Sì, andrà tutto bene
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Sì, andrà tutto bene

Ecco perché il Covid-19 sarà sconfitto

  1. 59 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Sì, andrà tutto bene

Ecco perché il Covid-19 sarà sconfitto

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Informazioni sul libro

Nel grande affollamento mediatico di medici ed esperti scatenato dalla crisi del Coronavirus, Francesco Le Foche è stato individuato come "l'ottimista". Un'etichetta che, confessa, non gli dispiace. Nella gestione della pandemia di Covid-19 sono stati commessi molti errori, ma nonostante l'arrivo della "seconda ondata" non c'è ragione di pensare al peggio. Le Foche lancia un messaggio positivo, fondato sulla fede nella scienza e nella straordinaria adattabilità dell'uomo: se capiremo che non stiamo vivendo l'apocalisse, ma una "sindemia", cioè una pandemia che coinvolge e destabilizza tutte le nostre certezze sociali, davvero andrà tutto bene.

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Sì, puoi accedere a Sì, andrà tutto bene di Giancarlo Dotto, Francesco Le Foche in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Medicine e Medical Theory, Practice & Reference. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788858525685
1

Genesi e comportamenti del Coronavirus: il salto di specie

Habitat e virus. I comportamenti umani hanno modificato l’habitat e dunque le chances di adattamento dei virus. I virus, in assenza di una cellula in cui replicarsi, muoiono. In un contesto di habitat alterato le particelle virali cercano l’ambiente più favorevole; questo favorisce il salto di specie. È la teoria evoluzionistica di Darwin: i virus si evolvono insieme a noi e al nostro sistema immunitario; affrontano una selezione genetica e sopravvivono solo quelli capaci di adattarsi. Replicarsi è l’unico scopo dei virus. Noi abbiamo un’arma in più, decisiva: l’intelligenza, grazie alla quale abbiamo vinto le battaglie più complicate nella storia dell’umanità. Dobbiamo fare in modo che il contenitore di virus si allontani, distanziando le possibilità di contagio. Dobbiamo evitare che il virus salti da un autobus all’altro.
Il mercato del pesce di Wuhan. Dove, tra l’altro, si vendeva anche la carne di pipistrello. Parte da qui, con ogni probabilità, il salto di specie che ha generato il Sars-Cov-2, il virus responsabile della sindrome Covid-19. Sfrattato dalle foreste, il pipistrello entra in città. Cambiato il suo ecosistema, è cambiato il metabolismo. Dalle cellule del pipistrello il virus salta nelle cellule umane. Darwin ancora insegna: ha cercato un posto biologicamente più congruo.
Il pipistrello è la nicchia biologica dei Coronavirus. Si trovano molto bene nel loro sangue con un ematocrito molto particolare. Non a caso questo mammifero ha ispirato la figura di Dracula. Pensiamo per analogia al ciclista, al suo “volo” quando corrisponde al massimo sforzo. L’antidoping svela l’inganno: la densità anomala del sangue. Che nel pipistrello è naturale. Un sangue che deve supportare in rapida successione lo strappo violento di un volo con ali che stanno tra il palmipede e l’uccello e la successiva caduta in un sonno letargico.
Si chiamano “patocenosi” le patologie che derivano da discrasie comportamentali dei nostri tempi, ovvero lo scambio di virus tra animali e essere umani: l’alterazione suicida dell’habitat da parte dell’uomo, nella sua improbabile e sfrenata idea di progresso, associata alla persistenza di forme tribali, come cibarsi di certi animali. Questo salto di specie ha potenziato l’entropia sociale del virus, la sua capacità di diffondersi. Arriva in Europa tra il 10 e il 20 gennaio, quando si registra un alto numero non giustificabile di polmoniti bilaterali. In Germania, dove subisce una mutazione, mette il turbo.
Biochimica del virus. Il virus, quando si replica, scatena una tempesta citochinica che si traduce in un’infiammazione acuta. Non bisogna arrivare alla sindrome dell’attivazione macrofagica, cellule del sangue che mangiano altre cellule – ovvero, la parte terminale del marasma citochimico. Siamo, in questo caso, al livello di guardia. Anche se la complicanza più frequente resta quella del danno alveolare nel polmone profondo. Quando il sistema immunitario non ce la fa più, occorre spegnere comunque l’infiammazione con la terapia. L’alternativa, spesso, è la terapia intensiva. Indispensabile, non mi stancherò di ripeterlo, prevenire e, quando non è possibile, aggredire il virus alle sue prime manifestazioni. Vedremo in un capitolo successivo con quale terapia.
2

