Tre saggi sulla teoria sessuale
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Tre saggi sulla teoria sessuale

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Tre saggi sulla teoria sessuale

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Pochi scritti hanno avuto un influsso così straordinario sui costumi dell'uomo occidentale, sul suo modo di considerare la sessualità, l'infanzia e la stessa vita affettiva come questo sobrio e lucidissimo testo freudiano. Un'opera rivoluzionaria, che conserva, a oltre un secolo di distanza, tutta la carica eversiva che turbò l'Europa e l'America di inizio Novecento. "Porteremo la peste in questo paese" disse Freud a Jung, arrivando a New York nel 1909: e se sarà così, non piccola parte avranno proprio i Tre saggi, atto di nascita di una teoria della sessualità infantile. Da quando il padre della psicoanalisi ha enunciato l'esistenza di un processo psichico che si confronta con l'esperienza del piacere - un piacere che è, fin dalla nascita, sessuale e che ha un ruolo decisivo nella "trasformazione" di un essere umano in persona - l'infanzia non può coincidere più con l'assoluta innocenza. E questo, che ha sfidato e corroso tanta morale benpensante, resta forse il lascito più "perturbante" di tutta la storia della psicoanalisi.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2011
ISBN
9788858600801

SOMMARIO

Il segreto della sessualità di Alberto Luchetti
Cronologia della vita e delle opere
Bibliografia

TRE SAGGI SULLA TEORIA SESSUALE
Prefazione alla terza edizione
Prefazione alla quarta edizione
I. Le aberrazioni sessuali
II. La sessualità infantile
III. Le trasformazioni della pubertà
Riepilogo

APPENDICE
I «Tre saggi sulla teoria sessuale»
di Michel Gribinski
I «Tre saggi» e la teoria della seduzione
di Jean Laplanche

Freud e il problema della repressione
di Maurizio Ferraris

Indice dei nomi

PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE

Dopo aver seguito, nel corso di un decennio, l’influsso esercitato da questo volume e l’accoglienza che esso ha ricevuto, vorrei presentarne la terza edizione corredandola di alcune osservazioni preliminari, destinate a dissipare equivoci oltre che le pretese che quest’opera non può soddisfare. Mi preme sottolineare innanzitutto che l’esposizione prende avvio esclusivamente dall’esperienza medica quotidiana, che dovrà essere approfondita e acquistare rilevanza sul piano scientifico grazie ai risultati dell’indagine psicoanalitica. Questi Tre saggi sulla teoria sessuale possono contenere soltanto ciò che la psicoanalisi induce ad accettare o permette di convalidare. È quindi escluso che essi possano mai essere allargati al punto da costituire una completa «teoria sessuale», ed è comprensibile che essi non prendano posizione su parecchi importanti problemi della vita sessuale. Ma il lettore non creda, per questo, che i capitoli trascurati del grande tema siano rimasti ignoti all’autore o siano stati da lui tralasciati perché considerati di secondaria importanza.
Questo scritto è debitore delle esperienze psicoanalitiche, che ne hanno stimolato la composizione, come traspare dalla scelta e dall’ordinamento del materiale. In tutta l’opera ci si attiene a una successione determinata: i fattori accidentali vengono messi in primo piano, quelli disposizionali lasciati sullo sfondo e allo sviluppo ontogenetico è attribuito maggior peso che a quello filogenetico. Infatti il fattore accidentale svolge la parte principale nell’analisi e da essa viene quasi dominato; l’elemento disposizionale compare soltanto dietro di esso, come qualcosa che dev’essere risvegliato dall’esperienza vissuta, ma la cui valutazione trascende di molto il campo di lavoro della psicoanalisi.
Un rapporto simile governa la relazione tra ontogenesi e filogenesi. L’ontogenesi può essere considerata come una ripetizione della filogenesi, fintantoché quest’ultima non è mutata da un’esperienza vissuta più recente. La disposizione filogenetica si rende osservabile nel suo operare dietro il processo ontogenetico. In ultima analisi, però, la disposizione è appunto il precipitato delle esperienze vissute precedentemente dalla specie, alle quali la nuova esperienza vissuta dall’individuo si aggiunge come somma di momenti accidentali.
Accanto alla costante dipendenza dall’indagine psicoanalitica devo peraltro sottolineare, come caratteristica di questo mio lavoro, la deliberata indipendenza dai dati della ricerca biologica. Ho evitato accuratamente di inserire aspettative scientifiche tratte dalla biologia sessuale generale o da quella di specie animali particolari in questo studio, che è dedicato alle funzioni sessuali dell’uomo e che è reso attuabile mediante la tecnica della psicoanalisi. Il mio scopo era di scoprire, comunque, fino a che punto la ricerca psicologica può far luce in merito alla biologia della vita sessuale umana; ho ritenuto possibile indicare punti di contatto e concordanze risultanti da questa indagine, ma non ho inteso farmi distogliere dal mio proposito quando il metodo psicoanalitico conduceva, in molti punti importanti, a opinioni e risultati che divergevano in larga misura da quelli basati su considerazioni biologiche.
In questa terza edizione ho apportato notevoli aggiunte al testo, ma ho rinunciato a metterle in rilievo mediante segni particolari, come avevo fatto nell’edizione precedente. Il lavoro scientifico nel nostro campo ha oggi rallentato i propri progressi, ma alcune integrazioni a questo saggio erano nondimeno indispensabili affinché esso potesse tenere il passo con la più recente letteratura psicoanalitica.
Vienna, ottobre 1914

