#DonnaFinDaBambina
eBook - ePub

#DonnaFinDaBambina

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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#DonnaFinDaBambina

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
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Informazioni sul libro

È successo troppo in fretta e, soprattutto, troppo, troppo presto. Martina ha dieci anni, è fine luglio, ma l'estate diventa più buia che mai: la mamma passa in ospedale per un banale controllo e non ne esce più. Bastano cinque settimane perché un tumore al seno se la porti via. Martina resta con il papà - che deve lavorare - e con il fratellino, a cui deve fare da mamma. Come si sente una ragazzina costretta a crescere così dolorosamente e precocemente? E come può trovare la forza? I social possono aiutarla? In un racconto sincero e accorato, Martina ripercorre la sua storia vera, una storia dura di coraggio e lacrime. Ma anche una storia sorridente di musica e voglia di farcela che può ispirare tanti ragazzi davanti alle difficoltà della vita.

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Informazioni

1

Casa

Casa non è solo il posto dove abitate.
Non è solo finestre, pareti, mobili
e le cose che ci tenete dentro.
Ci avete mai pensato?
Casa è un ricordo per ogni finestra, parete,
mobile e cosa che ci tenete dentro.
Non sembra nemmeno che fra due giorni è settembre.
Fa un caldo che si muore e lo zaino mi si è appiccicato alla schiena. È come avere un calorifero portatile sulle spalle, anche perché dentro ci ho cacciato pure il pellicciotto smanicato. Ma che posso farci io se ieri avevo freddo? Forse avrei dovuto lasciare qualcosa a casa di Martina, tanto alla fine in questi giorni sono sempre da lei.
Esco dall’ascensore, sbatto con lo zaino a destra e a sinistra, apro la porta di casa e grido: «Papà! Lorenzo! Ci siete?».
Dalla camera da letto di mio padre spunta un tizio con un metro in mano.
A posto siamo, penso.
Ma no, non sono sorpresa, perché me lo ricordavo che oggi venivano a cambiare le finestre (e, anche a non ricordarselo, era impossibile non vedere quelle vecchie accatastate fuori dal portone).
Quindi, no, non sono per niente sorpresa. È solo che mi è bastato guardarmi intorno un attimo per immaginare mio padre che si aggira per casa scuotendo la testa: ci sono cavi elettrici che attraversano il corridoio, fogli di plastica buttati qua e là, una cassetta degli attrezzi giusto davanti alla porta della mia camera e polvere un po’ dappertutto.
Il tizio con il metro mi saluta, gli stringo la mano e mi presento visto che non c’ero stamattina, quando sono arrivati lui e i due colleghi che vedo nella stanza di papà.
«Tuo papà e tuo fratello sono appena usciti» mi spiega, poi se ne torna al lavoro.
Lori me l’aveva detto, ma pensavo di arrivare prima che se ne andassero al centro commerciale. Pazienza! In una giornata d’estate posso fare un sacco di cose anche da sola. Sono una ragazza piena di idee e soprattutto di amici fantastici.
Mi affaccio in soggiorno. Sul tavolo ci sono tutti i soprammobili, ma proprio tutti, che di solito stanno sulle mensole di questa stanza e sul ripiano della cucina. Stranamente il divano non è coperto e chissà quanta polvere prenderà ora di sera. Ridacchio. Dev’essere che papà soffriva troppo ed è scappato senza pensarci.
Mi sembra di sentirlo che si lamenta: “Che disastro! Che disordine! Sto male!”.
Se ve lo state domandando, sì, mio padre è un po’ fissato con la casa. Il suo motto è “Metti a posto”.
Chi lo conosce, per prenderlo in giro, gli dice che il mio è stato un parto difficile perché ero pronta a nascere, ma poi mi sono accorta che avevo lasciato in disordine e sono tornata indietro a mettere a posto.
In realtà, non è che papà sia sempre stato così fissato.
Prima passava l’aspirapolvere e dava una mano in altre piccole cose. Alla lavatrice ci pensava mamma, a stendere pure, a lavare i piatti anche. Lui tornava alla sera e si metteva a giocare con noi e le pulizie si facevano una volta alla settimana, la domenica, oppure il venerdì quando lui e mamma tornavano dal lavoro.
Ora tutti i giorni: lucidatrice, poi lo spolverino, i vetri, e fa tribolare me e mio fratello. Dice che ha paura di trovare disordine quando torna a casa dal lavoro, e il disordine non va bene. In casa deve essere tutto sotto controllo.
Invece, secondo me, la casa te la devi vivere.
Io sono disordinatissima e ci vivo benissimo nella mia confusione. Non voglio l’armadio tutto a posto come ce l’ha lui: magliette bianche, magliette nere, le mutande tutte piegate, anche le cinture tutte appese. Il mio… be’, forse è meglio che non ve lo dico com’è il mio armadio. Io lo dico sempre: l’importante è che io mi ci ritrovi.
Scavalco il cavo della corrente in mezzo al corridoio, la cassetta degli attrezzi e in due passi sono nella mia stanza. L’invasione delle finestre è arrivata anche qui. Ce n’è una gigante appoggiata per metà alle scrivanie e per metà alla libreria.
Se avevo ancora qualche dubbio, ho appena deciso che no, oggi qui io non ci resto.
Mollo lo zaino sulla sedia (adesso non mi va di svuotarlo) e guardo il cellulare. Papà dice che lui e Lori mangiano fuori. Mi scappa un altro sorriso. Poverino, soffre veramente troppo.
E se loro mangiano fuori, sapete che faccio io? Me ne vado dalla nonna!
Prendo la borsa, ci metto il cellulare, le chiavi sono attaccate alla porta, le prendo quando esco. Devo solo andare un attimo in bagno prima di uscire.
Entro, chiudo la porta a chiave, mi volto e la vedo: hanno già messo la finestra nuova.
È la prima cosa che cambia da quando abbiamo fatto il bagno nuovo.
Sì, insomma, “abbiamo” per modo di dire. Io avevo nove anni, era estate, e l’unica cosa che mi ricordo è di aver dormito qualche notte da mia nonna perché la casa era sottosopra.
Papà e mamma ne parlavano da un pezzo di questo progetto del bagno nuovo. Che, poi, quando sei piccolo come ero io, non è che li capisci tanto i discorsi dei grandi. A nove anni progetti di diventare maestra, o di farti regalare una Barbie nuova, o di fare un sacco di buche in spiaggia appena arrivi al mare. Che razza di progetto è un bagno nuovo?
Sfioro i disegnini grigio-beige delle piastrelle che si vedono anche in tanti selfie che ho fatto qui davanti allo specchio.
Tutto quello che c’è in questa stanza – il lavandino, lo specchio, la doccia, i mobiletti blu e anche queste piastrelle – i miei l’hanno scelto insieme.
“L’abbiamo condiviso” dice sempre papà.
E alla fine, quando il loro progetto ce l’avevano bello realizzato davanti agli occhi, si sono messi lì ancora insieme a pulire e a raschiare la vernice da terra.
Mancava una settimana alla partenza per le vacanze all’Isola d’Elba.
Era luglio del 2011.
«Noi andiamo a pranzo» grida dal corridoio il tizio di prima.
Quasi mi viene un infarto. Apro la porta e caccio fuori la testa.
«Buon appetito!» gli dico con un sorriso. E resto lì affacciata finché non se ne sono andati tutti.
Sbuffo ed esco dal bagno, tanto non mi ricordo più perché ci ero entrata.
Afferro la borsa dalla scrivania e mi lancio fuori di casa cantando: «Portami giù dove non si tocca, dove la vida è loca!».
Prendo il telefono per chiamare nonna e trovo un Whatsapp di Martina: MI MANCHI!
E questo mi fa venire in mente che le voglio un bene dell’anima, che non mi ricordo come facevo prima di avere lei e soprattutto che non vi ho ancora detto chi è Martina.
Ve lo racconto mentre vado a prendere l’autobus. Ma prima fatemi chiamare nonna.
2

