Puttane
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Il mestiere più antico del mondo ai tempi di internet e del Covid

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il mestiere più antico del mondo ai tempi di internet e del Covid

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Il web ha cambiato anche il mestiere più antico del mondo, dai primi siti di annunci ai forum e infine a Escort Advisor, che alle inserzioni ha aggiunto le recensioni. Oggi più che mai chi vende il proprio corpo può essere una donna in tutto e per tutto libera.
Le schiave purtroppo scendono quasi sempre dai barconi, arrivano clandestinamente, illuse da bugie e finte promesse, dal sud e dall'est del mondo.
Un reportage senza moralismi sulla prostituzione 2.0.
I nuovi strumenti digitali stanno cambiando molte cose nel mondo del sesso a pagamento. Nell'era di internet una escort può operare a casa propria, senza protettori o sfruttatori violenti. Può essere, ed è quasi sempre, una donna libera. Per Maria Giovanna Maglie è ora di sfatare una volta per tutte questo tabù.
La prostituzione, se scelta senza imposizioni, può non essere un lavoro più disdicevole o più gravato da compromessi e sacrifici di quanto non siano molti altri mestieri quotidiani e faticosi. Almeno non per le sex worker intervistate per questo libro, che lo fanno per necessità, per profitto, perfino per capriccio o vocazione, ma che del loro corpo sono davvero padrone. Anche quando si sottopongono a recensioni online, espresse in stelline alla pari di un ristorante, su siti di straordinario successo come Escort Advisor.
È solo spogliandoci dall'ipocrisia che possiamo distinguere i casi di donne libere che si prostituiscono dalle migliaia di schiave, quasi sempre immigrate irregolari, costrette sui marciapiedi delle nostre città da potenti organizzazioni criminali, che usano su di loro spaventose violenze fisiche e psicologiche.
La pandemia di Covid-19 sembrava aver minacciato all'improvviso la sopravvivenza del mestiere più antico del mondo. E invece si continua sempre a vivere in qualche modo, magari nascondendosi, oltre che dal virus, anche dal nuovo moralismo che vigorosamente lo accompagna.

Domande frequenti

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788858525630
Categoria
Sociology
1

Ai tempi del Coronavirus

Il distanziamento sociale conseguenza del virus cinese, il Covid-19, ha imposto a tutti uno stato di fedeltà forzata, ma non di fedeltà virtuale, e i portali per gli incontri extraconiugali dall’inizio del lockdown hanno vissuto un periodo d’oro. Lo testimoniano i dati forniti da internet.
Il caso più vistoso è il sito Escort Advisor: nonostante il lockdown, sulle pagine web restavano visibili più di 68.700 profili di escort con relative recensioni. Le ricerche interne da parte degli utenti continuavano sfogliando i profili che le sex worker curano per promuoversi, a dimostrazione che la voglia dei clienti di informarsi sulle escort non calava.
Tra il 16 e il 22 di marzo, Escort Advisor ha tracciato in media il 94% di annunci in meno pubblicati dalle escort (che segna il down dell’intero settore). Prima della crisi, sulle principali bacheche di annunci in Italia si trovavano 24.000 numeri al giorno legati a sex worker. In quella settimana si è arrivati a soli 1.600 al giorno.
Da marzo in poi il sito Gleeden ha incrementato le registrazioni del 150%, e non solo di profili maschili, visto che di queste ben il 43% sono di utenti di sesso femminile. La maggioranza proviene da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, proprio le prime zone rosse, e ciò fa pensare a un boom dovuto proprio alla ricerca di uno sfogo dall’isolamento forzato con mariti e mogli.
Ogni prigioniero o prigioniera in casa ha appagato in qualche modo la fame di socialità e di relazione. L’app di incontri Tinder ha raggiunto nuovi record di profili sfogliati dagli utenti a livello giornaliero. Rispetto a febbraio 2020, nel mese di aprile il numero di “swipe” delle donne under 30 è aumentato del 37%, così come sono aumentati, con una media del 30%, i messaggi scambiati sulle app e sui siti per incontri. Non a caso è stata introdotta la funzione videochat tra gli utenti. Virtuale però non vuol dire reale e come tutte le attività economiche anche quella del sesso a pagamento ha risentito di una crisi epocale dovuta al Coronavirus.