PREFAZIONE ALLA QUARTA EDIZIONE

Una volta calmatesi le onde della tempesta bellica, è possibile constatare con soddisfazione che nel mondo l’interesse per la ricerca psicoanalitica non è stato intaccato. Tuttavia non tutte le parti della teoria hanno avuto il medesimo destino. Le enunciazioni e le scoperte puramente psicologiche della psicoanalisi sull’inconscio, sulla rimozione, sul conflitto che porta alla malattia, sul tornaconto della malattia, sui meccanismi della formazione dei sintomi e altro ancora incontrano sempre maggiori riconoscimenti e sono prese in considerazione anche da coloro che sono, in linea di principio, contrari alle nostre vedute. Invece la parte della teoria che confina con la biologia, e i cui fondamenti sono esposti in questo breve saggio, continua a sollevare non poche contraddizioni e ha indotto anche persone che per un certo periodo si erano occupate intensamente di psicoanalisi ad abbandonare tale disciplina e a rivolgersi a nuove concezioni, mediante le quali il ruolo del fattore sessuale nella vita psichica normale e patologica dovrebbe essere di nuovo limitato.
Nondimeno non posso decidermi a supporre che questa parte della teoria psicoanalitica si allontani più dell’altra dalla realtà che si propone di indagare. Il ricordo e il controllo costantemente rinnovato del materiale mi dicono che questa parte è tratta da osservazioni altrettanto accurate e imparziali, mentre non è difficile spiegare quella dissociazione nel riconoscimento pubblico. In primo luogo, la mia descrizione delle origini della vita sessuale umana può essere confermata soltanto da ricercatori che abbiano la pazienza e la capacità tecnica sufficienti per portare l’analisi fino agli anni della prima infanzia del paziente. Spesso ciò non è possibile, giacché la prassi medica richiede una soluzione del caso patologico apparentemente più rapida. Dall’altra parte, solo medici che esercitino la psicoanalisi possono comunque avere accesso a questo campo di conoscenza e hanno la possibilità di formarsi un giudizio che non sia influenzato dalle loro antipatie e dai loro pregiudizi. Se l’umanità fosse in grado di apprendere dall’osservazione diretta dei bambini, questi tre saggi avrebbero potuto non essere scritti.
Bisogna però anche ricordare che parte del contenuto di quest’opera – come l’accentuazione dell’importanza della vita sessuale per tutte le realizzazioni dell’uomo e l’allargamento, qui tentato, del concetto di sessualità – ha da sempre costituito il motivo più forte di resistenza nei confronti della psicoanalisi. Dovendo ricorrere a definizioni altisonanti, si è andati tanto lontani da parlare di «pansessualismo» della psicoanalisi e da muoverle l’assurdo rimprovero di voler spiegare «tutto» con la sessualità. Si potrebbe meravigliarsi di ciò se fossimo in grado di dimenticare l’effetto di confusione e di obliterazione esercitato dai fattori affettivi. Il filosofo Arthur Schopenhauer ha infatti da tempo ormai dimostrato agli uomini in qual misura tutte le loro azioni e aspirazioni sono determinate da desideri sessuali – nel senso corrente del termine –, e tutto un mondo di lettori certo non avrà dimenticato completamente quell’insegnamento tanto stimolante! Per quanto riguarda l’«allargamento» del concetto di sessualità, reso necessario dall’analisi dei bambini e dei cosiddetti pervertiti, vorremmo ricordare a tutti coloro che guardano alla psicoanalisi con disprezzo e con aria di superiorità in quale misura la sessualità allargata della psicoanalisi coincida con l’Eros del divino Platone. (Si veda Max Nachmansohn, Freuds Libidotheorie verglichen mit der Eroslehre Platos, in «Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse», 3, 1915.)
Vienna, maggio 1920

