Grishaverse - Tenebre e ossa
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Grishaverse - Tenebre e ossa

Leigh Bardugo

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Grishaverse - Tenebre e ossa

Leigh Bardugo

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Il dolore e la paura mi vinsero. Urlai. La parte nascosta dentro di me risalì con impeto in superficie. Non riuscii a fermarmi. Il mondo esplose in una sfolgorante luce bianca. Il buio si infranse intorno a noi come vetro.

L'orfana Alina Starkov non ha grandi ambizioni nella vita, le basterebbe fare al meglio il suo lavoro di apprendista cartografa nell'esercito di Ravka, un tempo nazione potente e ora regno circondato dai nemici, e poter stare accanto al suo buon amico Mal, il ragazzo con cui è cresciuta e di cui è innamorata da molto tempo. Ma il destino ha in serbo ben altro per lei.

Quando il loro reggimento attraversa la Faglia d'Ombra, la striscia di oscurità quasi impenetrabile che taglia letteralmente in due il regno di Ravka, lei e i suoi compagni vengono attaccati dagli esseri spaventosi e affamati che lì dimorano. E proprio nel momento in cui Alina si lancia in soccorso dell'amico Mal ferito gravemente, in lei si risveglia un potere enorme, come una luce improvvisa e intensa in grado di riempirle la testa, accecarla e sommergerla completamente.

Subito viene arruolata dai Grisha, l'élite di creature magiche che, al comando dell'Oscuro, l'uomo più potente di Ravka dopo il re, manovra l'intera corte. Alina, infatti, è l'unica tra loro in grado di evocare una forza talmente potente da distruggere la Faglia e riunire di nuovo il regno, dilaniato dalla guerra, riportandovi finalmente pace e prosperità. Ma al sontuoso palazzo dove viene condotta per affinare il suo potere, niente è ciò che sembra e Alina si ritroverà presto ad affrontare sia le ombre che minacciano il regno, sia quelle che insidiano il suo cuore.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2020
ISBN
9788835705260

