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PROVARLO VUOL DIRE ADOTTARLO
Il meccanismo del Dan-sha-ri
Dan-sha-ri: la tecnica del riordino che vi libererà dal riordino
Per cominciare, partirò spiegandovi più nel dettaglio in che cosa consiste il metodo Dan-sha-ri. Comprenderne i meccanismi è essenziale: questa consapevolezza aumenterà infatti la vostra motivazione a intraprendere la pratica.
Quando decidete di fare le pulizie in una stanza, da dove iniziate? Le prime azioni che vi vengono in mente sono sicuramente sgombrare-smistare, riordinare-rimettere a posto e pulire (spazzare per terra, spolverare, tirare a lucido).
Qual è, però, la differenza tra sgombrare e risistemare? Sono certa che non ci avete mai riflettuto, perciò la distinzione tra le due cose deve apparirvi sfumata, non è così?
Il metodo Dan-sha-ri attribuisce, tuttavia, grande importanza al vero significato del termine sgombrare.
Sgombrare-smistare è un processo di riduzione del numero degli oggetti che vi porterà a conservare soltanto quelli davvero indispensabili. Dovrete rispettare due coordinate: la prima è la relazione che vi lega all’oggetto, la seconda è quella del tempo, che deve sempre essere il presente, ossia l’adesso. L’ora è a vostra discrezione. Chiedetevi se tra voi e l’oggetto che tenete in mano esiste una relazione viva.
Dev’essere un esercizio nuovo per voi. In genere, tendete a svolgere questo compito di sgombero-smistamento in modo distratto, senza uno scopo preciso. Però, smistare omettendo le coordinate della relazione e del tempo – cioè che cosa adesso vi lega all’oggetto – non vi consente di distinguere tra ciò che è indispensabile e la paccottiglia.
Ci sono cose che non vi piacciono particolarmente, che però non riuscite a buttare, come certi regali, quelle che avete messo da parte con l’idea di utilizzarle un giorno, tutte quelle che sapete essere pronte per la pattumiera, ma avete abbandonato al loro destino… Le conservate perché non vi ponete le giuste domande. In tal modo, la relazione che privilegiate non è quella tra l’oggetto e voi, bensì quella tra l’oggetto e gli altri. Riguardo poi la coordinata del tempo, si tratta sempre del futuro incerto o del passato lontano.
La maggior parte del Dan-sha-ri – il vostro principale compito – consisterà nell’operazione di cernita. L’azione di buttare corrisponde allo
Sha (
), di cui si compone la parola
Dan-sha-ri. Sgombrare-smistare non significa riempire un sacco della spazzatura per cacciarlo in un ripostiglio, o spostare gli oggetti per farli sparire dai piedi o dalla vostra vista. Altrimenti non farete che trasferire semplicemente il disordine. L’importante nel metodo Dan-sha-ri è liberare la vostra casa da tutte queste cose. E che succede quando applicate lo
Sha alla lettera? Nello spazio dove vivete rimangono soltanto l’indispensabile e soprattutto ciò che vi si addice e ha davvero un’esistenza e un suo posto nel presente.
Beninteso, il tempo non è che una successione di adesso, ragion per cui l’effettiva esistenza degli oggetti tende a rinnovarsi di continuo. Una simile sequenza di rinnovamenti e di rimpiazzi è una forma di metabolismo. Quanto più esperti diventerete nell’azione di cernita, tanto più presterete attenzione ai nuovi arrivi e vi verrà naturale selezionarli rigorosamente. La vostra sensibilità si affinerà – non vorrete più saperne di una vita circondata da oggetti superflui –, desidererete soltanto quelli che vi piacciono davvero, quelli che vi sono proprio necessari.
Questa condizione di rifiuto corrisponde al
Dan (
) di
Dan-sha-ri. La pratica del
Dan, rifiutare, e dello
Sha, buttare, vi condurrà a uno stato di distacco dai legami che vi vincolano agli oggetti, a una sensazione di leggerezza e libertà: è quello che viene chiamato
Ri (
).
Perché si parla di tecniche di riordino che liberano dal riordino?
Praticare il Dan-sha-ri vi libererà dalla costrizione a cui dovete costantemente sottomettervi: il riordino di casa vostra. In effetti, non accumulerete più in modo sconsiderato e vi circonderete solo degli oggetti indispensabili.
Il termine riordinare di solito va di pari passo con il senso dell’obbligo e del dovere. Se potete evitare questo compito, lo schivate con gioia, non è vero? E invece: miracolo! Il Dan-sha-ri vi libererà anche da questa sensazione di costrizione. Praticarlo non è spiacevole né faticoso. Non possedere altro che l’essenziale è una condizione rigenerante, che vi migliorerà l’umore e renderà più positiva l’atmosfera. E voi ovviamente cercherete di mantenere, di conservare questo stato di benessere. Chi ha compreso il concetto e lo padroneggia non parla più in termini di riordino, si limita a dire che pratica il Dan-sha-ri: si tratta di una virata di centottanta gradi rispetto alle nozioni di spiacevolezza e dovere.
