Pane sporco
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Pane sporco

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Pane sporco

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"Noi italiani, oggi, siamo culturalmente degradati, cioè corrotti. Il linguaggio, la condotta, il pensiero, il gusto, ciò che si coagula nel termine 'civiltà' oggi in Italia è deteriorato, rovinato come un pane bianco caduto a terra." Nella sua appassionata denuncia, Vittorio V. Alberti affronta alla radice la piaga originaria che consuma la società italiana e mina alle basi qualunque prospettiva di progresso civile. E la radice va ricercata proprio in una cultura che disprezza il merito, la riflessione, la ricerca della bellezza in nome di miopi interessi personali o di gruppo. È contro la cultura della mafia e della corruzione che è indispensabile battersi, come sostengono nel saggio introduttivo il procuratore della repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, e nella postfazione il fondatore dell'associazione Libera, don Luigi Ciotti. "La corruzione e la mafia sono simboli maledetti di questa grande corruzione culturale, sono bruttezza. Per ricucire un futuro la strada è nel passato, nel nostro patrimonio, che è bellezza. Ecco l'idea: la potenza culturale italiana per combattere la corruzione e le mafie. Il patrimonio di intelligenza e bellezza, che è il nostro valore, la nostra identità, è nostro e nessuna forza oscura può togliercelo a meno che non glielo lasciamo fare, come spesso avviene per nostra colpa."

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2018
ISBN
9788858692202

1

La corruzione non è solo corruzione

E sono tanto semplici gli uomini, e tanto ubbidiscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.
NICCOLÒ MACHIAVELLI

Esercizi

Tanto frainteso Machiavelli che mai scrisse che «il fine giustifica i mezzi». Agli occhi di troppi è stato campione del cinismo assoluto, ma è a questo equivoco che si deve la fama del suo Principe. La sua è visione dell’uomo realistica e cruda, e con questa osservazione mette in guardia: la corruzione è sempre in agguato, così come la libera scelta del male.
Qual è il fine della cultura se non la coscienza di libertà e dignità? Non le manifestazioni di retorica condanna pubblica o i proclami contraddetti in privato, ma la cultura come educazione.
Due considerazioni: primo, la corruzione è ineliminabile; secondo, essa abbraccia un terreno più ampio rispetto a quello che in genere le è assegnato. Questo secondo punto non si riferisce al fenomeno sociale o politico o giuridico della corruzione, ma a ciò che essa è in sé.
Non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Per contrastare la corruzione non basta la speranza di diventare o essere buoni, anche perché, come (magnificamente) disse Leo Longanesi, «non bisogna appoggiarsi troppo ai princìpi, perché poi si piegano». La corruzione va invece compresa allargando lo sguardo oltre ciò che generalmente si crede che sia, e per compiere questa operazione occorre sviluppare una conoscenza sempre in ricerca, aperta, quindi critica. «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza» scrive Dante. Non è un’affermazione da prendere alla leggera, ma piuttosto è un’arma, uno scudo o una lancia da opporre a qualcosa che di fatto pugnala al cuore la possibilità di realizzarsi. La corruzione, come la mafia, blocca infatti tale possibilità, tale libertà riconosciuta dalla Costituzione all’articolo 2: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». E negando la libertà, la corruzione nega la giustizia, che è dare a ciascuno il suo.
Questo libro non è un trattato, bensì un manuale di esercizi utili a contrastare la corruzione non solo esortando sul piano morale, ma proponendo un sistema mentale, conoscitivo. I capitoli costituiscono aree tematiche all’interno delle quali ci sono argomenti sui quali riflettere e dai quali partire per studiare, non solo nei libri, ma nei video in rete, nei giornali, nei film e, soprattutto, dialogando con gli altri. Tali pensieri sono aperti, non chiusi, avviano una prospettiva e richiedono una discussione: in questo senso sono esercizi.
Perché ragionare? Perché ne abbiamo perso a volte anche la facoltà, travolti come siamo dalle informazioni senza pensiero e dalla sfiducia nel futuro e nel senso delle cose.
Oggi, la condizione culturale italiana è particolarmente difficile perché, forse per la prima volta, non si crede nel senso, non si crede nel futuro, e l’unica strada per uscire da questa situazione – che peraltro assume il tratto corrotto dell’illusione della libertà – è la via dell’educazione, dell’esercizio. È un processo sul quale fare affidamento, tanto più in un contesto storico disordinato, poco comprensibile e per molti versi minaccioso come quello attuale. Tutti i periodi storici sono stati minacciosi, ma di certo il mondo della Guerra fredda, visto da qui, era più chiaro e conteneva un’idea del futuro. Occorre dunque ricostruire il senso, non con ideologismi, ma con una forma ideale aderente alla realtà del nostro tempo, creativa e ancorata alla storia.

