Storia della guerra di Grecia
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Storia della guerra di Grecia

  1. 368 pagine
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Storia della guerra di Grecia

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Mussolini volle la campagna di Grecia (ottobre 1940-aprile 1941) per fare dispetto a Hitler e ottenere una vittoria tutta italiana. Incappò invece in umilianti insuccessi ai quali pose tardivamente riparo proprio l'intervento dei tedeschi nei Balcani, che ritardò l'attacco alla Russia. Mario Cervi, ufficiale di fanteria nella Grecia occupata, dedica a questa pagina dolorosa e controversa della nostra storia militare un saggio scrupoloso, appassionato e appassionante. Il sogno di gloria del Duce, che voleva "spezzare le reni alla Grecia", si infranse dopo pochi giorni di combattimenti mettendo a nudo la debolezza dell'esercito fascista e la velleità delle strategie mussoliniane. Concepita come un blitz, la campagna fu una catastrofe che spezzò le reni al fascismo. Churchill commentò sarcasticamente: "L'ultimo esercito del mondo ha sconfitto il penultimo". La lucida analisi di queste pagine è un j'accuse contro la tronfia sicumera di Mussolini, ma anche contro le alte gerarchie – militari e del partito fascista – pronte a sacrificare i soldati per soddisfare le loro mire carrieristiche. In questo quadro desolante il soldato italiano, protagonista e vittima, vede riconosciuto tutto il suo eroismo.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
ISBN
9788858651100

APPENDICE

(Alcuni documenti sulla guerra di Grecia)

1

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 195.
Atene, 29 giugno 1940, ore 2.10 (per. giorno 30, ore 3.30).
Questo Stato Maggiore della Marina ha informato confidenzialmente Regio Addetto Navale che oggi ore 15 tre cacciatorpediniere britannici si sono rifugiati in una baia del Peloponneso.
Governo ellenico li ha subito invitati lasciare acque territoriali greche entro 24 ore; cacciatorpediniere hanno assicurato loro partenza per stasera stessa.
Regio Addetto Navale ha direttamente telegrafato urgenza Regio Ministro Marina italiana notizia e dettagli.

2

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

9 agosto 1940.
È noto a Vostra Eccellenza che Daut Hoggia, albanese della Ciamuria, animato da grande spirito patriottico, fu costretto, alcuni anni fa, a riparare in Albania perché perseguitato dalle autorità greche. Durante il suo soggiorno in Albania egli condusse vita tranquilla, dedicandosi completamente alla famiglia. Ciò nonostante già dallo scorso anno, non appena note ad Atene le aspirazioni riaccesesi nella Ciamuria dopo l’intervento italiano in Albania, egli fu oggetto di varie minacce di morte.
Recentemente egli è stato trovato ucciso nella sua nuova residenza di Konispoli (Albania meridionale). Il suo corpo mancava della testa che gli uccisori, emissari greci, avevano portato in Grecia per poter riscuotere la taglia promessa da quelle autorità.
Era già grave il fatto che la testa di Daut Hoggia fosse stata portata oltre frontiera ed esposta per alcuni giorni al pubblico ludibrio. Ma recenti indagini hanno permesso di appurare che l’ucciso, uomo di grande forza fisica, fu, prima di essere decapitato, avvelenato durante una colazione offertagli da persone notoriamente legate ad ambienti di oltre frontiera; il che prova la premeditazione ed il complotto, con evidenti responsabilità per le autorità greche.
È altresì noto a V.E. che alcuni mesi fa, sul corpo di un albanese ucciso nella Ciamuria fu trovato un foglietto sul quale era scritto che la stessa sorte sarebbe toccata a tutti gli albanesi che speravano nell’aiuto italiano per ricongiungersi alla madre Patria.
Agli orribili delitti di sangue commessi frequentemente da emissari greci in danno di albanesi, si aggiungano i continui insulti e le continue angherie che gli albanesi della Ciamuria subiscono dalla popolazione e dalle autorità greche.
Il Governo di Atene non ha ancora corrisposto a molti sudditi albanesi, a malgrado delle ripetute promesse fatte, l’ammontare dei beni a questi espropriati da decenni.
Alcuni ciamurioti sono stati arrestati; molti altri costretti a riparare in Albania per sottrarsi a intollerabili persecuzioni.