Dunque, sì, il Dan-sha-ri è la tecnica di riordino dove riordinare non risulta più necessario. Quando sentite la necessità di sistemare uno dei vostri oggetti, significa che la sua presenza vi dà fastidio. Questo oggetto rappresenta perciò un nemico per voi. Una volta che vi sarete sbarazzati di tutte queste presenze spiacevoli, che cosa vi resterà? Nient’altro che alleati, oggetti che vi si addicono, adesso.
Vi verrà spontaneo tenere viva una simile sensazione di freschezza e liberazione. È questa la magia del Dan-sha-ri!
Conservate solo gli oggetti che vi si addicono, adesso… E basta riordinare!
Le differenze tra il Dan-sha-ri e l’arte tradizionale del riordino
La maggiore differenza risiede nell’obiettivo, poiché lo scopo del Dan-sha-ri non consiste necessariamente nel fare le pulizie in una stanza.
Certo, potete anche praticare il Dan-sha-ri con questa intenzione, ma il suo reale scopo è riuscire a farvi conoscere il vostro vero io, spingervi ad apprezzarlo, ad amarlo. Questo è il suo più grande vantaggio. Eleverete così la capacità di affermare voi stessi.
Con il Dan-sha-ri il soggetto siete voi. Non più gli oggetti. Vi sono davvero ancora utili? Se infatti vi rifiutate di buttare per paura di sperperare e sprecare, è di nuovo l’oggetto a trovarsi al centro dell’attenzione.
L’arte tradizionale del riordino mira a conservare un gran numero di oggetti, mentre il fine di questo metodo è il rinnovamento continuo. Una situazione in cui i beni si muovono e circolano costantemente nel tempo e nello spazio. Per meglio classificare e conservare non avrete bisogno di comprare nuovi contenitori a scomparti, tanto meno dovrete fabbricarne con le vostre mani. Al contrario, cominciate pure a sbarazzarvene, e vedrete subito ridursi gli oggetti intorno a voi.
L’assimilazione del meccanismo del metodo Dan-sha-ri vi consentirà di non dover ricorrere a tecniche particolari. Dovrete semplicemente domandarvi se esiste una relazione effettiva tra voi e l’oggetto. I vostri averi a poco a poco si ridurranno.
Nell’Introduzione ho già accennato nall’origine della parola Dan-sha-ri. Essa nasce da tre insegnamenti dello yoga: la risoluzione, la rinuncia e il distacco – Dan gyo, Sha gyo, Ri gyo. Piuttosto che alla routine quotidiana a cui ci fa pensare immediatamente il comune riordino, Dan-sha-ri ci dà l’idea di uno strumento per l’addestramento di sé. Il suono stesso agisce come una forza misteriosa che non cessa di attrarre e affascinare. È grazie a questo suo potere che sono riuscita a svolgere i miei seminari e a pubblicare i miei libri: il termine ha fatto presa su numerose persone che ne hanno parlato con i loro conoscenti, attirando a loro volta altri. Ha davvero un grande effetto. Ho l’impressione che queste tre sillabe siano in grado di trasmettere il senso delle azioni previste dal metodo e la consapevolezza che presuppongono.
Dan-sha-ri vs l’arte tradizionale del riordino
| DAN-SHA-RI ATTIVO | ARTE TRADIZIONALE DEL RIORDINO INATTIVO |
PREREQUISITO | metabolismo, rinnovamento | conservazione, immagazzinamento |
PERSONAGGIO PRINCIPALE | io stesso/a | gli oggetti |
FOCUS | relazione con gli oggetti | l’oggetto o io stesso o la persona che ce l’ha dato |
COORDINATE IMPORTANTI | sensibilità-oggetto appropriato-indispensabile-adatto-piacevole | qualità dell’oggetto-sperpero-spreco-utilizzabilità |
COORDINATA DEL TEMPO | presente, adesso | passato prossimo, prima o poi, un giorno |
CONSAPEVOLEZZA | selezione, giudizio | aggiramento |
FATICA, TEMPO | minima | considerevole |
TECNICA | inutile | indispensabile |
CONTENITORI DI RIORDINO | inutili | indispensabili |
Come cambia la consapevolezza di voi stessi riducendo il numero di oggetti
Praticando il Dan-sha-ri gli oggetti diventano i vostri alleati, e così pure il vostro ambiente, mentre voi cercate di conservare questa sensazione ritemprante e di benessere. Ho già accennato all’effetto sui partecipanti ai miei seminari, che si sono visti stravolgere la vita grazie a questo semplice processo di diminuzione. Fare la cernita concentrandosi sulle coordinate io-adesso, ossia esercitando un’azione sul mondo visibile, suscita pian piano dei cambiamenti in quello invisibile. Ho sempre creduto che questi due mondi siano in relazione, ma continua a stupirmi la velocità con cui possono avvenire i mutamenti.
