L'interpretazione dei sogni
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L'interpretazione dei sogni

  1. 686 pagine
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L'interpretazione dei sogni

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«Opera personalissima, capace di mutare il mondo», secondo la definizione di Thomas Mann, L'interpretazione dei sogni vide la luce nel novembre 1899, ma con la data 1900 sul frontespizio: un modo per sottolinearne il profondo valore simbolico e il senso di svolta nella cultura europea. È con questo testo, infatti, che Freud afferma l'idea che la vita psichica abbia una dimensione ben più ampia di quella che può essere riportata volontariamente alla coscienza; e che il sogno sia la manifestazione privilegiata per indagare quella sfera che da allora chiamiamo inconscio. Oltre che via di accesso all'inconscio, l'interpretazione del sogno diventa così strumento fondamentale di terapia. Una terapia che Freud sperimentò sui suoi pazienti nevrotici ma anche su se stesso: L'interpretazione dei sogni, infatti, ha una forte impronta autobiografica e appare ancora oggi al lettore come un'opera di straordinaria complessità e ricchezza. In essa il rigore concettuale e argomentativo si fonde con il fascino, profondamente letterario, della narrazione di sé e della descrizione di quella Vienna fin de siècle che ha avuto un ruolo ineguagliabile nello sviluppo artistico del Novecento. Il testo è accompagnato da un saggio di Jacqueline Rose.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
ISBN
9788852029868

VI

Il lavoro onirico

Tutti gli altri tentativi messi in atto finora per risolvere i problemi del sogno si collegavano direttamente al contenuto onirico manifesto fornito dal ricordo, sforzandosi di trarne l’interpretazione del sogno, o, se rinunciavano a un’interpretazione, di motivare il loro giudizio sul sogno con un riferimento al suo contenuto. Noi siamo i soli a trovarci di fronte a un diverso stato di cose; tra il contenuto onirico e i risultati della nostra osservazione si insinua un nuovo materiale psichico: il contenuto onirico latente – i pensieri onirici – ottenuto grazie al nostro procedimento. Da tale contenuto, non da quello manifesto, abbiamo sviluppato la soluzione del sogno. Ci spetta pertanto anche un compito nuovo, che prima non esisteva: esaminare cioè le relazioni tra il contenuto manifesto del sogno e i pensieri onirici latenti, e cercare di capire attraverso quali processi il primo derivi da questi ultimi.
I pensieri e il contenuto del sogno stanno davanti a noi come due descrizioni dello stesso contenuto in due lingue diverse, o meglio, il contenuto onirico ci appare come una trasposizione dei pensieri onirici in un linguaggio, di cui è opportuno imparare i segni e le regole sintattiche confrontando l’originale con la traduzione. I pensieri onirici ci risultano senz’altro comprensibili, non appena ne veniamo a conoscenza. Il contenuto del sogno è restituito in una sorta di scrittura ideografica i cui segni vanno trasposti uno per uno nella lingua dei pensieri onirici. Verremmo tratti palesemente in errore, se volessimo leggere questi segni nel loro valore di immagini anziché nella loro relazione in quanto segni. Mi trovo davanti un indovinello figurato (rebus): una casa sul cui tetto si vede una barca, poi una singola lettera, poi una figura che corre e alla quale è stata cancellata la testa con un apostrofo eccetera. Ora potrei erroneamente obiettare che questa composizione e i suoi elementi sono assurdi. Il posto di una barca non è il tetto di una casa e una persona senza testa non può correre; la persona inoltre è più alta della casa e, se il tutto deve raffigurare un paesaggio, le singole lettere, che certo non si trovano in natura, non vi si integrano. La corretta valutazione del rebus si ha evidentemente solo se non sollevo alcuna di queste obiezioni contro l’insieme o i particolari, e mi sforzo invece di sostituire ogni immagine con una sillaba o una parola, che in base a una qualunque relazione possa essere raffigurata da un’immagine. Le parole che così si compongono non sono più senza senso, ma possono creare la più bella e significativa frase poetica. Il sogno è dunque un indovinello figurato di questo tipo e i nostri predecessori nel campo dell’interpretazione dei sogni hanno commesso l’errore di giudicare il rebus come una composizione figurativa. Come tale esso è apparso loro assurdo e privo di valore.
