Dexter l'esteta
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Dexter l'esteta

  1. 280 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni sul libro

Dexter Morgan di giorno è un esperto ematologo, consulente della polizia di Miami, ma di notte si trasforma in un feroce giustiziere che colpisce i criminali impuniti. Nulla sospetta della sua doppia vita Rita, la donna che ha da poco sposato e con la quale si trova ora a Parigi, in luna di miele. Il ritorno a casa si presenta però brusco e pieno di problemi. Dexter deve fronteggiare la sorella Deborah, detective della Omicidi, che ha scoperto la sua attività di killer e si chiede se non dovrebbe denunciarlo; è preoccupato per i figli di Rita, che mostrano lo stesso tipo di sociopatia di cui soffriva lui da bambino. E come se non bastasse in città compaiono alcuni cadaveri mutilati in modo raccapricciante... Il quarto capitolo della saga di Dexter, un personaggio indimenticabile i cui romanzi hanno ispirato una serie televisiva di culto.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2021
ISBN
9788835708438

1

Pardonnez-moi, monsieur. Où est la lune? Alors, mon ancien, la lune est ici, souvre la Seine, énorme, rouge et humide. Merci, mon ami, ora la vedo. Et realment, poffarbacco, è proprio così, è la notte della luna, la notte ideale perché il Deviato Dexter si dedichi ai trastulli della lama e s’intrattenga in una danza macabra con uno dei suoi speciali amichetti.
Ma la luna si specchia sulla Senna... che merde alors! Dexter è a Parigi! Quelle tragédie! A Parigi niente danza! Non si può dare la caccia all’amico speciale, senza la complicità della notte di Miami e delle gentili acque dell’oceano pronte ad accoglierne i resti. Qui ci sono solamente taxi, turisti e questa luna, enorme e solitaria.
E, ovviamente, Rita. Rita sempre e ovunque, che brandisce il manuale di conversazione e apre e chiude dozzine di cartine e guide turistiche e opuscoli, con promesse di felicità imperitura che poi, miracolosamente, arriva davvero... a lei. Soltanto a lei. Che è l’unica a godere di quel fantastico viaggio di nozze parigino. Il suo novello sposo, il Deferente Dexter, ex alto sacerdote del culto lunare, si limita a pronunciare parole di meraviglia all’indirizzo del satellite, mentre tiene a freno il Passeggero Oscuro, con la speranza che la folle allegria termini presto, restituendolo alla regolare routine di acchiappa e tortura mostri.
Perché Dexter, avvezzo a torturare con mano ferma e gioiosa, deve ora limitare il proprio arto a stringere quello di Rita, mormorando parole romantiche nella notte, ironicamente costretto a una luna di miele da cui tutto ciò che è ghiotto e lunare è stato bandito.
Parigi, dunque. Dexter che si trascina docile dietro alla sposina, osserva e annuisce quando richiesto, infilando occasionalmente qualche commento sottile e arguto tipo wow o ah-ah, mentre Rita si inebria della sua smania parigina covata per tutti quegli anni e che ora può, finalmente, consumare.
Ma senza dubbio neanche Dexter può restare immune al leggendario fascino della Ville Lumière. Senza dubbio, anche lui non può fare a meno di percepirne la gloria, mentre uno spasmo sintetico gli aggredisce quel pozzo oscuro e vuoto che ha al posto dell’anima. Insomma, è forse possibile che Dexter si trovi a Parigi e non senta assolutamente nulla?
Ovviamente no. Infatti Dexter si sente terribilmente stanco e stufo. E anche un pochino ansioso di avere al più presto un nuovo compagno di giochi. A essere onesti, prima lo trova, meglio è. Sembra che il matrimonio aumenti l’appetito.