In media si contano 120.000 sex worker in Italia ogni anno, e non tutti hanno il materasso pieno di contanti.
Così, durante il lockdown, anche questo settore ha dovuto innovarsi per arrangiarsi, ricorrendo a fantasie prima sconosciute. Se gli chef e i ristoranti hanno ripiegato sulle consegne a domicilio, le escort hanno dovuto specializzarsi nell’uso della telecamera per videochiamate hot. Racconta una escort di Milano che i clienti chiusi in casa, ognuno con la propria famiglia, dovevano rinchiudersi in bagno e, stando rigorosamente zitti, mettere le cuffie e ascoltare. Alcuni invece riuscivano ad andare in ufficio e avere così una qualche privacy. Il pagamento avveniva con una “pay per call” o mettendo in conto per la fine del lockdown, nel caso di clienti di lunga data.
Francesca, escort di Milano: «Appena ho capito la gravità della situazione non ho esitato ad avvisare i miei clienti attraverso il mio profilo. Ho deciso che non avrei ricevuto più nessuno fino al passare del blocco totale che stiamo vivendo. Io resto a casa. E pure voi dovreste! Così io e molte delle mie colleghe abbiamo deciso di sospendere l’attività come tutti per seguire la legge e non favorire la diffusione del virus. La cosa particolare è che alcuni dei miei clienti mi hanno contattata anche solo per cercare compagnia al telefono. Ora mi sto attivando per fare delle chat e delle videochiamate erotiche: alcuni mi chiedono di vedermi mentre mi “prendo cura di me”, mentre mi spoglio, altri vogliono davvero solo parlare perché sono da soli, altri ancora chiedono foto. Mi ha fatto molto ridere quello che mi ha chiamato con la doccia aperta bisbigliando. Era chiuso in bagno e fingeva di lavarsi per non farsi beccare dalla moglie!».
Nella classifica di questa nuova attività di sesso online, Roma e Milano si sono trovate subito al primo posto con più del 20% delle escort disponibili al servizio. A seguire Verona 12%, Bologna 11%, Napoli 10%. Le escort hanno utilizzato le videochat non solo per avere una fonte di guadagno alternativa, ma anche per trovarsi clienti nuovi con cui si promuovono in vista della possibilità di incontrarsi dal vivo alla fine del lockdown, in città o durante i loro “tour” in Italia.
Ci sono anche persone che chiamano solo per uscire da una condizione di estrema solitudine. Come racconta Tiffany, escort lombarda: «In questi giorni drammatici ho capito che in Italia ci sono moltissime persone sole. Soltanto ieri ho ricevuto oltre 250 chiamate. Nessuna chiamata erotica. In un momento così drammatico molti chiamano semplicemente per sentirsi meno soli».
Così il sesso a pagamento ai tempi del coronavirus si è trasformato anche in un servizio d’ascolto gratuito, una sorta di comunità terapeutica aperta. Molti clienti chiamano in preda al terrore. Studenti, operai, imprenditori che temono il virus e la morte dei loro familiari. Però la paura più ricorrente sembra essere un’altra. Dice Tiffany che «moltissimi, sia ragazzi che uomini, sono terrorizzati per il loro futuro lavorativo: temono che una volta passata l’emergenza saranno licenziati o dovranno chiudere l’azienda che guidano».
Anche i guadagni delle escort sono crollati. Smartworking sì, ma non per tutti allo stesso stipendio, soprattutto se oltre a essere “imprenditrice”, lo sei in un settore non riconosciuto. Inoltre non tutte sono riuscite ad arrangiarsi con le videochiamate e si sono ritovate a vivere in un fortissimo disagio, costrette a chiedere aiuto ad associazioni ed enti come la Caritas per sopravvivere. Molte hanno provato a chiedere i 600 euro all’Inps: delle oltre 2 milioni di domande arrivate ci sono anche quelle di un 12% delle sex worker. Un grido d’aiuto.
Racconta una escort: «Siamo abbandonate a noi stesse. Quello che sta accadendo è l’esempio di una fascia della popolazione lasciata indietro come e più di altre. Noi paghiamo tasse, affitti, bollette e tutte le spese che ognuno ha, ma in questi momenti di crisi non abbiamo nulla dallo Stato. Io ho anche due bambini».
