Il mistero degli Studi Kellerman
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Il mistero degli Studi Kellerman

  1. 112 pagine
  2. Italian
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Il mistero degli Studi Kellerman

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Informazioni sul libro

Mick Williams, giovane investigatore in erba, è molto interessato alle imprese di una banda di audaci quanto inafferrabili rapinatori di banche. Quello che certo non immagina è che ben presto la sua strada si incrocerà con la loro. Il suo amico Izzy, infatti, gli insegna come entrare di nascosto negli studi cinematografici Kellerman, da tempo in disuso e in attesa di venir demoliti per far posto a un grande albergo. È un luogo che custodisce troppi segreti, e tra i tanti misteri ce n'è uno che riguarda proprio la banda di rapinatori, che sembra capace di far perdere le proprie tracce come per magia. Quando però i due ragazzi se ne rendono conto, è troppo tardi: ormai sono nei guai fino al collo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
ISBN
9788852031076

1

Mick Williams cacciò a forza il giornale dentro la cassetta per le lettere. Era l’ultima copia che gli era rimasta da consegnare, per quella sera. Inforcò la bicicletta al volo, con una delle spericolate acrobazie in cui era maestro, e pedalò a tutta birra, tornando verso l’edicola. Era proprio questa la fase più divertente del suo giro quotidiano, quando lo zainetto, che all’inizio era gonfio di giornali, a poco a poco si era svuotato e alla fine gli pendeva dalle spalle floscio e leggerissimo, e lui, non più sbilanciato dal voluminoso fardello, poteva avventarsi in quelle corse pazze attraverso il traffico cittadino.
Affrontò l’ultima curva senza neppure rallentare, tutto inclinato da una parte; si accertò con un’occhiata fulminea che non arrivassero macchine e tagliò la strada, imboccando contromano la dirittura d’arrivo. Al traguardo, davanti all’edicola, si accostò al marciapiede, facendo la barba al costolone di pietra, poi sterzò di colpo, quasi ad angolo retto. La ruota anteriore, messa di taglio, morse l’asfalto in una frenata a secco, tipo cristiania; quella posteriore, trascinata dalla forza d’inerzia, sbandò di lato e si inalberò come un mulo che scalcia imbizzarrito. Il ragazzo fu lesto a balzare a terra, prima di essere disarcionato e scaraventato chissà dove; però tenne saldamente in pugno le manopole, dominando con polso fermo l’impennata del vecchio e arrugginito cavallo d’acciaio. Era un giochetto che Mick aveva imparato da bambino e che ogni volta lo faceva sentire molto lusingato per gli sguardi di interesse e di ammirazione con cui compagni e coetanei sottolineavano le sue prodezze; ma stavolta non c’erano spettatori. Il ragazzo parcheggiò la bici contro il marciapiede, puntellandola con un pedale incastrato sul bordo, e si diresse verso l’edicola con passo reso un poco vacillante dal tipico indolenzimento da sellino.
L’edicola del signor Thorpe – il giornalaio per cui lavorava anche Mick, un uomo di poche parole, esigente ma non cattivo – era un vero e proprio negozio, anzi qualcosa di più, dato che serviva soprattutto alcune edicole minori dei dintorni e un buon numero di clienti fissi, a cui i giornali venivano portati a domicilio. Per il suo lavoro Mick prendeva quattro sterline e mezzo la settimana, il che non era moltissimo come compenso, però poteva essere considerato giusto per il tempo e la fatica che il giro richiedeva a un ragazzo che a schizzare per le strade in bicicletta ci si divertiva.
