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Conoscere le logiche del denaro per capire le grandi crisi

  1. 200 pagine
  2. Italian
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Conoscere le logiche del denaro per capire le grandi crisi

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In che modo le politiche monetarie determinano il successo o il fallimento delle nazioni? Con la chiarezza e la lucidità che lo contraddistinguono, il grande economista John K. Galbraith ripercorre la sfaccettata storia della moneta e mette in luce i percorsi spesso sorprendenti in cui il denaro influenza lo sviluppo e le crisi degli Stati. In un'analisi che parte dall'oro degli antichi imperi e arriva alla finanza speculativa degli ultimi decenni, Galbraith esamina i momenti cruciali dell'evoluzione della moneta e mostra come le grandi trasformazioni del Novecento abbiano reso sempre più complesso mantenere la stabilità dei prezzi e dell'economia: dallo sviluppo di enormi banche in grado di influenzare le politiche monetarie dei governi all'alterazione del mercato da parte delle corporation, fino ai tentativi di regolamentazione delle istituzioni internazionali, Soldi offre una prospettiva indispensabile per comprendere le dinamiche che stanno alla base dell'instabilità economica del nostro mondo.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858646137
Argomento
Business

1

La moneta

È da tempo di moda tra gli storici, tranne che nei recessi segreti delle loro convinzioni, parlare con pudore delle lezioni della storia. Forse l’unica cosa che insegna è che essa insegna poco. Ma per quanto riguarda la moneta, queste riserve non sono giustificate. La storia della moneta insegna molto, o almeno si può fare in modo che insegni molto. È anzi estremamente dubbio che si possa imparare qualcosa di duraturo su questo argomento in qualsiasi altro modo. Gli atteggiamenti nei confronti della moneta seguono lunghe fluttuazioni cicliche. Quando va male la gente vorrebbe che andasse meglio. Quando va bene, si pensa ad altro. Solo studiando il problema nel tempo possiamo vedere come coloro che vivono un periodo di inflazione aspirino a una moneta stabile e invece come coloro che accettano le restrizioni e i costi della stabilità finiscano per accettare anche i rischi dell’inflazione. È questo ciclo a insegnarci che nulla è permanente, nemmeno l’inflazione.
Scopriamo anche che la paura che l’inflazione lascia sulla sua scia può essere nociva quanto l’inflazione in sé. Dalla storia infine apprendiamo, più efficacemente che in qualsiasi altra maniera, quale sia stata l’evoluzione della moneta e delle tecniche per la sua regolamentazione, buona o cattiva, e come oggi possano servire o non servire. È nel passato che scopriamo come le nuove istituzioni – le società per azioni, i sindacati, la previdenza sociale – hanno modificato il problema di mantenere stabili i prezzi nella situazione attuale e come il modificarsi delle circostanze ha enormemente complicato questo compito.
Sono le lezioni della storia, più che la storia in sé, il tema di questo libro. I suoi fini sono didattici ed espositivi, in funzione più del presente che del passato. Ma non sono soltanto così solenni. Nella storia della moneta ci sono anche molte cose affascinanti. Ce ne sono altre che gettano una viva luce sul comportamento e sulla follia dell’uomo. Che l’amore per il denaro sia alla radice di tutti i mali è un’affermazione che potrebbe anche essere contestata. Adam Smith, che per molti è un profeta la cui autorità è solo leggermente inferiore a quella delle Scritture, pensava nel 1776 che di tutte le attività cui l’uomo si era sino allora dedicato – la guerra, la politica, la religione, gli svaghi violenti, il sadismo sfrenato – il far soldi fosse la meno nociva alla società. È però indubitabile che la ricerca del denaro, o qualunque altra forma durevole di stretto rapporto con esso, può determinare un comportamento non soltanto bizzarro, ma decisamente perverso.
