Nuovi Argomenti (52)
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Nuovi Argomenti (52)

MAI SENTITO: l'esordio di 5 nuovi scrittori

  1. 216 pagine
  2. Italian
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MAI SENTITO: l'esordio di 5 nuovi scrittori

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Hanno collaborato: Walter Siti, Daniele Bettella, Caterina Carone, Stefano Talone, Matteo Trevisani, Giuseppe Zucco, Teresa Ciabatti, Arnaldo Greco, Silvia Calamai, Sapo Matteucci, Alberto Bevilacqua, Vittorino Curci, Paolo Febbraro, Emily Dickinson, Alberto Arbasino, Luca Alvino, Furio Colombo, Silvia Giagnoni.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
ISBN
9788852035685
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MAI SENTITO

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UPGRADE CLUB

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di Daniele Bettella

A chiunque, stasera, si trovi in via Manzoni, è evidente che sta accadendo qualcosa di speciale.
Di norma giovedì l’Upgrade Club attira la clientela più esclusiva di Milano, ma questo particolare giovedì l’accesso è riservato ai possessori di un cartoncino nero opaco stampato in oro a caldo. Giganteschi buttafuori ostacolano la folla di curiosi, mentre gli invitati raggiungono l’ingresso del Club, seguendo un percorso delimitato da cordoni in velluto rosso.
Controllo orologio: sono le 22,00 e ho 30 minuti di ritardo, il video «Katrina si fa tutta New Orleans» mi ha ipnotizzato davanti al computer.
Una hostess in tailleur-pantalone Patrizia Pepe e decolletè Fratelli Rossetti ritira il mio invito e mi indirizza al banco registrazione dove una coppia di modelli genere Abercrombie & Fitch si preoccupa di controllare l’identità degli ospiti.
Il badge aziendale GigaFuture Bank rivela il mio nome, Andrea Conte, e la mia carica, Senior Associate.
Di tutti i club milanesi, l’Upgrade è senza dubbio il più cool. A turno il titolo è spettato ai locali di Dolce & Gabbana, Giorgio Armani e Roberto Cavalli, ma da quando è stato inaugurato, è questo il place to be per il clubbing in città.
La GigaFuture Bank non poteva che scegliere un luogo come questo per celebrare le performance della filiale italiana.
All’ingresso del locale un enorme lampadario-scultura tempestato di cristalli colorati fa brillare i denti sbiancati al laser degli ospiti: c’è il know-how di un light designer, penso.
Varcati il guardaroba e una blackroom dedicata a una nuova vodka costaricana, mi ritrovo in una sala chiamata Millenium Cartoon Atrium.
Qui, proiettori in 3D installati alle quattro pareti interagiscono con speciali piastrelle in vetro iridescente creando uno stupefacente effetto realtà virtuale.
Questo è il futuro, penso.
Poco distanti da me Rockerduck e Paperon de’ Paperoni sorseggiano un drink, ma se mi avvicino e cerco di toccarli, mi rendo conto che è un’illusione ottica.
All’interno del Millenium Cartoon Atrium ci sono solo gli elegantissimi ospiti di GigaFuture Bank, tutto il resto è un miraggio.
Alla consolle dj Mantra from Tokyo suona il remix di una partita di ping pong. Qualche giorno fa, in ufficio, ho sentito dire che Mantra from Tokyo è uno da trenta a sera.
Per una convention di cui sono protagonista assoluto, GigaFuture Bank non ha badato a spese: per questo sento una certa adrenalina nell’aria. E non solo per questo: considerando la quantità di sguardi ammiccanti e cenni d’intesa che ricevo, quella che doveva rimanere un’informazione riservata non lo è più.
D’altronde gli uffici delle multinazionali sono come ogni altra comunità, i segreti rimangono tali fino alla prima occasione buona per rivelarli, che nel caso di GigaFuture è sempre il coffee break successivo.
