Se sembra impossibile allora si può fare
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Se sembra impossibile allora si può fare

  1. 280 pagine
  2. Italian
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Se sembra impossibile allora si può fare

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Chiunque incontri Bebe, o anche solo la veda in tv, rimane incantato dall'energia positiva che sprigiona a ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo. Come si spiega questo suo modo di essere che le ha permesso non solo di superare difficoltà apparentemente insormontabili, ma anche di raggiungere eccezionali traguardi sportivi? Sembra un mistero.

Invece, se si leggono gli spassosissimi racconti dei tanti episodi raccolti in questo libro, si scopre che Bebe affronta ogni genere di ostacolo utilizzando strumenti e risorse che ciascuno di noi ha a disposizione... anche se spesso non se ne accorge nemmeno! Innanzi tutto, Bebe è da sempre consapevole che bisogna trovarsi un sogno da perseguire con la massima passione: per esempio, lei ha iniziato a cinque anni a desiderare con tutte le sue forze di andare alle Olimpiadi. Per raggiungere la propria meta è fondamentale poi imparare a collaborare con gli altri, fare squadra, chiedere aiuto perché «da solo non sei nessuno». Ma ci sono anche tanti altri alleati a portata di mano: l'ironia, la capacità di rimanere "scialli", il saper fare tesoro delle critiche positive stando però attenti a quelle cattive e agli hater. E persino la paura, un'emozione normalissima, può essere gestita: basta sapere come prenderla.

Scritto con lo stile spontaneo e frizzante che contraddistingue Bebe, Se sembra impossibile, allora si può fare è una lettura che può ispirare e confortare persone di tutte le età, dai giovanissimi, che possono rispecchiarsi nella sensibilità e nel linguaggio fresco di una ventenne, agli adulti che si trovano a combattere battaglie quotidiane, magari impercettibili agli altri ma ugualmente gravose e impegnative.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2017
ISBN
9788858691298