Ci sono buoni motivi perché questo accada. Gli uomini che posseggono denaro, come un tempo quelli provvisti di nobili natali o di un titolo prestigioso, hanno inevitabilmente creduto che il rispetto e l’ammirazione ispirati dalla ricchezza fossero in realtà dovuti alla loro saggezza o alla loro personalità. Il contrasto tra l’opinione, così inebriante, che si fanno di se stessi e la realtà, spesso al limite del ridicolo o depravata, è sempre stato fonte di stupore e di grande divertimento. Analogamente, c’è sempre stata una soddisfazione, certo di natura volgare, per la rapidità con la quale rispetto e ammirazione svaniscono quando capita qualcosa al denaro di quegli stessi individui.
I soldi sconcertano anche in un altro senso. Periodicamente, nel corso dei secoli, gli uomini hanno creduto di aver scoperto il segreto della loro infinita moltiplicazione. E con la stessa sicurezza con cui hanno persuaso di questo se stessi, sono riusciti a convincere anche gli altri. Invariabilmente ciò comporta la riscoperta, magari in forma leggermente nuova, di qualche truffa infinitamente antica. L’intervallo di tempo tra le altezze trascendentali del genio finanziario e il nadir del suo crollo successivo – dal John Law salvatore della reggenza francese al John Law penitente a Venezia; dal Nicholas Biddle primo re della finanza americana e personaggio capace di metter paura persino ai presidenti al Nicholas Biddle divenuto il più famoso dei falliti di Filadelfia; dal Bernard Cornfeld dei jet e delle concubine dagli occhi tristi al Bernard Cornfeld della prigione di St. Antoine; dal Michael Milken genio del mercato delle obbligazioni speculative al Michael Milken ospite di qualche carcere di «minima sicurezza» – è spesso di pochi mesi, o al massimo di pochi anni. Queste ascese vertiginose e queste terribili cadute sono oggetto di meraviglia e di una certa malvagia soddisfazione, specialmente perché capitano ad altri. Ma in questi casi, certo, è la storia che è importante, non il suo significato.
Bisogna dire qualcosa della disposizione d’animo con la quale si vorrebbe che il lettore affrontasse un libro come questo. Quasi tutti i ragionamenti sulla moneta comportano un pesante sbarramento di formule magiche da iniziati. Ciò è in parte intenzionale. Quelli che ne parlano e ne fanno materia d’insegnamento e ci si guadagnano da vivere acquistano prestigio, stima e compensi pecuniari coltivando, come i medici o gli stregoni, la credenza in una loro privilegiata associazione con l’occulto; la convinzione, cioè, di avere conoscenze del tutto inaccessibili alla gente comune. Anche questa, pur essendo professionalmente remunerativa e personalmente redditizia, è una forma di frode ben radicata nel tempo. Non c’è nulla che riguardi la moneta che non possa essere alla portata di una persona mediamente curiosa, diligente e intelligente. E non c’è nulla in queste pagine che una persona con queste qualità non possa capire. Gli eventuali errori d’interpretazione o di fatto che questa storia può contenere non derivano mai, il lettore può esserne certo, da un processo di semplificazione. Lo studio della moneta, più di ogni altro settore dell’economia, è quello in cui ci si serve della complessità per travestire la verità o per sfuggirle, non certo per rivelarla. Quasi tutte le cose della vita – automobili, amanti, cancro – sono importanti solo per chi le ha. Il denaro invece è importante per chi ce l’ha come per chi non ce l’ha. Entrambi dunque sono interessati a capire. Entrambi dovrebbero procedere con la ferma convinzione di riuscirvi.
