Mi disse della sua strana fondazione,
ideata a Woodstock durante la manifestazione;
ma gli toccò celar la sua reputazione.
Da povero, la salvezza bussava porta a porta.
Ma adesso che ogni settimana va di moda un santone,
c’è un’«Amore, Pace & Verità S.p.a.» per ogni credulone.
Mi assunse come karma-meccanico, carismatico per il popolo.
Con le mani pronte a ricevere, a ricevere l’obolo.
Genesis, The Battle Of Epping Forest
Introduzione
L’illusione della setta che non ti tocca
Negli ultimi trent’anni [...] ho accumulato una delle più vaste biblioteche al mondo sui fenomeni psichici, sullo Spiritismo, la magia, la stregoneria, la demonologia, gli spiriti maligni, etc. [...] ma nulla che io abbia mai letto sui cosiddetti fenomeni spiritici mi ha mai dato l’impressione che fossero genuini. [...] Fino ad ora tutto ciò su cui ho investigato era il risultato di intelletti ingannati, o troppo attivamente e intensamente pronti a credere.
Harry Houdini
Quando sul giornale leggi le storie di chi rimane invischiato in una setta, è facile pensare che sia il destino degli sciocchi, e che la cosa in fondo non ti riguardi. Il pregiudizio è duplice, e doppiamente sbagliato.
Le sette non sono necessariamente piccole comunità di persone plagiate da santoni «artigianali», o covi di satanisti, pericolosi benché periferici alla vita di tutti i giorni. Le sette possono crescere ed evolversi fino a diventare veri e propri centri di potere occulto. Sofisticate come piccole religioni e altamente efficienti, in grado di convertire l’ultimo dei diseredati quanto di sedurre il politico più navigato. Una volta che i loro lobbisti entrano nel tuo municipio, o addirittura in Parlamento, la setta ormai ce l’hai già in casa senza che tu te ne renda conto. Parliamo delle lobby settarie: influenti, mascherate e tentacolari, se non fondano un proprio partito, ne trovano sempre uno in cui infiltrarsi. È una realtà oscura, ignorata, o peggio ancora corteggiata da media e istituzioni.
Questa non è l’inquisizione spagnola. I culti che vi racconteremo si fondano su imperatori alieni e divinità egizie reincarnate, macchinari miracolosi che fanno cantare le piante o ti misurano l’anima, riti alchemici, formule magiche e presunte teorie scientifiche. Abbiamo voluto saperne di più, capire cosa le unisce al di là delle diversità delle loro dottrine: storie di gente dalla vita deragliata, che a fatica se ne è trascinata fuori. Da sola, senza nessun aiuto da parte delle istituzioni. Che non la tutelano per il semplice fatto che ai loro occhi tutto ciò non esiste. Perché in Italia, dai tempi della sua cancellazione dal codice penale, non esiste il reato di plagio o di assoggettamento, a seconda di come lo si voglia definire. In sua assenza esiste, di fatto, la «libertà di manipolazione mentale».
Questa non è neanche una crociata albigese. Crediamo nella libertà di religione. Ma crediamo anche, e fermamente, nella razionalità come prima virtù dell’uomo. Una virtù cui le sette impongono all’adepto di abdicare, seguendo gli insegnamenti del guru di turno e separandolo dalla sua vecchia vita.
Abbiamo notato – anche per esperienza personale – che non appena tocchi l’argomento «setta», si grida subito alla caccia alle streghe. Si sfoderano paroloni come «persecuzione», «complotto» e «discriminazione», cioè l’armamentario retorico più comunemente adoperato dai loro lobbisti per ostracizzare chiunque si avventuri a ostacolare o a gettare luce sul sistema-setta. Una storia su tutte: quando nel 1997 la Germania attaccò a muso duro il sistema Scientology, in tutta risposta l’avvocato del noto adepto Tom Cruise progettò una paginata di annuncio (pubblicata a pagamento sull’«International Herald Tribune») con la quale denunciare la «vergognosa persecuzione organizzata» da parte dell’allora governo Kohl nei confronti della chiesa hubbardiana. Azzardando un parallelo alquanto ardito: «Negli anni Trenta erano gli ebrei. Oggi sono gli scientologi». Lo riferisce Frank Rich sul «New York Times», che riporta anche i commenti scandalizzati del leader della comunità ebrea tedesca Ignatz Bubis («È un insulto alla memoria delle vittime dell’Olocausto») e di Abraham Foxman, direttore nazionale dell’Anti-Defamation League («Anche dopo Schindler’s List, rimangono del tutto ignoranti»).
Curiosamente, mentre in America fanno riferimento alla storia europea, in Italia si cita quella americana. È il caso del Conacreis, un’associazione guidata da adepti della setta piemontese Damanhur, che dai suoi uffici in Valchiusella agita lo spauracchio di un «maccartismo spirituale»: «Oggi, in Italia, si registrano segnali di discriminazione e sospetto nei confronti delle realtà che si occupano di ricerca etica, interiore e spirituale, che per certi aspetti richiamano l’idea della “caccia alle streghe” dell’America anni Quaranta e Cinquanta. [...] Si apprende infatti [...] che sarebbe stata costituita dal ministero degli Interni una Squadra anti sette (Sas), incaricata di investigare anche su associazioni, centri o comunità che con l’idea di sette non hanno nulla a che fare, ma che anzi vivono apertamente le loro scelte di vita. A questo, si unisca l’uso sensazionalistico dei mezzi di informazione, volti a portare discredito ora all’una, ora all’altra organizzazione che si occupa di ricerca etica, interiore e spirituale».