3

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 111.
Atene, 13 agosto 1940 (per. giorno 15).
Mio telegramma odierno n. 287.
Ho trovato Mavroudis in preda a viva emozione. La pubblicazione del comunicato Stefani non può secondo lui essere interpretata che come un atto apertamente ostile, dovuto alla diffidenza con cui in Italia viene riguardata la Grecia e il suo Governo. Il comunicato italiano solleva la questione della rivendicazione della Ciamuria, minacciando così di far fallire tutti gli sforzi fatti finora da parte italiana e greca per mantenere la pace nei Balcani; giacché il Governo greco è deciso a difendere contro chiunque l’integrità del territorio, e una volta acceso l’incendio in un punto esso non mancherebbe di dilagare ad esclusivo vantaggio dell’Inghilterra. Al primo momento l’allarme è stato tale che si è pensato ieri a proclamare immediatamente la mobilitazione generale. Oggi gli spiriti sono alquanto più calmi, ma la preoccupazione è sempre vivissima. Egli non sa spiegarsi per quale motivo il Governo italiano abbia prescelto di dare pubblicità ad un incidente che poteva essere trattato e risolto amichevolmente senza gettare l’allarme nell’opinione pubblica. Questi i punti sostanziali del lungo discorso di Mavroudis.
Non ho mancato di rispondere che se è vero che esiste da noi qualche diffidenza verso la Grecia non è men vero che il contegno greco ne ha fornito giustificato motivo. Nessun fatto concreto ha tradotto in pratica le ripetute proteste greche di amicizia e di rinnovata atmosfera dei rapporti italo-greci. Nel fatto è invece certo che le operazioni di guerra inglesi contro di noi trovano nelle acque greche, voglia o non voglia il Governo, preziosi punti di appoggio e di riparo. Nel frattempo, malgrado le ripetute dichiarazioni di neutralità assoluta, la marina mercantile greca è noleggiata dall’Inghilterra, officine greche producono materiale da guerra per le truppe inglesi. Che tutto questo generi diffidenza da parte nostra non è che troppo naturale. La questione della Ciamuria non è stata inventata dall’Italia. Essa esiste dal 1912, e l’Italia, subentrata al Governo albanese nella tutela dei diritti del popolo albanese non può certo seguire le lotte degli albanesi di Ciamuria per la propria esistenza nazionale con interesse men vivo di quello con cui esse sono state sempre seguite finora, tanto più quanto fatti come il recente assassinio stanno a dimostrare che gli odi e i rancori sono ancora vivissimi e che elementi greci e grecofili non esitano, colla evidente connivenza almeno delle Autorità locali, di fronte al delitto e alla soppressione violenta degli elementi albanesi non disposti a lasciarsi snazionalizzare. Innumerevoli volte ho avuto occasione di segnalare al Ministero la situazione fatta agli albanesi in quella provincia, le difficoltà frapposte al traffico di frontiera e al libero esercizio del diritto di proprietà, gli ostacoli ai contatti fra albanesi attraverso il confine. Se era stata decisa da parte nostra la diramazione di un comunicato, ciò era senza dubbio avvenuto per valide ragioni che io non ero in potere di discutere.
Sul caso specifico dell’assassinio, Mavroudis ha detto di non rendersi conto del perché il Governo fascista, prima di pubblicare i dettagli resi noti a mezzo del comunicato, non aveva creduto di attirare su di essi l’attenzione del Governo greco. Quanto ai due imputati mi ha detto che essi già si trovano in stato d’arresto e mi ha assicurato che saranno estradati senz’altro a nostra richiesta, e ciò sebbene giuridicamente sia discutibile se vi sia fondamento alla estradizione. Mi ha lungamente e ripetutamente affermato che al Governo greco l’ucciso risultava unicamente un bandito colpevole di reati comuni e non un militante nazionalista. Ha recisamente smentito che la testa dell’ucciso sia stata trasportata da un paese all’altro. Essa è stata portata in Grecia dagli assassini soltanto perché questi volevano servirsene per incassare la taglia che pendeva sull’ucciso, ciò che sarebbe stato secondo lui l’unico movente del delitto, taglia che del resto non era stata né sarebbe loro pagata. Ho risposto che mi riusciva difficilissimo credere che il governo greco ignorasse i precedenti dell’ucciso il quale aveva preso attivissima parte alle lotte di nazionalità di quella regione ed aveva appunto commesso nel corso di tali lotte gli atti che ora vengono qualificati di delitti comuni mentre avevano un movente politico e nazionale, in seguito ai quali era stato sottoposto ad una taglia. Quanto al non aver richiamato l’attenzione di questo Governo sulle circostanze che hanno accompagnato e seguito l’omicidio, ciò era avvenuto per deliberato mio proposito e per due ragioni evidenti. Anzitutto perché io desideravo avere conferma delle circostanze stesse, conferma che nel frattempo ho ricevuto pienamente da fonti ineccepibili, ciò che mi fa supporre che io sia in proposito meglio informato di lui stesso. Poi, perché a me premeva in primo luogo assicurare alla giustizia i colpevoli: e se la segnalazione delle circostanze fosse avvenuta prima del loro arresto, sarebbe stato troppo facile alle autorità locali greche compromesse, dichiarare che gli assassini erano irreperibili, allo scopo di mettere al sicuro sé medesime. Avevo atteso, perciò, l’assicurazione che l’arresto provvisorio chiesto con mia nota verbale era avvenuto, assicurazione che ricevo solo oggi, non avendo ancora il Ministero dato risposta alla mia nota. Ne prendevo atto, insieme con l’altra assicurazione che l’estradizione sarebbe stata subito concessa. Mavroudis ha dovuto ammettere che il Ministero aveva commesso l’errore di non assicurarmi prima d’ora dell’avvenuto arresto.
Nel congedarmi da lui dopo un colloquio durato un’ora e un quarto e che ha avuto momenti vivaci per la viva emozione cui era in preda il mio interlocutore, ho ripetuto a Mavroudis che spetta unicamente alla Grecia di trovare il modo di dissipare i sospetti e le diffidenze cui il suo atteggiamento può dare luogo.

