Il Libro Giallo ha avvelenato Dorian Gray. Lo ha tenuto occupato per diciotto anni.1 In esso egli trovò il modello che conferì alla sua vita un’espressione anticipatrice. Ma questo libro ha una sua realtà letteraria? Si sostiene di sì e si fa riferimento alla stessa affermazione di Wilde secondo la quale durante la realizzazione del romanzo Dorian Gray egli avrebbe avuto davanti agli occhi À Rebours di Huysmans.2 In effetti la caratterizzazione che Wilde fa del Libro Giallo si accorda in molti punti con À Rebours.3 Ma non in tutti! Des Esseintes non ha come l’eroe parigino di Wilde «perduto la bellezza che maggiormente apprezzava negli altri», dal momento che egli stesso non era particolarmente bello. L’eroe del Libro Giallo si differenzia ancor più da Des Esseintes per la sua grottesca paura di fronte a specchi, superfici metalliche lucide e acque tranquille, mentre al contrario Des Esseintes, uomo di pensiero raffinato, fa arredare la sua abitazione con un vero labirinto di specchi. Il Libro Giallo è ben più da considerare come un tipo di romanzo che trae le sue ragioni dalla realtà e di cui si conosce l’originale. Ma lo stesso originale assieme ad altri modelli è stato innalzato artisticamente a un livello surreale in cui gli elementi originari non sono più distinguibili. È indubbio che il Libro Giallo è in parte À Rebours. In esso Wilde trovò l’atmosfera verde e sensuale che doveva avvolgere Dorian, la dolce e velenosa aria profumata di orchidee che lo doveva inebriare, il culto del bello portato all’estremo che nasce dall’ennui, il quadro sensuale ed esotico del desiderio4 nel cui mare di fiamme e di colori l’uomo sensuale si inabissa. Certo egli ha ricevuto da Huysmans l’impulso a scrivere un paragrafo dopo l’altro sui profumi, le pietre preziose e i loro magici poteri, i paramenti sacri, gli estatici balzi indietro in età voluttuose e in mondi letterari che ancora riecheggiano delle voci di Eliogabalo e Petronio, sebbene simili motivi rappresentino solo una parte di un più grande schema che era venuto di moda nella letteratura francese con i romanzi di Théophile Gautier. La realizzazione di Wilde si differenzia però notevolmente nei particolari, mentre il corrispondente dello «Scott’s Observer» nel 18905 osserva con molta imprecisione e superficialità che i cofanetti di gioielli di Dorian e Des Esseintes contengono stranamente le stesse pietre preziose. Ciò che colpisce è invece proprio la loro diversità e, per quanto riguarda le tre pietre uguali, la diversità dei loro attributi. Ma quest’opera rappresentò soltanto una sollecitazione. Indicheremo in seguito dove egli è stato effettivamente creativo.
Il Libro Giallo si riallaccia anche a Mademoiselle de Maupin, dove il grande schema è presente nelle sue linee generali. Anche qui sfavillano in certe pagine nomi di pietre preziose cangianti anche nel suono: porphyre, jaspe, lapis-lazuli, sardoines, chrysobéril, aiguesmarines, opales irisées, azerodrack. Anche qui la nostalgia dell’antichità che si aggrappa ai nomi di Tiberio, Caligola, Eliogabalo, Catullo, Tibullo, Marziale, Virgilio e ai ricordi del Rinascimento consuma l’eroe. Wilde ha seguito questa traccia e ha aperto questo Libro Giallo ipoteticamente là dove brillano di colori purpurei i quadri della sensualità romana e rinascimentale. D’Albert è un figlio dell’età omerica. Là – nell’antichità – egli si sente di casa come più tardi l’eroe parigino del «libro velenoso». A questo proposito si potrebbe scrivere un intero capitolo. Ma esaminiamo qui rapidamente soltanto un punto importante. Wilde poté derivare dal romanzo di Gautier la paura degli specchi tramite un cambiamento facilmente comprensibile. D’Albert è posseduto dalla singolare paura di venire raggiunto dal destino di Narciso e per guardarsi da una simile disgrazia si osserva in tutti gli specchi, in tutti i fiumi e ruscelli che incontra, perché altrimenti immerso in fantasticherie e pensieri diverrebbe troppo facilmente preda della degenerazione e della perversità. «È un affar serio, e occorre stare attenti.» Un motivo «grottesco», in effetti, che non può convincere! Qui non si tratterebbe già della paura degli specchi, ma di un’angoscia segreta nell’osservare se stessi in uno specchio. Se riflettiamo su come Wilde nella creazione di Dorian Gray avesse continuamente in mente l’amore per se stesso di Narciso6 e quanto gli fosse familiare il romanzo di Gautier, allora il motivo dello specchio così come è stato riportato da Wilde si muta in una chiara allusione all’eroe D’Albert in Mademoiselle de Maupin.
Ma lasciamo ora da parte il problema dell’origine del Libro Giallo ed esaminiamo il famoso capitolo XI, nel quale esso gioca il suo grande ruolo segreto, e analizzando per paragrafi cerchiamo di vederne le fonti, per quanto è possibile riconoscerle. Noi ci asteniamo dal fare commenti critici. Sappia il lettore tirare le proprie conclusioni.
Sorvoliamo rapidamente i primi due paragrafi [I: il libro incatena Dorian in eterno. Contiene la storia della sua vita prima che egli la viva;7 II: egli stesso non conosce quella paura degli specchi]8 e tratteniamoci un attimo sul paragrafo III.
