Il nodo Windsor
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Il nodo Windsor

Sua Maestà la regina indaga

  1. 352 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il nodo Windsor

Sua Maestà la regina indaga

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Informazioni sul libro

È un mite inizio di primavera al castello di Windsor e la regina Elisabetta si sta preparando per le celebrazioni del suo novantesimo compleanno. Le attività tuttavia sono bruscamente interrotte non appena il giovane pianista russo che ha deliziato gli ospiti la sera precedente viene ritrovato cadavere, completamente nudo, appeso in camera sua con la cintura della vestaglia. Quando le indagini si concentrano sulla servitù, la regina capisce che la polizia sta seguendo la pista sbagliata. Con l'aiuto dell'inesperta ma solerte assistente Rozie Oshodi, appena assunta dopo una breve carriera come bancaria e tre anni trascorsi nella reale artiglieria, Sua Maestà decide di vederci chiaro, dando finalmente spazio alla grande passione che coltiva segretamente fin da ragazzina, quella dell'investigazione.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2021
ISBN
9788835708476
Parte quarta

UN BREVE INCONTRO

24

Il lunedì Filippo doveva presenziare a un evento in città, quindi si era già alzato ed era uscito, con cameriere e dignitario, prima che Sua Maestà andasse a fare un’ultima cavalcata. Aveva sperato che l’aria fresca, il parco fitto di alberi e l’odore confortante del pony le avrebbero suggerito una rivelazione, ma alla fine si sentì troppo in ansia per il concorso ippico, troppo triste all’idea di lasciare Windsor e troppo impegnata a prepararsi mentalmente alla settimana che l’aspettava per riuscire a fare chissà quale progresso.
Rozie arrivò con la scatola perché la esaminasse prima di partire. L’assistente del segretario sarebbe stata anche disposta a viaggiare con lei, ma la regina aveva bisogno di tempo per riflettere.
«Ci vediamo a palazzo.»
«Sì, Maestà.»
«Ci sono un po’ di cose di cui dobbiamo parlare.»
«Certamente, Maestà.»
«Venga a trovarmi dopo pranzo.»
Un’ora dopo la Range Rover uscì con discrezione dai confini del castello e come sempre imboccò la strada che portava alla M4. Oggi era il compleanno della principessa Charlotte. La regina, per celebrare la ricorrenza, fece una veloce telefonata a Anmer Hall. Erano tutti impegnati a organizzare una festicciola. Li avrebbe visti presto, al concorso ippico. Per il momento si accontentò di un conciso: «Ciao, nonnina» del principe George. Di solito non era un bambino particolarmente timido, ma la tecnologia gli metteva ancora soggezione. Sua Maestà avrebbe dovuto rallegrarsene. Nel giro di una decina d’anni sarebbe stato praticamente impossibile staccarlo da quegli arnesi.
La regina pensò alla famigliola di Cambridge, che ora poteva starsene appartata nella casa nel Norfolk, lontano dai riflettori. Era così che avrebbe dovuto essere. Lei stessa era cresciuta a Mayfair con la prospettiva assai ragionevole, per una ragazza, di avere diritto a una vita riservata. Ora le riusciva difficile ricordare com’era: fidarsi anche di persone al di fuori di una cerchia ristretta, correre rischi e fare errori con la certezza assoluta che non sarebbe poi crollato il mondo. Ora il mondo crollava. E quasi tutti volevano avere voce in capitolo.
Una volta imboccata l’autostrada, accelerò. La regina osservò le reazioni a scoppio ritardato in parecchi veicoli che li superavano: vedendo l’auto accompagnata dalla consueta scorta, i guidatori e i passeggeri sbirciavano nel tentativo di intravederla sul sedile posteriore.
