Nel cuore dell'inverno
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Nel cuore dell'inverno

  1. 224 pagine
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Nel cuore dell'inverno

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Le giornate sono sempre più corte, l'aria frizzante: il clima ideale per mettersi comodi in poltrona davanti al camino con un buon libro in mano. E cosa c'è di meglio di una raccolta di racconti natalizi della regina del crimine? Da L'avventura di Natale a È arrivato il s ignor Quin, da La Casa Rossa a Una tragedia natalizia, fino a L'ardimento di Edward Robinson e Il caso della baia di Pollensa, le dodici storie qui riunite mettono in luce le doti investigative dei personaggi creati da Agatha Christie: Parker Pyne, Harley Quin, Tommy & Tuppence, oltre ovviamente agli immancabili e indimenticabili Poirot e Miss Marple. Ma soprattutto svelano il volto più inquietante della stagione delle Feste, tra doni pericolosi, pranzi avvelenati e ospiti misteriosi....

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2020
ISBN
9788835705666

La Fine del Mondo

Il signor Satterthwaite era arrivato in Corsica per via della duchessa. Non rientrava nel suo territorio. La Costa Azzurra aveva le sue comodità, e stare comodo era fondamentale per lui. Ma per quanto apprezzasse le comodità, apprezzava anche le duchesse. Alla sua maniera, la maniera di un innocuo gentiluomo all’antica, il signor Satterthwaite era uno snob. Gli piacevano le persone prestigiose. E la duchessa di Leith era un’autentica duchessa. Non c’erano salumieri di Chicago fra i suoi antenati. Aveva un duca per padre e un altro per marito.
Per il resto, era un’anziana signora dall’aria piuttosto scialba, molto amante degli abiti decorati con perline nere. Sfoggiava enormi quantità di diamanti incastonati in montature d’altri tempi, e li portava come aveva fatto sua madre prima di lei: appuntati senza criterio su tutto il corpo. Qualcuno aveva ipotizzato che la duchessa stesse ferma in mezzo alla stanza mentre la sua domestica le gettava addosso manciate di spille. Donava con generosità alle opere pie e si prendeva cura dei suoi affittuari e dipendenti, ma era estremamente attaccata al denaro. Scroccava passaggi agli amici e faceva le sue compere nei reparti occasioni.
La duchessa era approdata in Corsica per capriccio. A Cannes si annoiava, e aveva litigato con il padrone dell’albergo sul costo delle stanze.
«E lei verrà con me, Satterthwaite» aveva sentenziato. «Alla nostra età, non dobbiamo temere gli scandali.»
Il signor Satterthwaite provava un certo orgoglio. Nessuno l’aveva mai associato a uno scandalo prima di allora. Era un uomo fin troppo insignificante. Uno scandalo… una duchessa… delizioso!
«È un luogo pittoresco, sa?» continuò la duchessa. «Pieno di briganti e cose del genere. Per giunta, ho sentito dire che è molto economico. Manuel è stato davvero insolente, stamattina. Bisogna che questi albergatori si diano una regolata. Come possono aspettarsi di avere i clienti migliori, se vanno avanti così? Gliel’ho detto chiaro e tondo.»
«Se non sbaglio,» disse il signor Satterthwaite «ci si può arrivare comodamente in aereo. Da Antibes.»
«Temo costi un occhio della testa» ribatté seccamente la duchessa. «Le dispiacerebbe informarsi?»
«Niente affatto, duchessa.»
Pur sapendo perfettamente che il suo ruolo sarebbe stato quello di accompagnatore di lusso, il signor Satterthwaite faticava a contenere la soddisfazione.
Quando seppe il prezzo del volo, la duchessa liquidò l’idea senza appello.
«Se lo sognano che io sborsi una cifra così assurda per infilarmi in uno dei loro orrendi e pericolosi trabiccoli.»
Decisero allora di arrivare in Corsica per mare, e il signor Satterthwaite dovette sopportare dieci ore di profondo disagio. Per cominciare, dal momento che erano salpati alle sette, dava per scontato che a bordo avrebbero servito la cena. Si sbagliava. La nave era piccola, il mare agitato. Alle prime luci dell’alba, sbarcò ad Ajaccio più morto che vivo.
Viceversa, la duchessa era fresca come una rosa. Riusciva a sopportare il disagio di buon grado, se serviva a risparmiare soldi. Espresse subito il suo entusiasmo per lo scenario che li attendeva sul molo, con le palme e il sole che sorgeva. Sembrava che l’intera popolazione dell’isola fosse accorsa per assistere all’attracco della nave: la calata della passerella fu accolta da grida eccitate e scambi di ordini.
«On dirait» osservò un corpulento francese accanto a loro «que jamais avant on n’a fait cette manoeuvre là!»
«La mia domestica ha dato di stomaco per tutta la notte» disse la duchessa. «Una vera incapace, quella ragazza.»
Il signor Satterthwaite abbozzò un pallido sorriso.
«Uno spreco di buon cibo, ecco cos’è stato» continuò la duchessa imperterrita.
«Perché, aveva mangiato?» chiese invidioso il signor Satterthwaite.
«Si dà il caso che mi fossi portata a bordo qualche biscotto e una tavoletta di cioccolato» rispose la duchessa. «Quando ho scoperto che non avremmo cenato, ho dato a lei tutto quanto. Le classi inferiori fanno sempre tante storie quando saltano i pasti.»