4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL’AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. SEGRETO 222/838 R.
Roma, 17 agosto 1940, ore 15,30.
Personale per Alfieri.
Vostro telegramma n. 1273.
Ci rendiamo conto delle osservazioni di Ribbentrop e concordiamo con lui nel ritenere che la lotta contro la Gran Bretagna è fondamentale anche ai fini di tutte le sistemazioni politiche. Comunicate che per quanto concerne la Russia non faremo accordi specifici ma miglioreremo le relazioni da un punto di vista generico anche per impedire che la Russia rettifichi la sua posizione nei confronti della Gran Bretagna. Non intendiamo procedere a nessuna azione contro la Jugoslavia. Potete confermare quanto dissi al Führer circa programmi italiani. Proposti contatti di Stato Maggiore avevano soltanto carattere di studio per essere preparati ad ogni evento. Con la Grecia stiamo portando vertenza su piano diplomatico e ci limitiamo a rinforzare con altre divisioni attuali sei divisioni che presidiano Albania.

5

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROM. SEGRETO
Tirana, 17 agosto 1940.
Sulla base delle direttive impartitemi da V.E. ho iniziato, nel campo albanese, il lavoro di preparazione del nuovo evento.
La stampa, la radio e propagandisti albanesi esaltano la figura dell’irredentista Daut Hoggia, fatto uccidere dai greci; diffondono particolarmente notizie sulle persecuzioni alle quali è fatta segno la minoranza albanese nella Ciamuria; esaltano l’amore per la madrepatria della minoranza stessa.
Essendo stata acquistata una nuova stazione radio più potente per la Capitale ho disposto che la piccola stazione portatile di Tirana a onde medie e corte, con un raggio di azione di 250 Km., sia impiantata ad Argirocastro, dove ho intenzione di stabilire il centro della propaganda per la Ciamuria.
Le emissioni avverranno in albanese e in greco.
Ho anche disposto la trasformazione in quotidiano bilingue (in albanese e in greco) del giornale settimanale che si pubblica ad Argirocastro, onde potermene servire per la propaganda tra la popolazione grecofona dell’Albania del sud e di quella d’oltre confine.
Membri del Governo, gerarchi del Partito e Capi Religiosi appoggiano con slancio e con fede la nostra opera. Particolarmente importante sarà l’azione che svolgerà la chiesa ortodossa, per le ripercussioni ch’essa potrà avere fra gli ortodossi di oltre frontiera.
Coperto da questo coro appassionato di voci popolari io preparo, nel più grande silenzio, l’azione politico-militare che dovrà essere iniziata ad un cenno di V.E.
A tale scopo sto facendo predisporre l’ingaggio di:
1) Elementi capaci di portarsi in territorio greco, per compiere, da soli o in collaborazione con albanesi della Ciamuria e con aromeni, atti di sabotaggio ed azioni di guerriglia in danno delle truppe nemiche.
2) Elementi volontari che dovranno cooperare con le truppe destinate ad agire in Grecia.
3) Elementi volontari che dovranno rinforzare la copertura alla frontiera jugoslava.
Uomini di completa fiducia si porteranno presto in Ciamuria per invitare la minoranza albanese a tenersi pronta a qualsiasi evento.
L’intesa tra me e il Comandante Supremo delle Truppe è costante e perfetta.
Ho chiesto all’Eccellenza Visconti Prasca alcuni dei fucili usati dall’esercito greco, con relative munizioni, ed alcune bombe straniere, per le previste azioni in territorio greco. Perché ad un certo momento potrebbe anche convenire di far compiere, da elementi fedeli, un attacco ad uno dei nostri posti di frontiera. I mezzi bellici necessari sono stati, dal Comandante Truppe, richiesti al Ministero della Guerra.
Chiederò inoltre all’Eccellenza Ranza, Comandante dell’Aeronautica d’Albania, l’approntamento di paracaduti che potrebbero essere utili per lasciar cadere in determinate località della Ciamuria, armi e munizioni per gli albanesi desiderosi di appoggiare la nostra eventuale azione militare.