PIÙ SCIALLO SEI, MEGLIO È

Cioè sii te stesso e andrà benissimo
La prima cosa da fare per essere scialli è… essere scialli! Scialli si nasce o si diventa, non fa differenza, perché diventarlo è la cosa più facile del mondo: basta essere tranquilli e, soprattutto, essere se stessi.
Non ci avete capito niente? State scialli che adesso vi spiego meglio.
Prendete me, per esempio: io sono nata scialla, cioè riesco a essere me stessa senza farmi problemi, non importa dove sono, con chi sono e cosa sto facendo.
Non ho mai avuto paura di parlare con le persone, di qualunque età, origine, professione, perché parto dal presupposto che siamo tutti uguali e valiamo prima di tutto per quello che siamo e che facciamo.
Per questo, secondo me,
la cosa più bella che possiamo fare per noi e per gli altri è mostrarci per quello che siamo in qualsiasi situazione.
Vi assicuro che se la smettiamo di farci paranoie mentali su quanto valiamo noi e quanto valgono gli altri, riusciremo a parlare tranquillamente con tutti senza porci limiti, a sentirci a nostro agio con tutti, dai piccoli agli adulti, dalle persone comuni a quelle che sono importanti o famose.
Perché, prima di tutto, nessuno vale più di un altro e il rispetto alle persone va portato a prescindere da quanto sono ricche, famose, da che lavoro fanno o da che ruolo ricoprono.
E, seconda cosa, essere se stessi sempre e con chiunque vuol dire anche avere rispetto di sé. Solo avendo rispetto di noi stessi e convinzione delle nostre capacità possiamo raggiungere i nostri obiettivi.
Dovete fare un colloquio di lavoro? O parlare con un tipo o una tipa che vi interessa? O siete riusciti a incontrare una persona che per voi è un mito? State tranquilli e siate voi stessi: non avete niente da dimostrare a nessuno. Essere voi stessi e riuscire a esprimere quello che avete in testa renderà subito l’atmosfera super rilassata e in un’atmosfera super rilassata tutti si sentono a loro agio. E cosa c’è di più bello che sentire e far sentire gli altri a proprio agio?
Quindi, che abbiate davanti un prof., un super capo, vostra madre o il presidente degli Stati Uniti, state scialli.
Dopo le Paralimpiadi, ho cominciato ad avere più visibilità, sarebbe sciocco negarlo, e mi è capitato di trovarmi coinvolta in situazioni che neanche mi sarei mai immaginata.
Cominciamo da Obama.
Sì, lo dicevo da sempre che mi era simpatico, ma chi se lo immaginava che avrei avuto davvero l’occasione di conoscerlo e di farmi un selfie con lui?
Quando ti trovi davanti a un personaggio così, come minimo dovresti restare senza parole, e in effetti è quello che è successo all’inizio. Ma poi mi sono detta: “Posso rovinarmi questa occasione?”. Ovvio che no! Ed è subito partito un bel: “Stai scialla!”.
Ero così scialla che, quando mi sono avvicinata al suo tavolo per chiedergli il selfie, in quei due minuti di conversazione che abbiamo fatto prima, sapete che cosa gli ho detto?
Come vi ho raccontato, lui mi ha chiesto come stavo, come mi trovavo, se andava tutto bene.
E sapete cosa gli ho risposto io? Che sì, era tutto a posto, tutto bene e poi ho aggiunto: «Bella location».
Appena l’ho detto, dentro di me ho sentito subito un’altra Bebe che gridava: “Scema! Scema!”, ma Obama si è messo a ridere e io mi sono sentita sciallissima.
Tutto questo per dire che per un istante mi sono sentita idiota, ma poi mi sono detta che andava bene così perché mi sono comportata da Bebe, sono stata me stessa punto e basta.
Non importa quello che mi succede, non conta quanta cosiddetta “visibilità” ho perché io resto me stessa, la stessa Bebe di sempre.
Okay, lo ammetto: da quando ho conosciuto Maria Grazia Chiuri, la mitica capa di Dior, qualche piccolo cambiamento l’ho fatto.
Prima il massimo per me era l’abbigliamento sportivo e l’apice della felicità erano le gare, perché giravo per giorni per i palazzetti dello sport in tuta della Nazionale e scarpe da ginnastica.
Anche a casa, quando si trattava di uscire era la mia amica Emily quella che impiegava secoli per vestirsi, truccarsi e prepararsi.
Poi è arrivata Maria Grazia con la collezione ispirata alla scherma, l’invito alle sfilate di Parigi e sono stata contagiata anch’io.
Però, sia chiaro, è solo una questione estetica. Infatti, anche alle sfilate sono stata scialla e mi sono divertita da morire.
La prima a cui ho partecipato è stata quella alla Fashion Week di Parigi, dopo Rio.
Maria Grazia aveva fatto tutta una collezione di vestiti ispirata alla scherma e ha pensato che il modo migliore di presentarla fosse chiamare la Federazione Italiana Scherma e chiedere di invitare tre schermitrici. E fra queste tre c’ero anch’io.
Le altre due erano due super campionesse olimpiche: Arianna Errigo, campionessa del mondo di fioretto, e Rossella Fiamingo, campionessa del mondo di spada.
Loro sono due miti per me, due personaggi enormi. Quindi, già la felicità era doppia: veder sfilare vestiti stupendi ispirati alla scherma e poterlo fare insieme a due personaggio così mitici.
Poi ho conosciuto Maria Grazia e sono stata ancora più felice di aver accettato l’invito perché lei è una tosta, la prima donna e la prima italiana a guidare Dior, super femminista, molto rock e piena di personalità.
È stato un weekend da sogno, una di quelle esperienze che mai avrei pensato di fare nella vita.
Anche perché ho potuto scatenarmi con i selfie.
In pochissimi giorni ho aggiunto nomi pazzeschi alla mia collezione: Kirsten Dunst, Jennifer Lawrence, Rihanna (non Arianna, come aveva capito mio padre al telefono), solo per farvi qualche nome.
La seconda sfilata è stata nel marzo 2017, sempre a Parigi, ma questa volta era dedicata all’alta moda (cioè una sfilata con pochi pezzi unici e riservata a un numero ristretto di invitati), però mi sono divertita lo stesso un sacco e mi sono fatta anche qualche altro selfie, tra cui un altro con Kirsten Dunst e uno con A$AP Rocky.
Se guardate le foto che ho postato su Instagram in tutte e due le occasioni, mi vedrete sempre con la stessa espressione: il sorrisone felice.
