Quando una mamma non lo sa
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Quando una mamma non lo sa

Risposte semplici a domande complicate con la psicologa Anna Rita Verardo

  1. 256 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Quando una mamma non lo sa

Risposte semplici a domande complicate con la psicologa Anna Rita Verardo

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Informazioni sul libro

La vita ha insegnato a Elena Santarelli che con i figli nulla deve essere dato per scontato, che i momenti belli devono essere considerati un dono e tenuti sempre nel cuore perché l'unica cosa che conta davvero nella vita è l'amore. A volte però l'amore non basta per essere una buona madre, e anche se i genitori sono in grado di leggere dietro uno sguardo o un sospiro e intuire, grazie a quella magia che si chiama istinto, cosa sta provando il proprio figlio, sanno anche che durante la crescita di un bambino si possono avere dubbi e che spesso tante domande non trovano risposte.
Le regole, la gestione dei compiti, la relazione tra fratelli e poi gli eventi della vita... quelli che fanno vacillare ogni certezza. Come comportarsi davanti a un lutto o a una separazione, e come gestire le emozioni che provano i bambini, rabbia, paura, insicurezza e vergogna? Come si può essere rigorosi ma al tempo stesso amorevoli? Come crescere un bambino facendolo sentire al sicuro?
Partendo dalla sua esperienza di mamma imperfetta (come quasi tutte), e grazie al confronto con la psicoterapeuta Anna Rita Verardo, in questo libro Elena Santarelli offre spunti preziosi, storie di vita e consigli pratici per provare a rendere più semplice il mestiere più difficile del mondo: quello del genitore.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788858527887
1

Genitori non si nasce

Non hai avuto modo di scegliere i genitori che ti sei trovato, ma hai modo di poter scegliere quale genitore potrai essere.
MARIAN WRIGHT EDELMAN

