Notte senza fine
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Notte senza fine

  1. 400 pagine
  2. Italian
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Informazioni sul libro

L'agente speciale Pendergast è a pezzi: Constance, il suo braccio destro, è partita per l'India, e come se non bastasse è finito sulla lista nera del vicedirettore Longstreet. È infatti per una punizione interna che viene assegnato a un caso in apparenza banale, già seguito dalla Squadra Omicidi di New York del tenente Vincent D'Agosta. Il corpo di una giovane è stato ritrovato senza vita in un garage nel Queens. Forse, però, quell'omicidio nasconde più di un mistero; forse quel caso non è poi così secondario. La ragazza infatti è figlia di un facoltoso imprenditore. E il cadavere è stato ritrovato orrendamente decapitato. L'indagine si allarga e si complica quando l'assassino colpisce di nuovo, e poi ancora: un avvocato della mafia che vive in una casa-fortezza, un magnate russo circondato da un imponente servizio d'ordine... Possibile che un serial killer abbia deciso di punire i personaggi più ricchi, corrotti e protetti di New York, quasi a voler dimostrare che nessuno è davvero al sicuro? Su questa pista si muove anche Bryce Harriman, giornalista del Post, che alimenta l'onda dell'indignazione popolare e porta la città sull'orlo dell'isteria collettiva. In una New York spettrale e inospitale, Pendergast è costretto a giocare una partita genialmente pericolosa contro un avversario rabbioso e senza pietà. Finché l'alba non arrivi.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2018
ISBN
9788858692301

