Mafie e pandemia
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Mafie e pandemia

Il Covid-19 verrà sconfitto, la criminalità organizzata no

  1. 45 pagine
  2. Italian
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Mafie e pandemia

Il Covid-19 verrà sconfitto, la criminalità organizzata no

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Molti magistrati hanno lanciato l'allarme: la crisi economica che si sta già scatenando a causa della pandemia potrebbe favorire le mafie. Molti affari, dalla droga alle estorsioni, si sono fermati anche per la criminalità organizzata, che però può avvantaggiarsi di straordinarie riserve di liquidità. Se lo Stato non sarà in grado di supportare le imprese e i cittadini in difficoltà, per camorra, 'ndrangheta e Cosa nostra si apriranno opportunità sconfinate, in termini economici ma soprattutto di potere sociale. Solo se la crisi del Coronavirus ci insegnerà il valore delle regole, e a rifiutare la logica del profitto a ogni costo, potremo sviluppare i giusti anticorpi anche contro le mafie.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788858524466
Categoria
Criminologia
1

Prima dell’emergenza

E fu così che dopo la più grave crisi sanitaria del terzo millennio, arrivarono loro, gli sgherri delle mafie a far ripartire l’Italia. Salvatori della nazione per i patrioti dell’ultim’ora; sciagure per il paese, da sempre.
Una cosa è certa, però: a ogni emergenza segue un «dopo», una ricostruzione per rinascere dalle macerie lasciate dalla catastrofe. In questo terreno da edificare, i clan e le loro cricche hanno mostrato di saperci fare parecchio.
Il Coronavirus cambierà il mondo. E l’Italia. Capire in che modo si comporteranno le mafie nostrane è necessario. Perché non c’è dubbio alcuno che queste multinazionali del crimine sfrutteranno i vuoti e le nuove fragilità create dal Covid-19.
«La crisi sanitaria è una crisi economica e sociale. Dunque, una questione criminale. Non c’è crisi che non sia una grande opportunità per le mafie», il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, è stato tra i primi a lanciare l’allarme. «Pensate alla situazione in cui sono gli imprenditori che hanno costruito o ristrutturato un ristorante, una pizzeria o un albergo pensando che dalla primavera avrebbero cominciato a guadagnare. A molti di loro le banche non daranno soldi. E allora chi glieli darà?», si chiede un altro importante ed esperto magistrato, Nicola Gratteri, capo della procura di Catanzaro. «La mafia cercherà di rafforzare la sua presenza nella gestione dei servizi essenziali: dal settore creditizio a quello sanitario, delle forniture medicali o, più in generale, di beni di prima necessità», prevede il procuratore aggiunto di’ Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, esperto di inchieste che riguardano la ’ndrangheta, la massoneria e la politica.
Le mafie rappresentano la questione nazionale mai risolta. Continuano a proliferare, a contagiare settori economici inquinandoli a tal punto da produrre storture nella libera concorrenza. I clan della camorra, le ’ndrine della ’ndrangheta, le cosche della mafia siciliana e di quella pugliese, gestiscono un potere capillare, forti di complicità alte e insospettabili. Alcune organizzazioni criminali negli ultimi trent’anni si sono date una struttura tipica delle holding finanziarie. Strutture modellate sul più epocale mutamento sociale della storia contemporanea: la globalizzazione. Di pari passo le mafie hanno sfruttato le potenzialità finanziarie di un mondo sempre più interconnesso e per questo sempre più piccolo. Hanno iniziato a diffondere i loro denari sporchi in giro per il pianeta, trasformando i soldi incassati con la droga, con le estorsioni, con i sequestri di persona, con l’usura, in attività commerciali, aziende di trasporti, locali alla moda, alberghi di lusso. Hanno usato questa liquidità «nera» per inserirsi nell’economia lecita.
La risposta immunitaria del sistema economico globale è stata nulla. Il contagio è stato pressoché immediato. I capitali mafiosi hanno trovato cittadinanza nei templi della finanza e dell’economia. La resistenza delle autorità locali si è limitata alle formalità di rito: le nuove società di capitali pagano le tasse? Se sì, allora non c’è alcun problema, sono libere di operare al pari di altre. Per le autorità estere, dunque, il confine tra legalità e illegalità si assottiglia a un mero requisito fiscale. Nessuno si è mai davvero interrogato sull’origine di quel denaro che stava arricchendo i territori di conquista delle organizzazioni mafiose.