A. Il lavoro di condensazione
La prima cosa che salta agli occhi dello studioso, quando confronta il contenuto e i pensieri del sogno, è che è stato svolto un enorme lavoro di condensazione. Il sogno è conciso, misero, laconico rispetto all’ampiezza e alla varietà dei pensieri onirici. Messo per iscritto, il sogno riempie una mezza pagina; l’analisi, che contiene i pensieri onirici, necessita di uno spazio sei, otto, dodici volte più grande. Il rapporto varia a seconda dei sogni; ma, per quel che ho potuto verificare, non cambia mai di senso. Di norma sottovalutiamo le proporzioni della compressione messa in atto, credendo che i pensieri onirici portati alla luce siano il materiale completo, mentre un ulteriore lavoro di interpretazione può svelarne altri, nascosti dietro il sogno. Abbiamo già dovuto dichiarare che in realtà non si è mai sicuri di aver interpretato completamente un sogno; persino quando la soluzione appare soddisfacente e priva di lacune, è sempre possibile che lo stesso sogno riveli un altro significato. La quota di condensazione dunque è – in senso stretto – indeterminabile. Contro l’affermazione secondo cui dallo squilibrio fra contenuto e pensieri onirici va dedotta un’ampia condensazione del materiale psichico durante la formazione del sogno si potrebbe sollevare un’obiezione a prima vista assai seducente. Proviamo molto spesso la sensazione di aver sognato tantissimo per tutta la notte, ma di aver dimenticato quasi ogni cosa. Il sogno ricordato al risveglio, dunque, sarebbe soltanto un residuo dell’intero lavoro onirico, che avrebbe le stesse dimensioni dei pensieri onirici se riuscissimo a ricordarlo in modo completo. Sicuramente ciò è in parte vero; di certo non ci inganniamo osservando che un sogno viene riprodotto con la massima fedeltà quando si cerca di ricordarlo subito dopo il risveglio, e che il ricordo verso sera diventa sempre più lacunoso. D’altro canto è chiaro che assai spesso la sensazione di aver sognato molto più di quanto si possa riprodurre si basa su un’illusione, la cui origine verrà spiegata più avanti. L’ipotesi di una condensazione nel lavoro onirico, inoltre, non viene intaccata neanche dalla possibilità di dimenticare i sogni, poiché essa è dimostrata dalla grande quantità di rappresentazioni appartenenti ai singoli brani del sogno conservati. In effetti, se una gran parte del sogno è perduta per il ricordo, probabilmente in questo modo ci resta precluso l’accesso a una nuova serie di pensieri onirici. Non c’è alcun motivo di credere che anche i brani del sogno andati persi si riferissero solo a quei pensieri che già conosciamo grazie all’analisi dei brani conservati.1
Di fronte all’enorme quantità di idee incidentali che l’analisi fornisce per ogni singolo elemento del contenuto onirico, in qualche lettore potrà sorgere un dubbio sostanziale, se cioè tutto ciò che a una persona viene in mente a posteriori, durante l’analisi, debba essere attribuito ai pensieri onirici, vale a dire, se si debba supporre che tutti questi pensieri fossero già attivi durante lo stato di sonno e abbiano contribuito alla formazione del sogno. O se durante l’analisi non nascano piuttosto nuovi collegamenti di idee che non hanno partecipato alla formazione del sogno. Posso fare mio questo dubbio solo con riserva. È vero che singoli collegamenti di idee nascono soltanto durante l’analisi, ma ogni volta è possibile convincersi che questi nuovi collegamenti si stabiliscono solo fra pensieri già legati tra loro, in altro modo, nei pensieri onirici; i nuovi collegamenti sono una sorta di derivazioni, di cortocircuiti, resi possibili dall’esistenza di altre, più profonde vie di collegamento. Per la maggioranza delle masse di pensieri scoperte durante l’analisi, bisogna ammettere che erano attive già nella formazione del sogno; infatti, una volta aperto un varco in una catena di tali pensieri, in apparenza privi di nessi con la formazione del sogno, ci imbattiamo all’improvviso in un pensiero, rappresentato nel contenuto onirico, che è indispensabile per l’interpretazione ed era accessibile solo attraverso quella catena di pensieri. Si confronti su questo punto il sogno della monografia botanica, che appare come il risultato di una sorprendente opera di condensazione, anche se non ho comunicato per intero la sua analisi.
Ma come dobbiamo immaginarci lo stato psichico che precede i sogni durante il sonno? I pensieri onirici si trovano tutti l’uno accanto all’altro o vengono ripercorsi uno dopo l’altro? Oppure differenti centri formano più successioni simultanee di pensieri che poi si incontrano? Ritengo non ci sia ancora alcuna necessità di crearsi una rappresentazione plastica dello stato psichico durante la formazione del sogno. Non dobbiamo dimenticare, però, che si tratta di pensieri inconsci, ed è facile che il procedimento sia diverso da quello che percepiamo in noi nella riflessione intenzionale, accompagnata dalla coscienza.
Tuttavia, il fatto che la formazione del sogno si fondi su una condensazione è indiscutibile. Come avviene, dunque, questa condensazione?