Non in tutto il mondo le cose sono andate allo stesso modo. In Giappone il governo ha deciso di offrire un sostegno economico alle lavoratrici del sesso. Per attenuare il colpo economico dovuto al Covid-19, l’esecutivo giapponese ha lanciato un imponente pacchetto per un valore di 108.000 miliardi di yen, ovvero circa 989 miliardi di dollari. Il pacchetto inizialmente non comprendeva aiuti alle sex worker, essendo la prostituzione illegale, ma le leggi nipponiche sono controverse, diciamo pure ispirate a ipocrisia, in quanto si limitano a vietare le prestazioni sessuali che comprendano un rapporto “completo”. L’esclusione delle industrie dell’intrattenimento e del sesso dagli aiuti ha fatto piovere sul governo fortissime critiche da attivisti e dall’opposizione, che hanno definito l’esclusione una “discriminazione professionale”. Così il governo ha deciso di modificare il piano, annunciando alcuni giorni dopo l’inclusione di coloro che lavoravano legalmente nell’industria del sesso.
In Thailandia, dove la prostituzione è illegale, le sex worker hanno comunque potuto beneficiare di sussidi di disoccupazione e sussidi di assistenza nell’ambito del pacchetto di aiuti del governo contro la pandemia: questo perché si sa che l’industria genera circa il 5-10% del PIL nazionale.
In Germania, dove il mestiere è perfettamente legale e riconosciuto, le escort sono scese in piazza contro le misure del governo. Le sex worker di Amburgo hanno iniziato l’11 luglio a protestare contro il lockdown che impediva loro di ritornare a lavorare. Numerose attività commerciali in Germania erano già riaperte e le sex worker hanno manifestato – sui cartelli era scritto «Non fare finta di non vederci» – chiedendo di poter tornare a lavorare come tanti altri esercizi commerciali. Dal 15 agosto, dopo mesi di chiusura, l’industria del sesso a pagamento è ripartita e le case chiuse hanno ricominciato le attività ma con una significativa limitazione: solo massaggi erotici, mentre i rapporti sessuali veri e propri restano proibiti.
In Germania la prostituzione è regolamentata: sono 40.000 le persone registrate come operatrici del sesso, con diritto a un contratto di lavoro regolare e relative misure di assistenza sociale. Le strutture adibite al sesso a pagamento riaprono con nuove regole sanitarie imposte dalla pandemia. I clienti devono riempire un modulo con le loro generalità, che, per privacy, verrà chiuso in una busta sigillata. I clienti sono sottoposti all’obbligo di mascherina, proprio come al supermercato o in metropolitana. Le rigide norme igieniche rimarranno in vigore anche quando i rapporti sessuali saranno di nuovo possibili.
In Italia la perdita di guadagni derivante dal lockdown, per molte donne senza reti familiari e di protezione, ha condotto rapidamente alla completa assenza di risorse. Niente soldi per la spesa né per l’affitto né per le bollette. Per chi si trova in una rete di sfruttamento, la situazione è ulteriormente aggravata dalla mancanza di autonomia o da un debito da pagare, come nel caso delle nigeriane. Per queste donne, spesso in situazione irregolare, l’accesso ai servizi sanitari è assai più difficile: senza medico di base da contattare in caso di sintomi riconducibili al Covid-19, l’unica cosa che potevano fare era recarsi al pronto soccorso. Proprio ciò che non andava fatto.
Data la natura non riconosciuta del mestiere, la maggior parte delle – e dei – sex worker non ha potuto usufruire delle protezioni previste per altri lavoratori, come l’indennità per malattia, né delle prestazioni sociali di emergenza. Escort Advisor ha deciso di dare supporto economico a Nessuna da sola: si tratta di un’iniziativa concreta di raccolta fondi e di solidarietà per le escort nata “dal basso”, da una serie di organizzazioni storiche sul territorio italiano, e animata da Pia Covre, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute Onlus, da vent’anni in prima linea nella battaglia per dare alle escort la visibilità che meritano, anche a livello istituzionale.