Dal Millenium Cartoon Atrium, trapassando le sagome di Penelope Pitstop e Peter Perfect, mi dirigo in perlustrazione verso il bar della Galak Show Lounge dove, forse per l’effetto di un’insolita luce cremosa, il bancone sembra ricoperto di cioccolato bianco.
La sala è semivuota e ne approfitto per specchiarmi in una parete opalescente: per una serata importante come questa ho scelto un gessato Super 120’s Loro Piana e le solite, indistruttibili, Church Shannon nere.
Passando le mani tra i capelli, intravedo le mie iniziali, A. C., ricamate a mano sul polsino sinistro della camicia.
Quindici anni fa, la mia prima camicia su misura aveva le iniziali all’altezza della quinta asola partendo dall’alto, 11 centimetri a sinistra, 6 anni dopo sono passate sul colletto, ora per distinguermi ho scelto il polsino sinistro.
Sono supercool, penso, e, a giudicare da come mi guardano le donne, non sono il solo a pensarlo.
Tornando verso il Millenium Cartoon Atrium, incrocio Bernard Madoff e per un attimo penso di avere un’allucinazione. Ma almeno questo non è uno scherzo in 3D: davanti a me c’è un cameriere straordinariamente somigliante all’ex presidente del Nasdaq.
– Champagne? – mi chiede.
Annuisco e afferro una coppa dal suo vassoio.
Poi incontro quattro Junior appena entrati nello staff GigaFuture Bank; – Sei in forma, Andrea? – mi chiedono in coro.
– In formissima – rispondo e riservo una parola d’incoraggiamento ad ognuno dei loro sguardi adoranti.
È ufficialmente cominciata la serata, penso.
Dall’altro lato della sala, intanto, qualcuno si agita nel tentativo di farsi notare. È Bosetti, un Senior Executive come me ma con vent’anni di più e un bel po’ di capelli in meno. È già ubriaco e per lui è abbastanza normale.
– Ti ho trovato – esordisce.
– È stato difficile?
– So tutto – mi sussurra all’orecchio.
– Bosetti, qui tutti sanno tutto.
– Sei solo?
– Per ora – ribatto sfoderando uno dei miei sorrisi più riusciti.
La moglie di Bosetti non è niente male: mi sembra di aver capito si chiami Chanel e non mi toglie gli occhi di dosso. Ha voglia di farsi scopare e non fa niente per nasconderlo. La scannerizzo – prima top-down poi bottom-up – e la catalogo nel genere Milf.
Con lei e il marito mi dirigo verso il Sandcastle Champagne Privée dove, accanto a un castello di sabbia rosa importata da Harbour Island-Bahamas, il solito sosia di Bernard Madoff ci serve tre coppe di Millesimato.
Mi autodedico un brindisi e congedo la coppia per proseguire il tour di pubbliche relazioni.
Sono frenetico: zigzago senza tregua tra la folla sorridendo e stringendo mani. Quando dopo un tot sento il bisogno di una coppa di champagne e faccio una sosta al bar, mi ritrovo davanti la moglie di Bosetti, la presunta Chanel.
– Siete mai stati a cena al The Clinic, tu e tuo marito? – le chiedo, senza staccare gli occhi dalle sue tette da film porno.
– Capita raramente di uscire… Bosetti è un cinquantenne che fa una vita da settantenne. – sorride.
Insisti: – Al The Clinic servono cibo dalle siringhe e al posto delle sedie ci sono delle carrozzine. È uno dei locali più cool di Milano…
– Perché non mi ci porti tu?
– Già: perché non ti ci porto, io? – prendo tempo.
Lei invece non sembra volerne perdere, di tempo, e mi ordina: – Vai in bagno e aspettami lì. Ti raggiungo fra qualche minuto.
Tutto sommato il suo comportamento non mi stupisce, in GigaFuture si sente spesso parlare di lei: la moglie di Bosetti è uno degli argomenti più gettonati durante i coffee break. Durante i coffee break a cui Bosetti non partecipa, ovviamente.
Si dice che alle tette di sua moglie nessuno può resistere e, anche per non smentire questa più che brillante tesi, mi dirigo verso la toilette.