Se consideriamo che, dei pensieri onirici individuati, solo pochissimi sono presenti nel sogno attraverso uno dei loro elementi rappresentativi, dovremmo concludere che la condensazione avviene per omissione, visto che il sogno non è una traduzione fedele o una proiezione puntuale dei pensieri onirici, ma una loro riproduzione estremamente incompleta e lacunosa. Questo punto di vista, come scopriremo presto, è molto carente. Per il momento, però, basiamoci su di esso e continuiamo a chiederci: «Se solo pochi elementi dei pensieri onirici arrivano nel contenuto del sogno, quali condizioni ne determinano la scelta?».
Per ottenere una risposta, rivolgiamo la nostra attenzione agli elementi del contenuto onirico che devono aver soddisfatto tali condizioni. Un sogno formatosi in seguito a una condensazione particolarmente intensa sarà il materiale più utile per questa ricerca. Scelgo un mio sogno già riferito a p. 174.
I. IL SOGNO DELLA MONOGRAFIA BOTANICA
Contenuto del sogno: Ho scritto una monografia su una specie di pianta (indefinita). Il libro è davanti a me, sto voltando una tavola a colori ripiegata. All’esemplare è allegato un campione essiccato della pianta.
L’elemento più evidente di questo sogno è la monografia botanica. Questa deriva dalle impressioni del giorno del sogno; nella vetrina di una libreria avevo visto effettivamente una monografia sul genere «ciclamino». Questo genere non viene menzionato nel contenuto del sogno, in cui sono rimaste soltanto la monografia e il suo rapporto con la botanica. La «monografia botanica» mostra subito la sua relazione con il lavoro sulla cocaina scritto in passato; dalla cocaina parte un collegamento di idee, da un lato con uno scritto commemorativo e con certi fatti avvenuti in un laboratorio dell’università, dall’altro con il mio amico oculista, il dottor Königstein, che ha avuto la sua parte nell’utilizzazione della cocaina. Alla persona del dottor K. si riallaccia anche il ricordo della conversazione interrotta che avevo avuto con lui la sera prima, oltre ai molteplici pensieri sul compenso per le prestazioni mediche fra colleghi. Questa conversazione è dunque il vero spunto onirico attuale; anche la monografia sul ciclamino è un fatto attuale, ma di natura indifferente; noto dunque che la «monografia botanica» del sogno si dimostra un elemento comune intermedio fra le due esperienze diurne, preso senza modifiche dall’impressione indifferente e legato all’esperienza psichicamente significativa da numerosissimi legami associativi.
Non soltanto la rappresentazione composta «monografia botanica», ma anche ognuno dei suoi elementi separati, «botanico» e «monografia», si spinge sempre più in profondità, attraverso vari collegamenti, nel groviglio dei pensieri onirici. Alla sfera del «botanico» appartengono i ricordi sulla persona del professor Gärtner [giardiniere], sulla sua florida moglie, sulla mia paziente di nome Flora e sulla signora a proposito della quale ho raccontato la storia dei fiori dimenticati. Gärtner riconduce al laboratorio e alla conversazione con Königstein; in questa stessa conversazione vengono menzionate entrambe le pazienti. Dalla donna dei fiori si dirama un percorso mentale che conduce ai fiori preferiti di mia moglie e termina nel titolo della monografia vista di sfuggita durante il giorno. Il termine «botanico», inoltre, ricorda un episodio del ginnasio e un esame del periodo universitario, mentre un nuovo tema, affrontato in quella conversazione, il tema delle mie attività preferite, si riallaccia, attraverso il carciofo, definito scherzosamente il mio fiore preferito, alla catena di pensieri derivante dai fiori dimenticati; dietro il «carciofo» si nasconde, da un lato, il ricordo dell’Italia e, dall’altro, una scena infantile con cui ho inaugurato i miei rapporti, diventati poi intimi, con i libri. Botanico è dunque un vero punto nodale nel quale si incontrano, a favore del sogno, numerose successioni di pensieri che, come posso assicurare, in quella conversazione vengono messe a buon diritto in relazione. Ci ritroviamo qui nel mezzo di una fabbrica di pensieri, dove come nel capolavoro del tessitore
Un pedale muove mille fili
le spole volano su e giù
i fili scorrono invisibili
un colpo allaccia mille vincoli.
Monografia nel sogno tocca a sua volta due temi: l’unilateralità dei miei studi e l’alto costo delle mie attività predilette.
Da questo primo esame si ricava l’impressione che gli elementi «botanico» e «monografia» siano stati accolti nel contenuto del sogno perché possono dimostrare i più numerosi contatti con la maggior parte dei pensieri onirici, e quindi costituiscono punti nodali in cui si incontrano moltissimi pensieri del sogno perché hanno molti significati in riferimento all’interpretazione. È possibile esprimere anche diversamente il dato di fatto che sta alla base di questa spiegazione, dicendo che ognuno degli elementi del contenuto onirico risulta sovradeterminato, in quanto rappresentato più volte nei pensieri del sogno.
