Il cinese (Nero Rizzoli)
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Il cinese (Nero Rizzoli)

  1. 532 pagine
  2. Italian
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Il cinese (Nero Rizzoli)

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Informazioni sul libro

NERO RIZZOLI È LA BUSSOLA DEL NOIR FIRMATA RIZZOLI. Luca ha un distintivo della polizia e un cognome che suona strano. Luca Wu è il primo vicequestore italiano di origini cinesi, ed è in forza al commissariato di Tor Pignattara, Roma Est, quartiere dagli intrecci multiculturali, crocevia di popoli e storie. Grande è la confusione sotto il cielo della Capitale, ma la situazione è tutt'altro che eccellente. E quando proprio a "Torpigna" due rapinatori ammazzano un commerciante cinese insieme alla sua bambina, gli eventi precipitano.
Adesso c'è un grosso guaio nella Chinatown romana e per risolverlo serve uno sbirro come Wu. Figlio ribelle e marito infedele, esperto di kung fu e seduttore incallito, il vicequestore inizia a indagare nell'universo parallelo di una comunità tanto radicata quanto impenetrabile, misurandosi con i dubbi sulla propria appartenenza. Tra laboratori clandestini e banche segrete, inconfessabili connivenze e diaboliche speculazioni, finirà per scontrarsi con il potere delle famigerate Triadi e con il progetto di morte di un'oscura mente omicida. Nelle pieghe di un poliziesco dal ritmo incalzante, Andrea Cotti dà forma ai fantasmi dell'oggi, battendo l'invisibile "Via della seta" che, dall'Esquilino a Tor Tre Teste, si snoda nella metropoli, ed esplora il regno dei nuovi padroni venuti dall'Oriente, al tempo in cui il profitto è l'unica cosa che conta e la vita umana non ha più valore.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2018
ISBN
9788858694510
QUATTRO

Il Demone

恶魔
È difficile riconoscere un gatto nero in una stanza buia,
soprattutto quando il gatto non c’è.

1.

Metà marzo

Suker è all’interno della cella. Il volto gonfio, la lingua che sporge dalle labbra, gli occhi iniettati di sangue per via dei capillari rotti. Il segno profondo, rosso scuro, quasi nero, lasciato dalla cintura sul collo.
Era stato messo in cella con due detenuti in attesa di giudizio, un italiano e un marocchino. Il croato è stato ritrovato impiccato quando i due non c’erano, entrambi a colloquio con i rispettivi difensori.
Per il momento, nessuno sa niente. Nessuno ha visto o sentito niente. Gli agenti della Penitenziaria però una cosa ce la dicono: al momento dell’arresto, come da protocollo, a Suker sono stati tolti i lacci delle scarpe e la cintura. Quindi, quella con cui si è impiccato, non era la sua.
Carmelo ce la mostra. Un modello comune di pelle marrone con la fibbia in acciaio. Dietro la fibbia, c’è un’etichetta: MADE IN CHINA. Di per sé, non significa nulla. Di cinture fabbricate in Cina ne circolano a migliaia in Italia. Ma per noi, significa molto.
Poi il medico legale aggiunge altri particolari. Sulle braccia di Suker ha rinvenuto alcuni lividi. Recenti. Ante mortem. E sulla nuca è presente una larga escoriazione lacero contusa, anch’essa precedente al decesso. Come se il croato fosse stato trattenuto e colpito.
Il dottore si sbilancia: Suker non si è suicidato, è stato suicidato.
È un omicidio.
Tutti e tre i croati coinvolti in misura diversa nella rapina/omicidio sono stati uccisi.
Silenzio.
«Come hanno fatto, Wu?» chiede Caruso.
«Be’, dottore, se è stato Vecchio Zhao con la sua organizzazione, hanno fatto come fa sempre la mafia cinese. Hanno saputo che avevamo arrestato Suker e hanno trovato e pagato un contatto qui, all’interno del carcere, per risolvere il problema.»
Il mio telefono squilla. È Lanfranchi. Rispondo, e riferisco ciò che è successo. Il questore voleva notizie sull’interrogatorio a Suker, e non è contento di sapere che è stato ammazzato in galera. «È inammissibile. Inconcepibile! Avevamo l’indagato in custodia, e abbiamo lasciato che arrivassero a lui!»
«Signor questore, lei ha fatto una conferenza stampa, ha annunciato l’arresto…»
Lanfranchi sbuffa. Non è contento neppure che un vicequestore aggiunto sottolinei un suo sbaglio. Ma anziché riconoscerlo, rilancia. «Proprio perché abbiamo fatto la conferenza stampa» plurale, come se fosse stata un’iniziativa condivisa, «adesso i media ci attaccheranno per la morte di Suker. Abbiamo bisogno di progressi decisivi. Si dia da fare, Wu!»
Polizia e politica. La politica prevale, e scarica le responsabilità.
Lanfranchi riattacca.
Caruso mi guarda. Ha già intuito. «Di chi sarebbe la colpa?»
«Di nessuno. Ma se è colpa di qualcuno, è nostra. Anzi, mia.»
Prima che il magistrato si rimetta a imprecare, Carmelo ci raggiunge. Anche lui è al telefono, e chiude. «Abbiamo qualcosa sui due cellulari…»

