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BEAUMONT-SUR-OISE
...-5 settembre 1580
IL SIGNOR de Montaigne inviò con la posta il signor de Mattecoulon, assieme allo scudiero suddetto, a visitare esso conte1 e seppe che le ferite non ne erano mortali. A Beaumont, di cui s’è detto, il signor d’Estissac si unì alla comitiva per compiere il medesimo viaggio, accompagnato da un gentiluomo,2 un cameriere, un mulo e da un mulattiere e due lacchè a piedi, aggregandosi alla nostra compagnia per dividere le spese a metà.
Il lunedì 5 settembre 1580 partimmo da Beaumont dopo pranzo e venimmo direttamente per cena a
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MEAUX
5-6 settembre 1580
Meaux, che è una bella cittadina sulle sponde della Marna. È formata di tre parti: città e sobborghi sono
al di qua del fiume, verso Parigi; al di là dei ponti si trova un altro gran borgo, il cosiddetto Mercato (frammezzo al fiume, che lo circonda con un bellissimo fossato), dove c’è gran quantità d’abitanti e di case. Un tempo questo luogo era assai ben fortificato con ampie e robuste mura e torri all’ingiro; ma, durante il secondo torbido degli ugonotti,1 giacché la più parte degli abitanti di qua apparteneva a tale setta, si fece demolire ogni fortificazione. Questa parte della città sostenne l’assalto degl’inglesi2 quando già tutto il resto era perduto, e – come ricompensa – gli abitanti sono ancora esenti dalla tassa sull’entrata e dalle altre imposte. Sulle rive della Marna mostrano un’isola lunga due o trecento passi che dicono essere un cavaliere3 gettato in acqua dagli inglesi per battere con le macchine da guerra esso Mercato e che, col tempo, si è rassodato così.
Nei sobborghi visitammo l’abazia di San Farone,4 un edificio molto vecchio dove indicano la camera e la sala di Ogeri il Danese. Vi si trova un antico refettorio con certe ampie e lunghe tavole in pietra d’inusitata grandezza, frammezzo alle quali sorgeva, prima delle recenti guerre civili, una fonte naturale usata durante i pasti. La più parte dei religiosi è tuttora costituita di nobili. Fra le altre cose vi si trova una tomba parecchio antica e veneranda con l’effige in pietra di due cavalieri distesi, di straordinaria grandezza, e si crede che siano i corpi d’Ogeri il Danese e di qualcun altro di quei paladini.5 Non vi si scorgono né iscrizioni né stemmi; appaiono soltanto queste parole in latino, che «qua stanno sepolti due eroi sconosciuti», fatte porre circa cent’anni addietro da un abate. Nel loro tesoro [i religiosi] mostrano fra l’altro i resti di quei due cavalieri: l’osso del braccio, dalla spalla al gomito,
è quasi lungo come tutto l’arto d’un uomo normale d’oggidì, e un po’ maggiore che quello del signor de Montaigne. Mostrano anche, di loro, due spade che sono circa della lunghezza delle nostre a due mani e che, nel taglio, recano traccia di numerosi colpi.6
Nella città suddetta di Meaux il signor de Montaigne andò a far visita al tesoriere della chiesa di Santo Stefano,7 tale Giusto Terrelle ben noto fra i dotti di Francia, un vecchietto sessantenne che è stato in Egitto e a Gerusalemme, ha soggiornato sette anni a Costantinopoli e che gli mostrò la biblioteca e le rarità del proprio giardino. Non vi trovammo nulla di più strano che un albero di bosso schiudente i rami a cerchio, e così folto e tagliato in modo tale da parere una sfera, assolutamente liscia e assai compatta, dell’altezza di un uomo.
Da Meaux, dove pranzammo, il martedì venimmo a dormire in
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CHARLY-SUR-MARNE
6-7 settembre 1580
Charly, sette leghe.1 Il mercoledì, dopo pranzo, venimmo a dormire in
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DORMANS
7-8 settembre 1580
Dormans, sette leghe. Il giorno dopo, che fu di giovedì, la mattina venimmo per pranzo a
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ÉPERNAY
8-9 settembre 1580
Espernei, cinque leghe. Appena arrivati, i signori d’Estissac e de Montaigne andarono a messa, secondo il costume loro,1 nella chiesa della Madonna, e, poiché quando il maresciallo di Strossi venne ucciso all’assedio di Teonville se ne era trasportata la salma in questa chiesa, esso signor de Montaigne, che già l’aveva visitata, ne cercò il sepolcro e trovò che era stato seppellito di fronte all’altar maggiore senza alcun segno, né pietra, né stemma, né epitaffio; ma ci fu detto che così l’aveva fatto inumare la regina, senza pompa e senza cerimonia, ché tale era la volontà del maresciallo suddetto. Il vescovo di Renes, della casa degli Hanequins a Parigi, officiava in questa chiesa, di cui è abate, essendo pure il giorno della Madonna di settembre.