Elena

Essere mamma è un’esperienza che ti cambia profondamente. Tante volte prima di avere il mio primo figlio mi sono interrogata su quali difficoltà avrei potuto incontrare dopo la sua nascita.
Il primo figlio è sempre un salto nel buio, tante sono le emozioni e altrettante le paure. È vero che a proteggerci c’è l’istinto materno, ma io sono sempre stata una persona razionale e come tante mamme speravo di arrivare preparata al momento in cui avrei guardato negli occhi il mio bambino, con qualche certezza in più. Gli esperti dicono che una donna diventa madre già nel momento del concepimento, e così è stato. Appena ho saputo di aspettare un figlio ho cominciato a comprare libri, cercavo una qualche guida su quella che, per ogni genitore, è un’esperienza tanto naturale quanto imprevedibile. Mentre leggevo testi come I no che aiutano a crescere, Essere madre o altri, ero molto incuriosita e perfino sollevata, come se avere delle pagine da studiare mi proteggesse dalle sane paure che fanno capolino mentre la tua vita sta cambiando. Ci ho messo del tempo a convincermi che essere genitore è un processo lungo e che, man mano che il tempo passa, si incontrano aspetti diversi e imprevedibili della vita dei figli e con i figli. Insomma, non se ne sa mai abbastanza.
Nel momento stesso in cui ho pensato a questo libro non ho esitato a partire dalla mia esperienza di madre, per poter essere d’aiuto alle tante donne che ho incontrato nella mia esperienza di genitore, o che mi fanno domande come si fa con un’amica quando non si sa come regolarsi davanti agli ostacoli che la vita ci mette sulla strada. Quest’idea non nasce dal pensiero presuntuoso di avere delle risposte pronte, ma anzi dal desiderio di condividere le mie scoperte e le risposte che anch’io ho cercato quando tentennavo. Tutti, nel cominciare l’avventura di genitore, attingono anche ai ricordi di come erano i propri genitori e di come erano da bambini. Noi genitori a volte impariamo da quello che hanno fatto con noi quando eravamo piccoli: non di rado rischiamo di fare gli stessi errori dei nostri genitori, o proviamo a essere completamente diversi da loro ma rischiamo di sbagliare anche di più.
Secondo i miei ricordi di bambina, mi sembra di essere stata una figlia semplice da gestire, anche se il contesto era un altro e la mia famiglia era organizzata in modo diverso rispetto ai nostri impegni e al nostro stile di vita. Comunque, ho cercato di imparare da mia madre la cosa fondamentale, pur avendo giornate molto diverse dalle sue: il ricordo della mia mamma che mi porto nel cuore è la sua presenza. Mamma lavorava e ho vivido il ricordo del suo rientro a casa: lanciava la borsa per terra e ci abbracciava, poi ci buttavamo sul lettone e ci facevamo le coccole, ci rotolavamo noi tre insieme, io, lei e mio fratello. Era una donna che lavorava e programmava le sue giornate in base anche ai nostri bisogni: mi ricordo che cucinava già la sera per l’indomani a pranzo, faceva duemila corse per conciliare tutto… Proprio come oggi ci sono molte donne che continuano a districarsi tra lavoro e figli cercando di tenere insieme i tempi della famiglia e dei propri impegni. Non è sempre facile. Infatti, ogni tanto mi scappa di dire: «Basta, sono esausta»; poi ci penso e mi mordo la lingua, per non far pesare ai bambini la mia stanchezza. Un po’ come faceva mia mamma, che quasi sempre la nascondeva. Mi tornano alla mente le parole che mi diceva a bordo della sua Fiat Panda bianca, mentre me ne stavo seduta dietro e sbucavo al centro tra i due sedili. Parlavamo tanto, e mamma mi diceva: «Elena, ricordati che per diventare una brava madre bisogna correre per i figli a destra e a sinistra, adesso stiamo tornando dal nuoto, però ho già la cena pronta, perché mi sono portata avanti questa mattina alle sei, poi devo preparare anche per il papà che va a fare la notte in Plasmon…». In tutto quello che ha fatto mia madre c’è sempre stato tanto amore e tanta dedizione, e la cosa per la quale provo un’immensa gratitudine è che non mi ha mai fatto sentire il peso della sua fatica. Non l’ho mai sentita lamentarsi né mai l’ho vista stanca. Solo quando ha perso i genitori l’ho vista crollare, e anche quando Giacomo si è ammalato.
Mia madre continua a essere il mio “mentore”, dentro di me. E se qualcuno mi domandasse qual è il segreto principale per instaurare una buona relazione con i figli non esiterei un momento nel rispondere: «Trova il tempo di passare con loro tutto il tempo che puoi». Tempo per la presenza intima e affettiva. Tempo per guardarli negli occhi, per parlare con loro e per rispondere alle loro domande. Tempo per vederli crescere accompagnandoli con rispetto e amore verso la vita.
Oggi le conversazioni con i figli sono spesso intervallate dal telefonino, dai messaggi che arrivano, e spesso i figli attendono da parte nostra un ritorno che non è mai un vero incontro. Il tempo è cambiato ma oltre a questo, che è un dato oggettivo, mi sembra che siamo peggiorati nella qualità della presenza. Io però mi rendo conto dell’importanza del dialogo e della vicinanza, e quindi dedico molto tempo ai miei figli. Mi occupo di accompagnarli a scuola, e per fortuna posso contare sull’aiuto incondizionato di mio marito, che è un padre presente e amorevole e un compagno che collabora con me in modo costante. Ci diamo una mano e cerchiamo di essere sempre presenti, anche alternandoci quando siamo presi dagli impegni di lavoro.
Questa reciprocità è una risorsa importante per la crescita dei figli.
La chiave per la loro crescita, credo, non è tanto la perfezione ma l’attenzione al loro bisogno d’amore.

