Macbeth
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Macbeth

  1. 616 pagine
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Macbeth

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Informazioni sul libro

Anni '70, una città industriale sull'orlo del collasso fatta di fabbriche chiuse, disperazione, piazze di spaccio. Sotto l'eterna pioggia nera che la flagella, il poliziotto migliore che si muove per le sue strade è Macbeth. Un ex tossico, un uomo fragile dal passato turbolento, abbandonato da bambino, uno sbirro incline alla violenza. Ma è lui, con la sua squadra, a gestire con intelligenza una retata nell'area del porto, un'azione in grande stile che, finalmente, gli fa intravedere la possibilità di ottenere una promozione. E quindi guadagnarsi il rispetto degli altri, avere una vita migliore, e molto più potere, che è ciò che conta. Tutto questo è lì, a portata di mano: ma, pensa Macbeth, davvero mi lasceranno arrivare tanto in alto? Tormentato dalle allucinazioni, vittima di paranoie sempre più acute, Macbeth comincia, lentamente, a soccombere a se stesso e al tarlo dell'ambizione. Un grande thriller inesorabile, una storia nera come il suo protagonista.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2018
ISBN
9788858692851
Terza parte

25

«La nostra qualità di lana più pregiata» disse il commesso accarezzando con deferenza la stoffa del vestito nero sull’appendiabiti.
Fuori dalla vetrina del negozio di abbigliamento piovigginava, e sul fiordo le onde si erano quietate, dopo i fortunali dei giorni precedenti.
«Cosa ne dici, Bonus?» chiese Ecate. «Secondo te è della taglia giusta per Macbeth?»
«Pensavo avresti scelto uno smoking, non un abito scuro.»
«Come ben sai, non si indossa mai uno smoking in chiesa, e Macbeth dovrà partecipare a parecchi funerali, questa settimana.»
«Quindi niente smoking, oggi?» domandò il commesso.
«Li compriamo entrambi, Al.»
«Volevo solo farle presente che se è per una cena di gala, è d’obbligo il frac, signore.»
«Grazie, Al, ma non dobbiamo andare a palazzo, solo in comune. Cosa ne dici, Bonus, il frac non ti sembra un po’…» Ecate schioccò le labbra «pretenzioso?»
«Sono d’accordo» rispose Bonus. «Quando i nouveaux riches provano a imitare le abitudini di chi i soldi li ha da tempo, finiscono con il fare la figura dei pagliacci.»
«Allora un abito scuro e uno smoking. Mandi tu un sarto all’Inverness, Al? Mi raccomando, metti tutto sul mio conto.»
«Certamente, signore.»
«E poi abbiamo bisogno di uno smoking per questo signore.»
«Per me?» chiese Bonus sorpreso. «Ma io ho già un bel…»
«L’ho visto, grazie, e, credimi, te ne serve uno nuovo.»
«Davvero?»
«Vista la tua posizione devi avere un aspetto impeccabile, Bonus, e poi ricordati che lavori anche per me.»
Bonus non commentò.
«Puoi correre a prendermi qualche altro smoking, Al?»
«Ma certo» rispose il commesso facendo qualche passettino di corsa, con le sue gambe arcuate, verso la scala del negozio.
«So cosa stai pensando» disse Ecate. «E ammetto che vestirvi è una forma di esercizio di potere, così come quando il re veste i suoi soldati e i suoi lacchè. Ma cosa ci posso fare? Mi dà soddisfazione.»
Bonus non era mai riuscito a capire se i denti straordinariamente bianchi e regolari del vecchio fossero davvero i suoi. Se invece facevano parte di una dentiera, erano piuttosto eccentrici, visto che includevano tre denti d’oro.
«A proposito di esercizio di potere» disse Ecate. «Quel bel ragazzino che c’era alla cena all’Inverness, Kasi mi pare si chiami…»
«Esatto.»
«Quanti anni ha?»
«Quindici anni e mezzo» disse Bonus.
«Mmh. È giovane.»
«L’età è…»
«Io non ho scrupoli morali, ma non ho nemmeno il tuo interesse per i ragazzini, Bonus. Sottolineo solo che è illegalmente giovane. E che quindi, potenzialmente, può fare grandi danni. Ma vedo che questo argomento ti sta mettendo a disagio, quindi parliamo d’altro. Lady è malata?»
