Misteri per caso
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Misteri per caso

Un viaggio intorno al mondo che non racconta la solita storia

  1. 270 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
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Misteri per caso

Un viaggio intorno al mondo che non racconta la solita storia

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Syusy è una turista non-per-caso che da vent'anni va a caccia degli enigmi che la Storia ufficiale non riesce a risolvere. Patrizio è un ascoltatore scettico, ma pronto a seguirla nel suo viaggio mentale e fisico sulle tracce di grandi misteri del passato. In questo libro, partendo dal santuario di San Luca a Bologna, si arriva a Malta, l'isola della Dea Madre, dove Syusy ha preso atto che Dio è nato donna. In Mongolia invece ha trovato le prove che la Lupa del Campidoglio è stata copiata da un simbolo più antico e lo può dimostrare! Da una mappa conservata all'Università di Bologna ha dedotto che qualcuno aveva mappato la terra in un periodo antichissimo, in una specie di Google Earth antidiluviana. Quindi Cristoforo Colombo non ha scoperto niente di nuovo, come le ha confermato l'ultima erede dei nobili spagnoli che gli pagarono il viaggio. A proposito di America, come mai da sempre tutti cercano l'oro? C'è forse una ragione segret che lo rende tanto prezioso? In Ecuador Syusy ha rintracciato in una sorgente aurea la fonte dell'eterna giovinezza. Tornando in Italia, chi ha costruito le imponenti mura megalitiche e i grandi porti misteriosi di Orbetello e del Circeo? Sulle rotte dei Pelasgi e dei Popoli del Mare, Syusy ha ritrovato i resti di una Atlantide mediterranea ora scomparsa. Per sapere cosa succederà nel 2012 è poi andata in Guatemala, a chiedere spiegazioni direttamente agli ultimi discendenti dei Maya, gli Indios Lacandoni. E di ritorno dalle Ande, è passata per New York da Zecharia Sitchin, il celebre studioso dei Sumeri, per non farsi mancare nemmeno l'ipotesi dell'origine extraterrestre dell'uomo. A questo punto Patrizio ha un mancamento.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2011
ISBN
9788858616697
Categoria
Travel

1
In principio era la Dea

Altro che un dio con la barba bianca! Il divino nell’antichità è sempre stato collegato al femminile. Partendo dal santuario di San Luca, a Bologna si ripercorrono le tracce di antichi riti e conoscenze, dall’antico Egitto all’Anatolia, fino ad arrivare a Malta, per dimostrare che il culto della Dea Madre viene prima di tutti gli altri…
Tanto per cominciare vorrei parlarti di un posto vicino a casa. È qui a Bologna e per me è il luogo per eccellenza, il luogo della mia infanzia. Sarebbe bello andarci in bicicletta o a piedi, è la classica meta di un pellegrinaggio…
Credo di capire: parli di San Luca?!
Sì, è proprio San Luca.
Ma sei matta? Andarci in bicicletta è da fuori di testa, è tutta in salita. Bisognerebbe essere veramente Moser o Pantani ai tempi d’oro. La salita di San Luca è una vera via crucis per ciclisti che sbuffano, ansimano, collassano. No, al massimo, se proprio dobbiamo, andiamoci a piedi: è un sacrificio più… umano.
Vabbe’, allora prendiamo la bicicletta, arriviamo al Cassero di porta Saragozza e da lì proseguiamo a piedi…
Già, il Cassero. Cioè il castello che una volta rappresentava la porta di Bologna.
Il Cassero di porta Saragozza rappresenta appunto una porta. Una delle dodici porte di Bologna. Questo numero non ti dice niente?
Dodici come gli apostoli?