1

Jacob camminava a passo spedito, le mani affondate nelle tasche e il fiato che condensava nell’aria pungente di dicembre. Ryan, suo fratello minore, lo seguiva portando la confezione di uova che avevano appena comprato al supermercato lì vicino, con i soldi che Jacob aveva preso dal portafogli della madre.
«Primo: quel vecchio è un grandissimo stronzo» disse Jacob al fratello. «Secondo: è un razzista di merda. Ha urlato contro gli Nguyen e li ha chiamati “mangiariso”, te lo sei scordato?»
«No, ma...»
«Terzo: mi è passato davanti mentre ero in coda alla cassa del supermercato, e mi ha pure insultato quando gliel’ho fatto notare. Ricordi?»
«Sì, ma...»
«Quarto: pianta sempre stupidi cartelli con slogan politici davanti a casa sua. Per non parlare della volta che ha innaffiato Foster con il tubo dell’acqua, solo perché aveva tagliato per il suo giardino...»
«Certo, ma...»
«Ma cosa?» Jacob si voltò a fronteggiare il fratello.
«E se avesse una pistola?»
«Non sparerebbe mai a due ragazzini! E comunque saremo già lontanissimi quando il vecchio stronzo si renderà conto di quello che è successo.»
«Potrebbe essere della mafia.»
«Della mafia? Con un cognome come Bascombe? Sì, come no! Si fosse chiamato Garguglio o Tartaglia magari ci avremmo ripensato. Invece è solo un vecchio scoreggione che va sistemato a dovere.» Fissò Ryan, come colto da un sospetto. «Non vorrai mica tirarti indietro e lasciarmi da solo, vero?»
«No, no.»
«Okay. Allora diamoci una mossa.»
Si voltò di nuovo e riprese a camminare lungo la 84th Avenue, poi girò a destra sulla 122nd Street. A quel punto rallentò e salì sul marciapiede avanzando tranquillo. Una semplice passeggiata serale. Intorno a lui c’erano solo villette unifamiliari di uno o due piani – era pur sempre una zona residenziale del Queens – e luminarie natalizie.
«Guarda la casa del vecchio» disse al fratello rallentando ancora il passo. «Tenebrosa come una tomba. L’unica senza decorazioni. È proprio il Grinch!»
L’edificio era in fondo alla strada. I lampioni illuminavano i rami spogli degli alberi proiettando una ragnatela di ombre sul terreno ghiacciato.
«Okay, camminiamo come se niente fosse. Apri la confezione, tempestiamo la sua auto di uova, ci precipitiamo dietro l’angolo e spariamo.»
«Ci riconoscerà.»
«Stai scherzando? Con questo buio? Dai, ogni ragazzo del vicinato lo odia. E anche la maggior parte degli adulti. Lo detestano tutti
«E se ci inseguisse?»
«Quel vecchiaccio? Gli verrebbe un infarto in sette secondi netti» ridacchiò Jacob. «Quando le uova colpiranno la sua macchina si ghiacceranno tipo subito. Scommetto che dovrà lavarla almeno dieci volte per farla tornare pulita.»
Jacob proseguì lungo il marciapiede, avvicinandosi con circospezione all’obiettivo. Vide un bagliore blu rischiarare una finestra della villetta: Bascombe stava guardando la TV.
«Auto in arrivo!» bisbigliò. Si rannicchiarono dietro una siepe mentre una macchina svoltava l’angolo e proseguiva lungo la via, illuminandola con i fari. Un attimo dopo era già distante, ma Jacob sentì il cuore martellargli nel petto.
«Forse non dovremmo...» cominciò Ryan.
«Sta’ zitto.» Si mise in piedi uscendo da dietro la siepe. Per strada c’era più luce di quanta sperasse, perché ai lampioni si aggiungevano le decorazioni natalizie: in ogni giardinetto campeggiavano Babbi Natale, renne e presepi luminosi. Perlomeno la casa di Bascombe era immersa nel buio.
Si avvicinarono cauti, riparati dalle automobili posteggiate sulla strada. Quella di Bascombe – una Plymouth Fury verde del ’71, che il vecchio lucidava con cura ogni domenica – si trovava nel vialetto d’ingresso, il più lontano possibile dalla strada. Jacob intravide l’anziano seduto in poltrona, gli occhi fissi su un televisore dallo schermo gigantesco.
«Aspetta, è proprio lì. Abbassa la visiera del cappellino e tira su il cappuccio della felpa. Anche la sciarpa.»
Si coprirono il più possibile, poi rimasero in attesa tra un’auto e un grosso cespuglio, immersi nell’oscurità a far passare i secondi.
«Ho freddo» si lamentò Ryan.
«Sta’ zitto.»
Aspettarono. Jacob non voleva entrare in azione con il vecchio seduto lì; gli sarebbe bastato drizzarsi sulla poltrona e voltarsi per scoprirli. Avrebbero atteso finché non si fosse allontanato.
«Potremmo rimanere qui tutta la notte.»
«T’ho detto di stare zitto
Alla fine il vecchiaccio si mise in piedi. Mentre superava il televisore diretto in cucina, la luce blu dello schermo ne illuminò il viso barbuto, il corpo scarno.
«Via libera!»
Jacob si avvicinò in fretta alla Fury, seguito dal fratello.
«Apri!»
Ryan alzò il coperchio della confezione e Jacob afferrò un uovo. Il fratello lo imitò esitando. Jacob lanciò: il guscio si frantumò contro il parabrezza, dandogli grande soddisfazione. Fece un secondo tiro, e un terzo, e un quarto; alla fine anche Ryan si unì all’assalto. Sei, sette, otto uova... Svuotarono l’intera confezione, centrando il finestrino, il tettuccio, il cofano, la portiera e anche l’asfalto, quando un paio di munizioni finirono a terra per colpa della fretta.
«Ma che cazzo...» ruggì Bascombe uscendo all’improvviso dalla porta laterale. Brandiva una mazza da baseball e si avvicinava in fretta.
Jacob sentì una morsa allo stomaco. «Corri!» gridò.
Ryan lasciò cadere il cartone di uova, si voltò e... finì a terra, scivolando sul ghiaccio.
«Merda!» Jacob fece dietrofront, afferrò il fratello per il cappotto e lo tirò in piedi; a quel punto Bascombe li aveva quasi raggiunti, pronto a calare la mazza da baseball.
Corsero a perdifiato giù per il vialetto e si lanciarono lungo la strada. L’uomo continuò a inseguirli; non sembrava sul punto di stramazzare a terra stroncato da un infarto, cosa che riempì Jacob di sorpresa. Ed era anche inaspettatamente veloce. Forse poteva raggiungerli... Ryan cominciò a frignare.
«Maledetti ragazzini, vi spacco la testa!» urlò Bascombe.
Jacob svoltò l’angolo e si lanciò a capofitto sulla Hillside, superando un paio di negozi con le serrande abbassate e un campo da baseball. Ryan era dietro di lui, ma il vecchio bastardo non mollava; li tallonava, strillando e agitando la mazza. Alla fine, però, il fiato corto lo tradì e lentamente perse terreno. Più avanti Jacob adocchiò la rete metallica della vecchia concessionaria d’auto ormai chiusa; la primavera seguente l’avrebbero tirata giù per costruire degli appartamenti. Ricordò che alcuni ragazzi avevano aperto un varco nella recinzione, quindi si mise a cercare l’apertura e ci strisciò dentro, con Ryan che lo seguiva a ruota. Bascombe, pur rimasto indietro, continuava a urlare e minacciarli.
Dietro l’autosalone c’era un’area industriale con alcuni edifici fatiscenti. Jacob notò un garage abbandonato, la porta in legno era scrostata e affiancata da una finestra rotta. Bascombe non si vedeva più, forse si era fermato davanti alla recinzione, ma il ragazzo aveva la sensazione che quella vecchia ciabatta li stesse ancora cercando. Meglio trovare un posto in cui nascondersi.
Provò ad aprire la porta del garage. Chiusa. Con cautela infilò il braccio tra i vetri rotti della finestra, tastò in giro cercando il fermo e lo sbloccò. L’anta si schiuse cigolando e lui entrò, seguito da Ryan. Poi, cercando di non fare rumore, richiuse la porta e bloccò la serratura.
Si ritrovarono immersi nell’oscurità, immobili, a respirare affannati mentre tentavano di restare in silenzio. Jacob pensò che i polmoni gli sarebbero scoppiati.
«Maledetti ragazzini, vi prenderò a calci in culo!» In lontananza, Bascombe inveiva ancora contro di loro.
Il garage era buio e sembrava vuoto, a parte qualche pezzo di vetro per terra. Jacob si avvicinò al fratello, gli prese la mano. Avevano bisogno di un nascondiglio, in caso allo stronzo fosse venuto in mente per qualche ragione di cercarli lì dentro. Pareva volesse davvero riempirli di mazzate, quel vecchio pazzo... Appena i suoi occhi si abituarono all’ambiente, notò un grosso mucchio di foglie raccolto in fondo alla stanza. Spinse Ryan in quella direzione, scostò un po’ di foglie e si stesero su quella specie di cuscino, ricoprendosi per camuffarsi.
Passò un minuto, poi un altro. Bascombe aveva smesso di urlare e ora nella stanza regnava il silenzio. Pian piano, insieme al fiato, Jacob recuperò anche la propria spavalderia. Una manciata di secondi più tardi stava già ridacchiando. «L’abbiamo fregato per bene, quel vecchiaccio bavoso.»
Ryan non disse nulla.
«L’hai visto? Ci ha inseguiti tipo in pigiama. Magari gli si è congelato l’uccello e gli è cascato.»
«Pensi ci abbia visti in faccia?» chiese il fratello, un tremito nella voce.
«Con il cappellino, la sciarpa e il cappuccio? Impossibile.» Ridacchiò di nuovo. «Scommetto che quelle uova sono già dure come roccia.»
A quel punto anche Ryan si concesse una piccola risata. «Maledetti ragazzini, vi prenderò a calci in culo!» ripeté, imitando il tono stridulo del vecchio e il suo pesante accento del Queens.
Scoppiarono a ridere entrambi e uscirono dal nascondiglio scrollandosi le foglie di dosso. Poi Jacob annusò l’aria in modo plateale. «Hai scoreggiato!»
«No!»
«Sì!»
«No, invece! Il primo che lo dice l’ha fatta!»
Jacob continuò a fiutare in giro. «Ma che cos’è?»
«Non è una puzza normale. Questa fa... schifo
«Sì! Sembra... non so, tipo spazzatura marcia.»
Disgustato, Jacob indietreggiò in mezzo alle foglie e inciampò in qualcosa. Di riflesso allungò il braccio per tenersi, e si stava già rimettendo in piedi quando si accorse che la massa su cui si erano nascosti sembrava ora piegarsi pian piano, con un sibilo leggero. All’improvviso si levò un tanfo micidiale, cento volte peggiore di quello che li aveva nauseati prima. Jacob si ritrasse di scatto e si allontanò barcollando, proprio mentre Ryan esclamava: «Guarda lì, c’è una mano...».

