Il tempo e la felicità
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Il tempo e la felicità

  1. 196 pagine
  2. Italian
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Il tempo e la felicità

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Informazioni sul libro

Seneca ha scritto le Lettere a Lucilio. De Crescenzo sostiene di aver ritrovato le risposte di quest'ultimo. Sarà vero? Quel che è certo è che in questo libro di meditazioni per tutti i giorni dell'anno, lo scrittore partenopeo riesce a restituirci il piacere della riflessione e a insegnare qualcosa sulla tentazione, l'amore, la vecchiaia, il tempo e altro ancora.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
ISBN
9788852047978

Sull’amicizia, sull’amore
e sull’affetto

Caro Lucilio,
mi scrivi di aver incaricato un amico di portarmi delle lettere, e nel contempo mi avverti di non metterlo a parte dei tuoi segreti. Al che non posso fare a meno di chiederti: «Ma costui è davvero un tuo amico?». Eh già, perché tu, nella stessa lettera, me lo affermi e me lo neghi. Forse hai usato il termine «amico» solo in senso lato, un po’ come quando noi chiamiamo «onorevole» il candidato alle cariche pubbliche pur senza onorarlo affatto, e «signore» qualsiasi cittadino che incontriamo per strada. Sappi allora, o mio Lucilio, che, se consideri «amico» un uomo, devi avere per lui la stessa fiducia che hai per te stesso, altrimenti commetti un gravissimo errore. Ovviamente, per includerlo tra gli amici, dovrai prima averlo esaminato a fondo. Una volta, però, accettato come tale, dovrai poi essere sempre sincero con lui, anche negli affari personali. D’altra parte, a cosa serve un amico? A confidargli i segreti più intimi. Ebbene, se credi nella sua fedeltà, scoprirai che proprio per questo lui ti sarà fedele. È un po’ quello che accade nella vita coniugale: se pensi che tua moglie ti tradisce, prima o poi finirai con l’essere tradito sul serio, quasi che sia stato il tuo sospetto a innescare il tradimento.
Volendo concludere questa breve lettera, t’invito a fare la seguente riflessione: puoi fidarti e non fidarti di un amico. Sappi, però, che fidarsi è di gran lunga più riposante del non fidarsi, se non altro perché il vivere in uno stato di continuo sospetto non è certo un bel vivere. E, in proposito, eccoti un pensiero di Pomponio: «Chi vive rinchiuso nel proprio guscio finisce per considerare pericoloso tutto ciò che sta fuori». Addio
tuo Lucio Anneo
(Sen-3)
Caro Lucio Anneo,
nella tua ultima lettera, a proposito di un amico, mi scrivi che debbo riporre in lui la stessa fiducia che ho in me stesso, e io ti rispondo che proprio questo è il problema: io, di me stesso, non ho alcuna fiducia. Cambio spesso parere, non riesco a mantenere un segreto e, a volte, magari solo per pigrizia, finisco per dare ragione anche a chi, a mio avviso, avrebbe torto marcio.
Supponiamo che tu mi chieda in che cosa consiste la vera amicizia. Ebbene, ti risponderei che consiste nel voler bene a un altro uomo, e a questo punto non mi puoi negare che si può voler bene anche a qualcuno che non si stima. Anzi, almeno nel mio caso, non ho fatto altro nella vita che amare persone che non se lo meritavano affatto. Alludo, come avrai capito, a tutte quelle donne che nel corso della gioventù mi hanno fatto tanto soffrire. Il guaio è, mio caro Lucio Anneo, che come abbiamo bisogno di una donna durante la notte, così abbiamo bisogno di un amico durante il giorno. Purtroppo non sempre, tra le persone che ci circondano, troviamo quella giusta, e allora ci dobbiamo accontentare anche di chi, almeno in apparenza, non ci sembra poi tanto male. È sufficiente che ci ascolti con attenzione, che non sparli di noi quando gli voltiamo le spalle, e che ci sia accanto nei momenti difficili. Tu vorresti che, costui, io non lo chiamassi «amico». D’accordo, farò come tu dici: non lo chiamerò amico. Continuerò, però, a frequentarlo tutti i giorni perché non posso fare a meno di lui, e che gli Dei mi stiano vicino. Addio
tuo Lucilio
Caro Lucilio,
quando ti chiedo con tanta insistenza di dedicarti alla filosofia, in un certo qual modo lo faccio nel mio interesse. Il fatto è che desidero averti come amico, e tu non potrai diventarlo, se prima non ti perfezioni in quei temi filosofici che a suo tempo ti ho indicato. Oggi, credimi, tu mi ami soltanto, ma non mi sei ancora amico. Al che già immagino le tue proteste: «Ma come,» starai pensando, «l’amore non è forse un moto dell’animo ancora più elevato dell’amicizia?». Per poi aggiungere che nella peggiore delle ipotesi «amore e amicizia sono due sentimenti di pari valore». «No, che non lo sono:» rispondo io «chi è amico ama, ma chi ama non sempre è amico. L’amicizia è sempre utile, mentre l’amore, a volte, può essere nocivo.»