Anna Rita

Non solo sono d’accordo con quello che dici, ma è tutto molto in linea con le ricerche sui comportamenti che più di tutti danno ai nostri piccoli la sensazione di essere al sicuro. Tutti i bambini devono sapere su chi possono contare nel momento del bisogno. Dico spesso ai genitori che il loro mestiere è il più difficile, e parto dal presupposto che non esistano genitori perfetti. Nonostante un genitore faccia meglio che può potrebbe commettere comunque qualche errore. Se dovessi suggerire una chiave utile per aprire la porta a relazioni sicure direi solo di avere cura dei propri bambini nei momenti in cui, attraverso il pianto o la richiesta esplicita, esprimono un bisogno di vicinanza fisica ed emotiva. Una madre sicura riesce a calmare e organizzare il suo bambino, a riconoscere i segnali di richiamo e rispondere in maniera coerente. La madre che usa un tono di voce caldo e che mostra un volto sorridente stimola sia la secrezione d’ossitocina, un ormone antistress che promuove i legami affettivi che si basano sulla fiducia, sia la produzione di endorfine nel cervello del bambino, per cui si produce l’associazione tra contatto fisico e sensazioni di benessere. Se questo avviene nelle relazioni precoci d’attaccamento, si acquisisce la fiducia negli altri e la capacità di stabilire delle buone relazioni (Schore 2019). Gli ormoni dell’amore favoriscono la reciproca vicinanza e questa danza interattiva rafforza il legame. Il cervello si sviluppa e aumentano le capacità del bambino di calmarsi da solo man mano che cresce.
Il cervello destro del bambino, quindi, è collegato al cervello destro della madre come una batteria è collegata a un caricabatterie, permettendo di sviluppare un intreccio di circuiti neurali all’interno del cervello. Soprattutto nei primi mesi di vita l’interazione madre-bambino, anche grazie all’allattamento, favorisce questo processo. La connessione tra cervello destro del bambino e cervello destro della madre permette uno sviluppo ottimale della personalità, che non sarà ostacolata dagli effetti della difficoltà nel gestire le sue reazioni emotive. Da adolescente il figlio sarà maggiormente protetto dai rischi di comportamenti finalizzati a regolare le emozioni (dipendenze da sostanze, comportamenti a rischio o autolesionismo). Da adulto sarà capace di creare relazioni significative richiamando le esperienze primarie con i suoi punti di riferimento, e quando sarà genitore, esattamente come sottolinei tu Elena, attingerà ai ricordi amorevoli dei suoi primi legami riproducendo una buona connessione con i propri figli.
Una cosa che hai detto sui ricordi della tua relazione con tua madre mi dà la possibilità di fare un inciso al quale tengo molto. Hai espresso due concetti molto importanti della relazione madre-figlio. Intanto l’incantesimo del ricongiungimento: il genitore torna a casa e i bambini attendono il suo rientro. In quel momento c’è l’essenza della relazione, e tua madre con il suo lanciare la borsa e aprire le sue braccia ti ha dato delle garanzie che ti sono state utilissime nella vita. Intanto ti ha dato la prevedibilità del suo ritorno, e poi ti ha permesso anche di allontanarti per vivere la tua vita sicura che avresti potuto contare sempre sul suo amore. Inoltre, considerando che le prime relazioni con le figure di riferimento tracciano le nostre future relazioni, ti ha permesso di incontrare Bernardo, che nella tua vita ha continuato a essere garante del tuo diritto acquisito da bambina: il diritto di essere amata e rispettata. Le persone con uno stato della mente sicuro, cioè coloro che da bambini hanno potuto contare sulla protezione di genitori attenti e sensibili, confidano sulla presenza e disponibilità del partner, sono a proprio agio con l’intimità, sono in grado di regolare le emozioni. Generalmente sanno inviare segnali chiari e coerenti di richiesta di protezione e conforto nei momenti di difficoltà, e inoltre sono capaci di offrire un aiuto cogliendo i segnali di difficoltà dei figli e del partner.
Un’altra delicatissima questione che hai messo in evidenza è il fatto che tu non abbia mai sentito il peso della fatica di tua madre. A volte purtroppo i genitori, senza volerlo, possono evocare nei figli sensi di colpa dovuti a parole che sottolineano la stanchezza, il sacrificio o la mancanza di appoggio. In questi casi i bambini potrebbero sentirsi troppo responsabili o addirittura credere di essere un peso per i genitori, e gli esiti di questo eccesso di responsabilità possono creare in loro l’illusione di dover far felici i genitori.
I bambini devono essere liberi di esprimere le loro emozioni e sapere con certezza che non sono loro a doversi occupare di rendere armoniche le relazioni familiari, perché questo purtroppo diventerà un fattore di rischio, quando dovranno separarsi dalla famiglia. Ci sono bambini che, sentendosi indispensabili per monitorare l’equilibrio delle relazioni familiari, cominciano a sviluppare sintomi quali l’ansia di separazione, che li costringe a rimanere sempre accanto al genitore più fragile e bisognoso. È molto importante sollevare i più piccoli da problemi più grandi di loro.