Cos’è la corruzione?

È il transito dalla costruzione alla distruzione, dalla composizione al disfacimento, dall’accrescimento della conoscenza al suo inquinamento: è, insomma, il passaggio dal bene al male. La corruzione, dunque, mette in chiaro che il bene e il male non sono solo orizzonti d’azione o intenzione morale (azione e intenzione buona o cattiva), ma intellettuale. In altre parole, la corruzione è la negazione del bene come conoscenza, cioè è ignoranza. Ricordiamo Socrate: il bene è la conoscenza, il male è l’ignoranza.
Cos’è in sé la corruzione e perché è un male? Una cosa corrotta, prima di corrompersi, è qualcosa di materialmente integro, oppure è corrotta a partire da un’idea o ideale che si ha di essa. Per esempio, un sistema del lavoro che non premia la volontà di un giovane, la sua ambizione e voglia di impegnarsi in ciò che lo rende libero (perché chi non lavora non è libero) è corrotto perché tende a corromperlo.
Dobbiamo procedere così: dagli elementi semplici, di base. Cosa vuol dire la parola? Da dove viene? È detestabile reprimere un talento? Meditiamo su quale delitto si sarebbe perpetrato se non si fossero lasciati esprimere Michelangelo o Leonardo. Ecco, la corruzione compie questo orrore. Dice bene chi predica ai giovani di non farsi rubare la speranza in questo Paese, ma questo Paese come sta rispondendo? I migranti italiani di ieri e di oggi avrebbero dovuto stramaledirlo.
Ecco come l’enciclopedia Treccani definisce il verbo corrómpere: «Dal latino corrumpĕre, composto di [cum] con- e rumpĕre “rompere”. 1. Guastare, alterare: l’esposizione alla luce e al calore dell’aria corrompe la carne; ammorbare, contaminare: le esalazioni hanno corrotto l’aria; le carogne gettate nel ruscello ne hanno corrotto le acque. 2. Depravare, guastare spiritualmente: corrompere i costumi, l’animo, la gioventù, la società; le cattive letture corrompono il gusto. Indurre con denaro o con promesse a venir meno al dovere: corrompere il custode, un impiegato, i funzionari, i giudici, i testimoni. 3. Alterarsi, decomporsi, putrefarsi: il cadavere comincia a corrompersi; guastarsi moralmente: nel lassismo generale, i giovani si corrompono facilmente; si è corrotto frequentando cattive compagnie».
Corruzione ampia e reato: in breve, corrompere è rompere insieme ciò che c’è insieme, o meglio ancora, rompere tra pochi ciò che è di molti. La corruzione, per questo, «è la vera nemica della Repubblica»: lo disse Pertini e lo ha ripetuto l’attuale presidente della Repubblica, Mattarella.
Perché, nella sua essenza, la corruzione è reato? Non solo perché è male, infatti non tutto il male costituisce reato. Il reato di corruzione, come quello di associazione mafiosa, c’è perché queste forze e azioni si sostituiscono in modo illegittimo al sistema pubblico. In altre parole, sfidano e contraddicono il primato della legge, norma universale che si danno i cittadini.

La distruzione di opere d’arte

La storia è scritta col sangue, è un mattatoio. Lo scrisse Hegel con terribile realismo.
Cosa può colpire alla base la corruzione, e con essa la mafia, se non la cultura della bellezza e la bellezza della cultura? Così, ciò che è bello risulta vero e ciò che è riflessivo forma la coscienza. Pensiamo a Palmira, retaggio di Roma, alla brutalità ottusa che ha abbattuto monumenti millenari e arso migliaia di libri, le armi più pericolose per chi, come i corrotti, i corruttori e i mafiosi, stabilisce una cappa di buio nelle speranze delle persone. Perché bruciare un volume o demolire un monumento è azione negativa? La risposta sembra ovvia, ma non lo è. Chiediamoci, inoltre, con computer e televisore spenti, perché abbiamo provato (se l’abbiamo provata) angoscia nel vedere la distruzione di opere dell’arte millenaria in Medio Oriente. Perché quell’angoscia? E cosa sono quelle opere? Sono identità perché sono cultura, e cos’è quella cultura rasa al suolo? La mia possibilità di migliorarmi nella libertà. Quelle opere costituiscono, insomma, l’argine più formidabile al degrado. Dopo di loro c’è solo l’abisso. Esse sono ciò che rende esseri umani e non bruti. Allo stesso modo, cos’è la corruzione se non la distruzione del nostro essere uomini? Della nostra dignità, libertà, capacità di fare?
Pensiamo anche all’assuefazione, all’indifferenza, alla rassegnazione. Dopo la terza volta che quelle notizie sono piombate dai nostri media, dopo la seconda colonna abbattuta, dopo il secondo museo vilipeso e saccheggiato o il convento distrutto, non abbiamo più sentito nulla. Ora chiediamoci: com’è possibile ridursi in questo modo? Siamo veramente liberi? Siamo ancora in grado di credere di cambiare le cose o ne siamo sopraffatti al punto da non sentirne più la gravità? Lo stesso avviene per la corruzione, che è un terreno fertile sul quale si sviluppa il fiore nero della mafia.
Oggi c’è ammasso di notizie, ma poca riflessione. In qualche modo, ne manca il tempo o lo spazio mentale. Ragionare, approfondire nel tempo, non è facile quando piovono ovunque informazioni e sollecitazioni. Occorre, però, riflettere partendo dall’origine di queste stesse cose, attraverso un processo di sottrazione. Questo libro è un aiuto per procedere passo dopo passo, per farsi domande e darsi risposte, per leggere un esercizio al giorno e pensarci. Già si vede, infatti, che ogni tema riempie poco spazio e non si chiude, resta aperto alla riflessione. L’ammasso di informazioni senza riflessione corrompe la facoltà di ragionare, di farsi un’idea meditata sulle cose: ecco come nasce l’indifferenza, da questo genere di ignoranza. Anche questa è corruzione.

