Il senso dell'esistenza
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Il senso dell'esistenza

  1. 160 pagine
  2. Italian
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Il senso dell'esistenza

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Informazioni sul libro

Queste intense pagine del Dalai Lama costituiscono un itinerario spirituale e umano che parte dai monasteri tibetani e dalle loro colorate immagini allegoriche per giungere, in modo sorprendente e naturale, alla nostra vita e fornirci, con gli insegnamenti e le pratiche spirituali, il centro, l'equilibrio che spesso cerchiamo con tanto affanno. Egli ci spiega come fronteggiare la violenza, come aiutare chi soffre, come integrare la pratica religiosa nella vita di ogni giorno. Un viaggio verso la sapienza e la saggezza che ognuno di noi ha dentro.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858642290

1. La visione buddhistica del mondo

MARTEDÌ MATTINA
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Prima di tutto, lasciate che parli ai buddhisti praticanti presenti tra il pubblico delle giuste motivazioni per ascoltare delle conferenze sulla religione. Avere una buona motivazione è importante. Se discutiamo di questi argomenti non è certo per soldi, fama o qualunque altro aspetto del nostro sostentamento durante questa vita. Soldi e fama possiamo procurarceli con moltissime altre attività. La ragione principale per cui siamo venuti alla Camden Hall deriva da una preoccupazione a lungo termine.
Tutti vogliono la felicità e nessuno vuole soffrire: è un indiscutibile dato di fatto. Ma esistono diversi pareri su come raggiungere la felicità e superare i problemi. Ci sono molti tipi di felicità e molti modi per raggiungerla, e anche molti tipi di dolore e molti modi per superarlo. In qualità di buddhisti, però, come scopo non ci poniamo solo il sollievo temporaneo e benefici temporanei, ma risultati a lungo termine. Ai buddhisti non interessa solo questa vita, ma la vita dopo la vita, e così via. Noi non contiamo le settimane o i mesi, e neppure gli anni, ma le vite e gli eoni.
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I soldi hanno la loro utilità, ma è limitata. Tra i poteri e i possessi mondani ne esistono senza dubbio di buoni, ma sono cose limitate. Tuttavia, dal punto di vista buddhistico, lo sviluppo mentale si trasmette da una vita all’altra, perché la natura della mente è tale che certe qualità mentali, se sviluppate su basi solide, rimangono per sempre, non solo, ma possono accrescersi. Le buone qualità mentali infatti, una volta sviluppate in modo adeguato, si accrescono all’infinito. Pertanto la pratica spirituale ci dà sia la felicità a lungo termine sia una maggiore forza interiore giorno dopo giorno.
Perciò, mantenete la vostra mente concentrata sugli argomenti in discussione: ascoltate con una motivazione pura... non dormite! Anche da parte mia la motivazione principale è un sentimento sincero verso gli altri, la preoccupazione per il benessere altrui.