Elena

Io sono stata sempre una figlia “con la testa sulle spalle”, e nonostante mia madre non mi facesse pesare la sua stanchezza ero attenta, non mi sono mai fatta ripetere due volte le cose da fare. Mia madre mi ha sempre insegnato ad avere rispetto e attenzione per gli altri. Sono cresciuta con i nonni e una zia a me molto cara; erano altri tempi, in cui c’era una rete familiare molto fitta e i bambini avevano sempre la sensazione di poter fare affidamento su qualcuno. Quando mia madre lavorava io passavo il mio tempo con altre figure di riferimento importanti. Oggi quando si decide di mettere al mondo dei figli bisogna cambiare un po’ la prospettiva; capire che progetti abbiamo per la nostra vita ed essere anche disposti a modificare i nostri impegni e le nostre ambizioni, perché occorre tempo per accompagnare i figli nella crescita.
Non mi considero una madre perfetta, ma sono certa che provo il più possibile a collegarmi alla mente dei miei figli. Sicuramente sono una mamma che si dedica a loro con amore, passione e sentimento. Rinuncio a tante cose per stare con Giacomo e Greta, da una cena fuori a un’offerta di lavoro, se mi costringe a stare a lungo lontana da loro, perché sono dell’idea che i bambini non chiedano di venire al mondo e la decisione di diventare genitori debba essere presa ponderando bene molte cose. I figli vanno seguiti passo dopo passo, non possono essere cresciuti dalle tate. Con questo non sto dicendo di non avere aiuti. Io ho una colf, una signora che ci aiuta per le pulizie di casa, ma non le ho mai chiesto di sostituirsi a me, di portare i bambini al bagno, di pulire loro il sederino. Tutte le notti mi sono svegliata e ho risposto al pianto dei miei figli come mia madre ha fatto con me. Nonostante questo, non ho mai pensato di essere una madre esemplare, anzi a volte penso che se mi fossi ogni tanto concessa di delegare magari sarei stata poi più serena in altre giornate, però sono contenta comunque di aver fatto questa scelta. Forse ho solo esagerato quando qualche volta ho rischiato di mettere da parte me stessa.

