Nuovi Argomenti (6)
eBook - ePub

Nuovi Argomenti (6)

  1. 400 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Nuovi Argomenti (6)

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Alberto Carocci e Alberto Moravia fondano Nuovi Argomenti. «L'idea», ricorderà Moravia, «era quella di creare una rivista di sinistra come "Temps Modernes" di Sartre, la quale avrebbe avuto un'attenzione per la realtà italiana di tipo oggettivo e non lirico». Il bimestrale ha la sua redazione in via dei Due Macelli 47 (segretario di redazione, Giovanni Carocci) e viene stampato presso l'Istituto Grafico Tiberino di Roma.
Hanno collaborato: Enzo Siciliano, David Grossman, Roberto Gualtieri, Massimiliano Capati, Furio Colombo, Peter Schneider, Claudio Magris, Francesca Sanvitale, Gianni Riotta, Valerio Magrelli, Emanuele Severino, Giovanni Gozzini, Giorgio van Straten, Gianni Franzo, Pietro Suber, Pietro Pompili, Attilio Scarpellini, Margaret Atwood, Tim Parks, Vincenzo Pardini, Giuseppe Montesano, Riccardo D'Anna, Albertina Vittoria, Nico Naldini, Pietro Tripodo, Emanuele Trevi, Raffaele La Capria, Roberto Galaverni, Cristiana De Santis, Lalla Romano, Flavio De Bernardinis.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Nuovi Argomenti (6) di AA.VV. in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Storia e teoria della critica letteraria. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852045523
images

STORIE VERE

Margaret Atwood

Interlunare
L’oscurità attende al di là di ogni occasione;
come il dolore è sempre disponibile.
Questa è solo di una specie,
della specie in cui vi sono stelle
sopra le foglie, brillanti come chiodi di acciaio
e innumerevoli e prive di riguardo.
Camminiamo assieme
su umide foglie morte nel tempo interlunare
fra indistinte rocce notturne
che sarebbero di un grigio rosato
alla luce del giorno, corrose e ammorbidite
dal muschio e dalle felci, che sarebbero verdi
nell’odore stantio di lievito fresco
di alberi marcescenti, la terra che restituisce
se stessa a se stessa
e io ti prendo per mano, che ha la forma di
una mano se tu esistessi veramente.
Vorrei mostrarti l’oscurità
che tu tanto temi.
Fidati di me. Questa oscurità
è un luogo in cui puoi entrare ed essere
al sicuro come in qualunque altro luogo;
puoi mettere un piede davanti all’altro
e credere agli angoli dei tuoi occhi.
Memorizzala. La riconoscerai
al momento giusto
quando le apparenze delle cose ti avranno lasciato,
tu possederai ancora questa oscurità.
Qualcosa di tuo che potrai portare con te.
Siamo giunti al limite:
il lago trasuda il suo silenzio;
fuori nella notte c’è un barbagianni
che chiama, come una falena
contro l’orecchio, dalla riva lontana
che è invisibile.
Il lago, vasto e privo di dimensioni,
raddoppia ogni cosa, le stelle,
i massi, se stesso, persino l’oscurità
in cui puoi camminare così a lungo
diventa luce.
Interlunar. Darkness waits apart from any occasion for it; / like sorrow it is always available. / This is only one kind, // the kind in which there are stars / above the leaves, brilliant as steel nails / and countless and without regard. // We are walking together / on dead wet leaves in the intermoon / among the looming nocturnal rocks / which would be pinkish grey / in daylight, gnawed and softened /
by moss and ferns, which would be green, / in the musty fresh yeast smell / of trees rotting, earth returning / itself to itself // and I take your hand, which is the shape a hand / would be if you existed truly. / I wish to show you the darkness / you are so afraid of. // Trust me. This darkness / is a place you can enter and be / as safe in as you are anywhere; / you can put one foot in front of the other / and believe the sides of your eyes. / Memorize it. You will know it / again in your own time. / When the appearance of things have left you, / you will still have this darkness. / Something of your own you can carry with you. //
We have come to the edge: / the lake gives off its hush; / in the outer night there is a barred owl / calling, like a moth / against the ear, from the far shore / which is invisible. / The lake, vast and dimensionless, / doubles everything, the stars, / the boulders, itself, even the darkness / that you can walk so long in / it becomes light.