COMPORTAMENTO E VISIONE

Per sviluppare le qualità mentali è necessaria la meditazione. La mente è qualcosa che si può senz’altro trasformare, e la meditazione è un mezzo per riuscirci. La meditazione è l’attività che permette di far familiarizzare la mente – di farle fare conoscenza – con un nuovo significato. Praticamente significa prendere dimestichezza con l’oggetto della meditazione.
Esistono due tipi di meditazione: analitica e stabilizzante. Prima di tutto l’oggetto viene analizzato, dopodiché la mente si concentra unicamente sullo stesso oggetto in una meditazione stabilizzante. La meditazione analitica si suddivide a sua volta in due tipi:
  1. Si sceglie un oggetto di meditazione, per esempio la transitorietà, e vi si medita sopra.
  2. Si coltiva con la meditazione un atteggiamento mentale, come nella coltivazione dell’amore, nel qual caso la mente assume la stessa natura dell’oggetto meditato.
Per comprendere lo scopo della meditazione, è utile dividere le pratiche in visione e comportamento. Il fattore principale è il comportamento, perché è da questo che derivano la felicità futura propria e altrui. Perché il comportamento sia puro e completo, occorre avere una visione adeguata. Il comportamento deve trovare saldi fondamenti nella ragione, e per questo è necessaria un’adeguata visione filosofica.
Che cosa si propongono principalmente le pratiche buddhistiche riguardo al comportamento? Si propongono di domare il continuum mentale della persona – di farla diventare non-violenta. In generale nel Buddhismo i Veicoli, ovvero i modi in cui si realizza la pratica, sono suddivisi in Grande e Piccolo. Il Grande Veicolo consiste principalmente nella compassione, l’atto altruistico di aiutare il prossimo, mentre il Piccolo Veicolo è interessato soprattutto a non danneggiarlo. Come dire che la radice di tutto l’insegnamento buddhistico è la compassione. La mirabile dottrina del Buddha ha la sua radice nella compassione, e si dice che il Buddha che insegna queste dottrine sia addirittura nato dalla compassione. La qualità più importante di un Buddha è una grande compassione, e questa attitudine a soccorrere e aiutare gli altri è il motivo per cui è opportuno prendere rifugio in un Buddha.
Il sahgha, o Comunità Spirituale, è costituito da coloro che, praticando nel modo giusto la dottrina, aiutano gli altri a trovare rifugio. Queste persone hanno quattro qualità speciali. La prima è che, se qualcuno fa loro del male, non rispondono facendo a loro volta del male; la seconda è che, se qualcuno si mostra in collera verso di loro, non reagiscono con altra collera; la terza è che, se qualcuno le insulta, non rispondono con altri insulti; e la quarta è che, se qualcuno le accusa, non ricambiano con la stessa moneta. Questo è lo stile di comportamento di un monaco o di una monaca. La radice di queste qualità è da ricercarsi ancora una volta nella compassione; in questo modo si può dire che anche le qualità della comunità spirituale derivano dalla compassione. Così, i tre rifugi di un buddhista – il Buddha, la dottrina e la comunità spirituale – hanno tutti la loro radice nella compassione.
Per quanto concerne la pratica della compassione, tutte le religioni hanno efficacissimi sistemi di buoni consigli, e in questo si assomigliano. Il comportamento base della non-violenza, motivato dalla compassione, è necessario non solo nella vita quotidiana, ma anche tra le singole nazioni, e in tutto il mondo.
Riguardo alla visione buddhistica, la filosofia generale di tutti i sistemi è, nonostante le diverse interpretazioni, la produzione condizionata. In sanscrito la parola che esprime produzione condizionata è pratītya-samutpāda. Pratītya ha tre diversi significati – incontrare, poggiare su, dipendere – ma tutti e tre fondamentalmente significano dipendenza. Samutpāda è la produzione. Quindi il significato di pratītya-samutpāda è ciò che si origina in dipendenza da certe condizioni, poggiando su certe condizioni, attraverso la forza delle condizioni. A un livello più sottile, si spiega come il motivo principale per cui i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca.
Per riflettere sul fatto che le cose – gli argomenti su cui si riflette nella meditazione – sono vuote, prive di esistenza intrinseca in quanto prodotti in dipendenza da altro, è necessario identificare gli argomenti di questa riflessione, in quanto si tratta dei fenomeni che producono piacere e dolore, aiuto e danno, e così via. Se non si capiscono bene causa ed effetto, diventa estremamente difficile realizzare che questi fenomeni sono vuoti, privi di esistenza intrinseca in quanto prodotti in dipendenza da altro. Bisogna capire la rappresentazione di causa ed effetto – che cause diverse aiutano e danneggiano in modi diversi – perché è in base a questo che si comprende il loro vuoto in quanto prodotta in dipendenza da altro. Per questo il Buddha ha presentato la produzione condizionata in connessione con la causa e l’effetto delle azioni nel processo della vita nell’esistenza ciclica, in modo che sia possibile giungere a una conoscenza profonda del processo di causa ed effetto.
