L’abitazione della famiglia Sherman, a mezzo isolato da Gramercy Park a New York City. Vediamo un’infilata della zona giorno, ingresso, soggiorno e terrazzo interno, di un appartamento di quattro stanze in una casa ristrutturata. L’ingresso – a centro palco, in fondo – è sopralzato di uno o due gradini rispetto al soggiorno. Il terrazzo è a destra verso il proscenio. In fondo a sinistra abbiamo una rampa di scale, strettina, che porta al pianerottolo costruito sulla parete di fondo, sopra un’anticamera. Dopo il pianerottolo le scale continuano ancora fino al soffitto e lì si interrompono. Perché tempo prima l’appartamento di sotto e quello di sopra erano uniti. Adesso sono affittati a inquilini diversi, perciò la botola del soffitto è stata chiusa. Sulla parete di fondo ci sono altre due porte, quella più vicina alla scala dà nell’anticamera, quella più lontana in cucina. A destra c’è una porta finestra che si apre sul terrazzo. Il quale terrazzo, benché faccia lievitare l’affitto a trenta dollari al mese, è striminzito e poco accogliente. Guarda sul cortile interno, infossato fra i palazzoni: stare lì è come essere in fondo a un pozzo. L’arredano una sdraio, un tavolo con sopra una radio e una piccola siepe. Dal terrazzo vediamo lo skyline della città e, a perpendicolo, il muro in mattoni di un palazzo d’uffici. Tornando in casa, sulla parete sinistra del soggiorno, verso il fondo, troviamo una porta scorrevole che dà in bagno e in camera da letto. A sinistra verso il proscenio troviamo invece un caminetto con librerie su entrambi i lati. C’è un’entrata segreta dietro la libreria, e un’altra in fondo sotto la scala. I personaggi immaginari entreranno da lì e da dietro la siepe del terrazzo.
L’appartamento ha un’atmosfera estiva. I tappeti sono stati tolti, e i mobili protetti da panni bianchi. In soggiorno, in fondo a sinistra ai piedi della scala, ci sono un piccolo piano a coda, altri scaffali a muro sotto la scala, un mobile radio-giradischi appoggiato alla libreria a sinistra della porta della camera, e accanto al giradischi, una seggiolina. Sempre a sinistra abbiamo un divano, che ha dietro un lungo tavolo con sopra un telefono, e davanti un tavolino da caffè. A sinistra verso il proscenio c’è anche un tavolino con una lampada sopra. A destra, sempre verso il proscenio, troviamo una poltrona col suo poggiapiedi, che sul lato destro ha un mobiletto bar e sul sinistro un altro tavolino con una lampada. Nell’ingresso, fra la porta dell’anticamera e quella della cucina, c’è una sedia appoggiata alla parete.
Quando si apre il sipario sono circa le otto di una sera di luglio. È una serata torrida e senza vento. Al momento c’è ancora un po’ di luce, ma durante la scena gradualmente scenderà il buio. Richard Sherman, un trentottenne con l’aspetto di un ragazzo, è seduto sulla sdraio in terrazzo. Ha addosso una camicia, un paio di pantaloni di gabardine e mocassini senza calze. Difficile dire qualcosa di Richard. Ha i capelli corti e un buon lavoro, è vicepresidente e responsabile vendite di una casa editrice che ristampa libri da venticinque centesimi. L’anno scorso ha guadagnato diciottomila dollari. Compra vestiti di buon taglio. E al momento ha spostato la radio sul tavolo in terrazzo per sentire la prima partita di una doppia sfida fra Brooklyn e Boston. Sta ascoltando la radiocronaca mentre beve senza entusiasmo una Seven Up in bottiglietta. Quando si alza il sipario, sentiamo in sottofondo la partita alla radio.
VOCE ALLA RADIO ... Siamo veramente sul filo del rasoio... Il Brooklyn sta occupando tutte le basi. Il Milwaukee è avanti due a zero. Allora... Hodges va alla battuta... i difensori sono posizionati molto indietro... tutti spostati sulla sinistra. Robinson è in terza base e sta guadagnando terreno verso casa base... Ecco il lancio. Hodges fa un bunt e smorza la palla verso la terza base... il terzabase la prende e la lancia in prima base. Hanno anticipato Robinson... è eliminato... subito palla in prima base... appena in tempo... Doppio out...