Ma tutto questo fa parte dei patti, di quel che Dexter deve fare per continuare a essere quello che è. A Parigi, così come a casa, Dexter deve maintenir le travestement. Anche il francese più navigato avrebbe difficoltà ad accettare un mostro, un demone disumano che ha come unico scopo quello di punire altri mostri con una meritata morte. E Rita, nei panni della timida sposina, fornisce il travestimento ideale per la sua natura. Nessuno potrebbe mai immaginare che colui che si trascina docile dietro a quella perfetta incarnazione della turista americana è un freddo e spietato assassino. Non lo diresti, mon frère. C’est impossible.
Per il momento, ahimè, è très impossible. Non c’è modo di svignarsela e concedersi qualche ora di meritata ricreazione. Non qui, dove Dexter non è conosciuto e non conosce i modi della polizia. Mai all’estero, in un posto straniero dove non vigono i severi dettami del Codice di Harry. Harry era un poliziotto di Miami e le sue parole erano legge. Però non parlava francese. Dunque il rischio che si corre qui è troppo alto, anche se la pulsione oscura continua ad agitarsi nel buio del sedile posteriore.
Un vero peccato... perché le strade parigine sembrano fatte apposta per aggirarvisi con macabri intenti. Sono strette, scure e strutturate secondo un ordine che sfugge a un qualunque individuo dotato di raziocinio. Come non immaginarsi Dexter, stretto in un mantello, che stringe un coltello luccicante e si infila rapido nei vicoli bui, puntando verso uno di quegli antichi palazzi che sembrano venirti incontro, istigandoti al male?
Le vie stesse, lastricate con grandi blocchi di pietra, incitano a delinquere. A Miami li avrebbero già rubati da tempo per lanciarli contro il parabrezza delle auto di passaggio o per venderli a qualche impresario per costruire nuove strade.
Ma, ahimè, questa non è Miami. Sono dunque qui che inganno il tempo e intanto consolido la nuova, indispensabile fase del travestimento di Dexter, sperando di riuscire a sopravvivere a un’altra incantevole settimana di luna di miele con Rita. Bevo caffè francese, troppo leggero secondo gli standard di Miami, e vin de table, di un disturbante e nostalgico color rosso sangue, stupito dinanzi all’abilità della mia nuova moglie di assorbire tutto ciò che è francese. Ha imparato ad arrossire graziosamente pronunciando le parole: “Table pour deux, s’il vous plaît”. I camerieri francesi capiscono al volo che siamo sposi novelli, ci indicano il tavolo con un inchino e si mettono a cantare La Vie en Rose, appagando le romantiche fantasie di Rita.
Ah, Paris. Ah, l’amour.
Passiamo le giornate a scarpinare per strada, fermandoci dinanzi a punti di importanza vitale segnalati dalla cartina. Le sere le trascorriamo in ristorantini caratteristici, molti dei quali dotati del bonus aggiunto della musica francese suonata dal vivo. Assistiamo persino a una rappresentazione del Malato immaginario alla Comédie-Française. È recitata interamente in francese, ma Rita sembra divertirsi.
Due sere dopo, al Moulin Rouge, sembra divertirsi allo stesso modo. Pare infatti che di Parigi le piaccia praticamente tutto, persino fare gite in barca lungo il fiume. Evito di farle notare che a casa a Miami ha la possibilità di fare gite in barca decisamente superiori e che non le sono mai interessate. Comincio a chiedermi a che cosa pensa, sempre se pensa.
Rita prende d’assalto ogni punto topico della città, con Dexter arruolato suo malgrado, facendo terra bruciata al suo passaggio. La Torre Eiffel, l’Arco di Trionfo, il Sacré-Coeur, la cattedrale di Notre-Dame: la generalessa bionda e la sua spietata guida turistica non risparmiano niente e nessuno.
Il prezzo da pagare per mantenere il travestimento comincia a essere piuttosto alto, ma il soldato Dexter è indomito. Avanza imperterrito sotto il peso dei doveri e delle bottiglie d’acqua. Non lo fermano né il caldo né i piedi doloranti, e neppure il branco di sgradevoli turisti in pantaloncini attillati, magliette pacchiane e infradito.