Spingendo la porta per entrare, Mick notò accanto alla vetrina un ragazzo che non aveva mai visto. Non ne sarebbe stato affatto colpito, se non fosse per la bicicletta da corsa che l’altro faceva stare in equilibrio tenendo una mano posata con disinvoltura sul sellino affusolato. Uno che aveva una bici così doveva essere per forza uno che se ne intendeva. Mick si chiese se l’altro avesse notato le sue acrobazie e le avesse convenientemente apprezzate.
«C’è un nuovo fattorino, Mick» lo avvertì il signor Thorpe, appena lo vide.
«È quello là fuori?» Mick si girò a osservare lo sconosciuto ciclista, attraverso la vetrina.
«Farà lui il giro numero sette» confermò il giornalaio. «Pensa tu a mostrarglielo.»
«Va bene.»
Mick conosceva tutti i giri delle consegne, per cui, quando uno dei suoi colleghi non si presentava, era sempre lui a sostituirlo, dopo aver terminato il suo giro. Questo per lui era un lavoro straordinario, ma gli veniva regolarmente riconosciuto e retribuito (avevano concordato un compenso di ben una sterlina!), per cui era sempre contento quando gliene capitava l’occasione. Picchiò con le nocche contro lo spesso cristallo della vetrina, per richiamare l’attenzione dell’altro ragazzo, e gli fece cenno di entrare.
L’apprendista era un poco esitante, aveva lo sguardo spaesato.
«Comincia a prepararti» gli disse il signor Thorpe. «Ti accompagnerà Mick, per mostrarti il tuo giro.» Mick osservò il nuovo collega. Si disse che dovevano avere all’incirca la stessa età, però l’altro era più alto e robusto di lui. Aveva i capelli castani chiari, quasi biondi, tagliati molto corti. Portava una polo in apparenza normalissima, ma il marchio cucito sul petto informava che quella doveva essere costata un occhio della testa.
«Come ti chiami?» gli chiese.
«Randall Izard.»
«Che nome insolito» commentò Mick. «Izard è il cognome, vero?»
«Sì, però alla scuola dove andavo mi chiamavano “Izzy”. Se ti sembra più facile, puoi chiamarmi così anche tu.»
«D’accordo. Adesso diamoci da fare, Izzy.»
Mick prese uno degli zainetti per il trasporto dei giornali e lo mise sul bancone, accanto a una delle pile dei quotidiani della sera.
«Sai già come si fa a sistemarci dentro i giornali?» domandò all’allievo.
«Sì, penso di sì.» Izzy non vedeva proprio che tipo di difficoltà avrebbe potuto presentare l’operazione.
Si mise ad armeggiare con i giornali e Mick per un poco rimase a osservare come se la cavava. Era molto maldestro.
«È la prima volta che vai a fare un giro di consegna dei giornali, vero?» commentò, scuotendo la testa.
«Sì.»
«Lo avevo capito. Da’ a me, ti faccio vedere io.»
Mick gli mostrò come andavano infilati i giornali nello zainetto, per non farli sciupare e poterli tirare fuori a uno a uno rapidamente; poi lo aiutò a mettersi la sacca sulle spalle.
«Accidenti come pesa» si lamentò Izzy, muovendosi per uscire dal negozio.
«Aspetta venerdì per lamentarti,» ridacchiò Mick «quando i giornali pubblicano i supplementi e ci sono da consegnare anche le riviste!»
«Ehi, ragazzi, vedete di sbrigarvi» li raggiunse la voce pungolante del signor Thorpe «o la signora del 35 di via delle Acacie verrà a lamentarsi anche stasera che il giornale le è stato consegnato in ritardo!»
Mick non si diede neppure la pena di rispondere. Esaminò la bicicletta del compagno con aria da competente. Era una superleggera di gran marca, con manubrio e sellino da corsa, tubolari sottilissimi e cambio a cinque velocità. “Deve essere costata un occhio della testa” considerò tra sé, non senza un poco di invidia. Ma poi, quando Izzy la inforcò, si accorse che, sebbene fosse più alto di lui, con i piedi arrivava appena ai pedali. “Per me sarebbe troppo grande” si consolò.
Saltò sulla sua bici sferragliante e si avviò a razzo, facendo cenno all’altro di seguirlo. Izzy, per nulla in difficoltà, recuperò in un lampo lo svantaggio iniziale e gli si mise al fianco. Non restò indietro neppure di un millimetro; eppure pedalava con lenta regolarità, senza alcuno sforzo apparente.