2.

Io e Caruso seguiamo Carmelo alla Scientifica. I suoi due informatici ce l’hanno fatta, hanno “aperto” i cellulari che abbiamo ritrovato addosso a Suker. Sono riusciti a craccare il blocco con le impronte digitali e i codici di accesso di entrambi i telefoni.
Per prima cosa, la coppia di nerd ha stampato l’elenco delle chiamate in entrata e in uscita dai cellulari. La stessa lista l’avevamo ricostruita noi a partire dai tabulati, ma la ripercorriamo, e ancora una volta la nostra attenzione si concentra su quel (+86)186.2717.4634 di China Unicom. Il numero mobile cinese in comune tra le chiamate di Suker e Abile Wang.
Suker ha usato il suo cellulare solo per telefonare, o mandare e ricevere sms. Le chiamate erano dirette quasi sempre al numero di Smoje, e lo stesso vale per i messaggi inviati e ricevuti. Il fatto che da questa serie di messaggi fosse escluso Čop, e che nella lista delle chiamate non abbiamo trovato nessun numero a lui riconducibile, ci conferma l’ipotesi che Suker e Smoje avessero deciso di tagliare fuori il terzo compare.
Prima di metterli nel rapporto, i due nerd di Carmelo hanno chiesto di tradurre i messaggi allo stesso interprete che ha assistito Suker durante il nostro interrogatorio.
Negli sms Suker e Smoje discutono di un “lavoro da fare”, si accordano sul luogo dell’appuntamento, parlano della FIAT Punto da usare come mezzo, e della necessità di procurarsi gli “attrezzi” adatti.
Basta.
Non scendono nei particolari. Però nominano una data.
24 gennaio. La stessa della rapina.
«E Internet?» chiede Caruso.
Sul cellulare di Suker, nonostante fosse un iPhone7 piuttosto recente, quasi nulla. Niente Facebook, niente Twitter, niente Instagram, nessuna chat, niente WhatsApp, Messenger o Telegram, pochissima attività in rete. Gli informatici hanno tracciato soltanto qualche accesso a Google Maps. E tra gli itinerari cercati, figura l’indirizzo di via Carlo della Rocca.
La strada di casa dei Wang.
Anche nel telefono di Abile Wang non c’è molto. Sms inviati e ricevuti da sua moglie, e con persone che abbiamo già identificato e controllato partendo dalla nostra lista delle chiamate. Aveva un profilo Facebook, in italiano e in cinese, con alcune foto che lo ritraggono assieme a Wang Xinxia e Profumata Wang, ma era trascurato, al momento in cui è stato ucciso non lo aggiornava da mesi. Non aveva altri social, e pure lui, come Suker, non usava le chat. L’attività in rete era appena più intensa, ma comunque limitata. La maggior parte degli accessi conduce a traduttori online cinese-italiano, italiano-cinese.
Abile Wang non si fidava della sua conoscenza della lingua.
Altri accessi portano a siti specifici che riguardano il laboratorio tessile, la manutenzione e l’assistenza per i macchinari, l’acquisto all’ingrosso delle stoffe e dei colori, o per copiare modelli di abiti.
Non aveva account per altri siti. I due smanettoni dicono che Abile Wang usava il cellulare soprattutto per comunicare con la famiglia e una ristretta cerchia di conoscenti e amici, nel modo più semplice – telefonate, sms – e che navigava in rete molto di rado, solo per questioni di lavoro.
È tutto?
No, non è tutto. «Il bello viene adesso» dice Carmelo.
Sul suo iPhone Abile Wang aveva tre diverse applicazioni per archiviare le immagini. La prima, Foto, è quella che già si trova sul telefono al momento dell’acquisto. Era libera da protezioni, e conteneva le istantanee di lui con la famiglia.
Le altre due applicazioni – Foto Private e Secret Photos – invece le aveva scaricate ed erano protette da una password che i due nerd hanno aggirato.
Da quelle applicazioni, Abile Wang ha spedito quaranta fotografie al (+86)186.2717.4634. Il numero di cellulare cinese.
Tutte e quaranta le fotografie ritraggono ragazze.
Carmelo ha fatto stampare le foto.
Io e Caruso le riconosciamo. Ritraggono i volti delle giovani transitate per il laboratorio tessile, di cui all’inizio non avevamo notizie.
Dal numero di cellulare cinese sono ritornate al cellulare di Abile Wang quindici fotografie.
Quaranta mandate, quindici rispedite indietro.
«Come se fosse stata fatta una selezione» osservo.
Caruso annuisce, e continua a scorrere le immagini.
Le venticinque “scartate” corrispondono alle venticinque ragazze che abbiamo ritrovato con l’operazione condotta assieme allo SCO, nei vari bordelli e centri massaggi.
Le quindici “selezionate”, invece, corrispondono alle quindici ragazze che mancano all’appello.
Poi c’è un’ultima fotografia. Inviata da Wang sempre al numero di cellulare cinese. Circa un mese prima della rapina/omicidio.
Nello scatto non si distingue molto.
È la foto di un luogo.
Un campo incolto ai margini di quella che sembra una periferia.

