Insicure di successo
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Insicure di successo

Abbraccia la paura e provaci lo stesso

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
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Insicure di successo

Abbraccia la paura e provaci lo stesso

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Informazioni sul libro

Avere successo, riuscire, realizzarsi. Tutte noi attraversiamo la vita e le sue costanti sfide con gli occhi puntati al prossimo obiettivo. Solo che a volte fa troppa paura provare a raggiungerlo: quella promozione che sai di meritare ma non hai ancora avuto il coraggio di chiedere, l'idea che ti gira per la testa da anni ma che continua a rimanere chiusa nel cassetto, quel viaggio che vorresti fare e per mille motivi non hai mai concretizzato. Così, invece di metterci in gioco per esplorare ciò di cui siamo davvero capaci, preferiamo convincerci di non meritarci questi traguardi e diamo ascolto a quella vocina che ci sussurra insistente: non sei abbastanza! Ora è arrivato il momento di darci un taglio. Questo manuale vuole essere uno spunto per imparare a buttarci anche quando non siamo certe di come andrà; per provare a cambiare la nostra percezione di successo e fallimento e smettere di voler apparire sicure a tutti i costi; per prepararci ad agire abbracciando i dubbi e le paure, invece che facendo finta di non averne; per allenarci ad uscire dalla nostra zona di comfort e immergerci in un continuo processo di miglioramento, una piccola sfida dopo l'altra. Nella vita non si fanno le rivoluzioni perché si è sicuri di se stessi, ma si impara a sentirsi più sicuri solo scendendo in campo. In questo libro Cecilia Sardeo ha messo tutta se stessa, e la sua esperienza, che l'ha portata dalla posizione di centralinista in un'azienda di Kuala Lumpur a diventare CEO e cofondatrice della divisione italiana di quella stessa azienda. Se pensi sia un miracolo, non ti sbagli: è così. Ma è un miracolo alla portata di tutti. E comincia con un cambio di prospettiva.

Domande frequenti

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788865976241
II

AZIONE

Dove indossiamo il camice da scienziato e scendiamo in campo nonostante le incertezze
-9-