III. Eterna bellezza del corpo
Dorian conserva l’aspetto di un uomo puro, non contaminato dal mondo. Chi lo vede, malgrado le peggiori voci che corrono sul suo conto, non può pensare di lui nulla di male.
Ed ecco una parte di un sonetto amoroso di Shakespeare quale si rispecchiò nell’animo di Wilde. The Portrait of Mr. W.H. tradisce questa interpretazione. L’amato di Shakespeare, il giovane attore Willie Hughes, conserva sul suo volto una grazia eterna, indipendentemente dai suoi pensieri e sentimenti (Sonetto 93):
Nel crearti il cielo ha stabilito
Che nel tuo viso dimorasse sempre un dolce amore,
Quali fossero i tuoi pensieri, i moti del tuo cuore,
Nel tuo aspetto non sarebbe che dolcezza.
mentre la storia del suo falso cuore si scolpisce sulla fronte delle altre persone in torve rughe:
Nell’aspetto di molti la storia d’un cuore infedele
È scritta in smorfie e cipigli e strane rughe.
I sei paragrafi seguenti [IV: amore narcisistico per se stesso;9 V desideri impossibili; VI: conviti esteticamente curati; VII: dandismo;10 VIII: spiritualizzazione dei sensi; IX: culto dei sensi]11 portano a una professione di edonismo sul tipo di quella di Pater (X, XII, XIV), che viene interrotta da altre osservazioni [XI: fantasmi notturni e risveglio nella realtà dell’aurora;12 XIII: esaltazione per il cattolicesimo].13
X, XII, XIV. Edonismo di Pater
Qui troviamo ogni tanto degli echi vistosi dal Renaissance di Pater. Wilde dice:
ma non avrebbe mai accettato teorie o sistemi che implicassero la rinuncia a una qualunque appassionata esperienza. Il suo scopo, infatti, doveva essere l’esperienza stessa e non i suoi frutti.
Pater dice:
Teoria, idea o sistema che ci chieda il sacrificio di qualsiasi parte di questa esperienza... non ha il minimo diritto su di noi.
E
Non il frutto dell’esperienza, ma l’esperienza in se stessa: ecco il fine.14
Wilde definisce l’atmosfera romantica come «Strangeness that is so essential to romance», riprendendo quasi parola per parola in Appreciations (1889) la nota definizione data da Pater in Romanticism (1876): «Strangeness added to beauty».
L’andare a cercare determinati stati d’animo e poi il rifiutarli fa dipendere Wilde dalla capacità di abbandonarsi al preziosismo nel calore della passione per poi lasciarsi scivolare di nuovo, dopo il godimento, nella fredda lontananza dell’indifferenza:
accoglieva spesso modi di pensiero [...], si abbandonava alle loro sottili influenze, e poi, avendone afferrato il colore e soddisfatto la propria curiosità intellettuale, li abbandonava con quella strana indifferenza che non è incompatibile con un temperamento ardente.
In questo modo Wilde aderisce completamente ai ragionamenti di Pater nel saggio su Winckelmann:
Lotta con quelle forme finché il segreto è vinto e allora lascia che ognuna torni al suo posto, nella suprema, artistica rappresentazione della vita. È con una specie di appassionata freddezza che tali nature gioiscono nell’essere estranee a se stesse nel tempo e nello spazio... È la vita di uno al quale accada ripetutamente di considerare con indifferenza ciò che un tempo gli appariva prezioso.
Nel paragrafo XIV veniamo messi in guardia da qualunque tipo di sistema:
[non accettare] formalmente un credo o un sistema
e Pater:
Non arrendersi mai alla ortodossia condiscendente di Comte, Hegel o nostra.
Simili stati d’animo si hanno quando forze segrete si insinuano dall’esterno nell’interno attraverso il ponte dei sensi. Così i profumi, di cui Dorian cerca di penetrare la psicologia, risvegliano nuovi impulsi nel nostro animo.
XV. Psicologia dei profumi
Qui sono riconoscibili dei riferimenti a Huysmans.15 Inoltre Wilde deve essersi servito di un’opera di occultismo. Ancora una volta questo paragrafo appartiene al più vasto schema dell’esotismo romantico. Baudelaire e Gautier danno il tono a questo passo (cfr. di Baudelaire, Parfum Exotique, La Chevelure, Le Chat).16 Riguardo alla forza segreta dei profumi Gautier dice nella biografia di Baudelaire (132):
Altri come il muschio, l’ambra, il benzoino, il nardo e l’incenso sono superbi, trionfali, mondani, stimolanti alla civetteria, all’amore, al lusso, ai banchetti, agli splendori.
Su questo tono scrive anche Wilde.
XVI. Strani strumenti musicali
Salta subito all’occhio l’amore particolare per gli strumenti messicani o dei popoli sudamericani. I tamburi di pelle di serpente, che Bernardo Diaz vide assieme a Cortés nel tempio messicano, il cui tono melanconico egli rammenta più volte nella sua cronaca:
un gran tamburo cilindrico, coperto dalla pelle di immensi serpenti, come quello che vide Bernal Diaz entrando con Cortés nel tempio messicano e del cui suono dolente lasciò una così vivida descrizione.
Li conosce anche Prescott nella sua Conquest of Mexico, libro IV, cap. 2:
Anche qui si trovava il grande tamburo cilindrico di pelle di serpente che veniva battuto solo in occasioni eccezionali e capace di emettere un suono malinconico trasvolante per miglia e miglia... Un suono di sciagura per il futuro degli Spagnoli.
(e più tardi di nuovo nel libro V, cap. 3). Può darsi che Wilde abbia usato per l’intero paragrafo un’opera specializzata o forse il catalogo degli str...