre? e la casa che tu ami?»
5 Venir può da tal voce, anche una volta,
questo bene! — O sorella, dunque in cima
ai rami, ai rami teneri, è la prima
foglia? e brilla? E tu hai dunque raccolta
la rugiada nel cavo de la mano?
10 Son queste, è vero?, cose ancóra buone.
E tu cantasti già qualche canzone
a la madre pensosa d’un lontano?
Non pianga. Tornerà quel suo figliuolo
a la sua casa. È stanco di mentire.
15 Tornerà. Né vorrà più mai partire:
certo, più mai. Da troppo tempo è solo.
Domani tornerà… — Vuoi tu che torni
domani? Dunque aspettami, sorella.
Io le piccole foglie, la...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Nota all’edizione
  4. POEMA PARADISIACO
  5. ODI NAVALI
  6. Tavola delle sigle e delle abbreviazioni
  7. Notizie sui testi e note di commento
  8. Cronologia
  9. Piano dell’opera
  10. Copyright