Sì, come gli apostoli ma anche come le costellazioni. Il dodici è un numero magico, un numero importantissimo, che rispecchia la struttura del cielo. Tutta Bologna è costruita con una logica magica che noi abbiamo dimenticato. È una città ricchissima di riferimenti esoterici, e se cammini sotto i nostri portici, se osservi le nostre chiese – i capitelli con i loro bassorilievi – scopri informazioni incredibili. Bologna è tutta magica, ma la magia più grande si esprime nel suo santuario, San Luca appunto. Se lo vedi dall’autostrada, illuminato contro il buio del cielo notturno, sembra sospeso nel vuoto. Dai, partiamo, sei pronto?
Bologna sarà anche magica, ma a volte è tragicomica. A proposito della Madonna di San Luca e del Cassero di porta Saragozza, ti ricordi la guerra tra neo-Guelfi e post-Ghibellini? Il Comune Democratico (bei tempi!) aveva concesso il Cassero all’Arcigay, e ogni volta che la processione della Madonna doveva passare davanti alla porta, i benpensanti protestavano per l’affronto sacrilego. Arroccati – letteralmente – dentro il Cassero, quelli dell’Arcigay hanno tenuto botta per anni, poi hanno dovuto cedere e sono stati trasferiti in un posto magari più bello ma certamente meno significativo, meno simbolico.
In ogni caso è qui che la Madonna si ferma, quando scende da San Luca. Noi invece proseguiamo, dobbiamo arrivare fino in cima.
Va bene, però il viale attraversiamolo con la bicicletta a mano. Attenta, perché questo incrocio tra viale Pepoli, viale Aldini e via Saragozza sarà anche un luogo sacro, ma c’è un traffico molto profano. Però, poi, avanti tutta: su via Saragozza cominciano il portico e la passeggiata, la gita più bella che si possa fare a Bologna, un percorso che consiglierei a tutti i turisti. Questi portici a me piacciono da morire perché c’è tutto: negozi e negozietti, bar, l’edicola, una panetteria, una pasticceria… e ovviamente anche una banca (le banche a Bologna non mancano mai!). Insomma c’è tutta la Bologna gastro-nutriente e psico-protettiva…
Be’, se è per questo dall’altra parte dei portici ci sono tutte le ville di Bologna, che sono diventate anche parchi: villa Spada o villa Turlonia, che per me era il simbolo dell’abbondanza di denaro. Ricordo che mio padre, infatti, quando in famiglia si spendeva troppo per cose futili, esclamava sempre: «Non sono micca Turlogna». Da qui si sale verso la collina, verso Casaglia, ed è un luogo bellissimo per organizzare delle gite. Noi invece proseguiamo lungo i portici di via Saragozza, verso il Meloncello.
La salita è leggera, la pedalata per ora è rilassante. Abbiamo tempo. Questi portici, colorati di rosso-Bologna, hanno una storia: tuo padre mi raccontava sempre che durante l’ultima guerra…
Certo, i portici sono stati il rifugio dei bolognesi poveri, in epoche storiche difficili. In particolare durante l’ultima guerra vennero chiusi e la gente ci viveva dentro: erano diventati vere e proprie abitazioni. Ma lo sai che cosa erano i portici in origine, e quando sono stati costruiti? Nel 1674, sotto la spinta di don Lodovico Zenaroli, iniziarono i lavori – pagati dalle offerte dei cittadini – per realizzare un portico meraviglioso, che sale come un serpente su per il monte della Guardia con le sue 666 arcate…
Seicentosessantasei arcate?! Che numero impressionante! Come mai proprio un numero così?
È solo il primo degli indizi: Bologna è sempre stata nota per la sua università, l’Alma Mater, la Sapienza, la Sofia, la Conoscenza. E la conoscenza non è sempre svelata, anzi. La vera conoscenza è nota a pochi ed è sotterranea… esoterica. Ma la sapienza non è altro che il ricordo di un’altra verità: è la conoscenza di ciò che c’era prima ed è stato dimenticato…
Mah, io sarò figlio di un geometra ma per me i numeri del portico dicono un’altra cosa: questo è il più lungo del mondo, ben 3 chilometri e 750 metri, stando a quanto dice la guida. Dei 666 archi ce ne sono 306 in pianura e 360 in salita, dopo l’arco del Meloncello. Quindi 306 contro 360: per me vuol dire che l’architetto o era un maniaco o era semplicemente dislessico…
Comunque, puoi legare la bicicletta al palo perché siamo arrivati al Meloncello…
… qui dove il portico attraversa la strada che poi porta fuori città, alla Croce di Casalecchio. Il Meloncello è quell’arcata del portico più alta delle altre che incornicia la strada come l’arco di un tunnel. Alta, ma non abbastanza: capita spesso che un Tir ci si incastri sotto. È lo scontro con la modernità.