Pertanto c’è un livello di produzione condizionata che riguarda la causalità, in questo caso le dodici cause o anelli della produzione condizionata della vita nell’esistenza ciclica: ignoranza, azione, coscienza, nome e forma, sei sfere sensorie, contatto, sensazione, brama, attaccamento, esistenza, nascita, vecchiaia e morte. C’è poi un secondo livello di produzione condizionata, più profondo, che si applica a tutti gli oggetti: è il costituirsi di fenomeni dipendenti dalle loro parti. Non esiste fenomeno che non abbia delle parti, e così ciascun fenomeno viene attribuito alle sue parti.
Esiste un terzo livello, ancora più profondo: il fatto che i fenomeni siano semplicemente designati secondo i termini e la concettualità dipendentemente dalle loro basi di designazione. Quando si cerca un oggetto tra le sue basi di designazione, non si troverà nulla che sia l’oggetto designato, e pertanto i fenomeni sorgono semplicemente in dipendenza da altro nel senso che vengono designati secondo le basi di designazione. Mentre il primo livello di produzione condizionata si riferisce alla produzione di fenomeni composti dipendenti da cause e condizioni e pertanto si applica solo a fenomeni transitori e derivanti da cause, gli altri due livelli si applicano a fenomeni sia permanenti sia transitori.
Nel formulare i dodici anelli della produzione condizionata, il Buddha ha parlato da una vasta prospettiva dicendo parole di grande portata. Nel Sūtra dei chicchi di riso1 i dodici anelli vengono spiegati nei dettagli. Come in altri discorsi, si procede per domande e risposte date dal Buddha. In questo Sūtra, il Buddha parla della produzione condizionata in tre modi:
  1. A causa dell’esistenza di questo, si origina quello.
  2. A causa della produzione di questo, si produce quello.
  3. Funziona così: a causa dell’ignoranza c’è l’azione compositiva; a causa dell’azione compositiva c’è la coscienza; a causa della coscienza ci sono il nome e la forma; a causa del nome e della forma ci sono le sei sfere sensorie; a causa delle sei sfere sensorie c’è il contatto; a causa del contatto c’è la sensazione; a causa della sensazione c’è la brama; a causa della brama c’è l’attaccamento; a causa dell’attaccamento c’è il livello potenziale di karman chiamato «esistenza»; a causa dell’ «esistenza» c’è la nascita; e a causa della nascita ci sono la vecchiaia e la morte.
Nella prima fase, dicendo «A causa dell’esistenza di questo, si origina quello», il Buddha vuole indicare che i fenomeni dell’esistenza ciclica non sono originati dalla forza della supervisione di una divinità permanente, ma da specifiche condizioni. Effetti specifici hanno origine semplicemente per la presenza di certe cause o condizioni.
Nella seconda fase, dicendo «A causa della produzione di questo, si produce quello», il Buddha vuole indicare che un fenomeno non prodotto e permanente come la natura comune2 proposta dal sistema Sàmkhya non può svolgere la funzione di creare effetti. Al contrario, i fenomeni dell’esistenza ciclica si originano in condizioni transitorie per natura.
Allora sorge la domanda: Se i fenomeni dell’esistenza ciclica sono prodotti da condizioni transitorie, potrebbero essere prodotti da qualunque fattore transitorio? Non sarebbe sufficiente: e così, nella terza fase, il Buddha vuole indicare che i fenomeni dell’esistenza ciclica non possono essere prodotti da qualunque causa o condizione transitoria, ma da cause e condizioni specifiche potenzialmente in grado di far sorgere fenomeni specifici.
Formulando la produzione condizionata del dolore, il Buddha ci mostra come la radice del dolore sia l’ignoranza, o meglio l’oscuramento. Questo seme impuro e difettoso produce un’attività che deposita nella mente un potenziale dal quale verrà generato, con la produzione di una nuova vita nell’esistenza ciclica, altro dolore. Il frutto finale dell’ignoranza è l’ultimo anello o causa della produzione condizionata, il dolore di vecchiaia e morte.