Amici

Gli amici sono quelli che vi conoscono davvero.
Non per nome, ma per ogni sorriso o dolore
che vi portare dentro.
Chiamate amico chi vi chiede ascolto e vi ascolta
sempre con lo stesso amore negli occhi.
Chiamate amico chi ride e piange con voi
anche quando non ha voglia
di ridere o di piangere.
Da casa mia alla fermata dell’autobus la strada è pochissima, cinque minuti di camminata tranquilla.
Prendere il bus non è sempre il massimo, soprattutto quando è stracarico e la gente si ferma tutta davanti all’uscita e non si sposta nemmeno quando devi scendere, ma ci ho fatto l’abitudine.
Per me, la cosa importante è muoversi, spostarsi, andare in tutti i posti dove voglio andare senza rompere le scatole a papà. Fra casa, lavoro e tutto, ha già abbastanza da fare senza che mi ci metta pure io a chiedergli di accompagnarmi, venirmi a prendere, avanti e indietro.
E poi, mi piace essere autonoma. Ovvio che quando avrò la patente e la macchina sarà tutta una cosa diversa, ma anche con l’autobus riesco sempre ad arrivare dove voglio.
Non sarebbe troppo bello se fosse così anche per i sogni? Sali su un autobus e vai diretto al tuo sogno. Voi dove andreste? Io devo pensarci. Di sogni ne ho tanti e voglio decidere con calma.
Per ora vado dalla nonna. Mi ha detto che ha appena iniziato a cucinare, c’è tutto il tempo. Non so cosa stia preparando, ma tanto qualsiasi cosa sarà buonissima. La cucina è un’abilità di famiglia: mia mamma l’ha ereditata da mia nonna, il mistero resta se io l’ho ereditata da mia mamma. Per ora non pare, ma non si può mai dire, visto che non è che io mi metta proprio a cucinare tutti i giorni (per fortuna). Un giorno potrei sorprendere tutti: mettermi a cucinare e tenere in ordine l’armadio. Un giorno, prima o poi, non c’è fretta.
La fermata dell’autobus è deserta. Con questo caldo a quest’ora la gente normale sta a casa sua al fresco a mangiare, ma io non sono normale. Mai stata normale in vita mia, la normalità è una cosa che non mi interessa. Io sono pazza, Martina quella pazza.
Ma anche i pazzi aspettano l’autobus (posso assicurarvelo), quindi, guardo l’orario, giusto per capire quanto ancora dovrò stare qui a sciogliermi. È ancora quello di quando non c’è scuola, mi toccherà aspettare un secolo.
Mi metto a sedere sulla panchina e strizzo gli occhi. Proprio oggi dovevo dimenticarmi gli occhiali da sole? Ma soprattutto, dove li avrò dimenticati? Li ho lasciati nello zaino in camera, o li ho dimenticati da Martina?
Cavolo, Marti! Non le ho ancora risposto.
Apro Whatsapp e scrivo: MI MANCHI ANCHE TU! DOMANI CI VEDIAMO IN ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. #Donnafindabambina
  4. 1. Casa
  5. 2. Amici
  6. 3. Abbracci
  7. 4. Giusto/Sbagliato
  8. 5. Errori
  9. 6. Sorrisi
  10. 7. Sostegno
  11. 8. Fotografie
  12. 9. Ricordi
  13. 10. Fine/Inizio
  14. 11. Lacrime
  15. 12. Forza
  16. 13. Vita
  17. Ciao, mamma…
  18. copyright