«Così dice lo psichiatra. Una psicosi grave, potrà volerci del tempo. Teme voglia suicidarsi.»
«Ma i dottori non sono tenuti al segreto professionale?»
«Forse anche al dottor Alsaker servirà presto un nuovo smoking.»
Ecate rise. «Non hai che da mandarmi il conto. Può guarirla?»
«Solo se viene ricoverata. Ma noi non lo vogliamo, vero?»
«Stiamo a vedere. Credo sia risaputo che Lady è una delle consigliere più importanti del commissario capo, e in questi giorni cruciali sarebbe piuttosto spiacevole se la notizia della sua pazzia diventasse di dominio pubblico.»
«Quindi una psicosi è…»
«Sì?»
Bonus deglutì. «Nulla.» Cos’aveva di così speciale Ecate da farlo sempre sentire come un adolescente insicuro? Non era solo l’esibizione del potere a terrorizzarlo, c’era qualcos’altro che non riusciva a definire. Non era tanto quello che vedeva nei suoi occhi, ma quello che non vedeva. Era l’agghiacciante consapevolezza del nulla. Una terra desolata e il freddo intorpidente della notte.
«Comunque» disse Ecate, «ti volevo parlare di Macbeth. Sono preoccupato per lui. È cambiato.»
«Dici?»
«Temo sia diventato dipendente. Non è poi così strano, dopotutto quella è la droga che crea più dipendenza in assoluto.»
«Il power
«Sì. Ma non quello in polvere. Parlo del potere reale. Non pensavo se ne sarebbe fatto affascinare tanto in fretta. Si è già sbarazzato degli scrupoli morali e dei sentimenti nei confronti dei suoi simili, ora la sua nuova e unica amante è il potere. Del resto, hai sentito anche tu la sua intervista alla radio. Il moccioso vuole diventare sindaco.»
«Ma in pratica il commissario capo ha più potere…»
«Nella sua posizione farà sì che il potere che conta ritorni al comune prima della sua elezione. Sono davvero convinto che Macbeth sogni di conquistare questa città. In questo momento si sente invincibile. E pensa di poter sfidare anche me.»
Bonus guardò esterrefatto Ecate, che aveva incrociato le mani sul pomo del bastone e studiava la propria immagine riflessa.
«Sì, Bonus, lo so che dovrebbe essere il contrario e che dovresti essere tu a dirmi che Macbeth vuole darmi la caccia. Sei pagato per questo. E adesso il tuo cervellino di sogliola si starà chiedendo come faccio a saperlo. Be’, chiedimelo.»
«Io… eh… Come fai a saperlo?»
«Perché l’ha detto lui durante l’intervista radiofonica che hai sentito anche tu.»
«A me sembra di aver sentito il contrario, ovvero che la caccia a Ecate non avrebbe avuto la stessa priorità che ha avuto sotto Duncan.»
«E quand’è stata l’ultima volta che qualcuno con delle ambizioni politiche ha detto alla radio cosa non farà per i suoi elettori? Avrebbe potuto dire che intendeva catturare Ecate e creare dei posti di lavoro, perfino i politici più moderati promettono qualsiasi cosa. Ma quello che Macbeth ha detto non era rivolto agli elettori, era indirizzato a me, Bonus. Non ne aveva bisogno, eppure si è esposto pubblicamente ed è stato accondiscendente nei miei riguardi. E quando le persone sono così ben disposte, c’è sempre da stare in guardia.»
«Tu credi che voglia guadagnarsi la tua fiducia…» Bonus guardò Ecate per essere sicuro di essere sulla pista giusta «perché pensa che così facendo lo lascerai avvicinare e poi lui si sbarazzerà di te?»
Ecate si strappò un pelo nero da un porro che aveva sulla guancia e lo studiò. «Ovviamente potrei schiacciare Macbeth seduta stante. Ma ho investito parecchio per farlo arrivare nel posto in cui si trova, e una cosa che odio sono i cattivi investimenti. Per questo voglio che tu tenga gli occhi e le orecchie bene aperti e scopra cosa ha in mente.» Ecate fece un gesto di rassegnazione. «Ah! Ecco che arriva Al con degli altri smoking. Troviamone uno adatto alle tue braccia tentacolari.»
Bonus deglutì. «E se non riuscissi a scoprirlo?»
«Allora non mi serviresti più, caro Bonus.»
Quelle parole furono pronunciate con leggerezza e addolcite da un sorrisino. Bonus cercò di capire cosa ci fosse dietro. Ma trovò solo il nulla. La notte e il gelo.