Qui vicino c’è il famoso stadio Dall’Ara, dove tutte le domeniche i tifosi fanno casino e poi arriva la polizia e così alla domenica passare per di qua è proibitivo. Comunque andiamo avanti: a questo punto basta bicicletta, dobbiamo salire a piedi lungo i portici. Guarda: appena superato il Meloncello già si ha una prospettiva del portico veramente meravigliosa, e mentre sali cominci a capire che cos’è la processione che tutti gli anni porta giù la Madonna e poi la riporta su. È compito della Confraternita della Morte, che ha un abbigliamento un po’ massonico: mantella col cappuccio nero orlata di azzurro. Fu sciolta in epoca napoleonica ma adesso è tornata a svolgere il suo compito.
È la Restaurazione, bellezza! Ma insomma, ancora non mi hai spiegato il significato di tutto questo…
Fermati un momento qui. In questo punto c’è un piccolo oratorietto. In cima, vicino all’immagine, ci sono delle spighe di grano. Le vedi?
Sì, no. Uffa, ero distratto perché ho un problema di… di ritmo di camminata: queste scale sono particolari, non riesco a fare due passi tra uno scalino e l’altro, quindi il primo piede che sale il gradino è sempre il destro, mentre il sinistro resta dietro. In pratica il destro mi sta portando su dall’inizio… adesso devo cambiare passo. Che strano! Chissà perché hanno costruito i gradini con questa misura? Sono comodi a scendere, ma non a salire. Forse perché il pellegrinaggio è anche una penitenza. O c’è un simbolo anche qui? Forse il simbolo della sofferenza terrena. Ma chi me lo fa fare? Cosa dicevi?
Dicevo che questo è l’oratorio della Spiga. Infatti all’interno ci sono le spighe di grano, là, proprio vicino all’immagine… ma non è un caso, così come non è un caso che stiamo salendo a zig-zag, l’hai mai pensato com’è strano…
Non è strano: sarà per fare un po’ meno fatica.
Eh no, si fa molta più fatica perché stiamo salendo in modo innaturale. Io me lo sono sempre chiesta… Perché i portici di San Luca sono a zig-zag?
Non lo so, io pensavo che disegnassero semplicemente dei tornanti.
Ma no! Non sono tornanti normali o regolari. Guarda questo: sembra fatto apposta per farti morire all’istante! Altro che pellegrinaggio, è selezione naturale! Io ho pensato anche che servisse a proteggere le proprietà terriere: di qui puoi passare, di là no…
Mah! Secondo me l’architetto era un dislessico sadomaso…
Un archeoastronomo di Bologna, Giorgio Terzoli, ha studiato la linea del portico sovrapponendola a una costellazione: i portici riproducono la Costellazione della Vergine, così come la si vedeva nei cieli di Bologna il 18 ottobre, il giorno di san Luca! Guarda caso proprio la Costellazione della Vergine, di segno femminile. Terzoli sostiene che gli antichi hanno voluto lasciarci un disegno astronomico della Costellazione che – con nomi diversi, in tutte le popolazioni antiche di tutto il mondo – significa «rigenerazione». Quindi anche la processione della Madonna che si tiene da San Luca a Bologna la prima domenica di luglio, quando la Costellazione della Vergine inizia ad apparire nel cielo, avrebbe questo significato: rigenerazione. Il fedele in questo modo ripercorre infatti il tragitto celeste. Il progetto originale in possesso di Terzoli, disegnato da Gian Giacomo Monti nel 1674, era molto più dolce, ma il portico fu poi realizzato così proprio per farlo assomigliare alla rappresentazione della Costellazione della Vergine. Anche i Templari, per fare un altro esempio, avevano l’abitudine di riprodurre configurazioni astronomiche nelle piante delle cattedrali gotiche: queste informazioni hanno guidato gli antichi e si sono conservate nel tempo per la loro grande importanza. «Come in cielo così in Terra», gli antichi costruivano grandi opere seguendo lo spostamento del Sole, riproducendo in Terra il cielo. E anche qui, alla metà del Seicento, si è fatta la stessa cosa che nei santuari dell’antichità: il portico è una riproposizione di una costellazione, così come ad Angkor Wat, dove la costellazione…
Il percorso del portico di San Luca e la Costellazione della Vergine
Angkor cosa?