3.

Invece di spedire il solo materiale d’indagine a Roma, chiedo che Carmelo venga con noi per affiancare Bellucci e la Scientifica. Evitiamo di ritrasmettere tutte le informazioni, guadagniamo tempo, e anche due ottimi investigatori che lavorano fianco a fianco.
Il magistrato riflette per qualche secondo, poi accetta.
Anche Carmelo è d’accordo.
Ora dobbiamo scoprire a chi appartiene il numero cinese. A chi mandava le fotografie Abile Wang, e chi gliele rispediva, selezionandole. Cioè chi era il contatto in comune tra Abile Wang, Suker e Smoje.
Dobbiamo sapere se quel numero può provare definitivamente il coinvolgimento di Vecchio Zhao, Piccolo Zhao e la loro organizzazione. Dobbiamo trovare il proprietario di quel n...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il cinese
  4. PROLOGO. Il dolore, la paura
  5. UNO. La rapina, il duplice omicidio
  6. DUE. Il laboratorio, le ragazze
  7. TRE. La Luce Bianca, la Luce Limpida
  8. QUATTRO. Il Demone
  9. CINQUE. Il colpevole, l’assassino
  10. SEI. La fine
  11. SETTE. I fili sciolti, i fili riannodati
  12. EPILOGO. Il nuovo inizio
  13. Ringraziamenti
  14. Copyright