La ragazza che guardava fuori
eBook - ePub

La ragazza che guardava fuori

  1. 492 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La ragazza che guardava fuori

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

In ogni quartiere c'è una casa diversa dalle altre. Una casa in cui succedono cose che nessuno, guardando da fuori, può immaginare. È così che la pensa Andrea, nevrotica autrice di thriller che ha scelto di vivere nella stessa stradina di Barcellona in cui è ambientato L'ombra del vento, il romanzo che le ha cambiato la vita e grazie al quale ha deciso di diventare una scrittrice.
Adesso che si è trasferita con il marito Nico in una casa più grande, Andrea passa le sue giornate alla finestra della cucina, quasi barricata tra le mura domestiche, a bere caffè e osservare fuori, cercando ispirazione per il romanzo che sta scrivendo. Per lei il mondo là fuori è come le pagine bianche: un posto dove tutto può accadere, e può ancora essere scritto. Come, ad esempio, quello che lei immagina che succeda nelle vite di María e Carlos, la coppia della finestra di fronte dal matrimonio apparentemente perfetto - non come il suo, sempre più traballante. Ciò che Andrea non sa, però, è che, stavolta, sarà proprio casa sua quella diversa dalle altre... Un giorno, infatti, piomba da lei, da San Francisco, Victor, il fratello di Nico. È un uomo in fuga, da qualcosa che ha commesso e che lo perseguita. E quando Andrea vedrà dalla finestra proprio Victor entrare in una macchina con María, e poi tornare senza di lei, capirà che i segreti vanno cercati proprio tra le mura della sua casa, e nella sua stessa famiglia...
La rivelazione del thriller psicologico spagnolo, grande successo del passaparola in patria, arriva finalmente in Italia con una storia che vi trascinerà, e vi stupirà capitolo dopo capitolo.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a La ragazza che guardava fuori di Lorena Franco in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura poliziesca e gialli. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788858520277