La catastrofe sfiorata

L’errore macroscopico: ospedalizzare l’epidemia. Addensare in tempi brevi malati all’ultimo respiro negli ospedali, nelle cliniche e nelle case di cura ha determinato l’esplosione del contagio. Il paziente va ospedalizzato nella singola malattia ma, nei casi di epidemia, va trattato fuori dall’ambiente ospedaliero. Questo per evitare il sovraffollamento ad alto rischio in un ambiente angusto. Gli scambi umani in ospedale sono favoriti e il numero dei contagi amplificato.
Trattare il paziente fuori le mura è un canone riscontrabile in tutte le epidemie più gravi della Storia. Tradotto in termini contemporanei, significa trattarlo a casa, come hanno fatto i canadesi in particolare, che in questo caso si sono dimostrati i più acuti di tutti. Medici che vanno a domicilio dei pazienti. Anche in Germania il fenomeno è stato arginato, mentre in Lombardia dilagava drammaticamente. L’organizzazione sanitaria in Germania non è ospedalocentrica; al contrario dell’Italia è molto diffusa la medicina sul territorio. C’è, inoltre, una demografia minore, ci sono distanze più ampie. Avremmo dovuto approntare un protocollo domiciliare per evitare che le persone affollassero gli ospedali, con tutte le conseguenze del caso. Dentro le mura di un ambiente angusto è come fare l’aerosol del virus. C’è una nebulizzazione del virus.
La medicina del territorio. È mancata. Abbiamo dato troppo spazio alla grigia elencazione dei numeri pandemici e poco alla clinica. Aggrediti dall’ondata del contagio, abbiamo perso lucidità. Troppe persone arrivavano all’ospedale in condizioni estreme. Un gravissimo errore. Posso capire il panico iniziale ma, già dopo una decina di giorni, si doveva correggere il tiro. Nessun ospedale sarebbe stato in grado di sostenere un urto di questo genere, inclusi quelli della Lombardia, regione che ha ospedali di prim’ordine. La pandemia intraospedaliera ha creato altresì un ulteriore allarme rosso: l’alto numero di contagi presso i medici e gli operatori sanitari. Il problema da noi è a monte. Abbiamo disintegrato la sanità pubblica e annientato la medicina capillare. Abbiamo perso molti medici di famiglia, mandati allo sbaraglio nelle case quando era troppo tardi, mentre il resto dei pazienti gravi finiva in terapia intensiva. Uno tsunami che, in Lombardia, ha rotto gli argini.
La mossa del cavallo. È a questo punto che ho parlato pubblicamente di “mossa del cavallo”. Un’immagine scacchistica che ho usato in primavera quando l’allarme era ancora alto, e che equivale, in questo caso, a uscire dalla trincea in cui siamo barricati con una mossa a sorpresa che fa breccia nel cuore dello schieramento nemico. Come dicevo, stiamo giocando i tempi supplementari, li vinceremo a patto di restare lucidi e propositivi. Basta con la passività da contenimento: attacchiamo il virus là dove si mostra debole. Sappiamo che ha un’entropia sociale molto diffusa, si muove a suo agio nelle aggregazioni, ed è molto statico biologicamente. Questo ci dice che il suo tempo pandemico è destinato ad esaurirsi autonomamente se sapremo sfruttare le nostre conoscenze per colpirlo nella sua vulnerabilità.
Per “statico biologicamente” intendo che muta poco. La mutazione più importante c’è stata in Germania e riguarda la diffusibilità. Questa sua staticità ci aiuta a prendere la mira. A mettere a fuoco farmaci e vaccino. E, nell’attesa, a punta...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. SÌ, ANDRÀ TUTTO BENE
  4. INTRODUZIONE
  5. PREMESSA
  6. 1. Genesi e comportamenti del Coronavirus: il salto di specie
  7. 2. La catastrofe sfiorata
  8. 3. Dacci oggi il nostro panico quotidiano
  9. 4. La bomba epidemiologica
  10. 5. La “seconda ondata”:è corretto chiamarla così?
  11. 6. Un nemico anticonformista e l’esercito della salvezza
  12. 7. Come si affronta una pandemia dal punto di vista sociale
  13. 8. Sono gli asintomatici la vera minaccia?
  14. 9. Sì, andrà tutto bene
  15. 10. Finale di partita
  16. RINGRAZIAMENTI
  17. Copyright