In chiesa, finita la messa, il signor de Montaigne andò a cercare il signor Maldonat, gesuita il cui nome è ben noto per l’erudizione in filosofia e teologia, e discorsero insieme a proposito di vari argomenti, sia allora sia nel pomeriggio, nell’alloggio del signor de Montaigne, dove venne a visitarlo detto Maldonat. E, fra l’altro, poiché costui veniva dai bagni di Aspa, che sono presso Liegi, dove aveva soggiornato col signor de Nevers, gli disse che erano acque estremamente fredde e come colà si giudicasse che quanto più fredde si potevan prendere tanto meglio era. Sono così gelate, che alcuni – bevendone – vengono colti da brividi e da nausea; ma quasi subito dopo sopravviene un gran calore2 allo stomaco. Da parte sua, ne prendeva cento once, ché vi son quelli che forniscono bicchieri della misura a seconda la volontà di ciascuno. Si bevono non solamente
a digiuno, ma pure dopo il pasto, e gli effetti di cui parlò assomigliano a quelli delle acque di Guascogna. Quanto a lui, asseriva d’esser stato in grado di costatarne l’efficacia giacché, pur avendone bevuto più volte del tutto sudato e alterato, non gli avevano prodotto alcun male. Ebbe modo di sperimentare che, gettandovi dentro rane e altri animaletti, muoiono immediatamente; e disse che, se si fosse posta una pezzuola sopra un bicchiere di detta acqua, sarebbe ingiallita subito. Se ne beve almeno per quindici giorni o per tre settimane; il luogo è di quelli dove ci si può sistemare e alloggiare assai bene,3 ed è molto indicato per qualsiasi occlusione o pietra; tuttavia né il signor de Nevers né lui erano migliorati di molto. Aveva con sé un maestro di casa del signor de Nevers, e insieme diedero al signor de Montaigne un cartello di sfida redatto a proposito del dissenso fra i signori de Montpansier e de Nevers4 perché ne fosse istruito e, a sua volta, potesse istruire quanti gentiluomini avessero a interessarsene.
Il venerdì mattina partimmo di là e giungemmo in
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CHÂLONS-SUR-MARNE
9-10 settembre 1580
Chaalons, sette leghe, e vi alloggiammo alla «Corona», una bella locanda dove si viene serviti con vasellame d’argento, e la maggior parte dei letti e delle coperte sono di seta. In tutta questa contrada gli edifici comuni appaiono di creta tagliata a piccoli riquadri di mezzo piede circa e d’altri in terra di ugual forma.
Il giorno successivo partimmo dopo pranzo e venimmo a dormire in
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VITRY-LE-FRANÇOIS
10-11 settembre 1580
Vitri le François, sette leghe, è una cittadina posta sulla Marna, costruita trentacinque o quarant’anni fa al posto dell’alta Vitri che venne incendiata.1 Conserva ancora la forma originale ben proporzionata e gradevole, e al centro appare una gran piazza quadrata tra le migliori di Francia.
Qua sentimmo tre notizie memorabili. L’una, che la signora de Guise de Bourbon, vedova con doario di ottantasette anni, era ancor viva e si faceva tuttavia il suo quarto di lega a piedi.
L’altra, che pochi giorni prima c’era stata un’impiccagione da quelle parti, in un posto che si chiama Montirandet, per questo motivo: sette od otto ragazze nei dintorni di Chaumont in Bassigni avevano complottato qualche anno addietro, di vestirsi da uomini e proseguire in tal modo l’esistenza nel mondo. Fra le altre, una era giunta, sotto il nome di Mario, in questa cittadina di Vitri a guadagnarsi la vita come tessitore, quale giovane di buona condizione che si rendeva ben accetto a chiunque. In essa Vitri si fidanzò con una donna che è tuttora viva; ma, per qualche disaccordo sopraggiunto fra loro la cosa non era andata oltre. Essendosi poi trasferita a Montirandet, di cui s’è detto, e continuando a guadagnarsi da vivere col medesimo mestiere, s’era innamorata d’una tale che aveva sposata, e le era vissuta insieme quattro o cinque mesi non senza soddisfazione a lei, a quanto si dice; però, essendo stata riconosciuta da qualcuno della stessa Chaumont e portata la cosa dinanzi al giudice venne condannata all’impiccagione: ciò che
asseriva di preferire piuttosto di ritornar a vivere come ragazza, e venne così impiccata per invenzioni illecite atte a supplire alle deficienze del proprio sesso.
L’altra notizia, infine, riguarda un tal Germano, pure vivente, persona di umile estrazione senz’arte né parte, che sino ai ventidue anni d’età era stato una ragazza vista e conosciuta da tutti gli abitanti del luogo e nota per avere sul mento un po’ più di pelo delle altre, tanto che la si chiamava Maria la barbuta. Un giorno, compiendo uno sforzo per saltare, le si produssero gli attributi virili, e il cardinale de Lenoncourt, allora vescovo di Chalons, gli diede il nome di Germano. Tuttavia non s’è sposato; ha una gran barba molto folta; noi però non potemmo vederlo perché si trovava in campagna. Nella città corre ancora sulla bocca delle ragazze una canzoncina nella quale si avvertono a vicenda di non spiccare mai grandi salti, nel timore di diventar maschi come Maria-Germano. Assicurano che la presente notizia venne inserita da Ambrogio Paré nel proprio libro di chirurgia,2 che è certissima, e in tal senso fu testimoniata al signor de Montaigne3 dalle prime autorità del luogo.
Partimmo di là domenica mattina dopo colazione e giungemmo direttamente a
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BAR-LE-DUC
11-12 settembre 1580
Bar, nove leghe, dove il signor de Montaigne era già stato,1 né vi trovò altra novità degna di menzione se non la straordinaria somma che un sacerdote e decano del luogo ha impiegato e tuttavia continua a impiegare, in opere pubbliche. Si chiama Gilles de Treves e ha fatto costruire la cappella2 più sontuosa che esista in Francia quanto a marmi, dipinti e decorazioni; inoltre ha fatto sorgere, e fra poco avrà terminato di arredarla, la più bella casa3 che pure ci sia in Francia, e della miglior struttura, la più ben disposta e salda, la più elaborata e ricca d’ornamenti, la più comoda: di questa intende fare una collegiata, e sta dot...