Introduzione
IL SEGRETO DELLA SESSUALITÀ

Alberto Luchetti
Questo, che il lettore ha fra le mani, non è un libro.
E ciò, al pari del famoso Ceci n’est pas une pipe di Réné Magritte, genera un «imbarazzo indefinibile», come riconobbe Michel Foucault.1
In primo luogo, questo non è un libro nel senso che originariamente, con le sue ottanta pagine dell’edizione originale del 1905, si presentava piuttosto nella forma dimessa di un opuscolo. Forma dimessa che era ribadita dal fatto che nel titolo si proponesse come raccolta di tre saggi, ossia come insieme composito, così recita il vocabolario, di «studi critici normalmente brevi su un argomento specifico», dunque «non esaustivi né didattici», anziché presentarsi col titolo – che sarebbe stato più corrispondente (nota Assoun),2 anche perché più unitario – di trattato, cioè, sempre per usare la definizione del dizionario, di «opera scientifico-letteraria che tratta in modo esauriente e con ordine metodico una particolare disciplina o […] un settore particolare di essa».
Libro, l’opuscolo lo diventerà però con gli anni, giacché le ottanta pagine iniziali del 1905 aumenteranno del cinquanta per cento, arrivando alle centoventi dell’edizione finale del 1925, attraverso le successive edizioni del 1910, 1915, 1920, 1922 e 1924, ogni lustro accrescendone via via il volume (solo quelle del 1922 e del 1925 saranno prive di aggiunte al testo, come poi le successive riedizioni nelle opere complete). Peraltro, nella presente edizione, il lettore troverà indicate graficamente le aggiunte che distinguono la prima dall’ultima edizione mediante un rigo verticale laterale, per poterle meglio individuare.
Ma questo non è un libro anche nel senso che, proprio per via di queste aggiunte, i Tre saggi non sono un libro solo: confrontando la prima e l’ultima edizione, essi compongono in realtà due libri che differiscono non marginalmente, delineando per così dire due fotografie del proprio specifico oggetto di studio – la peculiare sessualità umana e, specificatamente, del suo primo tempo – scattate in momenti successivi delle vicissitudini cui va incontro nel singolo essere umano. Come se appunto questi (almeno) due libri reiterassero, mostrandolo nel vivo della stessa scrittura, quell’«inizio in due tempi» che nel testo (p. 135) è indicato come caratteristica precipua della sessualità umana – vedremo meglio più avanti di cosa si tratti. Il dispositivo grafico suddetto, che differenzia la prima e l’ultima edizione, può quindi permettere di apprezzare, oltre che l’incremento di questa opera freudiana, un suo mutamento che è per certi versi solidale con le metamorfosi dell’oggetto stesso scoperto e qui più compiutamente rivelato.
Una solidarietà fra la teoria e il suo oggetto che suscita un «imbarazzo indefinibile» che è analogo a quello evocato dal quadro di Magritte, e che presto si trasforma in schietta inquietudine, se si presta attenzione al fatto che questa intima solidarietà è posta addirittura nel titolo, anzi a titolo di questi Tre saggi, che sono appunto sulla teoria sessuale. Il termine Sexualtheorie è utilizzato da Freud fin dal 1895 e certo lo si può intendere come mera abbreviazione di un più preciso «teoria della sessualità» o «teoria che si basa sulla sessualità», un po’ come si potrebbe parlare di teoria quantistica per intendere la teoria dei quanta o per qualificare la spiegazione di un qualche fenomeno o dato osservativo che si basasse sui quanta e la loro teoria. Ma