Mamme acrobate
eBook - ePub

Mamme acrobate

In equilibrio sul filo della vita senza rinunciare alla felicità

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Mamme acrobate

In equilibrio sul filo della vita senza rinunciare alla felicità

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

'Sono diversi anni ormai che incontro madri acrobate. La prima che vedo ogni mattina sono io stessa quando mi sveglio e mi guardo allo specchio. Poi ci sono le amiche, le colleghe, le sorelle e le pazienti, ma anche le protagoniste di romanzi, racconti e film...' Le madri acrobate non si identificano più con gli stereotipi femminili di un tempo, cercano piuttosto di non rinunciare alle loro aspirazioni, le dosano nelle diverse fasi della esistenza producendo stili di vita innovativi. Diversamente dalle madri del passato, non hanno un percorso prestabilito da seguire, un modello di riferimento sicuro, una figura ideale interiorizzata, una bussola capace di indicare ciò che è giusto o ingiusto. Sono donne che camminano 'in bilico', come scrive Silvia Vegetti Finzi nella prefazione, 'tra passato e futuro, contese tra la realizzazione degli altri e la realizzazione di sé'. Questo 'viaggio', creativo e personale, è la caratteristica che le accomuna, che ne fa delle 'sperimentatrici affettive e sociali' e che le rende protagoniste di un mutamento epocale radicale. Le madri acrobate combattono sul campo per vincere la sfida pur non avendo a disposizione ricette che regalano la felicità. Questo saggio è un ritratto a tinte forti, è la radiografia dei loro valori, delle aspirazioni, degli stili esistenziali, dei rapporti con i figli, il partner, il lavoro e gli amici.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Mamme acrobate di Elena Rosci in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Ciencias sociales e Sociología. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2010
ISBN
9788858601679