Ciò detto, o Lucilio, ti prego: cerca di perfezionarti nella filosofia. Impegnati affinché i tuoi progressi giovino sia a me che a te, più che alle altre persone. Io già ne pregusto i frutti: noi due diventeremo un’anima sola, e tutto quel vigore che mi vien meno a causa della vecchiaia, mi verrà ampiamente ricompensato dalla tua minore età, che del resto non è poi così lontana dalla mia.
È vero che quando si ama il sentimento può compensare la lontananza, tuttavia nulla può essere paragonato al calore del contatto fisico e al piacere della conversazione. Ti prego, allora, di farmi questo grandissimo dono: regalami la tua presenza. Affrettati a tornare a Roma. Prima, però, resta con te stesso, e cerca di capire se in tutto questo tempo sei davvero migliorato. Per verificare i progressi fatti, chiediti se desideri ancora le stesse cose che desideravi un tempo: un mutamento potrebbe essere indice di un animo che sta andando alla deriva. Ricordati, infatti, che la fermezza nei propri convincimenti è il primo requisito del filosofo. Ma anche questo non sempre è vero: a volte il progredire comporta piccole variazioni. Al che mi potresti chiedere: «Come si fa a distinguere una variazione negativa da una che, invece, è servita ad arricchire l’animo?». E io ti risponderei che è proprio l’animo tuo a fartelo capire: se vacilla, devi preoccuparti; se è saldo puoi stare tranquillo. Il saggio non vacilla mai. Addio
tuo Lucio Anneo
(Sen-35)
Caro Lucio Anneo,
nella tua ultima lettera mi hai messo in guardia dall’amore. È come se mi avessi detto: «Attento a te, o Lucilio, guardati dai sentimenti troppo impetuosi: in un primo momento sembrano simili all’amicizia, poi, quando meno te l’aspetti, si dileguano con la stessa velocità con la quale sono apparsi. Arrivati a quel punto, però, o soffri perché sei stato abbandonato dalla persona amata, o ti annoi perché non sai come liberarti di un’amante per la quale non senti più alcun trasporto». E io, in proposito, ho il piacere di comunicarti che sono pienamente d’accordo con te: l’amore è di gran lunga più pericoloso dell’amicizia, soprattutto perché è fonte di sofferenza per almeno uno dei due amanti. Nei primi giorni lo acceca con la passione, gli toglie l’appetito e non lo fa dormire. Negli anni successivi gli fa riacquistare la vista, e gli rende spiacevole la convivenza con una persona a suo tempo tanto amata. In tal modo, però, evapora non solo l’amore, ma anche quell’affetto di cui non possiamo fare a meno. Che differenza con l’amicizia! Questa non è un incendio: è un fuocherello, è un tepore che si avverte appena, ma ci riscalda nelle lunghe sere d’inverno, quando il freddo della solitudine fa sentire i suoi morsi. Non so, infatti, se ci hai mai fatto caso, ma mentre l’amore col tempo tende a diminuire, l’amicizia finisce sempre col crescere. Altro fattore, infine, che distingue l’uno dall’altra è l’assenza totale della gelosia. Mentre una donna che ama è gelosa di qualsiasi altra donna, un vero amico non è mai geloso di un altro amico. Anzi, gli diventa amico a sua volta, proprio attraverso l’amico comune.
Non mi resta quindi che augurarti, e augurarmi, di avere meno amori possibile e, in compenso, moltissimi amici. Addio
tuo Lucilio
Caro Lucilio,
Epicuro, in una sua lettera, rimprovera duramente Stilbone per aver affermato che il saggio, in quanto sostenitore dell’apatheia, basta a se stesso, e che non ha bisogno di amici. Ora tu mi chiedi chi dei due avesse ragione, e io ti rispondo che dovrei prima capire cosa vuol dire apatheia. Se sta per «distacco dalle passioni» è un conto, se sta, invece, per «indifferenza verso il dolore» è tutta un’altra storia. Una cosa, infatti, è il non farsi trascinare dall’emotività, e un’altra l’incapacità di sopportare il benché minimo dolore. Come dire che l’uno è l’opposto dell’altro. La verità, comunque, potrebbe anche stare nel mezzo, nel senso che il saggio avverte il dolore per la perdita di un amico, pur riuscendo a superarlo con la forza dell’animo.
Ora, per meglio capire come stanno le cose, facciamo qualche esempio pratico: se, a seguito di una malattia, o di una guerra, il saggio perdesse l’uso di una mano, o di un occhio, o di entrambi gli occhi, pur dispiacendosi per la propria menomazione, non si dispererebbe più di tanto. Con il medesimo ragionamento, se un brutto giorno restasse senza amici, proprio perché saggio, soffrirebbe meno di chiunque altro, perché sarebbe il più predisposto a crearsi nuove amicizie. In proposito giunge puntuale una massima dell’insigne Ecatone: «Se desideri essere amato, comincia tu ad amare gli altri». È un consiglio apparentemente banale, ma di gran lunga più efficace di qualsiasi filtro amoroso. Oltretutto, anche la ricerca di una nuova amicizia può risultare piacevole. Diceva Attalo: «Come al pittore dà più soddisfazione dipingere un nuovo quadro che non ammirarne uno già dipinto, così a un uomo può interessare più un nuovo rapporto, che non conversare con un vecchio amico». Nel medesimo tempo, però, il saggio è meno vulnerabile sul piano degli affetti. Quando Stilbone fugge dalla città in fiamme, e gli si chiede cosa ha lasciato dietro di sé, lui non dichiara di aver perso la moglie, i figli e gli amici, ma si limita a dire: «Omnia mea mecum porto», e cioè «Tutto quello che avevo di veramente importante sono riuscito a portarlo con me» e, così dicendo, si riferisce alla giustizia, all’onestà, alla prudenza e a tutte le altre virtù dell’animo. Addio