Evidentemente qualsiasi opera d’informazione, qualsiasi strumento di contenimento o prevenzione nei riguardi di questo strapotere occulto viene stigmatizzato a priori dai diretti interessati. Una reazione abbastanza prevedibile, che sarebbe perciò inutile riferire, se non ci fossero fior fior di deputati, senatori e amministratori locali pronti a dare loro retta. A prestar soccorso quando le sette sono in ambasce, e a spalleggiarle nel perseguimento dei loro interessi. Avvicinati da associazioni di facciata in nome di una buona causa qualsiasi, i nostri politici si ritrovano a fare il loro gioco, spesso inconsapevolmente. Sulla stessa barca troviamo imprenditori, accademici, magistrati, giornalisti e uomini di spettacolo. Tutti testimonial, a volte involontari a volte conniventi, di quest’Occulto Italia. Alla fine del libro ne troverete un lungo elenco, con il quale non s’intende condannare nessuno, quanto piuttosto fornire un barometro della crescente pressione esercitata dalle lobby settarie sulla nostra società. Troverete anche una mappa dell’Italia delle sette, in grado di offrire a colpo d’occhio un’idea precisa di quanto estesa geograficamente sia la loro influenza sul nostro Paese.
Altro che caccia alle streghe. La nostra inchiesta è fatta piuttosto nello spirito con cui Harry Houdini indagava puntigliosamente su maghi e spiritisti, per svelarne gli arcani. Allo stesso modo in questo libro cercheremo di mostrare che cosa si nasconda dietro alle tante promesse di felicità, d’illuminazione e di «guarigione». E l’unico modo per capire che cosa significhi veramente la parola «plagio» è incontrare e guardare negli occhi chi la manipolazione mentale l’ha effettivamente subita. Per mesi siamo andati alla ricerca di fuoriusciti e familiari di adepti che potessero raccontarci – per esperienza diretta, dove possibile – il dietro le quinte delle cinque lobby settarie più attive nel nostro paese: Damanhur, Scientology, Ontopsicologia, Soka Gakkai e Movimento umanista.
Per selezionare questa rosa ci siamo rivolti a diversi psicologi ed esperti di sette, chiedendo loro quali fossero le organizzazioni maggiormente in grado di infiltrarsi nei gangli del potere italiano. Poi le abbiamo osservate muoversi nell’ombra, accumulando ricchezze e rovinando vite. E abbiamo scoperto come nelle nostre scuole si aggirino docenti formati da Scientology, che insegnano ai ragazzi con il benestare del governo italiano. Come l’Ontopsicologia abbia goduto della protezione di Marcello Dell’Utri e sia stata per anni in affari con la Fininvest. Come Damanhur controlli di fatto alcuni comuni piemontesi, ma allunghi i propri tentacoli fino in Parlamento. Come il Movimento umanista sia una setta che si fa partito, e oggi diffonda le proprie idee dalle fila dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Come la Soka Gakkai celi il dispotismo verso gli adepti dietro alla retorica umanitaria. E molto altro ancora.
Abbiamo ritenuto inutile chiedere ai loro rispettivi uffici stampa un commento sulla nostra inchiesta. D’altra parte i loro organi di propaganda ufficiali – alle sette non mancano i megafoni, siano essi quotidiani cartacei, blog o siti web – si guardano bene, ovviamente, dal riferire testimonianze di scontentezza o sofferenza, dubbi o crisi di fede, obiezioni o critiche, presentando sempre un’omogenea e imperturbabile facciata felice.
Quando invece parlano i fuoriusciti, quelli non li ascolta nessuno: le loro storie viste dall’esterno – senza conoscere il sistema setta – sembrano troppo bizzarre, e si preferisce ignorarle, anche perché mettono a disagio, come parole senza senso. In realtà, una volta contestualizzate, le loro parole un senso ce l’hanno, eccome. Perché a differenza di quanto comunemente si tende a pensare, nelle sette non ci finiscono solo i creduloni. Ma persone intelligenti, la cui unica «colpa» è stata l’aver incontrato una promessa di felicità, d’illuminazione, di «guarigione» – o semplicemente di fine della solitudine – in un momento delicato o difficile della loro vita. E l’averci creduto. L’aver ceduto, insomma, alla seducente tentazione di liberarsi dal fardello del libero pensiero.
Ne abbiamo incontrati tanti, di fuoriusciti, li abbiamo frequentati. Ci abbiamo parlato d’altro, siamo usciti insieme. Li abbiamo conosciuti anche al di là di quella nuvola nera che grava sul loro passato di adepti, e spesso ne abbiamo riso con loro. E ogni volta che li salutavamo la domanda che ci siamo posti era: «Com’è possibile che persone così ci siano cascate?».
Ragion per cui in questo libro abbiamo cercato di dar voce alla minoranza silenziosa, quella degli «apostati», dei «soppressivi», degli «eretici», dei «traditori», del «nemico»: tutti marchi d’infamia coi quali le sette bollano e condannano l’adepto che osa riappropriarsi del proprio spirito critico. O chi gli dà la parola. L’abbiamo fatto perché, come disse Albert Camus, «chi scrive è portavoce di coloro che non sanno o non possono parlare».
G.D.V. e S.P.