Qualcuno in questo contesto potrà sostenere che un libro sulla storia della moneta dovrebbe cominciare definendo che cosa realmente essa sia. Cos’è che rende una striscia di carta, di per sé priva di valore, così utile negli scambi, mentre nessun altro foglio di analoghe dimensioni ha un valore comparabile? I precedenti non sono incoraggianti. Alla televisione, gli intervistatori che pure godono della fama di persone perspicaci cominciano le loro conversazioni con gli economisti con questa domanda: «E adesso mi dica, che cos’è esattamente la moneta?». Le risposte sono sempre incoerenti. Gli insegnanti di economia elementare o di economia monetaria partono con definizioni davvero sottili. Esse vengono meticolosamente trascritte, faticosamente imparate a memoria e poi, per fortuna, dimenticate. Il lettore dovrebbe leggere queste pagine con la consapevolezza che la moneta non è niente di più o di meno di ciò che lui, o lei, ha sempre pensato che fosse, vale a dire ciò che viene comunemente offerto o ricevuto per l’acquisto o la vendita di merci, servizi o altre cose. Le varie forme che la moneta assume e ciò che determina che cosa con essa si potrà acquistare sono un altro discorso. Ma è appunto questo lo scopo delle pagine che seguono.
Un’ultima cosa. Questa è una storia della moneta, ma è molto meno di una storia di tutte le monete in tutti i tempi, cosa questa che difficilmente uno storico potrà ammannirci entro breve tempo. Perciò in tutti i periodi è stato necessario fare delle scelte. Scelte basate su ciò che (come la Banca d’Inghilterra) ha maggiormente influito sull’evoluzione della moneta, o (come la lotta tra Jackson e Biddle) ha meglio messo in luce le forze che si battevano per controllarla, o (come le opere di Keynes e la storia recente) ha soprattutto contribuito alle nostre conoscenze attuali. Inoltre, e ancor più pregiudizialmente, le scelte sono anche derivate, senza dubbio, da ciò che più interessava all’autore.
Negli ultimi capitoli, come sarà evidente, la scelta converge soprattutto sul dollaro. Ma qui l’arte, reale o presunta, non fa che imitare la vita. È al dollaro che arriva la storia della moneta. È con il dollaro che, per il momento, si conclude.

2

Delle monete e del tesoro

La moneta è un dispositivo antichissimo, ma l’idea che sia un manufatto degno di fiducia e accettabile senza un esame minuzioso e senza obiezioni, è, sotto tutti gli aspetti, un fatto decisamente occasionale... più che altro una circostanza dell’ultimo secolo. Per circa quattromila anni c’era solo un accordo sull’uso di uno o più metalli a fini di scambio, e questi metalli erano tre, il rame, l’argento e l’oro, gli ultimi due usati anche nella combinazione naturale che va sotto il nome di elettro. Per la massima parte di questi lunghi anni fu l’argento ad avere importanza preminente; per periodi più brevi, per esempio a Micene o a Costantinopoli dopo la divisione dell’impero romano, prevalse invece l’oro.1 È sempre stato giudicato infamante il fatto che Giuda abbia tradito Gesù per trenta monete d’argento. Ma che si trattasse d’argento indica soltanto una normale transazione commerciale; se fossero state tre monete d’oro, un rapporto plausibile per quei tempi, sarebbe stato un contratto del tutto eccezionale. A volte, per quanto si riferisce all’uso, l’oro è stato addirittura meno importante del rame. Si deve inoltre notare che, per brevi periodi, è entrato in gioco anche il ferro. E, molto più tardi, come si vedrà, il tabacco ha avuto un momento di fortuna limitato ma rilevante. Articoli più ingombranti o più esotici, come il bestiame, le conchiglie, il whisky e le pietre, pur essendo assai cari agli insegnanti di questioni monetarie, non sono mai stati a lungo importanti per chi viveva molto distaccato da un’esistenza rurale primitiva. Tra moneta e metallo non c’è soltanto uno stretto legame storico; per quasi tutta la sua storia, la moneta è praticamente sempre stata un metallo più o meno prezioso.
Il metallo era scomodo da accettare, pesare, dividere e valutare in forma di polvere o di barre, ma era certo più comodo, sotto questi aspetti, del bestiame. Di conseguenza, sin dagli albori dei tempi storici, e molto probabilmente anche un po’ prima, il metallo venne fuso in monete di peso prestabilito. Erodoto attribuisce questa innovazione ai re di Lidia, presumibilmente verso la fine dell’VIII secolo a.C.:
Tutte le figlie dei lidi esercitano la prostituzione, accumulandosi la dote, e fanno ciò finché si sposano, e concludono esse stesse il matrimonio...