tuo Lucio Anneo
(Sen-9)
Caro Lucio Anneo,
ti confesso che il tuo Stilbone mi fa ribrezzo: come si fa a preferire la giustizia, l’onestà e la prudenza, alla moglie, ai figli e agli amici? Non che io non apprezzi le virtù dell’animo, ma tutte queste qualità messe insieme, credimi, non valgono la centesima parte dei nostri affetti! E, soprattutto: come si fa a sottovalutare l’importanza dell’amicizia? Forse potrei anche sopportare una giustizia leggermente imperfetta, o una onestà non del tutto limpida, o una prudenza alquanto imprudente, ma non potrei giammai fare a meno della vera amicizia. Arrivo a dire che potrei anche rinunciare all’affetto di una donna, ma non a quello di un amico. Per l’amico sono disposto a tutto, anche a rubare, se dal mio furto dipendesse la sua sopravvivenza. E non basta: non mi vergogno ad ammettere che non saprei vivere senza il suo conforto. Per quanto mi riguarda, infatti, l’amicizia ha la stessa importanza che può avere l’acqua per un naufrago. Tempo un paio di giorni, il disgraziato morirà di sete se non riuscirà a trovare un’isola su cui sbarcare. Ebbene credimi, non c’è donna al mondo, per quanto bella si possa immaginare, che regga per me il confronto con l’amico vero. A proposito poi di bellezza: non so se hai notato che, a differenza dell’amore, l’amicizia la pone in secondo piano, così come non tiene conto della ricchezza. Si può essere, infatti, amici di un uomo molto brutto, o di uno molto povero, mentre non sempre è possibile affermare la stessa cosa nei rapporti tra un uomo e una donna: l’uno desiderando la bellezza e l’altra il denaro.
Ora, tornando al nostro Stilbone, non è che io sottovaluti l’importanza della giustizia, dell’onestà, della prudenza, e di tutte quelle virtù che lui si vanta di avere quando strombazza il suo «omnia mea mecum porto», ma cosa sono, ti chiedo, queste virtù, se non il tentativo di rendere amici tutti gli uomini del mondo? E allora: guardiamo in faccia la realtà e poniamo al primo posto dei nostri desideri la vera amicizia. Addio
tuo Lucilio
L’amica Alessia
«Dopo tre lettere di Seneca e tre risposte di Lucilio, tutte sull’amicizia, ora tocca a noi decidere che cosa vuol dire “essere amici”?» mi chiede Alessia.
«Basta fare dei paragoni» rispondo. «Io e te, ad esempio, siamo o non siamo amici?»
«Secondo me, stiamo per diventarlo.»
«E io, invece, penso che già lo siamo, e che sia tutto merito della cantina.»
«Non ne sono così sicura» replica Alessia, dopo averci pensato su per qualche secondo. «L’amicizia ha bisogno di tempi lunghi, e più ne impiega, più regge negli anni. In effetti sono proprio questi tempi lunghi a differenziarla dall’amore. L’innamoramento, invece, come peraltro dice lo stesso Lucilio, può anche scoppiare da un momento all’altro, salvo poi dissolversi con la stessa velocità con cui si è presentato. L’ideale sarebbe far coincidere amore e amicizia, e tutti e due nella stessa persona.»
«Che brava: parli proprio come Seneca! Io, però, ti voglio fare una domanda un pochino più personale: “Sei proprio sicura di essere innamorata di Enrico? Non può essere che gli sei solo amica?”.»
Alessia non risponde subito, il che mi fa capire che ho centrato un problema che da tempo deve starle a cuore.
«Magari,» insisto «provi per lui solo un po’ di affetto e tanta stima…»
«Mi chiedo» mormora Alessia con un filo di voce «quale di questi due sentimenti sia da preferire in un rapporto coniugale… se l’amore o la stima…»
«L’amore, se si tratta di un periodo breve, la stima se parliamo di tutta la vita. Mettici, infine, il desiderio, più che giustificato, da parte di una donna di sistemarsi, e finiamo con l’avere un cocktail che rassomiglia all’amore.»
«È incredibile» ribatte Alessia, guardandomi scandalizzata, «più passa il tempo e più tendi a somigliare a Lucilio!»
«In che senso?»
«Non è forse Lucilio quello che ha detto: “Come abbiamo bisogno di una donna durante la notte, così abbiamo bisogno di un uomo durante il giorno”? E non è sempre Lucilio quello che ha scritto che l’uomo desidera la bellezza e la donna il denaro? Ebbene, sai che ti dico? Che tu la pensi proprio come lui. Siete due maschilisti schifosi!»