Il bagno in onice e acciaio dell’Upgrade Club è in testa alla graduatoria «Best bathroom of the world» di becool.org, il mio www favorito; la filodiffusione suona «Pass the toilet paper» degli Outhere Brothers e mi sembra una scelta geniale.
Attendo qualche minuto davanti al lavabo di Philippe Starck che divide la toilette degli uomini da quello delle donne, poi, non vedendo la presunta Chanel, decido di approfittarne per andare a pisciare.
Alla Bocconi ho imparato che, in difetto di risultati, è necessario individuare un piano B che rappresenti la miglior alternativa rispetto all’obiettivo iniziale. Qui e ora, la miglior alternativa è andare a pisciare.
Sulla cassetta di scarico del cesso c’è scritto «Vola a Ibiza con soli 35 euro»; la scritta è rossa e il lettering anonimo, sullo sfondo il solito scatto di Playa d’en Bossa.
Non hanno capito un cazzo questi stronzi della pubblicità, i voli low cost non sono roba per me. Se tutto va come deve andare da domani viaggio in Business.
La prospettiva Business mi regala una sontuosa erezione che fa tornare d’attualità il progetto «presunta Chanel».
Progetto che, stando alle regole non scritte delle multinazionali, dovrei abbandonare: Bosetti è un Senior Associate e le mogli di chi è come te, o più in alto di te, andrebbero lasciate stare.
Solo un giorno, devo aspettare solo un giorno: lo ripeto come un mantra e finisco per convincermi.
Ma non ho fatto i conti con lei: la moglie di Bosetti è lì, mi aspetta fuori dal bagno in un angolo riparato accanto alla Smoking Lounge. I suoi occhi implorano sesso.
Ci fissiamo per una frazione di secondo, poi la sbatto contro il muro e le infilo la lingua in bocca; lei sussurra – Fai piano, Luigi.
E nonostante il nome Luigi mi metta i brividi, faccio scivolare le mani sul raso nero del suo John Richmond e, attraverso lo spacco, raggiungo facilmente le cosce nude. «Silky touch», direbbe il mio maestro Ascio. Ascio: lui sì che ci sa fare con le donne.
Indice e medio della mia mano sinistra risalgono verso l’alto, finendo prima nella mia bocca, poi in quella della presunta Chanel, per tornare infine in mezzo alle sue gambe.
La moglie di Bosetti ha un sussulto: è fradicia e questa è la parte che mi piace di più.
Ci metto qualche secondo a tornare in me, ma, quando ci riesco, faccio un passo indietro e mi allontano dal suo corpo abbronzato e depilato.
È in questo istante che mi accorgo del tatuaggio che ha sull’avambraccio destro, due C incrociate di schiena. Il mistero è risolto: la moglie di Bosetti si chiama effettivamente Chanel.
Senza dare spiegazioni, abbandono lei e la sua quinta artificiale per tornare al bar del Sandcastle Privée dove il sosia di Bernard Madoff mi serve un’altra coppa di champagne, questa volta è un Millesimato Gran Riserva.
Il club nel frattempo si è riempito: ci sono buttafuori con auricolari ovunque, due troupe fotografiche e qualche celebrity televisiva pagata da GigaFuture Bank per attirare la stampa scandalistica.
Riprendo a sorridere e a stringere mani, praticamente in trance, finché il mio migliore amico, il Blackberry, non mi riporta alla realtà con tre vibrazioni secche che segnalano altrettante notifiche.
La prima.
Con una mail, American Express mi informa di aver aumentato il plafond della mia carta di credito da 10 a 20mila euro al mese. Bene, penso, hanno degli informatori all’interno di GigaFuture e sanno in anteprima cosa succederà questa sera.
Seconda notifica.
È un sms da un numero che non conosco: «Ciao, come stai? Ti aspetto domani sera per l’inaugurazione della mostra IT, dalle ore 23,30 presso lo spazio Mixology, progetti speciali di crossing creativo. È prevista una performance di interazione tra arte e realtà con un’autoambulanza e il suo staff medico all’interno della galleria». Segue indirizzo.