Che fossi con Rihanna, Jennifer Lawrence o Kirsten Dunst, il sorrisone era sempre lo stesso e diceva solo una cosa: “Ma chi se l’aspettava di trovarsi in mezzo a tutti questi personaggi!”.
«E certo» starà dicendo qualcuno di voi, «a noi dici di essere noi stessi, di accettarci per quello che siamo, ma poi ti piace fare selfie con i personaggi famosi».
Ecco, no, vorrei che fosse chiara una cosa: io non mi faccio le foto con loro perché sono famosi, ma perché sono tutte persone che dimostrano come, se ti impegni, puoi arrivare dove vuoi.
Molte delle persone che mi è capitato di incontrare sono famose perché fanno un lavoro che le mette sotto i riflettori, ma mettono il cuore in quel lavoro, proprio come io metto il cuore nella scherma.
Ciascuna di loro aveva un sogno, l’ha fatto diventare un obiettivo e si è impegnata per raggiungerlo. Se l’obiettivo raggiunto le ha fatte diventare famose è solo una delle conseguenze.
Lo scopo in sé, in sostanza, non è diventare famosi, lo scopo è diventare felici facendo le cose che si amano.
Quindi, stiamo scialli e sorridiamo! Raggiungeremo con più leggerezza i nostri obiettivi e cambieremo il mondo, perché sono le persone felici quelle che hanno davvero il potere di cambiarlo.
È quello che ho cercato di dire anche ai 2.200 studenti tra i tredici e i vent’anni che erano ospiti al Palazzo di Vetro dell’ONU il 17 marzo 2017 per il Change the World Model United Nations.
Si trattava della settima edizione di questo evento di tre giorni durante il quale questi ragazzi che arrivano da cento Paesi diversi del mondo scoprono come funziona l’ONU.
In pratica, gli studenti si dividono in commissioni, come se fossero loro i ministri e gli ambasciatori dei loro Paesi e si confrontano, fanno riunioni, progetti su temi importanti come lo sviluppo sostenibile, il rispetto delle minoranze e cose simili.
È una cosa importante perché capiscono davvero come funzionano tutte quelle cose che di solito si vedono solo al telegiornale. Per l’apertura dell’evento eravamo state invitate io e la mitica Tania Cagnotto, super campionessa olimpica e mondiale di tuffi.
Non potevo crederci! È stato come quando mi hanno invitato alla Casa Bianca, mi sembrava che da un momento all’altro dovesse partire la musica di Scherzi a parte. Che cosa c’entravo io con l’ONU?
In pratica, ci hanno chiesto di fare il discorso di inaugurazione e di spiegare come avevamo raggiunto le nostre vittorie.
Lo abbiamo fatto tutte e due in inglese e Tania è stata veramente brava, ha parlato dell’importanza di non mollare mai e di riprovarci sempre finché non si arriva al proprio obiettivo.
Io, come al solito, non avevo preparato niente perché non mi piacciono i discorsi preparati, cerco di essere sempre spontanea. Anche perché contavo sul fatto che la persona che ci presentava ci avrebbe fatto una domanda da cui partire.
E, in effetti, a Tania ha chiesto di raccontare come ha raggiunto i suoi grandissimi traguardi e, come vi ho detto, lei è stata davvero bravissima e coinvolgente nel racconto.
Quando è arrivato il mio turno, invece, il presentatore ha detto: «Bebe è così brava sul palco che non ha bisogno di domande».
Lì per lì mi sono bloccata. Considerate che erano un posto e un’occasione importanti e che non parlavo nella mia lingua. Ma, alla fine, ho cercato di essere scialla!
In fondo, la cosa importante era metterci il massimo dell’impegno e far capire ai ragazzi che ero sincera, che in quello che stavo dicendo ci credevo davvero e che le parole che stavo pronunciando non erano finte, ma venivano dal cuore.
Com’è finita con il mio discorso?
Mi sono concentrata sui sogni che ciascuno di noi ha. Su quanto sia importante trasformarli in obiettivi e dare tutti noi stessi per cercare di raggiungerli ed essere il cambiamento nel mondo.
I ragazzi hanno applaudito, cosa che mi ha reso felicissima: quanto sarebbe figo se tutti loro portassero davvero un cambiamento nel mondo?
E a proposito di discorsi in inglese, come dimenticare quello dei Laureus?
I Laureus World Sports Awards sono gli Oscar dello sport e vengono assegnati tutti gli anni agli sportivi che si sono distinti in dieci specifiche categorie (ogni categoria ha sei candidati): Sportiva e Sportivo dell’anno, Squadra dell’anno, Rivelazione dell’anno, Ritorno dell’anno, Sportivo alternativo dell’anno, Sportivo paralimpico dell’anno, Premio alla carriera, Sport per il bene e Spirito sportivo.
Dal 2000, anno in cui è nato il premio, l’unico italiano a vincerlo è stato Valentino Rossi, nel 2011 come Ritorno dell’anno, mentre Alex Del Piero fa parte della Academy, cioè di una delle tre giurie.
Quando ci hanno detto che ero fra i candidati del 2017, guardando tutti i nomi dei paralimpici e degli olimpici siamo rimasti a bocca aperta: c’era veramente il massimo dello sport mondiale.
C’erano Michael Phelps, Usain Bolt, Cristiano Ronaldo, il Real Madrid, insomma, gente di quella che vedi solo in televisione, di cui senti parlare tutti i giorni, una cosa veramente incredibile.
Già pensavo a tutti i selfie che mi sarei fatta! E in più, c’era la felicità di andare a Montecarlo (è lì che si è svolta la premiazione) con mio padre e mio fratello Nico come accompagnatori.
Arriviamo al 14 febbraio 2017 e alla famosa serata in questo posto stupendo con il principe Alberto di Monaco e la principessa Charlène. C’era della gente pazzesca, abbiamo fatto il red carpet (io l’ho fatto con le lame da corsa) e poi le foto in posa prima della cena.
Io mi ero rimessa le gambe di tutti i giorni, un vestito rosso di Valentino, mentre mio padre e Nico erano in smoking. Eravamo tutti elegantissimi e… ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione. In guardia, pronti… a voi!
  4. Glossario. Prima di cominciare…
  5. Da solo non sei nessuno
  6. Sii egoista: fai qualcosa per gli altri
  7. Trova il tuo sogno
  8. Divertiti: la passione è tutto
  9. Impara a chiedere aiuto
  10. Fatti dire che è impossibile
  11. Ho paura, e allora?
  12. Trova il tuo supereroe
  13. Più sciallo sei, meglio è
  14. Buttala sull’ironia
  15. Le critiche sono positive
  16. Se non so farlo, posso impararlo!
  17. Finito? Ricomincio da capo
  18. Impara a dire grazie
  19. Indice