Nulla
Nulla come l’amore fa rifluire il sangue
nel linguaggio,
la differenza tra la spiaggia e i suoi
distinti frammenti e rocce, un duro
cuneiforme, e il tenero corsivo
delle onde; ossa e liquide uova di pesce, deserto
e palude, una verde spinta
fuori dalla morte. Le vocali si gonfiano
di nuovo come labbra o dita fradice, e le dita
stesse palpano questi
ciottoli levigati sfiorano come pelle. Il cielo
non è vuoto e laggiù ma imminente
contro i tuoi occhi, liquefatto, così vicino
da poterlo gustare. Sa di
sale. Ciò che ti tocca
è ciò che tu tocchi.
Nothing. Nothing like love to put blood / back in the language, / the difference between the beach and its / discrete rocks & schards, a hard / cuneiform, and the tender cursive / of waves; bone & liquid fishegg, desert / & saltmarsh, a green push / out of death. The vowels plump / again like lips or soaked fingers, and the fingers / themselves move around these / softening pebbles as around skin. The sky’s / not vacant and over there but close / against your eyes, molten, so near / you can taste it. It tastes of / salt. What touches / you is what you touch.
Mattino nella casa bruciata
Nella casa bruciata faccio colazione.
Tu capisci: non c’è casa, non c’è colazione,
eppure sono qui.
Il cucchiaio che si è fuso raschia
la ciotola che si è pure fusa.
Non c’è nessuno.
Dove sono andati, fratello e sorella,
madre e padre? Lungo la costa,
forse. Gli abiti sono ancora sulle stampelle,
la pila dei piatti accanto al lavello,
che è accanto alla stufa a legno
con la graticola e la teiera fuligginosa,
ogni dettaglio chiaro,
la tazza di latta e lo specchio ondulato.
Il giorno è luminoso e senza suoni.
Il lago è blu, la foresta vigile.
A oriente un banco di nuvole
lievita silenzioso come pane nero.
Riesco a vedere le tracce sulla tela cerata.
Riesco a vedere le imperfezioni del vetro,
quei bagliori dove batte il sole.
Non riesco a vedermi la braccia e le gambe
o a capire se questa è una trappola o una benedizione,
ritrovandomi di nuovo qui, dove ogni cosa
in questa casa da tempo non esiste più,
teiera e specchio, cucchiaio e ciotola,
incluso il mio corpo,
incluso il corpo che avevo allora,
incluso il corpo che ho ora
mentre siedo a questo tavolo mattutino, sola e felice,
piedi nudi di bambina sulle tavole bruciate del pavimento,
(riesco quasi a vedere)
nei miei abiti in fiamme, i calzoncini verdi leggeri
e la maglietta gialla consunta
che tiene assieme la mia cinerea, inesistente,
carne radiosa. Incandescente.
Morning in the burned house. In the burned house I am eating breakfast. / You understand: there is no house, there is no breakfast, / yet here I am. // The spoon which was melted scrapes against / the bowl which was melted also. / No one else is around. // Where have they gone to, brother and sister, / mother and father? Off along the shore, / perhaps. Their clothes are still on the hangers, // their dishes piled beside the sink, / which is beside the woodstove / with its grate and sooty kettle, / every detail clear, / tin cup and rippled mirror. / The day is bright and songless, // the lake is blue, the forest watchful. / In the east a bank of cloud / rises up silently like dark bread. //
I can see the swirls in the oilcloth, / I can see the flaws in the glass, / those flares where the sun hits them. // I can’t see my own arms and legs / or know if this is a trap or blessing, / finding myself back here, where everything // in this house has long been over, / kettle and mirror, spoon and bowl, / including my own body, // including the body I had then, / including the body I have now / as I sit at this morning table, alone and happy, // bare child’s feet on the scorched floorboards / (I can almost see) / in my burning clothes, the thin green shorts // and grubby yellow T-shirt / holding my cindery, non-existent, / radiant flesh. Incandescent.
Ultimo giorno
Questo è l’ultimo giorno dell’ultima settimana.
È giugno, le serate sfiorano
la nostra pelle come felpa, euforbie addolciscono
l’aria afosa che pulsa
di falene, le loro ali polverose e le lingue
vellutate. Al crepuscolo, caprimulgi e le voci
flautate dallo stagno, le sponde
intessute di uova. Ogni cosa
tende verso la carnosa luna.
La mattina le chiocce
fanno uova dopo uova, dal guscio verrucoso
e perfetto; il suolo del pollaio
cosparso di vecchio sterco e paglia invernale,
tremola di mosche, verdi e argento.