Lasciate che ve ne spieghi il meccanismo. Giudicare se un oggetto è appropriato o no, indispensabile o no, è difficile se non conosciamo noi stessi. Grazie ai vostri oggetti e all’allenamento nel compiere delle scelte, vedrete poco alla volta profilarsi il vostro io attuale. Questa azione di cernita e selezione vi fornirà una buona diagnosi dell’immagine che avete di voi stessi.
Vediamo insieme un semplice esempio. Non avete forse, sepolta da qualche parte in fondo a una credenza, una tazza di pregio o di marca chiusa da sempre nella stessa scatola? Ipotizziamo che sia in porcellana di Meissen. Però tutti i giorni usate uno di quei mug a buon mercato, che di sicuro avete comprato a una svendita… Se vi chiedessero per quale motivo non preferite bere nella vostra bella tazza in porcellana, sono certa che rispondereste che è perché temete di rovinarla… Insomma, il vostro subconscio ritiene che una tazza in porcellana di Meissen non vi si addica, visto che non ne siete all’altezza. Ecco che cosa potete arrivare a capire attraverso i vostri oggetti. Le cose che una persona utilizza ci dicono molto dell’immagine che ha di se stessa. Dopo averne preso coscienza potreste anche decidere, viceversa, che non sarebbe male cambiare. Ci ripensate e vi dite che, sì, in fondo forse potreste sostituire il vostro mug da due soldi con questa tazza di porcellana. In altre parole, accordatevi il permesso di utilizzare un oggetto piuttosto che un altro. L’uso di questa tazza vi consentirà di mettervi via via sulla sua stessa lunghezza d’onda e, a poco a poco, il vostro punto di vista comincerà a mutare.
La ripetizione di un simile meccanismo di autorizzazione modificherà la percezione che avete di voi stessi. Se prima utilizzavate un sistema di punti di penalità, ora siete passati a uno di aggiunta di punti. Imparerete a conoscervi, vi libererete del vostro io passato e vi manterrete nella direzione della risurrezione, dell’attitudine positiva. Ciò non accadrà come effetto di un’azione intenzionale, ma in modo naturale, automatico. I cambiamenti si realizzeranno sin nel profondo del vostro cuore e della vostra mente. Rendervene conto vi porterà ad apprezzare sempre più il metodo Dan-sha-ri.
Perché, sì, diventerete consapevoli che dietro a questo mondo invisibile ne esiste uno più invisibile ancora, che ricade sotto il dominio del divino, del potere dell’universo. «Qualcosa di Grande», come lo definisce l’eminente genetista Kazuo Murakami, nel suo libro Il codice divino della vita.1 È possibile parlarne in maniere differenti, ma il destino o anche la fortuna competono alla spiritualità. È tra l’altro in quel mondo che si producono le coincidenze, il caso oppure la «sincronicità».
Il fatto di eliminare dalla dimensione degli oggetti – il mondo visibile – l’ostacolo che finora vi era stato difficile riconoscere apre la strada verso una dimensione più profonda: il mondo invisibile. Affronterò però la questione in modo più esaustivo nel quinto capitolo.
Grazie a questa presa di coscienza, imparerete a poco a poco a conoscervi meglio e ad amare ciò che siete. Conseguirete una condizione che io definisco di attitudine positiva, di atmosfera propizia e di buon umore.
Secondo il poeta e drammaturgo Goethe, non c’è niente di peggio della stolta aggressività. Il sommo peccato non è insomma il crimine, oppure la violenza, no, il sommo peccato si realizza nell’aggressività, nel cattivo umore, e le violenze sarebbero il frutto di uno stato di scontentezza e ferocia. È per questo motivo che bisogna in primo luogo impegnarsi a raggiungere un’attitudine positiva, per vivere in una buona disposizione d’animo. Non vi parlo dell’atteggiamento degli altri, bensì del vostro. Probabilmente siete portati a pensare che se il pessimo umore di vostro marito, di vostra moglie oppure del vostro datore di lavoro migliorasse, anche il vostro ne trarrebbe beneficio. Ma scegliendo questa prospettiva vi affidate sempre e comunque agli altri e vi trovate costantemente sotto la loro influenza. Perché non invertite allora l’ordine delle cose? Perché non attrarre le persone di pessimo umore nella vostra sfera, quella cioè del buon umore e dell’attitudine positiva? Questo capovolgimento è davvero incredibile.
Come vi guida il metodo Dan-sha-ri verso un tale stato di benessere? Sceg...