Sulla vera ricchezza

Caro Lucilio,
non credo a coloro che dicono di essere troppo indaffarati per dedicarsi allo studio. Quasi sempre si tratta di persone che fingono di essere impegnate solo per non ammettere di essere pigre. Magari, per crearsi un alibi, s’inventano m...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. di Luciano De Crescenzo
  3. Il tempo e la felicità
  4. Premessa
  5. In cantina
  6. Alessia
  7. La Forma Urbis
  8. I papiri
  9. Sulla paura
  10. Sulla folla
  11. Sulla solitudine
  12. Sulla normalità
  13. Sui battiti del cuore
  14. Sul tempo
  15. Sulla vanità
  16. Sul piacere
  17. Sul suicidio
  18. Sull’arte di nascondersi e sul silenzio
  19. Sulle sventure
  20. Sugli schiavi
  21. Sulle tentazioni
  22. Sulla vecchiaia
  23. Sui giudici
  24. Sull’amicizia, sull’amore e sull’affetto
  25. Sulla vera ricchezza
  26. Sulla povertà
  27. Sulla politica
  28. Sulla solidarietà
  29. Sulla forma
  30. Sui maestri
  31. Sulla conversazione
  32. Sul pudore
  33. Sui viaggi e sui viaggi di mare
  34. Sulla lettura e sulla sua importanza
  35. Sulle api
  36. Sulla morte
  37. Sulla verità
  38. Postfazione
  39. Copyright