Veniamo a saperne di più se verifichiamo la presenza delle restanti componenti del sogno nei pensieri onirici. La tavola a colori che sto sfogliando (cfr. l’analisi a p. 177) fa riferimento a un nuovo tema, cioè la critica rivolta dai colleghi ai miei lavori, e a un altro argomento già trattato nel sogno, le mie attività predilette, oltre che al ricordo d’infanzia in cui straccio un libro con tavole a colori; l’esemplare essiccato della pianta accenna all’episodio ginnasiale dell’erbario e dà particolare rilievo a questo ricordo. Mi rendo conto, dunque, del tipo di rapporto esistente fra contenuto e pensieri del sogno: non solo gli elementi del sogno sono più volte determinati dai pensieri onirici, ma i singoli pensieri sono anche rappresentati nel sogno da più elementi. Da un elemento del sogno il percorso associativo conduce a diversi pensieri onirici, da un pensiero onirico a diversi elementi del sogno. La formazione del sogno, dunque, non avviene in modo tale per cui il singolo pensiero onirico, o un gruppo di pensieri, fornisce un sunto del contenuto del sogno, e poi il successivo pensiero onirico ne fornisce un altro in rappresentanza di questo, un po’ come una popolazione elegge i suoi rappresentanti; l’intera massa dei pensieri onirici, invece, sottostà a una determinata rielaborazione, in conformità alla quale gli elementi più volte e meglio sostenuti emergono per entrare nel contenuto del sogno, in modo analogo a un’elezione tramite scrutinio di lista. Qualunque sogno io sottoponga a una simile scomposizione, trovo sempre confermati gli stessi princìpi, cioè che gli elementi del sogno vengono formati partendo dall’intera massa dei pensieri onirici, e che ognuno di essi appare più volte determinato in rapporto a questi stessi pensieri.
Non è certo superfluo dimostrare questa relazione fra contenuto e pensieri del sogno con un nuovo esempio, che si distingue per un intreccio particolarmente abile dei reciproci rapporti. Questo sogno proviene da un paziente che ho in cura per claustrofobia. Si capirà presto come mai mi vedo indotto a dare il seguente titolo a questa opera onirica oltremodo ingegnosa.
II. «UN BEL SOGNO»
Percorre con una numerosa compagnia la via X, in cui si trova una modesta locanda (il che non è esatto). Nelle stanze di quest’ultima si rappresenta uno spettacolo teatrale; lui fa parte ora del pubblico ora degli attori. Alla fine viene detto che bisogna cambiarsi d’abito per tornare in città. Una parte del gruppo viene mandata nelle stanze al pianterreno, un’altra al primo piano. Poi nasce un litigio. Quelli di sopra si arrabbiano perché quelli che stanno in basso non sono ancora pronti e così non possono scendere. Suo fratello sta sopra, lui sotto, e si arrabbia con il fratello per tutta quella fretta. (Questa parte non è chiara.) Del resto all’arrivo era già deciso chi dovesse stare sopra e chi sotto. Poi da solo percorre la salita attraverso la quale la via X giunge in città, e procede con tanta difficoltà, con tanta fatica che non si muove di un passo. Un signore piuttosto anziano lo accompagna e impreca contro il re d’Italia. Alla fine della salita, procede molto più facilmente.
Il malessere durante la salita era così netto che al risveglio per un po’ non ha capito se si trattava di un sogno o della realtà.
Basandosi sul contenuto manifesto è difficile apprezzare questo sogno. Contrariamente alle regole, comincerò l’interpretazione con il brano che il sognatore ha definito come il più chiaro.
Il disturbo sognato e probabilmente avvertito nel sogno, cioè la fatica nel salire dovuta a dispnea, è uno dei sintomi che il paziente aveva effettivamente accu...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L'interpretazione dei sogni
  3. Nota introduttiva - «L’interpretazione dei sogni» e la nascita della psi coanalisi - di Paolo Repossi
  4. Cronologia della vita e delle opere di Freud
  5. L’interpretazione dei sogni
  6. I. La letteratura scientifica sui problemi del sogno
  7. II. Il metodo dell’interpretazione dei sogni. L’analisi di un sogno campione
  8. III. Il sogno è l’appagamento di un desiderio
  9. IV. La deformazione del sogno
  10. V. Il materiale e le fonti del sogno
  11. VI. Il lavoro onirico
  12. VII. La psicologia dei processi onirici
  13. VIII. Bibliografia
  14. Copyright