Chi vuole concluderlo, chi vuole che
finisca, acqua che scorre
contro acqua, pelle
contro pelle? Noi passiamo a guado
nell’umida luce
solare verso l’ovale e pieno
nulla. Quest’uovo
nella mia mano è il nostro ultimo pasto,
lo rompi e il cielo
diventa ancora arancio e il sole si alza
ancora e questo è ancora l’ultimo giorno.
Last day. This is the last day of the last week. / It’s June, the evenings touching / our skins like plush, milkweed sweetening / the sticky air which pulses / with moths, their powdery wings and velvet / tongues. In the dusk, nighthawks and the fluting / voices from the pond, its edges / webbed with spawn. Everything / leans into the pulpy moon. // In the mornings the hens / make egg after egg, warty-shelled / and perfect; the henhouse floor / packed with old shit and winter straw / trembles with flies, green and silver. //
Who wants to leave it, who wants it / to end, water moving / against water, skin / against skin? We wade / through moist sun- / light towards nothing, which is oval // and full. This egg / in my hand is our last meal, / you break it open and the sky / turns orange again and the sun rises / again and this is the last day again.
Storie vere
I.
Non chiedere la storia vera;
perché ne hai bisogno?
Non è qualcosa con cui mi sono messo in viaggio
o qualcosa che porto con me.
Qualcosa con cui navigo,
un coltello, un fuoco d’emergenza,
fortuna, poche buone parole
che ancora funzionano, e la marea.
II.
La storia vera è andata perduta
sulla via della spiaggia, è qualcosa
che non ho mai avuto, quell’intrico nero
di rami in una luce mutevole,
le mie orme confuse
che si riempiono di acqua
salata, questa manciata
di ossicini, la preda del gufo;
una luna, fogli accartocciati, una moneta,
il bagliore di un vecchio picnic,
le impronte lasciate dagli amanti
nella sabbia un centinaio
di anni fa: non ho idea.
III.
La vera storia si trova
fra le altre storie,
una confusione di colori, come vestiti ammucchiati
gettati da parte o via,
come cuori su biglie, come sillabe, come
rifiuti da macellaio.
La vera storia è feroce
multiforme e falsa
dopo tutto. Perché ne hai
bisogno? Non chiedere mai
la vera storia.
True stories. 1. Don’t ask for the true story; / why do you need it? / It’s not what I set out with / or what I carry. / What I’m sailing with, / a knife, blue fire, / luck, a few good words / that still work, and the tide. // II. The true story was lost / on the way down to the beach, it’s something / I never had, that black tangle / of branches in a shifting light, / my blurred footprints / filling with salt/ water, this handful / of tiny bones, this owl’s kill;
a moon, crumpled papers, a coin, / the glint of an old picnic, / the hollows made by lovers / in sand a hundred / years ago: no clue. // III. The true story lies / among the other stories, / a mess of colours, like jumbled clothing / thrown off or away, / like hearts on marble, like syllables, like / butchers’ discards. / The true story is vicious / and multiple and untrue / after all. Why do you / need it? Don’t ever / ask for the true story.
Metamorfosi invernale
1.
Attraverso la fessura della nostra finestra socchiusa, il vento
entra e ci scorre attorno, il nulla
in movimento, come il tempo. Il potere di ciò che non c’è.
La neve si svuota, un’ombra che diventa
indaco, che cancella
ogni cosa là fuori tetti, automobili, bidoni della spazzatura,
gambi di fiori morti, escrementi di cane, non importa.
Potresti leggerlo come indifferenza
da parte dell’universo, o altrimenti un inesorabile
perdono: tutti i nostri
graffi e macchie e ferite
mortali e lavori rabberciati
spazzati via nell’enorme cancellìo della neve.
Lo sento come una pressione,
uno strato aggiunto:
sopra, la bianca cascata di neve
che scende rombando; poi la soffitta, maglioni
in naftalina, tende nomadiche,
parole inaridite di vecchie lettere;
poi scale, poi bambini, gatti e termosifoni, vernice scrostata,
noi nel nostro letto, il riverbero
di un fuoco fumoso, la nostra candela tremolante;
sotto di noi, la cucina nell’oscurità, il riflesso
delle pentole sugli scaffali; poi libri e attrezzi, poi la cantina
e la caldaia, bambole impolverate, una bicicletta,
l’intera geologia precaria della casa
intersecata dai segreti passaggi dei topi,
e al di sotto un fiume sotterraneo
che si infiltra attraverso il pavimento
di cemento ogni primavera,
e le radici degli alberi che si insinuano lentamente
nei tubi di scarico;
al di sotto, le ossa
dei nostri antenati, o se non loro, di qualcuno
impastate in una biomassa di nematodi;
al di sotto, un letto di roccia, e poi pietra
fusa e il nucleo infuocato della terra;
e a lato la città, la strada
e negozio d’angolo e centro commerciale
e sottopassaggio, poi granai e boschi abbandonati,
continente
e isola, oceani, brume
di storia alla deriva
sulla marea come alga marina, specie
animale schiacciata e prossima alla scomparsa,
e nascite e malattie, odio e amore infra-
rossi, compassione del colore della carne, preghiera ultra-
violetta; poi voci, onde che si alternano
di triste pace e triste guerra,
e poi l’aria, e poi gli ioni scintillanti,
e poi le stelle. Ecco dove
siamo.