E si sforza di mantenere una certa soglia di attenzione. Durante il tour della città a bordo del bus turistico, mentre la voce registrata snocciola in otto lingue i nomi delle amene località con la loro importanza storica, un pensiero inaspettato folgora la sua mente intorpidita. Mi sembra giusto che la Città dall’Eterna Musica di Fisarmonica riservi qualche breve percorso culturale a un paziente mostro quale sono io. Così, alla fermata successiva, mi piazzo davanti alla portiera del bus e domando innocentemente all’autista: «Mi scusi. Per caso passiamo dalle parti di Rue Morgue?».
Il guidatore sta ascoltando l’iPod. Si toglie una cuffietta visibilmente contrariato, mi squadra dalla testa ai piedi, solleva il sopracciglio.
«Rue Morgue» ripeto. «Passiamo da Rue Morgue?»
Mi accorgo che sto parlando con il tono troppo alto dell’americano che non conosce la lingua e mi blocco all’istante. L’autista mi guarda, mentre una flebile melodia hip hop fuoriesce dalla cuffietta penzoloni. Alza le spalle. Si lancia in una breve e accalorata dichiarazione della mia ignoranza in un francese rapidissimo, poi si rimette l’auricolare e spalanca la portiera.
Seguo docilmente Rita giù dal bus, la coda tra le gambe. Pare che un gesto così semplice come quello di fermarsi in Rue Morgue e porgere i miei omaggi a quella che il mondo dei Mostri ritiene una prestigiosa meta culturale, non sia possibile. Poco dopo ripeto la stessa domanda al guidatore di un taxi per ricevere la stessa risposta. Rita reagisce con un sorrisetto imbarazzato.
«Dexter» dice. «Hai una pronuncia orribile.»
«Con lo spagnolo me la cavo meglio» replico.
«Che c’entra» continua lei. «Non c’è nessuna Rue Morgue.»
«Cosa?»
«È una via immaginaria. L’ha inventata Edgar Allan Poe. Quella vera non esiste.»
È come se mi avesse appena detto che non esiste Babbo Natale. Dunque nessuna Rue Morgue? E nessuna allegra pila di cadaveri parigini come da tradizione? Non può essere vero. Eppure lo è, sicuro. La conoscenza che Rita ha di Parigi è indubitabile. Ha passato troppi anni a sfogliare guide turistiche per potersi sbagliare.
Torno a rinchiudermi nel mio guscio di muta compiacenza, mentre l’ultimo barlume d’interesse si spegne insieme alla mia coscienza.
Tre giorni prima di far ritorno ai crimini e all’agognata malvagità di Miami, bisognava dedicare un’intera giornata alla visita del Louvre. Ecco qualcosa in grado di suscitare un debole interesse persino in me; d’altronde, il fatto che sia privo di anima non vuol dire che non sia in grado di apprezzare l’arte. Anzi, è quasi vero il contrario. Dopotutto, l’arte ha come obiettivo quello di ricreare un ordine che produca un impatto significativo sui sensi. E Dexter non fa esattamente la stessa cosa? Certo, nel mio caso il termine “impatto” va preso un po’ più alla lettera, ma comunque la capacità di apprezzare altri mezzi espressivi non mi manca.
Così, animato da un seppur vago interesse, seguii Rita attraverso l’ampio cortile del Louvre e giù, lungo i gradini della piramide di vetro. Aveva deciso di girare per il museo da sola, senza ricorrere a gruppi organizzati. La sua, però, non era un’avversione nei confronti di quel sudicio branco di pecore ottuse che ogni volta sbava dietro alle guide: Rita voleva piuttosto dimostrare di essere in grado di visitare qualsiasi museo, persino quelli francesi.
Si diresse a passo spedito verso la biglietteria, dove ci toccò aspettare un bel po’ prima di avere i biglietti, e poi fummo introdotti alle meraviglie del Louvre.