Secondo uno studio condotto da Escort Advisor, il 12% delle escort ha fatto domanda, anche se ha dubbi sulla possibilità di ricevere realmente questo aiuto, dovendo documentare il lavoro; il 14% non esclude, se l’emergenza prosegue, di dover chiedere i 600 euro; il 28% ritiene che la crisi durerà pochi mesi e che se la caverà; ben il 46% ha detto che assolutamente non farà richiesta all’Inps perché non ne ha bisogno. Ovviamente il sondaggio vale sulle utenti registrate e che possiamo definire “libere professioniste”.
E la prostituzione su strada? A luglio il quotidiano inglese «The Guardian», riferendosi a un documento – in parte anticipato anche dall’Osservatorio europeo sulla tratta – ha raccontato come le donne nigeriane costrette alla prostituzione siano state letteralmente lasciate morire di fame dai trafficanti di sesso durante la pandemia di Covid-19 in Italia. Le bande di trafficanti hanno abbandonato le donne e i loro bambini, che non potevano lasciare le loro case, senza cibo o soldi per pagare l’affitto.
Come afferma Alberto Mossino, cofondatore di PIAM Onlus con sua moglie, ex vittima del traffico di sesso: «I trafficanti di sesso non avevano interesse a nutrire o aiutare le donne nigeriane durante la pandemia. Agli occhi dei trafficanti di sesso queste donne sono subumane, sfruttate per arricchire i loro protettori, che le trattano come bancomat. E quando il bancomat si esaurisce, lo scarta e ne cerca un altro».
Nella disperazione, molte di queste donne si sono rivolte ad associazioni di volontari per qualche aiuto alimentare. Valeria Gandini, una missionaria comboniana che assiste le vittime nigeriane della tratta in Sicilia, ha dichiarato: «Ci chiamano in preda alla disperazione e al panico. Dall’inizio del blocco abbiamo consegnato generi alimentari alla loro porta, dato che gli incontri faccia a faccia non erano consentiti. Quando il governo ha iniziato ad allentare le restrizioni, hanno iniziato a venire nella nostra chiesa in cerca di cibo».
Stando alle testimonianze degli operatori, l’arrivo del Covid ha avuto un forte impatto sulle giovani vittime di tratta e sfruttamento sessuale, esponendole a sempre maggiori violenze e costringendole ad accettare richieste ancora più spinte e prezzi via via più bassi dai clienti. Spesso gli incontri sono avvenuti nell’assoluta mancanza di misure di protezione personale rispetto al virus. A volte le ragazze hanno ricevuto informazioni errate sull’uso dei dispositivi come la mascherina o si sono trovate in balia di un lavaggio del cervello con notizie false sui rischi di contagio o su presunte immunità di origine etnica.
Si stima che l’80% delle escort nel lockdown non abbia lavorato, ma c’è anche chi ha continuato a lavorare come nulla fosse. Pensiamo alla notizia sull’attività di una casa del sesso scoperta dai carabinieri in centro a Mestre. Era gestita da una coppia di cinesi che erano contattati attraverso una serie di inserzioni. Ai clienti venivano offerte prestazioni a prezzi variabili da 50 a 500 euro. Un giro d’affari continuo.
Alberto Dandolo, nota e raffinata firma del giornalismo leggero, che si è occupato spesso di raccontare l’allegra vita notturna milanese, ci svela che durante il lockdown a Milano non tutta l’attività mercenaria si è fermata: «Però bisogna fare dei distinguo. La differenza fondamentale è tra le attività svolte dalla prostituzione femminile, da quella maschile e da quella transessuale.
La prostituzione femminile durante il lockdown si è quasi fermata, soprattutto per quanto riguarda le prostitute italiane che hanno accolto l’appello delle istituzioni e hanno attivato un’altra modalità di vendita di sé attraverso il sesso online. Attraverso la rete e con i clienti fissi che avevano sono riuscite ad avere un po’ di entrate vendendosi con giochi di masturbazione e altre forme di esibizione. Diverso è stato per le prostitute di origine latina: queste sono state piu incaute e hanno operato come nulla fosse. Ma soprattutto hanno operato come se nulla fosse le prostitute di origine dell’Est Europa, che sono quelle che vanno per la maggiore a Milano per motivi economici. Bulgare e rumene hanno lavorato come nulla fosse e senza paura. La fascia medio-alta dei clienti della città ha quindi continuato a vivere la mercenarietà della sessualità in maniera quasi ordinaria, durante il lockdown.