la denominazione può includere ambiguamente un altro senso, celato nell’accostamento – o, meglio, accoppiamento – apparentemente incongruo di due termini, «teoria» e «sessuale», che solitamente sembrerebbero collocarsi agli antipodi della nostra esperienza: cosa c’è di più lontano dalla sessualità di una teoria nella sua cristallina astrazione e generalizzazione? Per fare un esempio, sarebbe come parlare di «teoria relativa» per riferirsi alla teoria della relatività, che peraltro nella sua forma «ristretta» vedeva la luce in quello stesso 1905.
Dunque, teoria sessuale in che senso? Teoria della sessualità, certamente. In secondo luogo, teoria sessuale anche nel senso che è una teoria che fa della sessualità il perno della propria spiegazione di certi fenomeni patologici, nonché di comportamenti normali. Che è poi l’accezione con cui si potrebbe intendere quanto Freud stesso aveva proposto già anni prima nell’articolo Etiologia dell’isteria (1896, testo esplicitamente menzionato in questi Tre saggi, p. 82),3 che riproponeva una conferenza tenuta alla Società psichiatrica e neurologica di Vienna in cui per l’appunto egli annunciava – l’enfasi del verbo va mantenuta – una teoria sessuale dell’eziologia dell’isteria, individuando in un trauma sessuale precoce la causa di un disturbo fino ad allora attribuito essenzialmente a una degenerazione ereditaria. L’ipotesi ricevette un’accoglienza ostile nell’uditorio dei colleghi viennesi e addirittura glaciale da parte di chi presiedeva la riunione scientifica, il famoso von Krafft-Ebing (più volte menzionato in questi Tre saggi e al quale accenneremo fra breve), che la bollò come «favola scientifica». «Favola» che è la radice fondamentale del testo qui presente, posteriore di nove anni.
In terzo luogo, quello indubbiamente più inquietante, teoria sessuale anche nel senso che, nel mentre si propone una teoria della sessualità e una teoria che fa della sessualità un fattore eziologico specifico di alcuni disturbi psichici nonché di molti fenomeni normali fondamentali della vita dell’essere umano, quella proposta nei Tre saggi è anche una teoria che è sessuale nel senso in cui lo sarebbe una critica musicale perché fatta in musica (Gribinski, p. 155), cioè impregnata, intessuta, fatta della stessa materia di cui tratta. Lo è nella misura in cui questi stessi saggi mostrano che è proprio dalla sessualità che muove ogni pulsione di sapere e dunque ogni ricerca di conoscenza. Tre anni dopo, Freud non denominerà infatti «teorie sessuali infantili» il prodotto dello sforzo conoscitivo del piccolo dell’uomo per rispondere a vari interrogativi postigli dalla sessualità adulta, in primo luogo dalla nascita di un altro bambino? Teorie sessuali infantili che, d’altra parte, con i loro successi o insuccessi, lasceranno una profonda traccia inconscia e potranno talvolta perfino irrigidire la successiva vita sessuale, affettiva ed epistemica dell’individuo.
Se è impregnata di sessualità, la teoria che si va proponendo in questi Tre saggi è dunque il frutto di un pensiero che «incontra, palpa, tocca, lambisce, sfiora, entra […] in contatto» (Gribinski, p. 156) e che, come la sessualità qui descritta, erra, devia, prevarica ecc.? Questo, lo si comprende bene, getta un’ombra – tutta da indagare, certo – su ciò che si sta per proporre, pure così documentatam...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. BUR Rizzoli
  3. Frontespizio
  4. Apparati - Appendice
  5. Indici