Per quanto concerne i dodici anelli della produzione condizionata, ci sono fondamentalmente due metodi di spiegazione, uno in termini di fenomeni interamente dolorosi e un altro in termini di fenomeni puri. Come nelle quattro nobili verità3, radice dell’insegnamento del Buddha, ci sono due serie di cause ed effetti, una per la classe dei fenomeni dolorosi e un’altra per la classe dei fenomeni puri, così nei dodici anelli della produzione condizionata si può procedere sia in termini di fenomeni dolorosi sia in termini di fenomeni puri. Tra le quattro nobili verità, la verità del dolore – la prima verità – è un effetto che rientra nella classe dei fenomeni dolorosi, e la verità dell’origine del dolore – la seconda verità – ne è la causa. Nella classe dei fenomeni puri, la verità dell’estinzione del dolore – la terza verità – è effetto che rientra nella classe pura, e la verità del sentiero – la quarta verità – ne è la causa. Nello stesso modo, quando nei dodici anelli della produzione condizionata si spiega che a causa della condizione d’ignoranza viene prodotta l’azione e così via, la spiegazione concerne il procedimento doloroso, e quando si spiega che a causa della cessazione dell’ignoranza l’azione cessa e cos ì via, concerne il procedimento della classe pura. Il primo è il procedimento della produzione del dolore, mentre il secondo è il procedimento della cessazione del dolore.
Per meglio dire: i dodici anelli della produzione condizionata sono disposti secondo un processo di dolore e secondo un processo di purificazione, e ciascuno di questi è presentato nell’ordine dal primo all’ultimo e in ordine inverso. Così, nell’ordine dal primo all’ultimo, si spiega che:
A causa della condizione d’ignoranza, insorge
l’azione ;
a causa della condizione di azione, insorge la
coscienza;
a causa della condizione di coscienza, insorgono
nome e forma;
a causa della condizione di nome e forma,
insorgono le sei sfere sensorie;
a causa della condizione delle sei sfere sensorie,
insorge il contatto;
a causa della condizione di contatto, insorge la
sensazione;
a causa della condizione di sensazione, insorge la
brama;
a causa della condizione di brama, insorge
l’attaccamento;
a causa della condizione di attaccamento, insorge
il livello potenziale di karman chiamato «esistenza»;
a causa della condizione di «esistenza», insorge la
nascita;
a causa della condizione di nascita, insorgono vecchiaia
e morte.
Dato che questo procedimento descrive come viene prodotto il dolore, è una spiegazione delle fonti4 che producono il dolore.
In ordine inverso si spiega che:
Il dolore indesiderato della vecchiaia e della
morte è prodotto dipendentemente dalla nascita;
la nascita è prodotta dipendentemente dal livello
potenziale di azione chiamato «esistenza»;
l’«esistenza» è prodotta dipendentemente dall’-
attaccamento;
l’attaccamento è prodotto dipendentemente dalla
brama;
la brama è prodotta dipendentemente dalla
sensazione;
la sensazione è prodotta dipendentemente dal contatto;
il contatto è prodotto dipendentemente dalle sei
sfere sensorie;
le sei sfere sensorie sono prodotte dipendentemente
da nome e forma;
nome e forma sono prodotti dipendentemente dalla
coscienza;
la coscienza è prodotta dipendentemente dall’azione;
l’azione è prodotta dipendentemente dall’ignoranza.
Qui l’accento è messo sulla prima delle quattro nobili verità, la verità del dolore, che è l’effetto.
Poi, secondo il processo di purificazione, si spiega che:
Quando cessa l’ignoranza, cessa l’azione;
quando cessa l’azione, cessa la coscienza;
quando cessa la coscienza, cessano nome e forma;
quando cessano nome e forma, cessano le sei sfere
sensorie;
quando cessano le sei sfere sensorie, cessa il contatto;
quando cessa il contatto, cessa la sensazione;
quando cessa la sensazione, cessa la brama;
quando cessa la brama, cessa l’attaccamento;
quando cessa l’attaccamento, cessa il livello potenziale
di karman chiamato «esistenza»;
quando cessa il livello potenziale di karman chiamato
«esistenza», cessa la nascita;
quando cessa la nascita, cessano vecchiaia e morte.
Questa spiegazione riguarda la classe dei fenomeni puri e mette l’accento sulle cause, vale a dire sulla verità del sentiero, una delle quattro nobili verità.
In ordine inverso, si spiega che:
La cessazione della vecchiaia e della morte insorge
dipendentemente dalla cessazione della nascita;
la cessazione della nascita insorge dipendentemente
dalla cessazione del livello potenziale di karman
chiamato «esistenza»;
la cessazione del livello potenziale di karman chiamato
«esistenza» insorge dipendentemente dalla
cessazione dell’attaccamento;
la cessazione dell’attaccamento insorge dipendentemente
dalla cessazione della brama;
la cessazione della brama insorge dipendentemente
dalla cessazione della sensazione;
la cessazione della sensazione insorge dipendentemente
dalla cessazione del contatto;
la cessazione del contatto insorge dipendentemente
dalla cessazione delle sei sfere sensorie;
la cessazione delle sei sfere sensorie insorge dipendentemente
dalla cessazione di nome e forma;
la cessazione di nome e forma insorge dipendentemente
dalla cessazione della coscienza;
la cessazione della coscienza insorge di...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Introduzione
  5. Prefazione
  6. 1. La visione buddhistica del mondo
  7. 2. La vita sotto la spinta dell’ignoranza
  8. 3. I livelli del Sentiero
  9. 4. Il valore dell’altruismo
  10. 5. Compassione e saggezza insieme
  11. Note
  12. Glossario