I lidi hanno costumi simili a quelli dei greci, ad eccezione del fatto che la prole femminile si dà alla prostituzione. Primi fra gli uomini di cui noi abbiamo conoscenza, coniarono monete d’oro e d’argento e se ne servirono, e per primi esercitarono il commercio al minuto.2
Sembra possibile, a giudicare dalle allusioni nei poemi epici indù, che le monete, e anche la loro divisione in decimali, fossero già in uso in India qualche secolo prima.3 La coniazione delle monete, dopo i lidi, ebbe comunque grande sviluppo nelle città greche e nelle loro colonie in Sicilia e in Italia, sino a diventare un’importante forma d’arte. È impossibile guardare certi esemplari superstiti senza trattenere il fiato di fronte a tanta bellezza. Dopo Alessandro Magno si stabilì l’uso di raffigurare sulla moneta la testa del sovrano, più, si sostiene, per garantire il peso e la qualità del metallo che come una sorta di omaggio del regnante a se stesso. Poteva però anche avvenire il contrario. A detta di Svetonio, dopo la morte di Caligola, le monete con la sua effigie vennero ritirate e rifuse per dimenticare non soltanto il nome ma anche i lineamenti del tiranno.
Batter moneta era una bella comodità. Era anche un invito alla grande truffa pubblica e alla piccola truffa privata. I sovrani dissipatori, o in difficili condizioni finanziarie, che nel corso dei secoli hanno costituito una netta maggioranza della categoria, hanno avuto regolarmente la luminosa trovata di ridurre la quantità di metallo nelle loro monete o di ricorrere a qualcosa di meno costoso, come l’ottone, nella speranza che nessuno se ne accorgesse, almeno per qualche tempo. In tal modo con una quantità minore di oro o di argento si poteva acquistare quanto s’acquistava prima, oppure con lo stesso peso in metallo si comprava molto di più. E anche a imprenditori privati venne in mente, una volta stipulato un contratto, che sarebbe stata una buona idea tosare o tagliar via qualche micromilligrammo dalle monete che si erano impegnati a pagare. E questa, col passar del tempo, era un’aggiunta marginale ma preziosa ai profitti. Anche la contraffazione fu una scoperta dei tempi più antichi. Già nel 540 a.C. si accusò Policrate di Samo di aver imbrogliato gli spartani con false monete d’oro.
Con il trascorrere dei decenni, e in conseguenza delle necessità finanziarie dei sovrani, della loro capacità, generalmente modesta, di resistere alle tentazioni, e dopo lo sviluppo delle arti private del peculato, la coniazione mostrò una decisa tendenza a diventare sempre peggiore. I greci, soprattutto gli ateniesi, erano contrari, a quanto pare, al deprezzamento della moneta, avendo capito che era un espediente di breve durata e di sicuro insuccesso e che l’onestà era, se non altro, una buona politica commerciale. Dopo la divisione dell’impero romano e la riaffermazione dell’influenza greca a Costantinopoli, il bisante fu per alcuni secoli il simbolo mondiale della moneta solida, accettabile ovunque come l’oro che conteneva.
Viceversa la storia dello sviluppatissimo sistema monetario romano, come la leggenda ha sufficientemente dimostrato, si svolse sotto il segno di un ininterrotto deprezzamento, iniziato, secondo l’ipotesi più diffusa, a causa delle pressioni finanziarie delle guerre puniche. Il risultato fu che, durante l’impero, il sistema monetario non aveva più una parità basata sull’oro e sull’argento ma sul rame. Ai tempi di Aureliano la moneta d’argento fondamentale era di rame per il 95 per cento circa. In seguito il suo contenuto in argento scese addirittura al 2 per cento.4 Si è detto che i numismatici moderni posseggono oggi le autentiche monete d’oro e d’argento che venivano allora tesaurizzate e che, grazie all’uccisione, alla forzata urgente partenza o alla semplice morte naturale dei loro proprietari, rimasero orfane e dimenticate.5 Si è arrivati addirittura a sostenere che fu il deprezzamento del circolante a provocare la caduta di Roma. Questa tendenza storiografica ad attribuire enormi conseguenze negative ai comportamenti monetari con i quali lo studioso si trova in disaccordo, la ritroveremo con una certa frequenza. È superfluo dire che bisognerebbe considerarla con estremo sospetto.