La prima ci venne palesata non appena oltrepassammo l’ingresso. In una sala, quattro o cinque comitive turistiche si affollavano intorno a un’area delimitata da una corda di velluto rosso. Rita mi prese per un braccio e mi trascinò via, con una smorfia di disgusto.
Mentre fendevamo rapidi la folla, mi voltai a dare un’occhiata. Era La Gioconda. «Com’è piccola» dissi.
«E sopravvalutata» commentò Rita, gelida.
È vero che la luna di miele è un’occasione per conoscere meglio il proprio partner, ma questo lato di Rita mi era davvero inedito. L’avevo sempre ritenuta incapace di avere forti opinioni personali e soprattutto contrarie a quelle della massa. E adesso, se ne usciva dicendo che il quadro più famoso del mondo era sopravvalutato. Incredibile. O, almeno, io non ci credevo.
«È La Gioconda» obiettai. «Come fai a dire che è sopravvalutata?»
Rita fece un’altra smorfia e mi tirò più forte per il braccio. «Dai, andiamo a vedere i dipinti di Tiziano» disse. «Quelli sono più carini.»
In effetti, lo erano decisamente. E pure i Rubens, anche se non capivo che cosa avessero in comune con il panino omonimo che fanno in America. Più ci riflettevo e più mi veniva fame. Riuscii a guidare Rita attraverso altre tre grandi sale costellate di quadri “carini” fino a un bar situato ai piani più alti.
Dopo uno spuntino più costoso del cibo dell’aeroporto e appena un po’ più saporito, passammo l’intera giornata a vagare per il museo, sala dopo sala, in mezzo a sculture e dipinti. Ce n’era una quantità spaventosa e, quando finalmente tornammo al cortile di partenza, il mio cervello, un tempo strabiliante, era ormai in pappa.
«Be’» dissi, mentre attraversavamo il pavimento lastricato «si può dire che come giornata sia stata davvero piena.»
«Oohhh...» esclamò Rita. Dal mattino non faceva altro che sgranare gli occhi, eccitata. «Era tutto così incredibile!» Mi circondò la schiena con il braccio e mi si strinse addosso, neanche fossi stato io ad allestire personalmente l’intero museo. In questo modo mi era un po’ più difficile camminare, ma dopotutto si trattava di una di quelle tipiche cose da fare in viaggio di nozze a Parigi, così le permisi di appendersi a me e uscimmo barcollando dal cancello.
Appena svoltato l’angolo, una ragazza con il viso ricoperto da un’incredibile quantità di piercing ci sbarrò il passo e infilò un volantino nella mano di Rita. «Ora è il turno della vera arte» disse. «Domani sera, eh?»
«Merci» fece Rita, perplessa, e la giovane passò oltre, continuando a distribuire foglietti alla gente.
«Certo che sulla sinistra qualche piercing in più se lo poteva fare» commentai, mentre Rita leggeva il volantino, assorta. «Senza contare che aveva ancora qualche posto vuoto sulla fronte.»
«Oh. È una specie di performance.»
Ora la parte del perplesso toccava farla a me, e così fu. «Che roba è?»
«Oh... è così eccitante» disse Rita. «E domani sera non abbiamo niente da fare. Ci dobbiamo andare!»
«Andare dove?»
«È perfetto.»
Forse è proprio vero che Parigi è una città magica. Dopotutto lo dice Rita, e lei ha sempre ragione.

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Dexter l’Esteta
  4. Personaggi principali
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. 14
  19. 15
  20. 16
  21. 17
  22. 18
  23. 19
  24. 20
  25. 21
  26. 22
  27. 23
  28. 24
  29. 25
  30. 26
  31. 27
  32. 28
  33. 29
  34. 30
  35. 31
  36. 32
  37. 33
  38. 34
  39. 35
  40. 36
  41. Epilogo
  42. Copyright