Questa premessa è necessaria ora che siamo di fronte a una pandemia di dimensioni globali, che supera i confini nazionali e regionali. Una pandemia, quella provocata dal Coronavirus, che tocca tutti i paesi in cui sono presenti le cellule criminali delle mafie italiane, le più antiche e potenti del globo.
Giusto, quindi, interrogarsi nel nostro paese sulle mosse future delle mafie dopo la pandemia, sulla loro strategia, di solito sempre vincente, nel post emergenza nazionale. Dovrebbero, tuttavia, farlo anche negli altri paesi: dagli Stati Uniti al Canada, dall’Europa all’Australia. Perché il problema di come si muoveranno le cosche italiane è una questione che interesserà tutti, non solo il nostro Belpaese. Con una differenza sostanziale: negli stessi anni in cui le mafie si trasformavano in multinazionali del crimine, in Italia si varavano leggi all’avanguardia nella lotta alle mafie. Norme che ancora oggi rappresentano una specificità e un modello. Una strada intrapresa con molto ritardo, è vero, dopo aver pagato un tributo di sangue altissimo: le leggi antimafia più efficaci, infatti, sono state approvate solo dopo omicidi eccellenti, dopo stragi e massacri che spesso hanno trovato complicità nelle più alte sfere politiche e giudiziarie. Oggi, però, quelle leggi ci sono, e per i boss, mantenere intatto il loro potere è sempre più una faticaccia. Il metodo per combattere le mafie sviluppato in Italia ha prodotto uno spostamento degli affari prima verso Nord poi all’estero. Alla costante ricerca di luoghi sicuri, al riparo dalla durezza dei codici antimafia italiani. Alla caccia di paradisi mafia free, dove la verifica dei curriculum imprenditoriali si limita al controllo fiscale. Il resto, e cioè la storia criminale dei singoli e l’origine del denaro utilizzato per avviare la nuova attività, non conta.
Di certo, però, dopo la pandemia di Covid-19 il mondo non sarà più come prima. Gli esperti di geopolitica prevedono un rimescolamento dei rapporti tra stati; gli scienziati sostengono che anche la vita nelle città subirà stravolgimenti che credevamo impossibili. D’altro canto i governi hanno messo sul piatto decine di miliardi di euro per proteggere i cittadini, anche nel dopo Coronavirus. Risorse che serviranno a sostenere i lavoratori senza più occupazione, le famiglie in difficoltà, i giovani precari in regime di partita Iva, gli operai le cui fabbriche non riapriranno perché uccise dalla crisi scaturita dal virus. La politica deve, insomma, arginare le conseguenze nefaste della pandemia.
Questo sforzo economico imponente per le casse pubbliche può anche rappresentare l’occasione giusta per sferrare il colpo decisivo alle mafie. Già, perché sarebbe sufficiente estendere il perimetro delle categorie da proteggere includendo chi lavora onestamente in determinati settori, senza scorciatoie, nel rispetto della libera concorrenza. È il momento di farlo: bisogna aiutare anche quelle famiglie povere che diventano facili prede del ricatto dei clan, vuoi perché i loro voti vengono comprati con 50 euro, vuoi perché è in quei nuclei che spesso vengono reclutate giovani leve per il lavoro sporco. È il momento, perciò, di affrontare le mafie come si affronta una pandemia, e spendere il necessario affinché il terriccio fertile sul quale prospera «la malapianta» si rinsecchisca e lasci senza linfa gli strateghi della criminalità organizzata.

Dove eravamo rimasti

Nei giorni in cui a Wuhan, in Cina, si diffondeva il virus che avrebbe da lì a breve contagiato tutto il mondo, la procura antimafia di Catanzaro portava a termine la più grande operazione antimafia degli ultimi dieci anni. In grande stile. I numeri impressionanti dell’indagine denominata «Rinascita-Scott», contro la ’ndrangheta, la mafia calabrese, restano scolpiti nelle cronache di quei giorni: 343 arresti, 400 indagati, decine di padrini fermat...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Mafie e pandemia
  4. 1. Prima dell’emergenza
  5. 2. Nell’emergenza
  6. 3. The day after
  7. #MafiExit
  8. Copyright