1
La madre romantica

Ogni femmina che diventa madre, lo
fa a modo suo
.
Sarah Blaffer Hrdy



La madre acrobata è assillata da una domanda: so educare mio figlio?
La risposta non è rintracciabile nel «manuale per la donna perfetta». Piuttosto la si può trovare, ancorché nascosta, nella storia della civiltà. È qui che dobbiamo guardare per rintracciare le radici della nostra insicurezza e con esse la fiducia nel futuro.
La madre di oggi sospesa fra valori tradizionali e valori rivoluzionari è alla costante ricerca di un equilibrio capace di coniugare istanze divergenti in una sintesi felice. È figlia della donna romantica, una figura che molti, sbagliando di grosso, considerano l’unica «vera mamma» e questa non è certo una eredità facile da amministrare. La madre romantica, in verità, non ha nulla di assoluto e naturale. Al contrario, è un personaggio che ha una vita breve: il suo stile si afferma solo nel corso dell’Ottocento, quando il modello ideale del matrimonio combinato lascia il posto all’unione coniugale basata sull’amore. Questo passaggio è magistralmente interpretato da Natasha, l’eroina di Guerra e pace.
Natasha ha sedici anni quando la madre, contessa Rostov, s’interroga incerta sul suo futuro. Un matrimonio combinato, alla vecchia maniera, non appare più proponibile, ma non si può neppure pensare che una ragazza scelga il marito solo sulla base dei propri sentimenti. Il matrimonio romantico non ha ancora preso piede, ma il suo sentore si sta propagando nell’aria: all’inizio del Novecento sposarsi per amore è diventato un luogo (sociale) comune che si riproduce sino a oggi, anzi a ieri.
In Occidente nessuno nel Novecento avrebbe sostenuto di essersi sposato per interessi ereditari, per compiacere i genitori o per il desiderio di dare un padre ai propri figli, tutti ora si sposano per amore, una rappresentazione culturale che un secolo prima sarebbe apparsa impraticabile, o addirittura ridicola, ai più.
La madre d’oggi, che chiameremo postmoderna, è consapevole della caduta dei valori tradizionali: sa che il legame coniugale non è per sempre, che si possono avere figli anche senza marito, che la protezione di un partner non è indispensabile, che la felicità sta sia dentro sia fuori del matrimonio, come l’infelicità. Eppure non sa che cosa insegnare ai suoi figli perché fatica a vederne il futuro. È in bilico tra due epoche, proprio come la contessa Rostov.
L’incertezza della madre di oggi, il suo tentennare, il mancare delle «granitiche certezze» di un tempo non deve stupirci; la sua incompetenza è reale: siamo di fronte agli effetti di una grande rivoluzione culturale e sociale, che non si è ancora pienamente compiuta e della quale proprio la madre è l’artefice e l’interprete principale. Il crepuscolo della modernità ci consente di scorgere i valori della famiglia e del matrimonio postmoderni anche se essi non si sono ancora sedimentati e diffusi nella società, non sono stati integrati in una cultura condivisa, capace di orientare e rassicurare «i naviganti». Le madri d’oggi stanno costruendo bussole rudimentali, producendo valori ancora da sperimentare e affinare. Eppure, enfatizzare le loro strategie affettive e decisionali non è un esercizio di stile, anzi è importante, in quanto ci consente di descrivere una parte del presente e di prefigurare il futuro.
La madre postmoderna ha un profilo psicologico ma è anche un soggetto sociale. Per le sue caratteristiche individuali potrebbe essere vissuta in qualunque epoca storica ma la sua presenza diviene significativa solo nel Novecento, dagli anni Settanta in poi in Occidente.
Il profilo della madre postmoderna diviene più nitido se confrontato con quello della madre moderna, dalla quale si differenzia in quanto a valori ed esperienze esistenziali da un lato, è in una linea di continuità dall’altro.
Per svelare i segreti della famiglia moderna e della donna romantica che in essa vive, possiamo puntare l’obiettivo sulla metà dell’Ottocento, quando i nuovi valori si sono ormai ben consolidati, quando il profumo che la madre di Natasha sentiva nell’aria è ormai diventato essenza di un’epoca. Scrive Margaret Mitchell, nel 1936, in Via col vento: «Melania faceva semplicemente ciò che veniva insegnato a tutte le donne del sud: far sì che chi era accanto a loro si sentisse a suo agio e contento di sé. Era questa simpatica congiura femminile che rendeva la società del sud così piacevole. Le donne sapevano che un paese dove gli uomini sono contenti, non vengono contraddetti e non subiscono punture nella loro vanità, è probabilmente il miglior paese per una donna».
