Cuori fanatici
eBook - ePub

Cuori fanatici

Amore e ragione

  1. 400 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Cuori fanatici

Amore e ragione

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Tutti i cuori sono fanatici. Quelli che ci racconta Edoardo Albinati hanno tra i venti e i trent'anni, e sono posseduti da una smania inesauribile: di capire, di essere se stessi eppure diversi, di proteggersi e bruciare. Vogliono poter desiderare senza limiti. Intorno all'amicizia tra Nanni e Nico - il nucleo centrale del romanzo - si ramificano le vicende di una folla di personaggi: studenti pigri, bambine insonni, nonne dispotiche, supplenti dalle trecce bionde, maghi e terroristi, ragazze alla pari e dj. A legarli sono sempre le parole, usate per sedurre e punire: Cuori fanatici è dunque un talk novel, romanzo di parole lanciate addosso e strappate di nascosto, di ragionamenti sofisticati o brutali, di chiacchierate assurde e litigi sussurrati. Dopo la monumentale ricerca de La scuola cattolica, spostandosi verso l'inizio degli anni Ottanta, Albinati inaugura una nuova saga dove la posta in gioco sono le profondità oscure delle vite di ognuno di noi e le superfici scintillanti dei rapporti con cui si intrecciano. È la forza della letteratura a rendere conto dello slancio dei suoi cuori fanatici e a guidarli nel labirinto dove possono perdersi o salvarsi, e che ciascuno guardandosi allo specchio chiama: la mia vita

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Cuori fanatici di Edoardo Albinati in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2019
ISBN
9788858696118
Capitolo IX

La conventicola

1.