Leonardo, Aristotele e la tragedia

«L’omo e li animali» scrive Leonardo da Vinci «sono proprio transito e condotto di cibo, sepoltura di animali, albergo de’ morti, facendo a sé vita dell’altrui morte, guaina di corruzione.»
È corruzione il deterioramento delle cose materiali e anche di quelle immateriali, per esempio l’ipocrisia rivela una corruzione interiore.
Un tempo si diceva che il nostro è il mondo della «generazione e corruzione». Di cosa? Dei corpi naturali, degli enti di natura che nascono, crescono, si corrompono e muoiono. Aristotele dice che «del particolare non si dà scienza», cioè non si può trarre una norma scientifica universale da un solo oggetto. Di qui, il metodo sperimentale moderno che definisce quella norma liberando gli oggetti dagli accidenti della natura. Ecco un altro significato di «corruzione». Dobbiamo renderci atletici e allargare lo sguardo anche a ciò che appare lontano dal reato per apprendere a conoscere ciò che lo rende tale.
Il De generatione et corruptione di Aristotele e l’etere, l’elemento incorruttibile dei cieli. Domandiamoci perché la terra, nella fisica antica, è corruttibile e soggetta al ciclo della vita e della morte (generazione) e il cielo non è corruttibile. Non significa riferirsi a qualcosa di infinito e ideale? Non occorre essere religiosi per capire che non viviamo di solo pane. Tutta la nostra storia è un riferimento al superarsi, all’andare oltre: fisica e metafisica, apparenza e verità, spirito e materia, conversione, evoluzione, ricerca di nuove strade, abbattimento del pregiudizio, stasi e progresso, rassegnazione e ambizione. Cos’è l’arte se non un colloquio con l’universale? Attenzione a non leggere questo con furia moralista, altrimenti si ottiene l’esatto contrario: «Chi è fedele alla giustizia sa che essa talvolta ignora la pietà e i suoi occhi sereni sono rigati di sangue» si dice infatti nell’Odissea.
Nella nostra memoria antica, quella greca, la tragedia conteneva in sé il miglioramento, il riscatto, la catarsi. Non era solo rassegna di disgrazie, maledizioni, dolori ma un’educazione alla loro comprensione, a dar loro un nome per affrontarli. Qui si propone lo stesso percorso della tragedia: allargare la visuale sul dramma della corruzione per ragionare sui suoi elementi essenziali al fine di vincerli, secondo una fiducia di cambiamento che non sia solo indicare una buona strada da percorrere, ma un metodo intellettuale. L’alternativa qual è, subire in eterno? Rassegnarsi in eterno?

Non di solo pane

Dopo quaranta giorni e quaranta notti di digiuno nel deserto, al diavolo che lo invita a tramutare le pietre in pane perché si sazi, Gesù risponde che «non di solo pane vive l’uomo».
L’uomo non ha solo bisogno di cose materiali, ma l’insidia del maligno vuole fargli credere il contrario. Nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij, Alëša dice che una libertà comprata con il pane non è una vera libertà. «Eppure» gli risponde Ivan «è proprio in nome di questo pane terreno che da secoli s’è aperta una lotta che ancora continua. Ma che cosa gliene importa agli uomini della libertà! Prima sfamali, e poi parleremo di libertà, di amore, di pace. Se Cristo avesse trasformato le pietre in pane tutti l’avrebbero seguito. E il Suo regno si sarebbe fatto in un momento. Invece Cristo rifiutò di sventolare la bandiera del pane terreno in nome della verità e del pane celeste!»
Cosa si ricava da questo? Che la corruzione ci mette davanti alla scelta tra restare dove siamo e imputridire o elevarci, aprirci, superarci; tra decidere secondo la nostra coscienza o farci comprare. Qualcuno che decida per lui, ecco cosa vuole l’uomo secondo Ivan. Preferiamo che qualcuno decida per noi? Il fardello della libertà è troppo pesante da sopportare?