Siamo in Georgia, negli Stati Uniti, ai tempi della guerra di secessione. La scena d’apertura del romanzo è una festa nella tenuta delle Dodici Querce, dove il padrone di casa, Mr. Wilkes, riceve le famiglie dei suoi vicini, che arrivano a frotte in carrozza. La festa è un’occasione corale che consente di osservare un gruppo sociale nel suo complesso, ponendo in primo piano il profilo dell’identità femminile e materna nell’Ottocento. Tutti gli elementi tipici della concezione moderna della famiglia sono infatti presenti sotto gli alberi della tenuta dei Wilkes.
I figli, tradizionalmente soggetti ai genitori, ora sono anche amati e protetti. Non vengono più affidati alle balie, inviati in case estranee come lavoranti o apprendisti, ma vivono sotto l’ala protettiva della madre, seguiti dallo sguardo severo e sollecito del padre. Sono oggetto dell’affetto dei genitori, di un’attenzione costante, che il padre e la madre interpretano ciascuno in modo diverso. La cosiddetta rivoluzione puerocentrica – la «scoperta dell’infanzia», come la chiama lo storico francese Philippe Ariès – è ormai avvenuta; con essa il bambino passa dalla periferia al centro guadagnando una posizione «regale» che nel frattempo si consolida.
La dissimmetria generazionale ben disegnata e la contestuale vicinanza relazionale e affettiva fra figli e genitori fa di questi ultimi due immagini mitiche, capaci di attivare conflitti a forti tinte, ben rappresentati nella descrizione freudiana del complesso d’Edipo.
Il padre rappresenta la sicurezza sociale, il potere e la fortuna economica della famiglia ed è il tramite con la società. La madre è depositaria della morale, del buon gusto, di una competenza affettiva che la rende preziosa e stimata: le figlie dovranno diventare come lei, i figli maschi trovare una donna come lei. Lo stile della moglie è un esempio anche per il marito, che attraverso di lei si avvicina a valori appartenenti a due aree molto distanti ma integrate fra loro: la morale e il bon ton. È un insieme complesso di garbo, morigeratezza, generosità, operosità e temperanza.
Molti studiosi hanno affermato che questo modello famigliare assolutizza il ruolo del padre svalutando allo stesso tempo quello materno, ma ciò non è esatto; esso piuttosto idealizza la madre proprio mentre ne annulla le competenze sociali recludendola all’interno della casa. Il suo valore morale e affettivo, davvero grande e fortemente idealizzato, si misura prevalentemente sulla sua capacità di prendersi cura: è lei che si occupa dei bisogni degli altri. Spesso è spinta a enfatizzarne la portata per rendere più valorosa la sua opera e più indispensabile il suo ruolo. Si prodiga per i figli, il marito, la casa, i parenti anziani e, se esce dalle mura domestiche, compie opere pie in favore dei più bisognosi.
La madre della famiglia moderna vive in funzione delle istanze altrui, non avendone di proprie, è colei che tutto dona e nulla chiede; la scorgiamo china vicino alle braci quasi spente mentre ricama o rammenda, accanto al figlio febbricitante gli porge una bevanda e pone sul suo capo dei panni freschi, attende il marito sulla soglia e gli offre un paio di pantofole da lei stessa ricamate a tempo perso. Generosa e dimentica di se stessa, acquista valore e potere proprio in virtù delle sue capacità di abnegazione. È al centro degli affetti e regina della casa. La sua luce, certo, è riflessa, ma ella gode nel dare, il suo sacrificio può farla oggetto di una profonda gratitudine, di una dipendenza, ora sottile ora spessa, che fa gravitare tutto intorno a lei. Virginia Woolf la ricorda come colei che risiede al centro della casa, le conferisce vita e calore, diffondendo una luce che ipnotizza. Il suo ruolo è idealizzato al punto da trovare un riferimento esemplare nella figura della Madonna alla quale schiere di madri devote si rivolgono per chiedere ispirazione e conforto.
Si tratta di un modello famigliare che si realizza in classi sociali diverse, con materiali di costruzione differenti, ma la sua struttura ideale egemonizza l’immaginario sociale pervadendo la struttura identitaria delle donne in modo talmente profondo da apparire un modello naturale, non modificabile, un destino. Alla pochezza sociale della donna si contrappone la sua grandezza privata messa in luce progressivamente dalla cultura psicoanalitica. Da Melanie Klein in poi, la madre assume sempre più spessore in quanto fonda gli aspetti basilari della personalità del bambino determinandone il futuro. L’educazione degli adolescenti in questo modello famigliare prevede un passaggio di consegne, dal padre al figlio, dalla madre alla figlia, relativamente semplice e diretto, sebbene non privo di conflitti. La figlia dovrà identificarsi con i valori e il ruolo materno, il figlio con quelli paterni, senza particolari modificazioni. I genitori sanno con precisione che cosa devono fare, quale sia il loro ruolo educativo. Eventuali cattive riuscite sono imputate tendenzialmente al carattere dei figli o alla sfortuna e non a carenze educative della famiglia.