Verso le otto di sera la casa in cui vive una famiglia ferve di preparativi: s’incrociano due tempi diversi, qualcosa che termina tra soavi lamentele e qualcos’altro che sta per avere inizio. Con un fremito. Che strana simultaneità! Tutti che si spogliano e si rivestono in modo diverso, immersi nei loro pensieri. I bambini per cenare e andare a letto, i grandi per una serata fuori casa. Sono sfere che si toccano prima di allontanarsi producendo un tintinnìo di promesse e aspettative. I genitori si sentono di nuovo ragazzi, i bambini diventano ancora più piccoli e tornano indietro di anni, rinunciando alla loro emancipazione per trattenere le carezze della madre, lo sguardo del padre. Caterina, per esempio, si metteva il dito in bocca, Agnese pretendeva di bere il latte ed essere addormentata con canzoni e coccole. La mente dei genitori si trovava nel mezzo.
Nanni entra in bagno per prepararsi a uscire e guardandosi allo specchio vede un uomo alto, mascolino, dai capelli lunghi quasi fino alle spalle e ondulati, si tocca la barba ed è morbida, ci infila le dita. Carezzarsi la folta barba scura sulle guance e sotto la gola lo fa sorridere come se a farlo fosse una mano estranea. Il suo sguardo sfugge, si distoglie dalla propria immagine per impazienza, è schivo, timido. Sì, Nanni riesce a essere timido e trascurato persino con se stesso. Non si pettina né si lava.
Poggiata sotto lo specchio trova la spazzola di Costanza piena di capelli, pulisce la spazzola, gli resta in mano una palla di capelli, li guarda: alcuni non sono castani o biondi, sono bianchi.
Quella matassa di capelli come fossero di una vecchia gli fece impressione, se ne liberò buttandola nel cesso e tirò l’acqua. Poi chiamò Costanza: «La vasca è piena, dài!», e chiuse i rubinetti.
Costanza si fa il bagno. È l’unico momento di solitudine per lei, ciò che le spetta di diritto nell’economia del tempo domestico. Quando gira la chiave e scende nella vasca è come se chiudesse se stessa in una cassaforte. Come se si sdraiasse in un letto solo suo, non matrimoniale. Oppure in una tomba antica. Riposa nel sarcofago d’acqua e sospira. Rimane immobile, fosse per lei ci resterebbe un’ora, producendo ondulazioni con il petto che si alza e abbassa appena. In superficie emergono solo il naso, le labbra, gli occhi, il resto di lei è sotto. I capezzoli grandi come una tazza da caffè a forza di farseli succhiare dalle sue bambine, affiorano a ogni sospiro più lungo.
Di tanto in tanto apre il rubinetto per aggiungere un po’ d’acqua calda. Ma oggi non ha voglia nemmeno di fare quel piccolo gesto e preferisce gelare lentamente insieme all’acqua, quasi raggomitolandosi nell’acqua come si fa con un lenzuolo.
Costanza Mesones sapeva già che Nico non avrebbe telefonato, eppure continuò ad aspettare la sua chiamata, rimandando il momento di uscire. «Altri cinque minuti» diceva a Nanni, che dapprima aveva accolto sbuffando l’invito al Convento ma adesso era impaziente di andarci. «Sono amici tuoi, in fondo» gli aveva detto Costanza per convincerlo, e Nanni le aveva risposto «Macché miei, sono amici tuoi» e insomma non era chiaro di chi fossero amici gli abitanti del Convento: di Nanni, di Costanza, di tutti e due, di nessuno? Di chi erano amici Ada e Bruno? E perché Nanni aveva tanta fretta di uscire? Flemish era tornata a casa da un pezzo e Nanni si trastullava con le chiavi di casa. Guardava una notizia del telegiornale e assaggiava la cena rubando pezzetti dal piatto delle bambine. Sembrava inesauribile la lista di piccole cose che Costanza trovava da fare prima di andarsene: raccomandazioni a Flemish, verifiche di letti e pigiami delle figlie, distribuzione di medicinali e altri automatismi domestici, nonché una lunga sosta in bagno per truccarsi, la qual cosa era per lei veramente un’eccezione. «Fatti bella» le aveva detto Nanni ma stavolta Costanza aveva seguito davvero l’invito e Nanni era rimasto stupito nel vederla con la bocca rossa e l’orlo degli occhi sottolineato dalla matita, e si era leggermente commosso. Nico non telefonò.
Salirono in macchina, Costanza si mise al volante. Era lei a guidare quando uscivano la sera, poiché Nanni era quasi sempre contrario all’idea di muoversi e dunque si metteva seduto come un ospite o un ostaggio, insonnolito e immusonito; e se all’andata i pensieri in cui si immergeva erano così vaghi e mutevoli da renderlo un guidatore inaffidabile, e perciò la questione su chi di loro due dovesse mettersi al volante non veniva affrontata, al ritorno il più delle volte egli era allegro ma ubriaco, poiché il suo umore nel corso della serata era andato migliorando, si era raddolcito e sciolto in una specie di giovale neutralità causata da quattro o cinque bicchieri d’alcol.
A dir la verità non era chiaro se fosse l’alcol a causare quel mutamento di spirito o se egli bevesse solo dopo aver scaricato la tensione che così spesso e specie nei confronti della moglie lo rendeva scontroso, resta il fatto che ciò avveniva prevedibilmente come un fenomeno naturale, come il sorgere o il tramontare del sole, e sia Costanza sia Nanni ne erano consapevoli al punto che se quest’ultimo si faceva mansueto in proporzione alla precedente scortesia che aveva da farsi perdonare, lei aveva imparato a non tenere troppo conto dei suoi malumori limitandosi ad assumere l’iniziativa finché non fossero passati. Si sedeva al volante e avviava la macchina: guidava piano anche se la strada davanti era sgombra; ogni tanto rivolgeva una domanda a Nanni sapendo che lui avrebbe risposto con un monosillabo o non avrebbe risposto affatto, continuando con infantile insistenza a fissare il buio oltre il finestrino. Pure lei non rinunciava a porgli quelle elementari domande, come stai, come hai passato la giornata, hai telefonato a questo e a quello, elencandogli di seguito una serie di cose che dovevano essere fatte al più presto e invece continuavano a essere da lui rinviate per un motivo o per l’altro, un po’ perché riteneva che Nanni andasse comunque pungolato e distolto dall’astratta deriva dei suoi pensieri, e un poco anche perché si era abituata alla disposizione malinconica del marito, così da non accorgersi più di quando egli era effettivamente triste.