Richard smette di ascoltare e spegne la radio disgustato.
RICHARD (si alza in piedi) Un bunt? Siamo due punti sotto, abbiamo le basi piene e mandano Hodges a fare il bunt! (Entra, va in cucina, appoggia la bottiglia di Seven Up sul davanzale della finestra, prende un’altra bibita gassata dal frigo e l’apre con l’apribottiglie a muro. Scuote la testa. È ancora sconcertato. Borbotta) È questo quello che sai fare, allenatore? Ma va’ a casa! (Torna in terrazzo) Be’, cosa possiamo farci? (Si avvicina alla sdraio. Si guarda intorno, perso) Ho fame. Ecco quel che succede ad andare a cena da Schraffts. Schraffts! Volevo mangiare al pub qui di fronte, ma non si può mangiare a un pub senza poi... Non è educazione. Sì, forse avrei potuto fermarmi a bere qualcosa senza necessariamente ubriacarmi. Ma era più semplice andare da Schraffts. (Si lascia cadere sulla sdraio, sfinito) È dura per un uomo, quando la famiglia è in vacanza. È vero, da soli si respira. C’è una pace... infernale. (Sprofonda con la schiena nella sdraio e sorride fra sé. C’è musica in sottofondo. Le luci si abbassano, rimane solo un faro puntato su di lui) Ricky era davvero arrabbiato stamattina, quando sono andati in stazione. Stava quasi piangendo. E la cosa, non lo nascondo, mi ha fatto piacere.
Richard rimane seduto a ricordare la scena. Nell’ingresso, la luce del sogno accompagna Ricky e Helen dall’entrata segreta. I due si fermano in mezzo all’ingresso, Ricky a destra, Helen a sinistra. Stanno per partire per le vacanze. Helen infila la giacca al piccolo.
RICKY E papà? Non viene con noi?
HELEN (si inginocchia vicino a lui) Papà arriva venerdì sera.
RICKY Ma mamma, perché non può venire con noi?
HELEN Perché deve lavorare, povero papà. Sta qui a morire di caldo. Noi passeremo tutta l’estate al mare, mentre lui poveretto verrà solo nei weekend.
RICKY (scuote la testa) Povero papà.
HELEN Ha tanto da lavorare. Deve stare a dieta e non fumare, come gli ha detto il dottor Murphy. E come gli ha ripetuto il dottor Summers, deve evitare gli alcolici, per la colite.
Richard beve dalla bottiglietta. Il sapore gli fa schifo. Guarda l’etichetta e legge quel che c’è scritto. Intanto Helen dà un buffetto sulla testa a Ricky e gli infila il berretto.
RICHARD (legge) Acqua, acido carbonico, acido citrico, caramello, aromi, zucchero, coloranti e conservanti. Da quando ho smesso di bere, mi sento sempre lo stomaco sottosopra. (Beve e fa smorfie disgustate)
RICKY Povero papà...
HELEN (torna in piedi) Però la mamma gli telefonerà tutte le sere alle dieci per essere sicura che stia bene.
Ricky e Helen escono dalla porta d’ingresso con un sottofondo musicale, mentre le luci su di loro si abbassano.
RICHARD (esce dalla fantasia. Appoggia la bottiglietta sul tavolo) Le dieci. (Si alza e si volta verso la porta finestra) Non so come farò, a star sveglio fino alle dieci. (Nota qualcosa nell’appartamento al di là del cortile. È preso da quello che vede) Ehi, signora! Capisco che fa un caldo bestiale, però... (Si siede e guarda) La prego, non mi faccia vedere niente di osceno. Pago l’affitto anche per il terrazzo. Se non vuole esibirsi, deve tirare giù le tapparelle... Va be’, è la vita. (Si alza, sbadiglia mentre le campane della chiesa un isolato più in là suonano il quarto. Entra nell’ingresso e passa in soggiorno) Mettersi sul terrazzo è come avere una tivù con trenta canali che trasmettono contemporaneamente. (Spegne la ...