Angkor Wat, in Cambogia. Ti ricordi? Ci sono arrivata in barca viaggiando lungo il fiume e poi ho attraversato il lago. Questo grande sistema architettonico sacro, composto da 72 templi, è stato edificato intorno al 1150 d.C. dal re khmer Suryavarman II, ma secondo il giornalista Graham Hancock, che ha studiato questi temi per anni, è costruito su «segni» misteriosi molto più antichi. Infatti è composto da numerosi templi diversi, che formano e rappresentano il disegno di una costellazione, quella del Drago. La Costellazione del Drago, però, con quella specifica forma, laggiù era visibile nel 10.500 a.C.
Vuoi dire che San Luca e Angkor Wat sono edifici che rappresentano in Terra una mappa celeste?
Così come le tre piramidi d’Egitto, che nella piana di Giza formano la cintura delle tre stelle della Costellazione di Orione. O come tanti altri santuari, templi e luoghi sacri costruiti in periodi diversi della storia, che però riproducono appunto le costellazioni in Terra, in un dato momento. E in questo modo si possono datare.
E come si fa?
Le costellazioni non sono ferme, si spostano nel tempo, quindi risalendo al momento in cui una certa costellazione era collocata in un dato spazio del cielo, corrispondente all’orientamento dell’edificio, si può scoprire quando è stato costruito…
Sì, ma tornando alla chiesetta della Spiga…
Non è una chiesetta…
Vabbe’, cappella… Cosa significa? Ormai ho capito che per te tutto ha un significato…
Terzoli mi ha spiegato che è la rappresentazione della Spica…
Spica? O spiga? Con la c o con la g?
La Spica è la stella più luminosa della Costellazione della Vergine. È la stella principale, ecco perché la cappella della Spiga si trova lungo il portico nello stesso punto in cui si trova in cielo. Gli antichi parlavano una lingua segreta universale: la Precessione degli Equinozi.
Lingua difficile da capire… Cosa c’entra la processione con la Precessione?
Gli antichi avevano un codice basato sul loro modo di contare il tempo, che non è fatto semplicemente di anni ma di ere; per calcolare le ere occorre basarsi sulla Precessione. Solo così si possono calcolare i millenni, perché la Precessione degli Equinozi calcola il movimento dell’asse su cui gira la Terra in relazione all’asse di rotazione della sfera ideale delle stelle fisse… L’asse terrestre, per compiere una rotazione completa attorno alla sfera delle stelle fisse, impiega circa 25.786 anni. Quindi un anno detto «platonico» dura circa 25.800 anni. Durante questo movimento, ovviamente, la posizione delle stelle nella sfera celeste cambia. L’hai capito questo? È facile: nel tempo le stelle cambiavano posizione e gli antichi costruivano in Terra il cielo che vedevano per marcare le diverse epoche.
Già che ci sono, chiedo alla Madonna il miracolo di farmi capire quello che dici…
Insomma, se un extraterrestre venisse sulla Terra e ti chiedesse in che anno siamo, tu cosa diresti?
Di...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Premessa
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. Tavola delle illustrazioni