«Guardalo» le ordinò il dottor Alsaker facendo oscillare l’orologio da tasca davanti al suo viso. «Adesso ti stai rilassando, senti le braccia e le gambe che diventano pesanti, sei stanca e ti stai addormentando. E non ti risveglierai finché non ti avrò detto “castagne”.»
Era facile ipnotizzare Lady. Al punto che Alsaker, certe volte, aveva dovuto verificare che la proprietaria dell’Inverness non fingesse. Ogni volta che lui arrivava al casinò, Jack, l’addetto alla reception, lo scortava fino alla suite, dove Lady lo aspettava in vestaglia; si rifiutava di indossare altro. Le sue mani erano rosse perché se le scorticava in modo compulsivo, e anche se insisteva nel dire che non faceva uso di sostanze, lui sapeva, dalle sue pupille, che invece era sotto l’effetto di qualche narcotico. Era uno degli svantaggi del non poterla ricoverare in un reparto psichiatrico, dove avrebbe potuto controllare sia i farmaci che prendeva sia quanto dormiva e mangiava, e monitorare il suo comportamento.
«Riprendiamo da dove ci siamo interrotti l’ultima volta» disse Alsaker guardando gli appunti. In realtà non gli servivano per ricordare, perché i particolari erano così orrendi che gli si erano impressi in modo indelebile nella memoria. Gli servivano per credere a ciò che lei gli aveva raccontato. I primi episodi non erano insoliti, anzi sembravano la fotocopia di situazioni verificatesi tante altre volte in quella città. «Padre disoccupato, alcolizzato e depresso, e madre violenta. Sei cresciuta giù vicino al fiume in quella che tu stessa hai definito una fogna o una topaia. Hai raccontato che tra i tuoi primi ricordi ci sono dei topi che arrivavano nuotando verso casa vostra al tramonto, e che credevi che quella fosse anche la loro tana. Hai detto che tu dormivi nel loro giaciglio, che mangiavate il loro cibo, e che quando si arrampicavano sul tuo letto sapevi perché ti mordevano.»
La voce di lei era dolce e bassa. «Volevano solo avere quello che gli apparteneva.»
«Sono le stesse parole che ti ha detto tuo padre quando è entrato nel tuo letto.»
«Voleva solo avere quello che gli apparteneva.»
Alsaker lasciò che lo sguardo corresse sulle pagine di appunti del bloc-notes. Non era di certo la prima storia di abusi che sentiva, ma quella aveva dei dettagli particolarmente… disturbanti.
«Sei rimasta incinta a tredici anni e hai messo al mondo un bambino. Tua madre ti ha detto che eri una puttana. Che dovevi buttare nel fiume quel bastardo, ma tu ti sei rifiutata.»
«Volevo solo avere quello che mi apparteneva.»
«Quindi hanno buttato fuori di casa te e il bambino e tu hai passato la notte con il primo uomo che hai incontrato.»
«Lui mi ha detto che avrebbe ucciso la bambina se non la smetteva di urlare, e io allora l’ho messa nel letto insieme a noi. Ma poi lui ha detto che gli toglieva la concentrazione perché guardava
«E mentre quell’uomo dormiva, tu gli hai rubato del denaro dalla tasca e del cibo dalla cucina.»
«Ho preso solo quello che mi apparteneva.»
«Vale a dire?»
«Le cose che hanno tutti.»
«E poi cos’è successo?»
«Il fiume si è prosciugato.»
«Su, Lady, che cos’è che successe dopo?»
«Sono state costruite nuove fabbriche. In città sono arrivati molti altri operai. Io ho iniziato a guadagnare un po’ di più. Mia madre è venuta a trovarmi e mi ha detto che mio padre era morto. I polmoni. Che era stata una morte dolorosa. Io le ho risposto che mi sarebbe piaciuto essere lì per vederlo soffrire.»
«Non girarci intorno, Lady. Andiamo al punto. Cos’è successo a tua figlia?»
«Ha notato che le facce dei bambini piccoli cambiano in fretta, quasi da un giorno all’altro? Ecco, all’improvviso io mi sono accorta che lei aveva la sua faccia.»
«Quella di tuo padre?»
«Sì.»
«E allora cos’hai fatto?»
«Le ho dato molto più latte, così ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Macbeth
  4. Prima parte
  5. Seconda parte
  6. Terza parte