Diverso discorso per la prostituzione maschile poiché questa ha persino aumentato il fatturato. La Milano omosessuale non si è minimamente fermata, anzi ha continuato in maniera totalmente scellerata a fare feste private in locali che venivano utilizzati per vivere situazioni di sesso orgiastico. Essendo rimasti in pochi, i gay che si sono venduti in quel periodo hanno aumentato i prezzi e hanno lavorato tantissimo. Se prima del lockdown la tariffa era di 100 euro l’ora, durante il lockdown diventa il doppio. Tutto ciò è documentabile attraverso gli annunci pubblicati sul sito www.milano.bakecaincontri.com alla rubrica “uomo cerca uomo”».
Per dimostrare che erano operativi in quel periodo, gli escort sono stati contattati dal sito Dagospia. Tra questi Kevin, l’uomo rifatto come una bambola, che riceve alla cifra di 200 euro l’ora (ma se ti va bene il tutto dura 15 minuti) in un appartamento in zona Isola; per 300 euro più taxi invece viene lui a casa. O come Pier, che ama travestirsi da pompiere, indossando scarpe con tacco 15. Lui però non si sposta e al suo domicilio la tariffa è di 150 euro, 50 in più se vuoi che raggiunga il piacere.
«Invece» continua Dandolo «è addirittura triplicato, durante il lockdown, il fatturato della prostituzione transessuale, che è quello che è sempre stato di maggior successo a Milano. Probabilmente perché il “potere” durante la notte incrocia la transessualità quasi per autopunirsi, tanto che i transessuali milanesi sono specializzati in pratiche di dominazione e sottomissione del cliente. Durante il lockdown questi hanno triplicato gli introiti dalle loro attività anche perché a Milano al mondo della transessualità è legato il mondo delle feste, fatto anche di sostanze stupefacenti illegali. E anche questo mondo, a sentire i pusher, durante il lockdown ha conosciuto un aumento delle vendite.
La città quindi non si è rassegnata a non vivere la notte. Mettici pure che la chiusura ha portato alcuni uomini che normalmente vivevano in tranquillità la propria quotidianità a sbottare e a cercare una sessualità vissuta in maniera più convulsa e a superare ogni limite rispetto a quelli che erano i loro parametri familiari. Se si fa una piccola indagine tra i tassisti notturni di Milano viene fuori questa “vivacità” della notte.
Quindi Milano non solo non si è fermata, ma in alcuni momenti addirittura ha accelerato il suo ritmo e la sua corsa verso il piacere a pagamento.»
Finito il lockdown, nonostante i volumi nuovamente in crescita sia di utenti che visitano i siti sia di escort tornate al lavoro, si dovrà attendere forse la fine dell’anno per rivedere i numeri precedenti, anche per via di una minore disponibilità economica da parte dei clienti. Benché, in controtendenza e come accennato in precedenza, alcune escort raccontino che dopo il lockdown c’è stata un’impennata nel lavoro. Se è momentanea o no lo vedremo presto.
Nel mese di maggio, Escort Advisor ha condotto un sondaggio anonimo tra i propri utenti per capire quali saranno i comportamenti degli amanti del sesso a pagamento. La domanda dei clienti superava nettamente l’offerta delle escort, che rimanevano ancora caute. Dal sondaggio tra i clienti emergono comportamenti che possono indicare l’evoluzione del settore nella fase postcoronavirus. Il 38% dei partecipanti...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. PUTTANE
  4. Introduzione
  5. 1. Ai tempi del Coronavirus
  6. 2. Su internet e sulla strada
  7. 3. Parlano le escort
  8. 4 . Identikit dei clienti
  9. 5. Le schiave dei barconi
  10. 6. Merlin, una legge da superare
  11. 7. Così fan tutti
  12. 8. Il mestiere più antico del mondo
  13. 9. Puttane, imperatrici e sante
  14. 10. Puttane, cortigiane e spie
  15. Copyright