Si tratta di un modello che occulta la disparità sociale fra i coniugi; è il padre che produce il reddito e ne dispone, a lui tocca sia l’educazione dei ragazzi sia il controllo della morale, soprattutto sessuale, delle ragazze. La sopravvivenza della donna si basa essenzialmente sull’affetto e la benevolenza del marito e questo è un valido motivo perché le ragazze siano spinte a realizzare un precoce ed efficace lavoro di seduzione che ha per obiettivo un buon matrimonio.
Se il padre primeggia dunque nell’area pubblica, la madre è esempio di virtù domestiche ed esercita il suo potere nella sfera privata. Queste due posizioni sono rappresentate in modo paradigmatico dai genitori di Rossella, l’eroina di Via col Vento, Gerardo ed Elena O’Hara. Gerardo è irlandese, sanguigno, impulsivo, coraggioso, intemperante, ha un cuore d’oro. Corre a cavallo nelle sue tenute, scavalca le siepi, beve, è un po’ sopra le righe e benvoluto da tutti.
Elena è francese, saggia, calma, riflessiva, moralmente irreprensibile, affettuosa, religiosa. Vive nella casa muovendosi silenziosamente, possiede una meravigliosa scatola per il cucito, gioielli sobri e perfetti, è oggetto di culto e venerazione da parte delle figlie, sovrintende alla preghiera collettiva della sera. Pensa agli altri: alla servitù, al marito, alle figlie e di conseguenza tutti la adorano e pendono dalle sue labbra come fosse un essere superiore. Della sua interiorità non si sa nulla. È felice? Infelice? Soddisfatta? Inquieta? È una donna sposata che interpreta il suo ruolo con coerenza: sa quali sono i doveri di una madre ma, ancor meglio, ne rappresenta i valori, che devono diffondersi nell’ambito domestico e colonizzarlo. La sua eleganza è perfetta, la sua bellezza intatta, ma ogni velleità seduttiva è spenta: a trent’anni è una madre con tre figlie in età da marito.
La differenza fra donne sposate e non sposate è tanto profonda che è difficile individuare punti di contatto fra i due gruppi. Le prime sono calme e quiete, si collocano sullo sfondo della scena, parlano fra loro, sono un gruppo poco differenziato e vagamente spento.
Le seconde sono vivaci, curiose, pettegole, invidiose, vocianti, colorate, in movimento, i loro sensi sono tesi, gli occhi guizzano. Sono, senza eccezioni, vergini. Perché sono così animate le seconde, quasi grigie le prime? Le ragazze si stanno cimentando nel lavoro della seduzione, il più importante della loro vita, che le porterà a entrare nel regno delle mogli e delle madri, perché non si dà seduzione senza matrimonio o matrimonio senza figli. Le ragazze vivono le fasi preliminari di ciò che le porterà a essere potenti e insostituibili nella sfera privata, quasi assenti nella sfera pubblica. Le donne adulte sono indolenti, calme e gravi perché non devono attrarre l’attenzione su di sé, non hanno nulla di importante da esibire, le decisioni che le riguardano sono state già prese. Forse contemplano il passato pensando nostalgicamente alle «occasioni non colte» ma soprattutto vedono il futuro attraverso gli occhi delle loro figlie.
Nella seduzione le ragazze sono invece molto attive e, soprattutto, in competizione l’una con l’altra. Perciò criticano la protagonista del romanzo perché civetta con tutti i buoni partiti a disposizione. Rossella è una sedicenne scaltra e intrepida, che si rende incantevole agli occhi degli uomini con mille stratagemmi e riesce così ad attorniarsi di una dozzina di corteggiatori. Se il giusto sta nel creare, come nel gioco di «dama e cavaliere», le coppie, il successo di una sola è insopportabile per il gruppo delle femmine che si anima e si difende soprattutto attraverso il pettegolezzo e la maldicenza di cui Rossella è un bersaglio ideale. Queste giovani dalla lingua biforcuta temono l’eventualità, drammatica, di restare zitelle. Se una sola ha successo, se Rossella prende per sé tutto il parco corteggiatori disponibile, ciò è molto grave per le altre giovani donne che vogliono e devono sposarsi. L’inquietudine pervade il gruppo, l’allarme serpeggia: l’obiettivo principale della partecipazione alle feste, la ricerca di un marito, risulta infatti fortemente compromesso.
Le giovani donne di cui parliamo sono adolescenti destinate a sposarsi fra i sedici e i vent’anni: per realizzare l’obiettivo è opportuno che appaiano ingenue, e per lo più lo sono; per rendersi gradite agli uomini devono inoltre sembrare inermi, bisognose e vagamente capricciose. Pertanto utilizzano frasi del tipo: «ho una povera testolina nella quale i numeri non entrano», oppure «mangio come un uccellino» e ancora «il sole mi stanca alquanto».
Queste ragazze cercano un buon partito? Vogliono sistemarsi? Certamente sì, ma sono anche delle innovatrici: i valori sui quali è imperniata la scelta del partner sono molto lontani da quelli del secolo precedente. Non ci sono più matrimoni combinati sulla base degli interessi famigliari, perché ora l’orizzonte ideale è quello dell’amore romantico.