Con un grido trionfale, la passerella venne finalmente agganciata. Un coro di briganti da musical si precipitò a bordo, strappando a forza i bagagli dalle mani dei passeggeri.
«Avanti, Satterthwaite» disse la duchessa. «Ho bisogno di un bagno caldo e di un caffè.»
Ne aveva bisogno anche lui, ma le cose non andarono esattamente come sperava. In albergo furono accolti dall’ossequioso direttore e accompagnati alle loro stanze. Quella della duchessa era provvista di bagno. Il signor Satterthwaite, invece, dovette utilizzare il bagno della stanza di qualcun altro. Aspettarsi di avere l’acqua calda a quell’ora del mattino, forse, era una pretesa irragionevole. Più tardi si ritrovò a buttare giù caffè nero, servito in un bricco senza coperchio. Le persiane della sua stanza erano state spalancate, lasciando entrare l’aria profumata e frizzante del mattino. Era una giornata di un azzurro e un verde abbaglianti.
Con un gesto plateale, il cameriere richiamò l’attenzione del cliente sul panorama.
«Ajaccio» proclamò. «Le plus beau port du monde!»
Ciò detto, si congedò bruscamente.
Osservando l’azzurro intenso della baia con le montagne innevate sullo sfondo, il signor Satterthwaite fu quasi portato a dargli ragione. Finito il caffè, si stese sul letto e si addormentò di colpo.
Al tavolo del déjeneur, la duchessa era di ottimo umore.
«È di questo che ha bisogno, Satterthwaite» disse. «Deve dare un taglio a quei suoi modi da vecchia zitella.» Stringendo una lorgnette fra le dita, indicò la sala intorno a loro. «Parola mia, quella è Naomi Carlton Smith.»
Si riferiva a una ragazza seduta da sola davanti alla finestra. Aveva le spalle curve e stava scomposta. Portava un vestito che sembrava fatto di tela da sacco marrone. Sulla testa, un disordinato caschetto di capelli neri.
«Un’artista?» chiese il signor Satterthwaite.
Era sempre stato bravo a indovinare il mestiere delle persone.
«Esattamente» rispose la duchessa. «Una sedicente artista, perlomeno. Immaginavo che se ne stesse a bighellonare in qualche bizzarro angolo del globo. Povera in canna, orgogliosa come Lucifero, e come tutti i Carlton Smith ha un chiodo fisso. Sua madre era mia cugina di primo grado.»
«Una Knowlton, dunque?»
La duchessa annuì.
«La peggior nemica di se stessa» spiegò. «E dire che è una ragazza in gamba. Si è legata a un giovanotto tutt’altro che raccomandabile. Uno di quelli di Chelsea. Scriveva testi teatrali, poesie o altra roba immorale. Inutile dire che non interessavano a nessuno. Poi ha rubato dei gioielli e l’hanno colto con le mani nel sacco. Quant’è che gli hanno dato? Cinque anni, credo. Lei se ne ricorderà sicuramente, era lo scorso inverno.»
«Lo scorso inverno ero in Egitto» disse il signor Satterthwaite. «Mi ero buscato una brutta influenza alla fine di gennaio, e i medici hanno insistito perché andassi in Egitto. Mi sono perso tante cose.»
Dalla sua voce trapelava un sincero rimpianto.
«Quella ragazza mi sembra depressa» disse la duchessa sollevando nuovamente la lorgnette. «Non posso permetterlo.»
Prima di uscire, si fermò al tavolo della signorina Carlton Smith e la toccò sulla spalla.
«Ebbene, Naomi, sbaglio o non ti ricordi di me?»
Naomi si alzò in piedi controvoglia.
«Sì che mi ricordo, duchessa. L’ho vista entrare. Dubitavo che mi avrebbe riconosciuta.»
Strascicava pigramente le parole, con la più completa indifferenza.
«Quando hai finito di pranzare, ti aspetto in terrazza» ordinò la duchessa.
«Molto bene.»
Naomi sbadigliò.
«Che modi indecorosi» disse la duchessa al signor Satterthwaite riavviandosi verso la porta. «Come tutti i Carlton Smith.»
Presero il caffè all’aperto, sotto il sole. Erano seduti più o meno da cinque minuti quando Naomi Carlton Smith si trascinò fuori dall’albergo e li raggiunse. Si lasciò crollare svogliatamente su una sedia, le gambe stravaccate di fronte a sé.
Un volto singolare, con il mento pronunciato e gli occhi grigi infossati. Un volto sveglio e infelice; un volto a cui mancava un nonnulla per essere bello.
«Ebbene, Naomi» chiese prontamente la duchessa. «Che ci fai da queste parti?»
«Oh, non so. Ammazzo il tempo.»
«Dipingi?»
«Ogni tanto.»
«Fammi vedere le tue cose.»
Naomi sorrise. L’autoritarismo non la intimidiva. Era divertita. Rientrò in albergo e ne uscì con una cartella.
«Non le piaceranno, duchessa» mise le mani avanti. «Parli pure senza peli sulla lingua. Non ferirà i miei sentimenti.»
Il signor Satterthwaite avvicinò la sedia. Era incuriosito. Un attimo dopo lo era ancora di più. La duchessa era completamente priva di tatto.
«Non capisco nemmeno da che parte si guardano» si lamentò. «Dio mio, chi ha mai visto un cielo di questo colore? Per non parlare del mare.»
«Io li v...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione. Natale ad Abney Hall
  4. NEL CUORE DELL’INVERNO
  5. La scatola di cioccolatini
  6. Una tragedia natalizia
  7. È arrivato il signor Quin
  8. Il mistero della cassapanca di Baghdad
  9. La Casa Rossa
  10. L’espresso per Plymouth
  11. Il caso della baia di Pollensa
  12. Asilo
  13. Il mistero di Hunter’s Lodge
  14. La Fine del Mondo
  15. L’ardimento di Edward Robinson
  16. L’avventura di Natale
  17. Bibliografia
  18. Copyright