Era un miracolo che quell’ignobile omicidio finora non fosse finito sui titoli di prima pagina. Era stato possibile solo grazie alla massima discrezione di tutte le persone che se ne stavano occupando. Sicuramente la necessità di tenere sotto controllo l’indagine non aveva semplificato la vita all’ispettore capo Strong. Non era difficile immaginare cosa sarebbe successo se i tabloid fossero venuti a sapere la faccenda delle mutandine e del rossetto…
E poi, improvvisamente, la tessera del puzzle che conteneva la vestaglia e il cordone andò al suo posto. “Ma certo.” L’ispettore capo Strong aveva fatto esattamente quello che ci si aspettava da lui.
Nei chilometri successivi, gli altri pezzi andarono a comporsi attorno al primo finché la scena di quella notte diventò chiara e tutto assunse significato.
Il capello era il dettaglio più complicato, ma ora che la regina aveva compreso la successione dei fatti la questione del DNA si risolveva facilmente. In effetti, era il primo elemento che avrebbe dovuto notare.
Ora aveva molto chiaro com’era stata organizzata la scena del delitto, e perché. La cosa più tremenda era che, come si rese conto con disperata lucidità, tutto aveva origine da lei. Le battute che aveva fatto con Filippo, quelle piccole frustrazioni, non erano affatto insignificanti, ma erano il motivo dell’umiliazione inflitta a quel pover’uomo. Sua Maestà era responsabile del guardaroba, della vestaglia porpora, di tutto quanto.
Il traffico in autostrada stava rallentando il viaggio. La regina guardò fuori dal finestrino e vide una fila di aerei in lontananza, allineati in cielo prima dell’atterraggio. Si costrinse a calmare il respiro, e riflettere.
In più c’era la questione di cos’era accaduto in seguito. Come aveva fatto la ragazza a essere in due diversi luoghi contemporaneamente? O meglio, come avevano fatto due diverse ragazze a trovarsi nello stesso posto? Com’era possibile che nessuno se ne fosse accorto?
Le servì un po’ di tempo per arrivare al punto. Non appena riuscì a intuire cosa doveva essere successo, si lasciò sfuggire un gemito. Il responsabile della scorta si voltò indietro dal suo posto del passeggero per controllare se andasse tutto bene e lei annuì per rassicurarlo.
Ma non era così.
Ora aveva capito cosa avevano fatto, ed era orribile. Un gesto freddo e calcolatore, agghiacciante, uno spreco orribile. E nemmeno quello era bastato.
Tornò a esaminare tutti i dettagli, per controllare che fossero coerenti con le cose che le aveva detto MacLachlan, con quanto appurato dalla squadra dell’ispettore capo Strong, e con quello che lei e Rozie avevano scoperto. Sì, tornava tutto. Le ultime rivelazioni di MacLachlan la incoraggiarono a pensare che fosse proprio così.
C’erano delle lacune, ma sarebbe stato facile colmarle. Se le persone sapevano fin dall’inizio cosa cercavano, l’avrebbero trovato, e probabilmente anche più di quello che si aspettavano. La regina si rese conto che una persona fra tutte avrebbe potuto assecondare la sua linea. Se solo fosse stata ancora a Windsor! Accidenti e dannazione! Avrebbe dovuto trovare una scusa per parlarle.
Quando la Range Rover passò davanti a Harrods nel traffico di metà mattina, aveva capito cosa occorreva, e come farlo accadere. Si sentì un po’ meglio, ma il fatto di dover prendere in considerazione tante morti e tanti tradimenti l’aveva spossata. Aveva davvero urgenza di vedere i piccoli George e Charlotte, e festeggiare con loro la gioia di vivere. I dieci giorni che mancavano all’appuntamento le sembrarono un’eternità.
«Potrebbe passarmi il governatore del castello di Windsor? Ho bisogno di chiedergli una cosa.»
«Sì, Maestà.»