PARTE TERZA

Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se’.
NICCOLÒ MACHIAVELLI

Andrea

Mercoledì 22 luglio 2015

LA VITA CHE HO DIMENTICATO

Le mie prime parole sono state: «Dov’è mia madre?».
Sono passati tredici giorni e nessuno mi ha ancora risposto.
Ho preparato una borsa con le mie cose per tornare a casa insieme a uno sconosciuto, diretta al posto dove abito da tre mesi, dicono. A quanto pare ci siamo appena trasferiti per sfuggire dal trambusto del centro di Barcellona. Strano, perché ho sempre adorato la mia città, specialmente le viuzze più segrete del Barrio Gótico, dove secondo Nico fino a qualche mese fa avevamo un appartamento. Si trova sempre tutto a qualunque ora del giorno e della notte, mi piacciono la gente, l’effervescenza, il rumore… Non riesco a dormire senza la vibrazione della metropolitana sotto il pavimento o il frastuono infernale dei camion della spazzatura che passano alle due del mattino.
Eppure non ho molta voglia di parlare e lo stordimento che provo per la maggior parte del tempo non lascia spazio per molte domande. Riesco a pensare a una cosa sola, mia madre, e uso tutte le energie che mi restano per chiedere sue notizie, ma nessuno vuole mai dirmi nulla. Ho un pessimo presentimento: dev’esserle successo qualcosa. Qualcosa di terribile che nessuno si azzarda a raccontarmi per evitarmi uno shock o un attacco d’ansia. Nelle rare occasioni in cui mi hanno lasciata sola ho pianto molto. Mi è sembrato di udire la sua voce, e di sentirla proprio in questa camera, dove so che ha trascorso lunghe ore, impaziente di vedermi sveglia.
In questi giorni di riabilitazione sono stata circondata dalle cure di medici e infermiere. E ho visto spesso Gemma, la neuropsicologa, che mi ha aiutato ad affrontare la perdita di tanti ricordi con meno ansia di quella che provavo i primi giorni.
«È fondamentale che la paziente abbia intorno le persone con le quali condivideva la quotidianità. E poi restare molto in casa, guardare video e fotografie» diceva Gabriel, il medico, a Nico. «Ma un po’ alla volta, senza fretta. È meglio evitare di darle troppe informazioni tutte insieme.»
Nico. Nico. Nico.
Devo ripetermi il suo nome mille volte al giorno per non dimenticarlo.
È mio marito, ma non lo conosco. Ho sentito la sua voce mentre “dormivo”, ma non ricordo che cosa abbia detto o con chi stesse parlando. Guardo la fede che ho al dito. Un anello semplice con la data del nostro matrimonio incisa all’interno. Sento che per me non ha alcun significato. Ho notato che Nico non la porta. Per un attimo ho pensato che forse è il tipo di uomo che se la sfila per flirtare con le altre e poi si dimentica di rimetterla. Probabilmente l’ha persa.
Il disturbo di cui soffro si chiama “amnesia dissociativa”. È la perdita della capacità di ricordare informazioni personali, spesso legata a un evento traumatico o stressante. Nel mio caso sono svaniti nel nulla gli ultimi tredici anni della mia esistenza. Sono stata visitata da vari specialisti, mi hanno fatto risonanze magnetiche e tomografie cerebrali per verificare l’assenza di tumori e altri possibili danni. Mi hanno fatto gli esami del sangue e perfino un elettroencefalogramma, che ha escluso la presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo. A mandarmi in coma e farmi dimenticare la mia intera vita adulta, dai vent’anni a oggi, è stata la contusione alla testa. Mi dicono che quasi tutti i pazienti nelle stesse mie condizioni riescono a tornare alla normalità nel giro di alcuni mesi. Ma esistono anche casi meno frequenti nei quali la perdita della memoria diventa permanente. Che cosa triste sarebbe dimenticare un pezzo così grande della mia vita! I ricordi sembrano un tesoro infinitamente prezioso quando non si hanno più.
Come se non bastasse, nessuno mi ha ancora voluto spiegare come ho fatto a sbattere la testa. Neanche fossi una bambina, incapace di sopportare la verità su quello che mi è successo e continua a succedere intorno a me. Tutti questi segreti, le cose che mi vengono tenute nascoste, una vita della quale non so nulla. È come se il mio cervello fosse naufragato. Da un lato delle acque calme e tranquille; dall’altro, nei momenti di confusione, una lotta tra flutti agitati e impetuosi.
Da quando mi sono svegliata Nico si mostra silenzioso e distante. In questi giorni ha approfittato delle attenzioni del personale medico per svignarsela e star via per ore. In generale, però, è sempre stato al mio fianco. Dev’essere duro non venire riconosciuti dalla propria moglie. Eppure, da come si comporta, mi viene da pensare che il nostro rapporto non fosse proprio idilliaco. Stavamo attraversando un periodo di crisi? Litigavamo spesso? Chi sei, Nico?
«Quanti anni sei convinta di avere?» mi chiede Gabriel, il medico.
«Venti.»
Mi viene da ridere, perché non appena sono riuscita a reggermi in piedi sono andata in bagno per guardarmi allo specchio. È stato in quel momento che ho capito di essere molto più vecchia di così. Ho l’età di Cristo, trentatré anni, e avrei preferito arrivarci meglio. Sono sovrappeso, ho qualche ruga e tra i miei capelli castani ho intravisto alcune striature bianche che mi fanno sembrare più vecchia.
«Qual è l’ultima cosa che ricordi?»