2.
Secoli fa, quando vivevamo ai margini
della foresta, in notti come questa
avresti indossato la tua pelle d’orso
e avresti vagato in cerca di preda goffamente
fra gli alberi saresti stato l’ombra delle paure
umane contro il banco di neve.
Io avrei scelto la volpe;
mi piaceva scherzare,
ritornare sulle mie impronte,
e, ammettiamolo, rubare.
Allora, avevo molte forme:
lo sgusciare dentro e fuori
dalla mia viscida pelle all’anguilla
e anche dalla tua; eravamo il guanto
iridescente l’uno dell’altro, l’agile corpo svelto
tutto destrezza di mano e illusione.
Un tempo eravamo flessuosi come pitoni, veloci
e argentei come aringhe, e lo siamo ancora momentaneamente,
salvo che ci fanno male le ginocchia.
Ora ci accontentiamo di rannicchiarci
sotto le sparse piume di anatra e d’oca
mentre il vento scorre, come un fiume
vi nuotiamo dentro restando immobili,
come trote nella corrente.
Ogni cellula
del nostro corpo si è rinnovata
così spesso da allora che non è
rimasto molto, amore mio,
dell’originale. Siamo impronte
che diventano pietra calcarea, oppure
carbone che diventa diamante. Meno
flessibili, ma più condensati;
e niente più squame o falsi nomi
per lo meno all’esterno. Sebbene abbiamo accumulato,
a dispetto di noi stessi, altri travestimenti:
tu come consunta valigia di pelle
di elefante con bianca pelliccia,
io come rovo. Ebbene, i capelli
sono sempre stati difficili. Poi c’è
il problema dell’occhio: troppo vicino, troppo lontano, sei una visione sfocata.
Dicevo che ti avrei riconosciuto ovunque,
ma sta diventando più difficile.
3.
Questo è il solstizio, il punto fermo
del sole, la sua cuspide e la mezzanotte,
la soglia dell’anno
e lo schiudersi, dove il passato
si lascia andare e diventa il futuro;
il luogo del respiro trattenuto, la porta
di una casa scomparsa lasciata socchiusa.
Prendendoci per mano come bambini
sperduti in una foresta
a sei dimensioni, attraversiamo la strada.
Le mura della casa si ripiegano,
e la casa si rovescia, come un tulipano
nell’ultima fase di fioritura, e la nostra candela
avvampa e si spegne, e l’unico senso
comune che ci resta è il tatto,
come sarà, in seguito, in un altro
secolo, quando ci sentiremo
ancora meno di quel ch’eravamo.
Ma il trucco è solo tener duro
attraverso tutte le apparenze; ed è così che facciamo,
e sì, io so che sei tu;
e questa sarà la conclusione cui giungeremo, prima
o poi, quando sarà persino più buio
di ora, quando la neve sarà più fredda,
quando sarà tanto buio e freddo
e le candele non ci serviranno più
e la visibilità sarà zero: Sì.
Sei ancora tu. Sei ancora tu.
Shapechangers in winter. 1. Through the slit of our open window, the wind / comes in and flows around us, nothingness / in motion, like time. The power of what is not there. / The snow empties itself down, a shadow turning / to indigo, obliterating / everything out there, roofs, cars, garbage cans, / dead flowerstalks, dog turds, it doesn’t matter. / You could read this as indifference / on the part of the universe, or else a relentless / forgiveness: all of our / scratches and blots and mortal / wounds and patched-up jobs / wiped clean in the snow’s huge erasure. // I feel it as a pressure, / an added layer: / above, the white waterfall of snow /
thundering down; then attic, moth-balled ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Nuovi Argomenti (6)
  3. NUOVI ARGOMENTI
  4. ARGOMENTI
  5. RISPOSTE ALLA GUERRA
  6. SCRITTURE
  7. CANTIERE
  8. GIORNALI DI BORDO
  9. Colophon