COME FAI UNA COSA È COME FAI OGNI COSA

Quante volte le cose non vanno come avevamo pensato? Veniamo scelte per un ruolo che non rispecchia le nostre aspettative, non riusciamo ad ottenere quella tanto desiderata promozione, oppure ci sembra che la nostra carriera tardi a decollare... e intanto ci lamentiamo e ci sentiamo sempre più inadeguate.
Se c’è una cosa che ho imparato nel mio ancora breve ma decisamente intenso percorso professionale è che se da un lato è difficile che il momento ideale si presenti esattamente come ce lo immaginiamo, dall’altro ogni momento può diventare quello giusto. Ricordi quello che dicevamo sul perfezionismo?
Al mio arrivo nella sede dell’azienda presso cui dovevo fare il colloquio, già mi ero convinta che il banale incidente del sandalo rotto mi avrebbe messa subito in una condizione di svantaggio, perché mi avrebbe fatto apparire ridicola. E invece la cosa non era stata minimamente notata, tanto più che andavano tutti in giro scalzi!
Purtroppo il mio inglese parlato e la mia esperienza lavorativa non si rivelano comunque all’altezza delle aspettative e così non riesco a qualificarmi per la posizione di business manager che avrei tanto voluto (non che sapessi con precisione che cosa implicasse, ma il titolo suonava davvero bene).
Mi viene proposta un’alternativa, molto meno appetibile. Un’alternativa che, però, dopo un viaggio così lungo, decido di prendere in considerazione.
Ferita nell’orgoglio, avrei potuto rifiutare! D’altronde, non arrivavo forse con una laurea e un master portati a termine con il massimo dei voti? Con chi credevano di avere a che fare?
O ancora, pur sapendo che la mia scarsa padronanza della lingua era un ostacolo oggettivo, avrei potuto accettare il ruolo, e farlo male. Svogliatamente, senza attenzione né cura. Perché non era quello che volevo. Perché io valevo molto di più.
E in effetti... sulle prime accetto quel ruolo nonostante non fosse proprio ciò che avevo in mente, con l’intenzione di chiedere una promozione al più presto.
Divento così centralinista telematica nel call center di una delle più grosse aziende editoriali online di benessere personale. Dato che il mio inglese non è adeguato per una conversazione telefonica, mi mettono a rispondere ogni giorno a centinaia di email su tutti i corsi e i programmi che l’azienda propone.
E spesso non si tratta di email piacevoli: d’altronde, la maggior parte delle persone che contattano l’assistenza di un’azienda non lo fa per mandare apprezzamenti.
I primi tempi sono davvero duri: la vergogna e il risentimento per quello che mi ritrovo a fare nonostante tutti i miei studi mi assalgono ininterrottamente. Continuo a ripetermi che se aggiungessi questa esperienza al mio curriculum impeccabile lo rovinerei sicuramente.
Spinta da questi dubbi, dopo pochi mesi mi reco dal mio manager a chiedere la famosa promozione. Mi propongo per qualunque altro ruolo, purché non sia quello che mi è stato affidato. Il mio capo risponde alla richiesta con parole che ricordo perfettamente anche ad anni di distanza: «Stai dando il meglio nel lavoro che fai?». E, come se già conoscesse la risposta, va avanti senza darmi il tempo di aprir bocca: «E allora come posso sapere che daresti il meglio in un qualsiasi altro ruolo?».
Quell’episodio, oltre ad avermi insegnato che «no» spesso non significa «no per sempre» ma semplicemente «non ora», mi ha regalato una delle lezioni più utili che mi hanno accompagnato lungo tutto il mio percorso professionale: come fai una cosa è come fai ogni cosa!
Così decido di tuffarmi con tutta me stessa in questo lavoro, nonostante non abbia alcuna esperienza in merito. Devo mettermi a leggere e studiare un sacco di materiale, oltre che procedere per tentativi ed errori per poter imparare più in fretta possibile.
Giorno dopo giorno, scopro che questo ruolo, in fondo, non mi dispiace. Si tratta di un lavoro ripetitivo, è vero, ma proprio per questo scelgo di ingegnarmi per ottimizzarlo.
Progetto un sistema di categorie per organizzare le mie risposte più velocemente (ancora non c’erano software che lo facevano per te). In questo modo, sono certa che nessuno debba aspettare più di ventiquattro ore per ricevere un feedback, e intanto riesco a ottimizzare i tempi del mio lavoro. Un piccolo traguardo personale che però mi sprona ad andare avanti.
Procedendo con questo atteggiamento, la sera torno a casa stanca ma felice, con la carica giusta per continuare a studiare e approfondire i dettagli di questo nuovo mondo che conosco a malapena.
Così quello che sulle prime mi era sembrato un lavoro meccanico e piuttosto frustrante, un lavoro che quasi ero arrivata a detestare, si trasforma nell’occasione che apre la porta alla mia svolta professionale.
Al tempo non avrei mai creduto possibile che da qui sarebbero derivate enormi soddisfazioni e un progetto tutto mio, tra l’altro proprio in collaborazione con l’azienda alla quale mi ero presentata… senza una scarpa.
Ma nulla di tutto questo sarebbe successo se avessi portato avanti il lavoro di centralinista con rabbia e risentimento.
Come avrei potuto trovare le forze per studiare e approfondire, dopo otto ore trascorse a recriminare contro la sfortuna e a lamentarmi di essere troppo brillante per fare quello che mi veniva richiesto?
La nostra vita non è divisa in compartimenti stagni: non possiamo pensare di trascinarci svogliate per otto ore al giorno perché il lavoro che facciamo non è esattamente quello che vorremmo e poi trovare le risorse creative per lavorare a qualcosa di nuovo quando torniamo a casa.
L’unica cosa che è in tuo pieno controllo è fare bene ciò che stai facendo e svolgere ogni tuo compito al meglio delle tue possibilità.
Per me dire di sì a quell’impiego frustrante ha rappresentato la chiave perché accadesse tutto il resto. Concentrarmi nel dare valore al mio lavoro, trattando ogni persona che scriveva all’assistenza clienti come fosse la più importante della mia vita, ha fatto tutta la differenza.
Non solo sono riuscita a farmi notare in azienda, nonostante fossi l’ultima arrivata e l’insicurezza mi assalisse di continuo, ma ho potuto preservare le mie forze per nuovi progetti.
Qualunque sia il lavoro che stai svolgendo in questo momento, se desideri cambiare le cose, fai più di quello che ti viene richiesto!
Fai più del minimo che ci si aspetta da te!
La tua passione non passerà inosservata, e questo semplice atteggiamento sarà il tuo trampolino di lancio nel lavoro e nella vita.
Con questo, non voglio dire che tu ti debba accontentare di un lavoro che non ti soddisfa. Ma che, se lavori con integrità, hai molte più probabilità di arrivare all’obiettivo che hai in mente. Anche perché facendo bene le cose che ritieni meno importanti svilupperai la capacità di fare bene anche quelle che contano per te, anche quando le cose non vanno come previsto. E se i miei superiori non dovessero accorgersi di tutti i miei sforzi? mi chiederai.
Non è così importante: impegnandoti a svolgere sempre il tuo lavoro al meglio, ti sentirai molto più soddisfatta a fine giornata, e con molta probabilità avrai più carburante creativo da dedicare alla ricerca di una strada alternativa.
Scegliere di guardare al lavoro di assistenza telematica come al compito più importante che ci fosse per me in quel momento sulla faccia della Terra mi ha permesso non solo di elevarne l’importanza agli occhi di tutta l’azienda (oggi rinomata soprattutto per l’assistenza impeccabile al cliente), ma anche di trovare la carica che mi serviva per passare da un lavoro che non mi rispecchiava particolarmente a un progetto full time che avrebbe completamente cambiato la mia vita.