«La morte di mio padre. Il funerale. Il fatto che stavo leggendo il libro che lui mi ha regalato.» Ho risposto talmente tante volte a questa domanda che ormai lo faccio automaticamente.
«Quale libro?» insiste Gabriel.
«L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón.»
«Il mio preferito.»
«Sembra essere il libro preferito di un mucchio di gente…» osservo seguendo il gesto del medico, che mi invita a guardare in alto.
«A che punto sei arrivata?»
«Sono ancora all’inizio. Quando Daniel Sempere scopre il romanzo di Julián Carax.»
«Allora ne vedrai ancora delle belle.» Si interrompe e mi fissa in viso con il suo sorriso gentile. «Forse non dovrei dirti una cosa del genere, ma se vuoi trovare un lato positivo nell’amnesia di cui soffri, continua a leggere. Se è il tuo libro preferito lo avrai letto almeno due o tre volte, no? E ora la vita ti offre la possibilità di scoprirlo di nuovo, partendo da zero. Come se la tua mente non avesse mai assorbito quelle parole, capisci? Come se non conoscessi già la storia.»
«Credo di capire. Sarebbe come fare qualcosa per la prima volta, quando in realtà non è così.»
«Fare una cosa per la prima volta è come partire per un’avventura» interviene l’infermiera in tono amichevole. «Scommetto che non ti capita da un po’.»
Vorrei vedere voi nella mia situazione, penso tra me e me, ma mi limito ad annuire e rispondere con un grande sorriso. Ci mancherebbe altro! Sembrano affezionati a me e da quando sono sveglia mi trattano con ogni riguardo. Finalmente li ho visti in faccia, dopo avere ascoltato le loro voci. Finalmente sono riuscita a guardarli negli occhi.
«A poco a poco inizierai a ricordare. Come ti ho detto l’altro giorno, quasi tutti i pazienti che soffrono di amnesia dissociativa finiscono per recuperare la memoria. Alcuni ci mettono del tempo, altri la ritrovano di colpo. A volte può essere destabilizzante, per cui ti invito a prendertela comoda. Soffrirai di tremende emicranie. Ti sembrerà di avere degli aghi piantati nel cervello. Assumi gli antidolorifici ogni otto ore e andrà tutto bene. Esistono anche altri sistemi, ma lasciamo tempo al tempo. Adesso torna a casa, abituati di nuovo al posto in cui vivi e riposa.»
«E quali sarebbero gli altri sistemi, dottore?» domanda Nico alle mie spalle.
«Per esempio l’ipnosi. A volte aiuta a colmare le lacune. Oppure la psicoterapia, per lavorare sulle esperienze che hanno innescato il disturbo e che Andrea non riesce a ricordare. Eventualmente si possono affiancare alle sedute dei farmaci, per esempio barbiturici o benzodiazepine somministrate per via intravenosa.»
«Insomma le possibilità non mancano!» osservo, sicura di riuscire a ritrovare gli anni perduti.
Il pensiero dell’amnesia mi riempie di angoscia. Sento un nodo alla gola e cerco di richiamare alla memoria le frasi che ho sentito pronunciare intorno a me durante il coma, ma non c’è più modo di sapere che cosa dicevano quelle voci, l’unica compagnia che ho avuto.
Gabriel entra in camera nel momento esatto in cui finisco di richiudere la valigia. È tutto pronto, è arrivato il momento di andarmene. Non posso fare a meno di fermarmi a guardare con un pizzico di nostalgia il letto nel quale ho dormito per oltre un mese. In coma e da sveglia, mentre sognavo e cercavo di aprire gli occhi.
Penso a mia madre. Alla sua voce dolce e delicata, alle sue mani tenere e forti. Quante volte è entrata da quella porta e si è avvicinata al mio letto? E ora dov’è? Perché nessuno mi dice nulla?
Mamma, mi sono svegliata. Sono tornata, come volevi tu. Vieni da me, ne ho bisogno. Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica. Non saprei dire quando ho cominciato a recitare mentalmente i giorni della settimana, ma ha un effetto calmante e mi fa sentire bene.
«Grazie di tutto, Gabriel. Sei stato gentilissimo» mi congedo con un sorriso di riconoscenza.
«Ormai siamo amici. Abbiamo passato molto tempo insieme, Andrea, anche se tu non lo sai.» Mi fa l’occhiolino, sorride e posa la mano sulla spalla di Nico, che non la smette di fissarmi, impaziente di andar via. «Sei fortunata ad avere un marito così premuroso. Non ti ha lasciata sola un momento, non si è mai allontanato dal tuo letto. Sei in ottime mani.»
«Lo so bene. Anzi, no, non lo so!» rido. «Però mi auguro di sì.» Nico mi guarda perplesso. Il medico ha sorriso alla mia battuta, ma lui sembra perso nei suoi pensieri e si è limitato ad accarezzarsi la nuca: un gesto curioso che non mi è sfuggito.
«Tornate a casa?» domanda Gabriel.
«Sì, finalmente» risponde Nico.
«Sei impaziente di uscire, Andrea?»
«Più che altro sono confusa, perché non so dove mi porterà quest’uomo e nessuno mi risponde quando chiedo della sola persona che conosco: mia madre. Dov’è adesso?»
Di nuovo quel silenzio. Di nuovo un doloroso nodo in gola.
«Avete fissato un appuntamento?» domanda Gabriel a Nico per cambiare discorso.
«Sì, per il 23 settembre» risponde lui cogliendo la palla al balzo.
«Ottimo! Per qualunque dubbio o problema ormai sapete dove trovarci. Adesso calma e riposo. Sono le due cose più importanti. Intesi?»
Nico annuisce e il medico ci lascia soli, ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. LA RAGAZZA CHE GUARDAVA FUORI
  4. Tu salvati. Io sono già morta
  5. PARTE PRIMA
  6. PARTE SECONDA
  7. PARTE TERZA
  8. PARTE QUARTA
  9. Epilogo
  10. Ringraziamenti
  11. Copyright