2

Il tenente Vincent D’Agosta, fermo nella luce dei riflettori fuori dal garage di Kew Gardens, nel Queens, osservava infastidito il lavoro della Scientifica. L’avevano chiamato a un’ora indegna, e per di più proprio la notte prima del suo giorno libero: se avessero trovato quel corpo anche solo ventidue minuti più tardi, anziché alle 23,38, il caso sarebbe andato al tenente Parkhurst.
Sospirò. Oltretutto si annunciava un lavoro spinoso: giovane donna decapitata. Fantasticò sui possibili articoli dei giornali scandalistici, qualcosa che richiamasse il titolo geniale del «New York Post», quello sul corpo senza testa... Headless body in topless bar, sì. Un pezzo di storia.
Johnny Caruso, il capo della Scientifica, emerse dalla luce abbagliante infilando l’iPad in borsa.
«Cosa abbiamo?» gli chiese D’Agosta.
«Delle maledette foglie. Cercare capelli, fibre, impronte o una qualsiasi traccia in mezzo a quel caos è come voler trovare un ago in un pagliaio.»
«Pensa che il colpevole abbia scelto il posto di proposito?»
«No, a meno che non abbia lavorato nella S...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Notte senza fine
  4. 1
  5. 2
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  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
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  34. 31
  35. 32
  36. 33
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  38. 35
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  44. 41
  45. 42
  46. 43
  47. 44
  48. 45
  49. 46
  50. 47
  51. 48
  52. 49
  53. 50
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  55. 52
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  57. 54
  58. 55
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  60. 57
  61. 58
  62. 59
  63. 60
  64. 61
  65. 62
  66. 63
  67. 64
  68. 65
  69. 66
  70. Epilogo