La regina era seduta davanti al suo scrittoio nello studio privato a Buckingham Palace, dove il telefono giaceva sepolto in mezzo a una collezione di fotografie e di fiori. Gli arredi a lei noti e i ritratti dei famigliari la consolavano, ma più di tutto la vista sui platani piantati da Vittoria e Alberto, i cui rami nel tempo si erano intrecciati. Appena arrivata aveva portato fuori i cani per una lunga passeggiata in giardino, che non era esattamente in programma, ma il suo personale l’aveva accontentata con grande disponibilità. Ora si sentiva meglio. Avrebbe potuto rimettersi al lavoro.
Nel giro di un paio di minuti il centralino aveva Sir Peter in linea.
«Ah, governatore, ci tenevo a sapere prima di partire: hanno poi deciso dove parcheggiare quei mostruosi camion della televisione? Perché non intendo acconsentire che distruggano il prato.»
Per qualche minuto lei e Sir Peter discussero in dettaglio i preparativi per il concorso ippico. Dal punto di vista del governatore, non erano esattamente una priorità come Sua Maestà li stava facendo apparire, ma non si sarebbe mai permesso di criticare ciò che le premeva fare a casa sua.
«Ah, stavo giusto pensando» disse lei con nonchalance «riguardo quella vicenda orribile della ragazza morta a Londra. Sì, la cocainomane. Immagino sia stato il ritorno in città a farmelo venire in mente. A un tratto ho pensato… Sir Peter sarà stato una delle ultime persone a vederla. Sì, lo so, ma mi chiedevo se avesse fatto uso di droga al castello. Ci mancherebbe solo questo. Per caso sa se la squadra dell’ispettore capo Strong lì accanto abbia approfondito la questione? Ricordo di avere incontrato la ragazza. Una di poche parole. A ogni modo, riferisca all’ITV quello che le ho detto sui camion della televisione. Servirà a spaventarli a morte, se non si riesce a convincerli in altro modo.»
Dopo di che fece una telefonata veloce a Billy MacLachlan.
«Penso sia venuto il momento di fare come ha suggerito lei. Ma con estrema delicatezza. Lo tenga d’occhio anche dopo. Vorrei esser sicura che non corre rischi. E ritiene forse che qualcuno dovrebbe fare una soffiata all’MI5 riguardo i pagamenti? Grazie, Billy.»
Rozie era lì vicino, pronta a prendere appunti. Non capiva del tutto il senso di quelle conversazioni. In particolare di quella in cui la regina chiedeva se Rachel Stiles avesse assunto droga al castello. Da quando in qua era diventata una questione rilevante? Avrebbe tanto voluto chiedere se c’erano sviluppi, ma sembrava esserci un tacito accordo fra lei e la Boss secondo il quale non avrebbero mai parlato a chiare lettere di quello che stavano combinando.
«Posso fare qualcosa per lei, Maestà?» chiese Rozie.
«Le dispiacerebbe informarsi se Rachel Stiles portava le lenti a contatto? E magari potrebbe scambiare due parole con il direttore generale dell’MI5. Gli dica che vorrei incontrarlo mercoledì. Mi occorre solo una relazione sullo stato di avanzamento delle indagini.»
Al castello, intanto, Sir Peter si mise in tasca il telefono, riflettendo. Era quasi certo che il direttore del concorso ippico avesse già fatto presente il problema dei camion della televisione, ma l’avrebbe verificato di persona prima di rassicurare Sua Maestà. Nel frattempo, c’era da chiarire la questione della cocainomane, Rachel qualcosa, vero? Stiller? Snipes?