Ogni giovane donna è impegnata in una ricerca gradevole, elettrizzante e ardua a un tempo: sa che nel mondo esiste la sua metà ideale e la ricerca attivamente per trascorrere una vita intera nella completezza di un’unione feconda. Al partner chiede molto. Egli deve interpretare a un tempo il ruolo di marito, di padre e di amante. Deve suscitare in lei la passione ed essere capace di dare vita a una relazione sentimentale che le offra felicità, stabilità, lustro. Deve comprenderla, valorizzarla e proteggerla. La sua scelta è pertanto oculata e previdente, sostenuta da un atteggiamento scevro da qualsiasi impulsività. Il corteggiamento e poi il fidanzamento consentono di misurare la propria e l’altrui motivazione e persuasione, allo scopo di fare una scelta davvero ponderata, della quale non ci si potrà pentire.
La comparsa dell’amore romantico segna il passaggio da una società basata sulla tradizione e l’autorità a una centrata sull’individuo.
Il romanticismo celebra l’unicità dell’uomo, la sua individualità, la sua tendenza all’autodeteminazione che si contrappone all’obbedienza, alla sottomissione a un ordine superiore – la classe sociale, il casato, la religione – tipiche delle società premoderne. L’amore romantico, infatti, nonostante la sua intensità, non è un affetto primario, legato alla sopravvivenza della specie. Non fa parte della natura dell’uomo, non è radicato nel repertorio emotivo dell’umanità, tanto che è quasi assente in alcune culture: in Giappone o in Cina oggi è un evento raro, comico o tragico, mentre in Occidente è considerato disonorevole un matrimonio senza amore solo dall’Ottocento in poi.
Ma proprio mentre enfatizza i valori della realizzazione individuale, l’amore romantico, nella sua declinazione famigliare, smorza le potenzialità eversive dell’individualismo. Il soggetto che sceglie la famiglia limita infatti le sue aspirazioni individuali ponendosi al servizio di un progetto di coppia o di gruppo. Trovare la propria metà, scrivere una storia a due, coltivare l’autocoscienza per interrogarsi sul senso della relazione affettiva nella quale si è coinvolti, sono la novità dell’amore romantico. Prima, l’unione fra i coniugi prevedeva piuttosto una forma di solidarietà, un’intesa fra due persone, finalizzata a occuparsi insieme degli interessi di famiglia. L’amore romantico, come collante coniugale, compare alla fine del Settecento e ancor oggi pervade il nostro immaginario. La sua presenza sulla scena sociale è coeva all’emergere di due fenomeni importanti: la già citata «scoperta dell’infanzia» e l’«invenzione della maternità», secondo l’espressione di Elisabeth Badinter. La filosofa francese, all’inizio degli anni Ottanta, attacca frontalmente la nozione della maternità come istinto, proponendo una ricostruzione storica che evidenzia come la nostra nozione di «buona madre» non sia altro che una costruzione culturale molto recente. Se sommiamo i due concetti ne emerge un terzo: quello di «focolare domestico». Il focolare domestico è un luogo chiuso e caldo dove una donna svolge la funzione primaria di creare e custodire uno spazio privato, dove l’intimità è un sentimento e un’aspirazione. Vi sono aree della casa aperte agli ospiti e altre inaccessibili, e tale suddivisione degli spazi giunge fino a noi con la «zona giorno» e la «zona notte» della casa borghese. Gli aristocratici e i borghesi non ricevono più le visite quando sono a letto o in bagno, come accadeva fino al Settecento: ora c’è un salotto apposito, dove la padrona di casa può esprimere il suo charme ed esibire la sua virtù oltre i vessilli del suo livello sociale. Ella conversa, prepara un tè, ricama o rammenda, legge, suona il pianoforte, crea una combinazione di fiori per farne un centrotavola, cucina i biscotti e poi un dolce speciale del quale non rivela la ricetta alle amiche. Perché è gelosa della sua ricetta? È di mente piccina? Tutt’altro. Uno scienziato rivelerebbe la soluzione di un’equazione che lui solo ha risolto e che può dargli lustro? Certo che no.
Anche i figli, ora rappresentati come bisognosi di cure e di un lungo periodo di tutela, sono un grande impegno per la madre. Il rapporto è reciproco: i figli desiderano una madre sempre presente e disponibile e la madre dei figli da accudire. La loro fragilità fisica, ma anche le loro istanze affettive ed emozionali, sono uno sprone a vigilare sulla loro igiene,...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Mamme acrobate
  3. Frontespizio
  4. Citazione
  5. Prefazione
  6. Introduzione
  7. 1: La madre romantica
  8. 2: Le acrobazie della libertà
  9. 3: La madre postmoderna
  10. 4: Una nuova madre, un solo figlio
  11. 5: Concepire al freddo
  12. 6: Intelligenti ma imbranati
  13. 7: La seconda nascita
  14. 8: La madre vede il futuro?
  15. 9: Quale padre, quale partner
  16. Bibliografia
  17. Indice