Nei primi anni del loro matrimonio quei tragitti serali in automobile verso un cinema o la casa di qualche amico venivano colmati da una conversazione libera da interferenze di cui sentivano un immenso bisogno, e che sgorgava immediata e spontanea: finalmente soli, potevano parlare senza essere interrotti dalle richieste delle figlie, dai loro pianti improvvisi o dalla necessità di frenare qualche loro attività dannosa. Avevano constatato dapprima con divertito stupore, poi con stizza e infine con quella rassegnazione che riempie gli occhi di una specie di acquosa luminosità e che idealmente circonda la testa di ogni genitore come un’aureola, che nelle bambine scattava una reazione ogni volta che tra loro due si stabiliva un briciolo di confidenza o di intimità. Quando, cioè, seppure per pochi istanti, Nanni e Costanza discorrevano sottovoce, dando l’impressione di escluderle da qualche segreto, oppure si abbracciavano o si scambiavano un oggetto o ridevano per qualche motivo di cui le loro figlie erano tenute all’oscuro, in quel momento preciso le bambine scattavano e di concerto attaccavano a frignare o si gettavano tra le loro gambe, effettuando prese robustissime; una si chiudeva un dito in una porta, l’altra versava il succo di frutta sul pavimento, un’altra ancora correva con una domanda urgentissima sulle labbra, uno di quei dubbi cosmici che non possono attendere neanche per un secondo; e il sottile ponte d’intesa sospeso tra i genitori veniva atterrato e infranto.
Quella delle bambine non poteva chiamarsi gelosia: un orologio interiore, piuttosto, un circuito che si attivava al minimo calo di attenzione nei loro confronti. Nanni stentava ad abituarsi a questo regime e talvolta esplodeva pieno di rabbia e di delusione, mentre Costanza era più paziente e benigna con le figlie, e non soltanto per l’ovvietà del suo ruolo di madre: sembrava che dando più ascolto alle bambine che al marito volesse segnalargli di possedere una forza e una stabilità ben maggiore di quella di lui, e alludesse a una minacciosa eventualità di ricattarlo sul piano sentimentale, se lui avesse insistito con le sue pretese e le sue intemperanze. Costanza riusciva così a farlo sentire un estraneo: lo stregonesco cerchio della carnalità familiare, all’interno del quale non ha alcun senso parlare di diritti o di rispetto delle forme, poteva fare benissimo a meno di lui. Questa era la passiva potenza di Costanza: levargli l’amore dirottandolo sulle figlie, la qual cosa lui non sarebbe mai stato capace di fare per una lista di motivi lunga almeno quanto le discussioni sull’argomento.
E se alla coppia malgrado tutto era concesso un certo margine di tempo per l’amore fisico, che aveva imparato ad alimentarsi di congiungimenti brevi, selvatici e casuali ma intensi, quasi involontari come polluzioni notturne, a essa era preclusa quella parte dell’amore che consiste di parole e confidenze, e che i due sposi non sapevano quanto fosse grande prima di esserne privati. L’automobile allora si era trasformata in una specie di alcova vicaria o di parlatorio, dove due amanti separati dalla vita potevano incontrarsi in segreto. Non c’era poi una gran differenza tra loro e le coppiette parcheggiate sul ciglio buio delle strade che portavano in città: ombre clandestine, che sembravano parlare animatamente, confessionali dai sedili reclinabili. A stento si può immaginare, prima di averla vissuta, quanto la convivenza possa allontanare l’una dall’altra due persone che erano una sola cosa prima di abitare insieme. Persino l’ora di cena, che dovrebbe dare il segnale di chiusura delle attività, finiva per essere tra i momenti della giornata quello più caotico.
A Nanni toccava cucinare per sé e per le figlie, farle mangiare tra mille resistenze, spogliarle, metterle a letto, raccontare storie o minacciare la venuta di personaggi terribili: un tracciato di esortazioni, rimproveri, risate, imprecazioni, lacrime. Ora con l’aiuto di Flemish le cose erano più facili, ma la loro sostanza restava immutata. Nanni aveva cominciato questa vita a ventun anni, quando era nata Maria, e non era più in grado di dire se ciò l’avesse rafforzato o logorato, perché non aveva la minima idea di come sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente. Avvertiva, sia pure in modo oscuro, che quel genere di esistenza non era l’unico possibile, né di certo il migliore, poiché infinita era la catena delle casualità che lo avevano condotto al punto in cui si trovava e sarebbe bastato sostituire un evento del tutto marginale a un altro, un anello a un altro anello della catena, per ottenere un risultato completamente diverso. Eppure quella vita l’aveva modellato in modo che non sarebbe stato più possibile essere come prima. Le bambine lo avevano scavato come le classiche gocce che scavano il sasso: ora c’era un grande spazio dentro di lui, una concavità, che le bambine e Costanza occupavano. Con loro era un peso, senza di loro un vuoto.