Anna Rita

Mi piace molto la citazione di un grande scienziato che dice: «Il contatto amorevole non ha bisogno di molto tempo. Ha bisogno, però, di molta consistenza». È così, Elena, che possiamo riferirci anche a quelle madri che purtroppo non hanno molto tempo e rischiano di sentirsi sbagliate. Eppure, è vero che il desiderio di essere genitori merita una grande attenzione, poiché il passaggio dall’essere figlio al diventare genitore è un’esperienza bellissima ma può presentare anche degli ostacoli. Per essere un genitore “attento” è necessario occuparsi di quei bisogni che da bambino sono rimasti insoddisfatti, sia in situazioni di quotidianità che in occasione di eventi traumatici. In caso contrario, le modalità inefficaci di risposta a questi bisogni tendono a tramandarsi di generazione in generazione.
L’accudimento primario genitoriale si esprime attraverso il contatto fisico morbido e ripetuto (come nelle carezze, nel cullare, nell’abbraccio), non necessita di grandi discorsi né di azioni eroiche, né di soluzioni intelligenti ai problemi della vita. Non sempre un adulto ha a disposizione delle risposte pratiche, ma anche qualora le abbia, tutto questo viene dopo: dopo che il disagio emotivo è stato efficacemente calmato dalla vicinanza protettiva del genitore con il figlio. Questa vicinanza, apparentemente semplice da offrire, può essere però ostacolata in molti modi e il genitore può sentirsi fallito nel suo ruolo, con enorme frustrazione e infelicità. Per comprendere quali possano essere questi ostacoli, è necessario esplorare con il genitore il tema della vicinanza protettiva e dell’accudimento nella sua storia personale. Come hai giustamente sottolineato, tu Elena hai avuto un modello di madre affettiva e presente. Ma non sempre le cose vanno in questo modo. Ci sono genitori che non hanno potuto accedere alla vicinanza emotiva quando erano bambini e non hanno un modello affettivo al quale ricorrere, pertanto possono “avere difficoltà” nella relazione con la prole.
Un genitore con lutti o traumi non risolti, per esempio, nel momento in cui viene sollecitato nell’accudimento dal figlio bisognoso si collega con i suoi ricordi traumatici o con i frammenti di quelle memorie, restandone assorbito ed estraniandosi rispetto all’interazione presente col bambino. Per questo genitore, il disagio del figlio diventerà il proprio disagio, di fronte al quale si disorienterà, sperimentando sentimenti di impotenza, poiché non ha appreso strumenti idonei dai propri genitori.
Per avere la garanzia di una buona genitorialità è essenziale elaborare i propri traumi. Questo consentirà di far riemergere, dai detriti lasciati da traumi non elaborati e da storie di relazioni insicure, la giusta capacità di prendersi cura dei bambini senza la zavorra della paura e del senso di inadeguatezza.

Consigli pratici

Il genitore sicuro
  • È disponibile a livello affettivo.
  • Risponde in maniera costante e coerente sia ai bisogni fisiologici sia ai bisogni di protezione e conforto del bambino.
  • È in grado di rassicurare il bambino.
  • Risponde alle richieste di vicinanza fisica.
  • Promuove il gioco e l’esplorazione del bambino quando percepisce che il momento di difficoltà del figlio è passato.
  • Prova sentimenti di tenerezza quando il bambino fa richieste di vicinanza.
Il bambino sicuro
  • Si rivolge al genitore nel momento in cui ha bisogno di lui, segnalando il disagio in maniera efficace, per tornare a fare le sue cose dopo aver ricevuto la giusta rassicurazione.
  • È facilmente consolabile.
  • Può mostrare segnali di disagio durante le prime separazioni dal genitore, ma impara ad affidarsi ad altri adulti significativi.
  • Ha una buona idea di sé e può stabilire relazioni stabili e gratificanti con i pari e con le altre figure di riferimento.
Come posso capire se le ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. QUANDO UNA MAMMA NON LO SA
  4. Introduzione
  5. 1. Genitori non si nasce
  6. 2. Da coppia a genitori e da genitori a coppia
  7. 3. Quando la coppia scoppia
  8. 4. Dis-fare i capricci
  9. 5. Se il passato non è passato
  10. 6. Nemici fraterni
  11. 7. Le regole… regolano
  12. 8. A ciascuno il suo. Gestire i compiti
  13. 9. Problemi di (s)connessione
  14. 10. Bulli si diventa
  15. 11. Comunicazioni difficili
  16. 12. Nel campo di calcio come nella vita
  17. 13. SOS: Adole-scienza
  18. 14. Aspettarsi di meno e aspettare di più
  19. Conclusioni
  20. Copyright