Nel mondo antico e in quello medievale, le monete delle varie giurisdizioni convergevano nelle maggiori città commerciali. Dove esisteva una tendenza ad accettare monete sulla fiducia, erano inevitabilmente le monete cattive che venivano fatte circolare, mentre le buone si preferiva tenerle. Da questa precauzione derivò nel 1558 la durevole constatazione di Sir Thomas Gresham – già fatta da Oresme e da Copernico e implicita nella tesaurizzazione delle monete buone romane – secondo la quale la moneta cattiva scaccia sempre la buona. È forse l’unica legge economica che non sia mai stata seriamente contestata, per l’eccellente ragione che non ha mai avuto un’eccezione di rilievo. La natura umana può essere infinitamente variabile. Ma ha delle costanti. Una delle quali è che, potendo scegliere, la gente si tiene ciò che più conviene a sé o alle persone che le sono care.
Con varie monete in circolazione, variamente adulterate, tosate, limate, salassate o spuntate, e con il fatto che si offrivano soprattutto le peggiori, le monete finirono per diventare un problema. E questo aprì la strada a una grande riforma: il ritorno alla pesatura. Questo passo decisivo venne compiuto dalla città di Amsterdam nel 1609 e fu il passo che legò la storia della moneta a quella della banca. Sua causa specifica era il grande volume del commercio di Amsterdam. Che era a sua volta legato a uno degli avvenimenti che più influirono sulla storia della moneta: i viaggi di Colombo e le conseguenze sull’Europa della successiva conquista e dello sfruttamento dell’America spagnola.
Dopo il 1493, molti in Europa sapevano solo vagamente che erano state scoperte e conquistate terre oltre il «Mare Oceano», e molti ne erano del tutto all’oscuro. Ma si può tranquillamente affermare che furono in pochi a non risentire di una delle sue principali conseguenze. Scoperta e conquista avviarono un enorme flusso di metalli preziosi dall’America all’Europa e il risultato fu un grande aumento dei prezzi, un’inflazione provocata dall’aumentata offerta della più solida delle monete solide. Non c’era quasi nessuno in Europa che fosse così lontano dalle influenze del mercato da non risentirne le conseguenze nel suo salario, in ciò che vendeva e negli oggetti, anche di poco prezzo, che doveva comprare. Questo aumento dei prezzi si verificò da principio in Spagna, dove i metalli arrivarono prima; poi, quando furono portati dal commercio (o forse, in misura minore, dal contrabbando o in seguito a conquiste) in Fran...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Premessa
  4. 1 La moneta
  5. 2 Delle monete e del tesoro
  6. 3 Le banche
  7. 4 La banca
  8. 5 Della carta
  9. 6 Uno strumento di rivoluzione
  10. 7 La guerra della moneta
  11. 8 Il grande compromesso
  12. 9 Il prezzo
  13. 10 L’impeccabile sistema
  14. 11 La caduta
  15. 12 L’inflazione estrema
  16. 13 Le autolesioni
  17. 14 Quando la moneta sparì
  18. 15 La minaccia dell’impossibile
  19. 16 L’avvento di J.M. Keynes
  20. 17 La guerra e la lezione successiva
  21. 18 Gli anni buoni: la preparazione
  22. 19 La nuova economia al suo apogeo
  23. 20 Moneta e politica
  24. 21 Dagli anni Ottanta in poi
  25. 22 Conclusione
  26. Note
  27. Ringraziamenti
  28. Indice dei nomi