2.

La vecchia macchina degli Zingone. Zingone&Mesones. Auto francese. Costanza aveva mantenuto il suo cognome. Lei non voleva sposarsi. Lui sì. Poi anche lei ha voluto. Si sposarono dopo la nascita di Caterina. In Comune. Sono andati al Comune con la vecchia macchina francese. Si sono sposati in dieci minuti. Gli invitati avevano le basette. Nanni la barba, che porta da allora regolarmente e non più a periodi. Costanza i capelli lunghi tenuti da una coroncina di fiori. Le bambine anche loro, fiori nei capelli. Caterina portata dentro un foulard da Carla: il foulard annodato intorno al collo. La sorella grande di Costanza, Fiore, in tailleur molto elegante, lei sempre elegante, ci mancherebbe. Al ritorno la macchina si è rotta. Sono dovuti tornare a casa a piedi, perché non avevano soldi. Non si va al proprio matrimonio con i soldi in tasca. Costanza rise e pianse. Pioveva. Tornati a casa fecero l’amore. Maria e Caterina nello stesso letto, girate dall’altra parte. La macchina l’hanno fatta aggiustare dieci volte, ancora cammina. I sedili rovinati con una coperta sopra. In città va bene, fuori un po’ meno. Ma la conventicola per fortuna è a poche decine di chilometri.

3.

In una cosa Nico aveva visto giusto: Bruno portava effettivamente i sandali. A grosse fasce incrociate con una fibbia sotto la caviglia. Così era integrato alla perfezione nell’atmosfera povera e ridente del luogo. Bruno condusse Costanza e Nanni attraverso il chiostro: era invaso da un groviglio di piante ed erbacce che Bruno trovava bello e che mostrava ai suoi ospiti con orgoglio. Nessuno tra Ada e Bruno aveva pensato mai di mettere ordine nella vegetazione del chiostro, lo consideravano un luogo poetico dove riposarsi, bere vino e fumare nelle sere d’estate quando qualche amico veniva a trovarli dalla città, e a questo scopo avevano piazzato un paio di sdraio in mezzo alla verzura. La cena non era apparecchiata nel chiostro perché faceva ancora freddo per mangiar fuori la sera, bensì nella vecchia stalla, un camerone male illuminato che doveva essere stato usato dal proprietario per farci il vino, e infatti era ingombro di damigiane e odorava di acido. Ada e Bruno avevano in affitto due stanze e una cucina adiacenti al chiostro, grandi a sufficienza per starci loro, ma il proprietario, che veniva di rado dalla città, solo qualche fine settimana, non aveva nulla in contrario che ogni tanto si prendessero la ex stalla per cenarci con gli amici. Entrarono allora nel camerone dove era già imbandita una tavola con panche, e sulla tavola cesti di pane e coppette colme di olive.
Sulle panche o per terra, sedute sopra grossi cuscini a fiori, senza parlare o muoversi, stavano varie persone staccate tra loro e assorte, che Bruno cominciò a presentare a Costanza e Nanni con un tocco di vivacità.
Per prima presentò una ragazza rannicchiata contro un muro, con un giubbotto trapuntato dalle cui maniche sbuffavano ciuffi di pelo giallastro, la quale si chiamava Elena e alzò una mano per toccare quella di Nanni con la punta delle dita macchiate di nicotina, senza dir nulla. Non lontano da lei sostava accanto a una damigiana un ragazzo dai capelli neri pettinati all’indietro. Vedendo entrare i nuovi ospiti, se li schiacciò ancora più indietro, avanzò verso Costanza e strinse la mano a lei e Nanni guardandoli fissi negli occhi. «Mi chiamo Rocco Fumo» disse lentamente e pieno di serietà, e attese un istante per vedere l’effetto che quella dichiarazione faceva sui nuovi arrivati, poi, siccome Costanza si limitava a sorridergli mentre Nanni mostrava di non avere afferrato il suo nome e con lo sguardo frugava alle sue spalle, dalle parti della tavolata, in cerca di roba da mettere sotto i denti, fece un passo indietro e tastando la damigiana riprese il posto di prima. «L’ho invitato apposta per farlo parlare con te» disse ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Cuori fanatici
  4. Prologo alla città meridionale
  5. Capitolo I: In cortile
  6. Capitolo II: «Sono pieno di dubbi»
  7. Capitolo III: La tana
  8. Capitolo IV: Capelli
  9. Capitolo V: Un testimone
  10. Capitolo VI: Le pesche
  11. Capitolo VII: La filiale
  12. Capitolo VIII: Formiche
  13. Capitolo IX: La conventicola
  14. Capitolo X: Better Life
  15. Capitolo XI: Notte d’amore
  16. Capitolo XII: Storia di Flemish
  17. I cuori fanatici di questo libro
  18. Copyright