L'identità del destino
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L'identità del destino

Lezioni veneziane

  1. 391 pagine
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L'identità del destino

Lezioni veneziane

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Una fiducia cieca nel potere della tecnica. Il canto del cigno di un Occidente che non sa più riconoscersi. Dopo aver interrogato l'anima dell'Occidente disvelando la radice nichilistica del nostro vivere nell'Identità della follia, prima parte delle Lezioni tenute all'Università Ca' Foscari di Venezia nell'anno accademico 2000-2001, Emanuele Severino riflette nel suo nuovo libro sul senso del destino, sull'eterno apparire dell'esser sé dell'essente, mostrando l'evoluzione dell'Occidente come il risultato del processo del divenir altro. Un meccanismo profondamente interiorizzato, che ha spinto la civiltà postindustriale a vedere nelle conquiste della tecnica il solo vero motore della propria esistenza. Ma quale rischio comporta questo credo assoluto? Qual è la posta in gioco in questo azzardo? Pagina dopo pagina, l'autore ci conduce nel labirinto dell'identità e dell'apparire, che vede il suo centro nel rapporto con la "follia", la persuasione che qualcosa sia altro da sé, isolato da sé. Per scoprire infine che la negazione del destino può manifestarsi solo se appare la sua originaria negazione, cioè l'orizzonte degli orizzonti che è il destino della verità.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2010
ISBN
9788858601747

NOTE

Lezione 17

1 Cfr. E. Severino, Tautótēs, Milano, Adelphi 1995, in particolare i capp. I-III, pp. 13-39.
2 Cfr. E. Severino, La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia moderna, nuova ediz., Rizzoli, Milano 2004, cap. I, pp. 9-20.
3 L’idea che «verità» sia corrispondenza tra l’intelletto e la cosa, tra il pensiero e la realtà esterna al pensiero diventa comune a partire da Tommaso d’Aquino. Cfr. Commento alle sentenze, pars I, dist. 19, art. 5,1; Summa Theologiae, pars I, q. 16. artt. 1-2; e, soprattutto, De veritate, q. 1, art. 1; q. 2, art. 6, ad 3um.
4 Cfr. E. Severino, La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia contemporanea, cit, cap. XV, pp. 225-242.
5 Ivi, 2004, capp. IV-V, pp. 91-130.
6 Cfr. anche Cartesio, Meditazioni sulla filosofia prima, II.
7 Ecco il passo hegeliano in questione: «La vecchia metafisica aveva sotto questo riguardo un concetto più alto del pensiero, che non quello ch’è venuto di moda ai tempi nostri. Metteva cioè per base che quello, che per mezzo del pensiero si conoscesse delle cose e nelle cose, fosse il solo veramente vero che le cose racchiudessero. Il vero, per quella metafisica, non eran quindi le cose nella loro immediatezza, ma soltanto le cose elevate nella forma del pensiero, le cose come pensate. Quella metafisica riteneva perciò che il pensiero e le determinazioni del pensiero non fossero un che di estraneo agli oggetti, ma anzi fossero la loro essenza, ossia che le cose e il pensar le cose […] coincidessero in sé e per sé, che il pensiero nelle sue determinazioni immanenti, e la vera natura delle cose, fossero un solo e medesimo contenuto» (G.W.F. Hegel, Scienza della logica, Introduzione, trad. it. di A. Moni, riveduta da A. Cesa, Laterza, Roma-Bari 1981, p. 26). Nella Prefazione alla prima edizione dell’opera, inoltre, Hegel rimprovera alla dottrina kantiana di aver «giustificato la rinuncia al pensare speculativo», estirpando «fin dalla radice» quella che un tempo si chiamava metafisica (ivi, pp. 3-4).
8 Anche nella Prefazione alla seconda edizione della Critica della ragione pura Kant spiega di aver sì lavorato per rendere più perspicuo il testo rispetto alla prima edizione, ma di non aver trovato «nulla da cambiare (…) nelle proposizioni stesse e nelle loro ragioni dimostrative», come anche nella forma e nella compiutezza del piano complessivo, e ciò soprattutto in forza della natura stessa della ragione pura speculativa, la quale «possiede una vera struttura articolata, in cui tutto è organico». Sì che si deve pensare che il sistema filosofico manterrà anche nel futuro la propria «immutabilità» (I. Kant, Critica della ragione pura, trad. it. di G. Colli, Adelphi, Milano 19763, p. 38).

Lezione 18

1 Cfr. E. Severino, Destino della necessità, Adelphi, Milano 1980 (in particolare il cap. IV.3: Il senso del destino, pp. 123 ss.).
2 Cfr. E. Severino, L’anello del ritorno, Adelphi, Milano 1999 (in particolare il cap. IV: Nietzsche e il principio di non contraddizione, pp. 139 ss.).
3 Su questo cfr., oltre a La struttura originaria (nuova ediz., Adelphi, Milano 1980) anche Ritornare a Parmenide (in Essenza del nichilismo, nuova ediz., Adelphi, Milano 1982, in particolare il § 6: Il ‘valore’ dell’opposizione del positivo e del negativo, pp. 40 ss.).
4 Cfr. E. Severino, Dostoevskij e il «muro di pietra», in Aa. Vv., La filosofia russa 1800-1900, a cura di A. Di Chiara e V. De Cesare, La Città del Sole, Napoli 1998, pp. 85-96; Id., Il muro di pietra. Sul tramonto della tradizione filosofica, Rizzoli, Milano 2006, pp. 53-88.
5 Cfr. E. Severino, Tautótēs, cit., capp. I-IV.
6 Cfr. E. Severino, La Gloria, Adelphi, Milano 2001 (in particolare i capp. II-V); Oltrepassare, Adelphi, Milano 2007 (in particolare i capp. IX-X).
7 Cfr. E. Severino, Essenza del nichilismo, nuova ediz., Adelphi, Milano 1982, in particolare le pp. 90 ss.
8 Ivi, in particolare le pp. 40 ss. (Il “valore” dell’opposizione del positivo e del negativo).
9 Cfr. E. Severino, La struttura originaria, cit., in particolare il cap. VI pp. 261 ss.).