Sir Peter dubitava che avesse assunto droghe al castello. In ogni caso non certo durante una conferenza top secret, no? Ma se era vero che era in ottima forma quando l’aveva incontrata il primo giorno, il secondo non si poteva dire altrettanto. Non aveva idea di come questo potesse incidere sulle indagini della polizia relative al caso Brodskij, nemmeno nell’eventualità in cui la ragazza fosse stata completamente sballata, ma, mosso da mille scrupoli di coscienza, sentì che doveva fare la sua parte e controllare. Se in effetti avessero scoperto che al castello si consumava droga, e la stampa si fosse impossessata della notizia, il “Daily Mail” l’avrebbe messa in prima pagina a caratteri cubitali nelle settimane a venire. Avrebbe dovuto avvertire gli addetti alla comunicazione.
Sir Peter doveva vedere un po’ di persone negli uffici del Cortile inferiore, ma una volta finiti i giri, mentre era di ritorno verso la Torre normanna per pranzare con la moglie, fece un salto nella Round Tower lì accanto e arrancò su per le scale fino a raggiungere la stanzetta del terzo piano. L’ispettore capo Strong non era alla scrivania, ma Andrew Highgate, il suo sergente, c’era.
Ora che si trovava in presenza di un vero poliziotto, Sir Peter si sentì vagamente ridicolo per il compito che si era assunto. La sua scrupolosità cominciò a sembrargli un’ingerenza del tutto superflua. Indubbiamente per i poliziotti un omicidio era molto più importante di qualsiasi assunzione di droghe. (E stando a quanto Sir Peter aveva saputo sui vari invitati nel corso degli anni, non sarebbe certo stata la prima volta.) Ciononostante, il sergente Highgate, in presenza di un generale, cavaliere del regno e – volendogli riconoscere il titolo ufficiale per esteso – agente e governatore del castello di Windsor, era intenzionato a fare bella figura.
«No, signore, ha fatto benissimo a consultarci. Grazie per essere venuto. Mi dia solo un attimo per recuperare il suo fascicolo… Ecco, questa è Rachel Stiles. Esperta di economia cinese. Purtroppo con un futuro non così roseo come la Golden Futures sembrava prometterle. Uhm… sì, un attimo che controllo… No, questa di sicuro è la foto giusta. L’abbiamo ricevuta dal suo ufficio. L’originale che avevamo sul modulo per la sicurezza era un po’ piccola. Non credo che possiamo aver fatto un errore. Posso controllare di nuovo se desidera. La chiamo fra cinque minuti, a meno che non preferisca attendere mentre io…»
A quel punto Sir Peter, piuttosto allarmato, confermò che avrebbe aspettato.
Qualche ora dopo, nel suo giardino di Woodbridge, Guy de Vekey stava sorseggiando del Pinot grigio ghiacciato mentre uno stormo di rondoni appena arrivati si levavano in volo come una raffica di frecce. Gli piaceva quell’ora magica, quando il giorno volgeva al crepuscolo e il cielo passava da color pesca a purpureo mentre le ombre si infittivano sul prato. Dietro di lui, la musica di Elgar si riversava, incantevole e graffiante, dallo spesso vinile nero nell’aria della sera.
Aveva promesso di mantenere un segreto. L’aveva già rivelato una volta, a quell’uomo che era venuto sabato scorso, e ora gli avevano chiesto di farlo di nuovo. D’istinto avrebbe voluto mantenere la promessa. Anita era morta; come avrebbe potuto tradirla adesso? Eppure, come non ammettere di essersi sentito… diciamo… sollevato… quando l’aveva raccontato la prima volta?
Aveva insegnato canto a due generazioni di studenti. Con molti di loro era rimasto in contatto, alcuni l’avevano invitato ai matrimoni e alle prime dei concerti, ma solo pochi erano diventati davvero amici. Di solito erano i più talentuosi, ma in realtà Anita non era fra questi. Era brava, certo, ma si distingueva piuttosto pe...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. IL NODO WINDSOR
  4. Parte prima. HONI SOIT QUI MAL Y PENSE
  5. Parte seconda. L’ULTIMO BALLO
  6. Parte terza. BELT AND ROAD INITIATIVELA NUOVA VIA DELLA SETA
  7. Parte quarta. UN BREVE INCONTRO
  8. Ringraziamenti
  9. Copyright