Male ineliminabile

La corruzione avviene con un corrotto e un corruttore, ma nasce da una precisa concezione della vita e ha premesse e conseguenze che superano il singolo rapporto tra corrotto e corruttore. Essa riguarda gli esseri umani così come sono e colpisce la vita di ciascuno, anche quando questi non se ne accorge. Cosa significa, quindi, combattere la corruzione? Sapere cos’è, innanzitutto, e capire a fondo che la cultura non è annoiarsi (o anche appagarsi) sui libri o essere «bravi ragazzi», ma è l’impagabile possibilità che definisce il nesso tra la mia vita reale e la consapevolezza della mia libertà. La cultura, in questo senso, è un’arma perché la sua alternativa non è il «fare ciò che mi pare» (illusione di libertà), ma la schiavitù: schiavitù delle mode, del loro giudizio sulle cose, delle ideologie, dei gusti, di poteri visibili e meno visibili, lusinghieri o chiaramente repressivi. In gioco è anche la democrazia, cioè la libertà di ciascuno. La corruzione, come l’incultura, è inquinamento di costumi, mentalità, intelletto, e rende schiavi con l’illusione di essere liberi. Così, la forza della cultura non è meno importante ed efficace dell’iniziativa repressiva della magistratura e delle forze dell’ordine. Si può anzi affermare che la cultura costituisca la loro ragione fondamentale, perché non c’è cesura tra il reato di corruzione e i nostri comportamenti che risultano da una storia e, dunque, da una cultura.
La corruzione è ineliminabile, perché ha a che fare con l’essere umano, anche la Bibbia e il Corano ne parlano. Essa ha le stesse possibilità di essere eliminata quante ne ha il Male. Possiamo quindi credere di cancellarla? No, ma di ridurla al minimo possibile sì. Georges Benjamin Clemenceau, primo ministro francese dei primi del Novecento, disse che «non esiste una democrazia senza un minimo di corruzione». Questa consapevolezza aiuta a non creare false speranze, tanto più che chi ha preteso di realizzare un mondo perfetto è finito col creare il dispotismo.

Mafia

L’intreccio tra corruzione e mafia è sostanziale e non riguarda solo il mafioso, il corrotto e il corruttore, ma tutti, riguarda te e me, non un «tutti» generale. Mafia e corruzione sono due cose distinte, ma la matrice di ogni mafiosità è nella corruzione intesa in senso ampio, come de-generazione. Parimenti, ogni atto di corruzione ha all’origine una mentalità mafiosa. Dove le organizzazioni criminali sono forti, la libertà del singolo è schiacciata: libertà di lavorare, di intraprendere, di relazionarsi, di vivere. La questione è rendersi conto che questa libertà è la mia e la tua: la questione mi riguarda direttamente.
Cos’è lo Stato? A cosa serve e perché nasce? John Locke scrisse che «se non fosse per la corruzione e malvagità di uomini degenerati» non occorrerebbe fondarlo. Ora cerchiamo di mettere fianco a fianco lo Stato, la corruzione e la mafia e domandiamoci questo: le leggi di uno Stato servono a regolare il vivere civile, tra libertà e giustizia? Cosa fa la corruzione in tutto questo? E cosa la mafia? La prima si incunea in questo processo come un cancro, come cioè qualcosa che infetta, la seconda addirittura si sostituisce al processo. Ed ecco la drammatica necessità della politica. Come si è detto, se non ci occupiamo di politica essa si occuperà di noi, e non si faccia l’errore di confondere la politica con i politici. Senza farci deviare da simpatie o antipatie per questo o quel politico, riprendiamo coscienza delle norme astratte sulle quali si regge la democrazia e la nostra cittadinanza. Per esempio, chiedersi: se io pago questa tassa perché i servizi non funzionano? Da una domanda semplice come questa si può ricostruire una coscienza...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione. Mafia e corruzione di Giuseppe Pignatone
  4. Pane sporco
  5. Premessa. Pane sporco
  6. 1. La corruzione non è solo corruzione
  7. 2. Conservare l’Italia, cambiare gli italiani
  8. 3. Corruzione culturale e intellettuali
  9. 4. Stato e politica, partiti e democrazia
  10. 5. Corruzione e mafia
  11. 6. I giovani e i maestri
  12. Postfazione. Corruzione e ribellione delle coscienze di don Luigi Ciotti
  13. Indice