Terza notifica.
«Dove 6?»: è un messaggio della mia fidanzata Lou via WhatsApp.
Mentre cerco di digitare le parole «Sono dentro» sulla minuscola tastiera del telefono, mi trovo di nuovo vis-à-vis con Chanel che per provocarmi si passa la lingua sulle labbra.
Mi impongo di tornare al Millenium Cartoon Atrium e lo faccio velocemente.
Arrivato al bar, do le spalle alla sala cercando di nascondermi per prendere fiato, ma una mano femminile si poggia sul mio braccio. Riconosco la manicure Essie Russian Roulette e mi giro di scatto.
È la Boss, la numero uno della filiale italiana di GigaFuture Bank: tiene in mano uno spiedino cinese di maiale e una coppa di champagne.
– Cavo – mi dice con la sua immutabile erre moscia, – ti divevti?
– Buonasera dottoressa.
– Mi vaccomando, ti voglio in fovmissima sul palco. Questa è una sevata speciale: GigaFutuve Bank cvede molto in te. Dalla centvale di Shangai il consiglio di amministvazione ti fa i complimenti pev il nuovo incavico e ti auguva buon lavovo.
Non riesco a dire niente più che – Grazie.
Prima di sparire tra la folla, la Boss indica con la mano destra un’ombra di rossetto sul collo della mia camicia e sorride.
Dalla consolle dj intanto Mantra from Tokyo sfuma il suo ultimo pezzo, il remix di un palloncino sfiatato: è il segnale che sta per avere inizio la convention.
I camerieri si affrettano a montare un piccolo palco al centro del Millenium Cartoon Atrium, mentre un tizio con auricolari e T-Shirt con scritto «Staff» sistema un leggio sopra un piedistallo cilindrico.
I giganteschi cartoon in 3D svaniscono per lasciare spazio alla scritta «Il futuro di GigaFuture Italia» e simultaneamente il Meeting Sound Designer – si chiama Pino o Nino o Simo – dà il via alla sua session musicale con una strana versione dei «Carmina Burana» di Orff.
Gli ospiti dell’Upgrade si raggruppano di fronte al palco e parte un timido applauso: l’atmosfera è sorprendentemente intima, anche se la soglia dei quattrocento invitati è stata abbondantemente superata.
Dopo un’ultima occhiata agli appunti, la Boss prende la parola: sembra sovraeccitata ma chi la conosce sa che è il suo tipico modo di fare.
– Innanzitutto vi vingvazio di esseve qui questa seva…–, il discorso comincia così, immediatamente interrotto da un applauso.
– Vingvazio tutti pev esseve venuti e buon appetito – il discorso finisce così. E parte il terzo, fragoroso, applauso.
Anzi il quarto, perché il terzo è tributato al sottoscritto quando la Boss comunica la mia nuova carica, Vice Presidente della filiale italiana: a 29 anni il più giovane nella storia della banca.
Il discorso della Boss dura 43 minuti e 20 secondi, questi i punti salienti:
– nonostante la crisi economica internazionale, dovuta anche ai recenti attentati del movimento NowNewUtopia, GigaFuture rimane il gruppo bancario più importante del mondo;
– la filiale italiana della banca è quella che nell’ultimo anno ha offerto le performance migliori;
– crediamo molto nel nostro nuovo Vice Presidente, Andrea Conte: lui è il nostro futuro;
– assaggiate gli spiedini cinesi di maiale, sono eccezionali.
Lavoro con lei da un qualche anno, ma mi stupisce ancora sentire una cinese con la erre moscia.
Non mi stupisce invece ciò che ha detto, alla mia nomina mancava solo l’ufficialità. Sapevo tutto da un bel po’.
Ora che sono il numero due della filiale italiana di GigaFuture Bank ho tanti soldi e tanto potere in più.
È anche per questo che, uno dopo l’altro, gli ospiti della serata vengono a congratularsi, vogliono una fotografia accanto a me e io li accontento. Le donne in particolare mi guardano come se volessero scoparmi in real time, come prima e più di prima. ...

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