Lezione 19

1 Cfr. B. Russell, I principi della matematica, a cura di L. Geymonat, Milano 1951, in particolare pp. 208-218 e 924-934. Cfr. anche R. Carnap, La costruzione logica del mondo, a cura di E. Severino, Utet, Torino 1997; E. Severino, Tautótēs cit., cap. XXIII; Id., La struttura originaria, cit., «Introduzione», § 6.
2 Cfr. E. Severino, La buona fede. I fondamenti della morale, nuova ediz., Rizzoli, Milano 2008.
3 Per Hegel “astratto” è ciò che il senso comune ritiene concreto, ossia le cose particolari attestate dall’esperienza, “concreto” ciò che il senso comune ritiene astratto, ossia il concetto. Sì che può scrivere che «solo il concreto è il vero, mentre l’astratto non è il vero» (Lezioni di storia della filosofia, III); o anche che «l’astratto è il finito, mentre il concreto è la verità, l’oggetto infinito» (Lezioni di filosofia della religione, II).
4 Cfr. E. Severino, Essenza del nichilismo, cit. (cfr. in particolare Ritornare a Parmenide, Poscritto, Risposta ai critici).
5 Cfr., per il riferimento ad Einstein, ma anche per la discussione con Bontadini, E. Severino, La verità dell’apparire, in appendice a Il parricidio mancato, Adelphi, Milano 1985, pp. 143 ss. Per il dialogo con Bontadini cfr. anche E. Severino, Ritornare a Parmenide. Poscritto e Risposta ai critici, in Essenza del nichilismo, cit., pp. 63 ss. e 287 ss.; Poscritto, in Gli abitatori del tempo, Armando, Roma 19812, p. 178 ss.
6 Cfr., ad esempio, E. Severino, La terra e l’essenza dell’uomo, in Essenza del nichilismo, cit., pp. 195 ss. (in particolare i §§ III-V).
7 Su questo tema cfr. E. Severino, Oltre il linguaggio, Adelphi, Milano 1992, parte III, §§ II-III, pp. 163 ss.

Lezione 20

1 Cfr. E. Severino, Tautótēs, cit., in particolare i capp. V-VI.
2 Cfr. E. Severino, Guardando l’«altro» testimone, in Il parricidio mancato, Adelphi, Milano 1985, pp. 148-160.
3 Cfr. E. Severino, Attualismo e «serietà» della storia, in Gli abitatori del tempo, cit. pp. 145-177; Id., Nietzsche e Gentile e Attualismo e problematicismo, in Oltre il linguaggio, cit., pp. 77-118.
4 Cfr. E. Severino, La terra e l’essenza dell’uomo, in Essenza del nichilismo, cit., pp. 195-251.
5 Cfr. Tommaso d’Aquino, De unitate intellectus contra Averroistas, caput 3: Manifestum est enim quid hic homo singularis intelligit («È evidente che a pensare è questo singolo uomo»); Quaestiones disputatae de anima, Quaestio Tertia. Cfr. anche E. Severino, L’identità della follia, cit., cap. 2 (Precipitare nell’esser-altro), in particolare pp. 50-51.
6 «Il pensiero rappresentato come soggetto è un’entità pensante (das Denken […] ist Denkendes)» (G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche, § 20; trad. ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. 17 - IL DIVENIRE ALTRO E LA STORIA DELL’OCCIDENTE*
  5. 18 - LA NEGAZIONE DEL DESTINO*
  6. 19 - L’INCOMINCIARE AD APPARIRE*
  7. 20 - APPARIRE EMPIRICO E APPARIRE TRASCENDENTALE*
  8. 21 - LA VIOLENZA E LA VOLONTÀ DELL’IMPOSSIBILE*
  9. 22 - IL CONVITATO DI PIETRA*
  10. 23 - L’ISOLAMENTO E IL METODO DIALETTICO*
  11. 24 - ALCUNE APORIE*
  12. 25 - LA VERITÀ DELL’EPISTÉME COME PREVISIONE POTENTE E ANNIENTANTE*
  13. 26 - IL CIELO DELLA FOLLIA, L’ORIZZONTE: DEL DESTINO, LA «DESTINAZIONE»*
  14. 27 - ÉLENCHOS, IMPOSSIBILITÀ DEL CONTRADDITTORIO, IMPOSSIBILITÀ DEL CONTRADDIRSI*
  15. 28 - IL «MORTALE»*
  16. 29 - IL FONDAMENTO DELLA POSSIBILITÀ: DEL CONTRADDIRSI*
  17. 30 - IL DESTINO E L’ÉLENCHOS*
  18. 31 - L’ESSER SÉ CHE NON È TAUTÓTĒS*
  19. 32 - IL PARADISO DELLA TECNICA E IL DESTINO: DELLA NECESSITÀ*
  20. Note
  21. Indice