Un anno di dominazione fascista
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Un anno di dominazione fascista

  1. 272 pagine
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Un anno di dominazione fascista

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"Se la dittatura non è stata instaurata, la Camera è pregata di non nutrire illusioni. Se farà dei mali passi sarà soppressa"; "Noi non temiamo di essere chiamati reazionari e di invocare per tutti i nemici di destra e di sinistra un poco di corda e un poco di sapone": mentre "Il Popolo d'Italia" scrive queste parole, a San Vito Chietino "squadre di fascisti armati mettono a soqquadro il paese bastonando e distribuendo olio di ricino ai non-fascisti e sparando sui fuggiaschi" e a Milano "i fascisti provocano un incidente al teatro della Scala col maestro Toscanini, per la imposizione di suonare i loro inni".Quando, dopo la marcia su Roma, Mussolini conquista il potere, il giovane deputato socialista Giacomo Matteotti compila una sorta di libro bianco in cui dimostra, dati alla mano, che i provvedimenti economici del nuovo governo da un lato sono iniqui e dall'altro rivelano un'incompetenza assoluta, condanna l'abuso dei decreti legge e soprattutto raccoglie le "parole dei Capi" e le "cronache dei fatti": dichiarazioni incendiarie e una catena infinita di brutalità. Come scrive Walter Veltroni nell'introduzione, Matteotti "vede prima di altri la natura violenta e l'intenzione totalitaria del fascismo" e con questo libro denuncia, "in modo tanto puntiglioso e circostanziato quanto coraggioso, le violenze fasciste che si stanno intensificando in ogni parte d'Italia". Ecco perché è così importante ripubblicare questa sconvolgente documentazione in diretta di una nazione che corre verso la catastrofe. Leggere oggi Matteotti significa chiedersi -scrive Umberto Gentiloni Silveri nel saggio che conclude il libro - "se nel ventre molle della società italiana abbia continuato ad annidarsi un modo di pensare, di agire, di esprimersi: un'ossessiva e insensata ricerca del nemico o del capro espiatorio che appare e s'inabissa a seconda delle circostanze".

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2019
ISBN
9788858696507
Argomento
History

Appendice

Situazione economica e finanziaria

I. I CAMBI

La prima promessa fatta agl’italiani dai nuovi governanti è stata quella di riportare in «poco tempo la lira italiana al valore di 50 centesimi oro». La promessa era una manifestazione di quel miracolismo fascista che, mentre predica l’indipendenza della economia dallo Stato, si illude poi di influire immediatamente sulla economia con la volontà politica. In realtà già prima del fascismo si era manifestata la tendenza della lira italiana a stabilizzare il proprio valore migliorandolo a poco a poco, e, se potessero essere risolte le questioni internazionali dipendenti dalla guerra, il miglioramento sarebbe ancora più rapido.
Nell’anno 1919-20, cessato l’accordo con gli Alleati che manteneva artificialmente il cambio, questo precipitava rivelando tutte insieme le conseguenze della guerra. Nel 1921 e 1922 oscillazioni varie con tendenza alla stabilizzazione e al miglioramento. Nel 1923, cioè nell’anno fascista, i cambi sono piuttosto peggiorati che migliorati in confronto dei corrispondenti mesi del 1922.
lire per un dollaro
lire carta per cento
(borse italiane)
lire oro (b. New York)
1922
1923
1922
1923
–––––
–––––
–––––
–––––
gennaio
22.9
20.4
443
395
febbraio
20.5
20.8
398
401
marzo
19.5
20.6
376
397
aprile
18.7
20.2
359
389
maggio
19.0
20.7
357
399
giugno
20.1
21.9
387
422
luglio
22.0
23.1
422
446
agosto
22.3
23.2
426
448
settembre
23.4
22.7
450
435
ottobre
22.2
427
novembre
23.1
445
–––––
–––––
–––––
–––––
media
20.9
21.7
403
418

II. LA BILANCIA COMMERCIALE

La bilancia commerciale, gravemente alterata dalla guerra, tende costantemente, dal 1920 in poi, a ritornare alle condizioni di avanti guerra, anche qui senza miracolosi mutamenti. Si nota anzi nei primi mesi del 1923 un leggero peggioramento del deficit, che sarà però facilmente riassorbito anche con la cessazione delle maggiori necessità di frumento e zucchero. (Nella lettura della tabella si avverta che le somme dopo il giugno 1921 sono anche diminuite per il diverso modo di valutazione statistica).
importazioni
esportazioni
deficit
(in milioni di lire)
I semestre
1914
1.188
1.285
603
1920
14.007
5.985
8.022
1921
8.749
3.962
4.787
1922
7.772
4.200
3.572
1923
9.073
4.886
4.187
luglio – sett.
1922
3.417
2.150
1.267
1923
3.616
2.440
1.176
anno
1913
3.667
2.592
1.075
1920
26.840
11.775
15.065
1921
17.238
8.777
8.961
1922
15.770
9.297
6.473
Nonostante il deficit della bilancia commerciale, il saldo dei debiti e dei crediti tra l’Italia e l’Estero poteva già considerarsi attivo fin dal 1922 cioè già col vecchio regime.
Dalle tabelle del prof. Iannacone risulterebbero infatti per il 1922:
saldi a debito
milioni
7.516
saldi a credito
7.748
–––––
eccedenza attiva
228

III. CIRCOLAZIONE BANCARIA, RISERVE E ANTICIPAZIONI

I comunicati ufficiali o ufficiosi della stampa fascista hanno annunziato che «la circolazione è stata notevolmente ridotta. Passava i 18 miliardi alla ascesa del Governo fascista, ora è circa a 16 miliardi [Gangemi, dell’ufficio stampa ministeriale, in «L’Europe Nouvelle» (L’Italie de Mussolini)] riducendola di oltre 2 miliardi, ossia di 300 milioni al mese, mentre i governi precedenti impiegarono quasi due anni per ridurla di un miliardo e mezzo». (Comunicato Agenzia Volta 21 giungo 1923.)
La realtà invece, quale risulta dai documenti, è la seguente. La circolazione raggiunse il suo massimo nel dicembre 1920 in seguito alle ultime spese straordinarie di guerra e per gli approvvigionamenti. Nel 1921 si è iniziato il risanamento, che verso la fine dell’anno era arrivato a quasi due miliardi, se non fosse intervenuto il «crak» della Banca Sconto a risospingerla oltre i 19 miliardi. Nel 1922 riprende il miglioramento che arriva quasi fino a un miliardo e mezzo. Tra i singoli mesi del 1922 e quelli d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione. di Walter Veltroni
  4. Un anno di dominazione fascista
  5. Nota
  6. Le parole dei Capi…
  7. … e le cronache dei fatti
  8. La conquista di Molinella
  9. La libertà di stampa
  10. Appendice
  11. Sulle ragioni della conoscenza storica. di Umberto Gentiloni Silveri
  12. Copyright