Riterrei opportuno fosse invitata la R. Aeronautica ad esaminare anche le possibilità di approntare un reparto di paracadutisti, destinato a scendere ed operare in zone abitate quasi esclusivamente da Ciamurioti. Alcuni albanesi desiderosi di far parte della eventuale spedizione per via aerea potrebbero, se necessario, essere sollecitamente destinati ad un breve corso di addestramento.
Sapendo che lo stato di manutenzione della rete stradale nell’Albania del Sud lascia alquanto a desiderare, ho chiesto al Comandante Superiore delle Truppe di indicarmi quali delle vie di comunicazione saranno sottoposte ad un più intenso traffico, onde poter concentrare su queste il maggior numero degli operai e dei mezzi disponibili, senza tuttavia pregiudicare eccessivamente l’attuazione del programma stradale in corso, soprattutto nella parte che dovrebbe assicurare l’affluenza delle truppe alla frontiera jugoslava.
Sto facendo decongestionare i porti di Durazzo e Valona, per rendere più agevoli le operazioni di sbarco delle truppe e dei materiali bellici segnalati in arrivo. A questo riguardo il Comandante Superiore delle Truppe prega di far dare l’assoluta precedenza alle partenze dall’Italia dei trasporti militari. La R. Marina dovrebbe inoltre aumentare la protezione dei convogli allo scopo di evitare, per minacce non gravi, sospensioni del traffico.
Ho disposto l’allestimento di un maggior numero di ricoveri antiaerei nei porti e nelle città più prossime alla frontiera greca. Gradirei sapere se posso fare assegnamento, a tale scopo, su un altro milione di lire italiane, in aggiunta ai due messi a disposizione. Faccio presente che la popolazione teme molto l’azione aerea.
Anche la preparazione militare procede attivamente. Il Comandante Superiore delle Truppe sta già attuando il nuovo schieramento alla frontiera greca.
A concorde giudizio dei Comandanti delle Forze Armate sono assai scarsi i mezzi per la difesa contraerea.
Se l’arrivo delle nuove unità e dei materiali richiesti si verificherà nei tempi previsti, l’Eccellenza Visconti Prasca conta di essere pronto alla fine del mese.
Unisco una carta, alla scala 1:200.000, con l’indicazione del futuro confine tra l’Albania e la Grecia.
La nuova frontiera, tracciata d’accordo col Comandante Superiore delle Truppe, comprende tutto il territorio indicatomi da V.E.
Assicuro che, da parte mia e di quanti saranno chiamati a collaborare alla nuova grande azione voluta da V.E., sarà dato ogni contributo di forza e di fede.

6

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROM. SEGRETO
Tirana, 17 agosto 1940.
Come è noto le popolazioni albanesi della Ciamuria irredenta sono state tenute dal Regime greco in uno stato gravissimo di indigenza e versano in condizioni misere.
Nessuna opera assistenziale è mai stata svolta dalle autorità greche e quindi sarebbe opportuno pensare fino ad ora ad organizzare una completa attrezzatura da parte del Partito perché si possa immediatamente dopo l’eventuale occupazione, dare vita alle forme caratteristiche della assistenza fascis...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. PREMESSA ALL’EDIZIONE 1986
  4. Dedica
  5. I - UNA QUESTIONE TRA DITTATORI
  6. II - EMERGENZA G
  7. III - IL TRADIMENTO CHE NON CI FU
  8. IV - EQUIVOCI FATALI
  9. V - GOLIA DISARMATO
  10. VI - «DUNQUE, È LA GUERRA»
  11. VII - LA MARCIA NEL FANGO
  12. VIII - LA TELEFONATA DI SODDU
  13. IX - L’ORA DI CAVALLERO
  14. X - «SMETTERLA CON LA PASSIVITÀ»
  15. XI - L’OFFENSIVA DI PRIMAVERA
  16. XII - COSÌ VIVEVANO, COSÌ MORIVANO
  17. XIII - IL MURO SI MUOVE
  18. XIV - IL LUNGO ARMISTIZIO
  19. EPILOGO
  20. APPENDICE
  21. NOTE
  22. PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  23. CARTINE