TAKE AWAY

Qualsiasi cosa stai per fare oggi, prova a farla con la massima cura e attenzione.
Allenandoci a fare bene anche quello che non ci piace, iniziamo a cambiare il modo in cui lo percepiamo e smettiamo di considerarlo un fardello di cui liberarci il prima possibile e con il minor dispendio di energia. Ci apriamo così alla possibilità di trovare nuove soluzioni anche alle sfide più complesse, trasformandole creativamente in nuove opportunità.
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L’ARTE DELL’IMPROVVISAZIONE

Sembrava una normalissima giornata in ufficio, come quelle che da un po’ si ripetevano uguali l’una all’altra. All’improvviso una collega si avvicina e mi dice: «Ceci, Mike ti vuole parlare».
All’epoca, ormai di qualche annetto fa, Mike era il mio capo.
Sono subito travolta da una marea di emozioni, tra le quali domina indiscussa quella sensazione di nausea che ti afferra la bocca dello stomaco ogni volta che sai di trovarti a un momento di svolta. Quando sei consapevole di aver fatto tutto quello che potevi e che da ora in avanti la situazione è completamente fuori dal tuo controllo. Non resta altro che attendere.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Lavoravo ormai da mesi nel call center di una strepitosa azienda editoriale a migliaia di chilometri lontano da casa, in un Paese che fino a poco prima pensavo esistesse soltanto nei romanzi di Sandokan e, nonostante fossi l’ultima ruota del carro, mi stavo impegnando al massimo per far notare le mie capacità.
Lavorando sodo e studiando tutto quello che mi sembrava potesse essere utile alla mia crescita professionale e a quella dell’azienda, ero pian piano riuscita a elaborare una nuova strategia SEO di acquisizione clienti, e sapevo che avrebbe dato buoni frutti se solo avessi avuto l’opportunità di testarla. Per questo mi ero azzardata a chiedere (per la seconda volta!) una promozione al mio capo.
E ora eccomi nel suo ufficio in attesa del verdetto.
Mike mi guarda da sopra i suoi spessi occhiali tondi con la sua tipica espressione enigmatica e poi dice: «Mi dispiace, ma non riteniamo che tu possieda le qualifiche e l’esperienza necessarie per ricoprire la posizione che hai chiesto».
Io lo fisso quasi incredula e soffio fuori un mezzo: «Perché?».
Ripenso a tutte le aspettative riposte in quella promozione e al fatto che stavolta sento davvero di meritarmela.
La sua risposta non sembra lasciare spazio per ribattere: «Prima di tutto, Cecilia, occuparsi di SEO implica lavorare sui contenuti e tu non sei madrelingua inglese. Per quanto tu possa migliorare, non lo sarai mai».
Pum! Queste parole arrivano a segno come un pugno nello stomaco.
«Secondo» continua, «non hai nessuna esperienza in questo campo. Il tuo background non ha nulla a che vedere con numeri e algoritmi, ti assicuro che acquisire clienti con la SEO ti annoierebbe da morire.»
Anche se l’ultimo commento era solo un modo per indorare la pillola, ero ben consapevole che le sue erano osservazioni più che valide, e difficilmente discutibili.
La mancanza di esperienza era qualcosa su cui avrei potuto lavorare, ma il fatto che non fossi madrelingua? Quello non avrei certo potuto cambiarlo! Del resto, ricordo a me stessa, sono venuta fin qui per sostenere il colloquio di persona proprio per ovviare alla mia scarsa padronanza dell’inglese…
Eppure sono davvero convinta che le nuove conoscenze acquisite possano aiutare l’azienda e allo stesso tempo consentirmi di crescere professionalmente. Certo, le parole di Mike sembrano non ammettere repliche, forse insistere con lui potrebbe rivelarsi controproducente. E probabilmente è più sicuro restarmene tranquilla nel posticino che mi sono ritagliata.
Nel giro di una manciata di minuti, questi pensieri mi riempiono la testa facendola diventare una pentola a pressione. So di non poter sbilanciare le probabilità a mio favore, ma resto lì a fissare il vuoto, come se stessi aspettando che succeda qualcosa.
Non sono mai riuscita a capire se rimuginare sulle cose milioni di volte prima di prendere una decisione (e poi magari finire per non fare nulla) sia un’abitudine tipicamente femminile.
... E se poi non è la scelta giusta?
... E se faccio la figura della scema?
... E se non sono ancora pronta?
Sul lavoro ero circondata da persone brillanti che osservavo con ammirazione: li guardavo con gli occhi a forma di cuore, convinta che loro, sì, avessero sempre la risposta giusta al momento giusto. Non avevano bisogno di conferme, tanto sapevano sempre cosa fare.
Poi, osservandoli meglio, ho notato una cosa! Non è che sapessero sempre cosa fare con certezza. Semplicemente non avevano paura di «improvvisare dopo un’adeguata preparazione», e lo facevano con una tale tranquillità da dare l’impressione di essere padroni della situazi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. INSICURE DI SUCCESSO
  4. Introduzione
  5. I. PERCEZIONE
  6. II. AZIONE
  7. III. PROCESSO
  8. Conclusione. Insicure di successo
  9. Risorse
  10. Ringraziamenti
  11. Copyright