«Peccato per quella tua bici» osservò Mick, dopo un po’.
«Peccato perché?» si risentì Izzy. «Forse ha qualcosa che non va?»
«Oh, no, assolutamente no, anzi, è un’ottima bicicletta» assicurò Mick. «Soltanto che non è adatta per andare in giro a consegnare giornali. Per un lavoro così va molto meglio una bici come la mia.»
«Be’, non l’ho presa per andare in giro a consegnare giornali» bofonchiò l’altro, con un’alzata di spalle.
I due ragazzi svoltarono in via delle Acacie e Mick puntò dritto verso la prima villetta, quella da dove cominciava il loro giro. A mano a mano, insegnò a Izzy in quali case il giornale doveva lasciarlo sul gradino della porta, in quali infilarlo nella cassetta della posta o sotto un riparo, in modo che non si bagnasse in caso di pioggia, e infine in quali villette i proprietari non permettevano che il fattorino, per fare prima, tagliasse attraverso il praticello d’erba perfettamente rasata.
«Come mai conosci questo giro così bene?» commentò Izzy. «Forse prima lo facevi tu?»
«Prima o poi li ho fatti tutti» rispose Mick.
Mick era giunto alla conclusione che l’altro ragazzo non gli piaceva troppo. Parlava in un modo un po’ affettato e lui i ragazzi che parlavano così li giudicava degli snob.
Izzy scese e lasciò la bicicletta poggiata contro la staccionata di una villetta per andare a depositare il giornale sul gradino d’ingresso. Mick ne approfittò per studiarla meglio. I cerchioni erano sottilissimi, in lega leggera, e i pneumatici ad alta pressione avevano il battistrada da corsa. I freni, del tipo a tamburo per alte velocità, erano dei Weinmann 999.
“Izzy deve essere ricco parecchio” rifletté Mick, mettendo insieme l’aria da snob, la polo firmata e una bici di quel genere. “C’è da chiedersi perché mai voglia andare in giro a consegnare i giornali. Che bisogno può avere di lavorare?”
L’apprendista uscì dal cancello. Il suo zainetto adesso era quasi vuoto.
«Come hai avuto quella bici?» chiese Mick.
«Me l’ha regalata mio padre per il mio compleanno» spiegò Izzy. «E tu come hai avuto la tua?»
«L’ho rubata» affermò Mick, lasciando di stucco il suo compagno.
Rimontò in sella e sfrecciò verso la villetta successiva, ma dentro di sé continuò a rimuginare sulla faccenda.
«Tuo padre deve avere un mucchio di soldi» tornò sull’argomento dopo un altro paio di consegne. «Che lavoro fa?»
«È produttore cinematografico.»
«Davvero? Fa dei film?» Mick fu abbastanza impressionato. «Film di che genere? Fantascienza, spionaggio, cowboy...»
«Niente di tutto questo. Più che altro realizza spot pubblicitari.»
«Ah» fu l’unico commento di Mick: il suo interesse era svanito di colpo.
«E il tuo?» chiese Izzy a sua volta.
«Il mio cosa?»
«Tuo padre. Che cosa fa?»
«Non ce l’ho» disse Mick.
Izzy aggrottò la fronte e fece per chiedere qualche altra cosa, ma Mick lo prevenne:
«Questa è l’ultima casa del giro» lo bloccò appena aprì bocca. «Qui il giornale va messo nella cassetta.»
I due ragazzi ripresero a parlare solamente quando furono già a metà strada, ritornando all’edicola.
«A che scuola vai?» domandò Mick.
«Al Radley.»
«Davvero? È anche la mia scuola» si stupì Mick. «E perché non ti ho mai visto?»
«Mi sono iscritto da poco» spiegò l’altro. «Prima andavo a una scuola privata.»
Davanti al negozio, Mick si esibì in una delle sue frenate a cristiania. Izzy non si mostrò particolarmente eccitato per la prodezza del compagno e parcheggiò la sua bici con molta cura....

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il mistero degli Studi Kellerman
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Copyright