PRIMA

1

Ferma sul ciglio di una strada piena di gente, allungai lo sguardo verso i campi ondulati e le fattorie abbandonate della Valle di Tula e intravidi per la prima volta la Faglia d’Ombra. Il mio reggimento si trovava a due settimane di marcia dall’accampamento militare di Poliznaya e nel cielo splendeva un caldo sole autunnale, ma io rabbrividii nel mio cappotto mentre osservavo la foschia che si stendeva come una macchia di sporco sull’orizzonte.
Una spalla pesante mi urtò da dietro. Barcollai e per poco non finii a faccia in giù nel fango.
«Ehi!» gridò il soldato. «Stai attenta!»
«Perché non stai attento tu a dove metti quei tuoi piedi grassi?» ribattei piccata, e provai un po’ di soddisfazione di fronte all’espressione sbalordita che gli si disegnò sul viso largo. Nessuno, e men che meno gli uomini grossi armati di grossi fucili, si aspetta di ricevere una risposta insolente da un essere tutto pelle e ossa come me. Rimangono sempre un po’ disorientati quando succede.
Il soldato superò rapidamente la sorpresa e mi lanciò un’occhiataccia mentre si sistemava lo zaino sulla schiena, poi scomparve nella carovana di cavalli, uomini, carri e carretti che scorreva sopra la cresta della collina e nella valle sottostante.
Affrettai il passo, scrutando sopra le teste della folla. Avevo perso di vista da ore la bandiera gialla del carro dei topografi, e sapevo di essere rimasta indietro.
Mentre camminavo, mi godevo i profumi verdi e dorati del bosco autunnale e la brezza leggera alle mie spalle. Eravamo sulla Vy, l’ampia strada che una volta portava da Os Alta fino alle ricche città portuali della costa occidentale di Ravka. Ma questo era prima della Faglia d’Ombra.
In mezzo alla fiumana di gente, qualcuno stava cantando. “Cantando? Quale idiota si mette a cantare quando sta per entrare nella Faglia?” Lanciai un’altra occhiata alla macchia sopra l’orizzonte e dovetti reprimere un altro brivido. Avevo visto la Faglia d’Ombra su numerose mappe, uno squarcio nero che aveva separato Ravka dalla sua unica fascia costiera privandola dello sbocco sul mare. A volte era rappresentata come una chiazza, a volte come una nube tetra e informe. Poi c’erano le mappe che la riproducevano come un lago lungo e stretto e la identificavano con il suo nome alternativo, “Nonmare”, pensato per rasserenare soldati e mercanti e per incoraggiare gli attraversamenti.
Sbottai in un mezzo grugnito. Forse poteva ingannare qualche grasso commerciante, ma era di poco conforto per me.
Distolsi l’attenzione dalla sinistra foschia che stazionava in lontananza e la spostai sulle fattorie in rovina della Tula. In passato, la valle ospitava alcune delle più ricche tenute di Ravka. Gli agricoltori vi coltivavano la terra e le pecore brucavano nei campi verdi. Poi, da un giorno all’altro, nel paesaggio apparve uno squarcio nero, una striscia di oscurità quasi impenetrabile e brulicante di esseri spaventosi che cresceva ogni anno di più. Dove fossero finiti gli agricoltori, le loro greggi, i loro raccolti, le loro case e famiglie, non lo sapeva nessuno.
“Smettila” ordinai a me stessa. “Stai solo peggiorando le cose. La gente attraversa la Faglia da anni... di solito a prezzo di enormi perdite, ma comunque l’attraversa.” Inspirai profondamente per calmarmi.
«Vietato svenire in mezzo alla strada» disse una voce al mio orecchio mentre un braccio pesante mi cadeva sulle spalle e me le stringeva. Sollevai gli occhi sul volto familiare di Mal che, un sorriso nei suoi occhi azzurri, si allineò al mio passo. «Su» disse. «Un piede davanti all’altro. Sai come funziona.»
«Stai interferendo nel mio piano.»
«Ah, davvero?»
«Sì. Svenire, essere calpestata, ferite gravi dappertutto.»
«Sembra un piano brillante.»
«Ah, ma se sarò così malconcia non sarò in grado di attraversare la Faglia.»
Mal annuì lentamente. «Capisco. Posso buttarti sotto un carro, se può aiutare.»
«Ci penserò» mormorai, ma mi sentii ugualmente di umore migliore. Nonostante tutti i miei sforzi, Mal aveva ancora questo effetto su di me. E non ero l’unica. Una bionda molto carina ci passò accanto e lo salutò con la mano, lanciandogli un’occhiata provocante.
«Ciao, Ruby» gridò lui. «Ci vediamo dopo?»
Lei ridacchiò e si allontanò a passo rapido in mezzo alla folla. Mal continuò a sorridere finché non mi vide alzare gli occhi al cielo.
«Che c’è? Pensavo ti piacesse Ruby.»
«Si dà il caso che non abbiamo molto di cui parlare» risposi in tono secco. In realtà, Ruby mi piaceva... all’inizio. Quando io e Mal avevamo lasciato l’orfanotrofio di Keramzin per cominciare l’addestramento militare a Poliznaya, ero in ansia al pensiero di incontrare persone nuove. Invece, molte ragazze si erano mostrate felicissime di fare amicizia con me, e Ruby era tra le più entusiaste. Quelle amicizie erano durate il tempo da me impiegato per rendermi conto che il loro interesse nei miei confronti dipendeva solo dalla mia confidenza con Mal.
Lo guardai stendere le braccia con euforia e sollevare il viso al cielo autunnale, con espressione perfettamente appagata. Notai non senza un certo disgusto che c’era persino un particolare slancio nel suo passo.
«Che problema hai?» sussurrai furiosa.
«Nessuno» disse lui, sorpreso. «Mi sento benissimo.»
«Ma come fai a essere così... baldanzoso?»
«Baldanzoso? Non sono mai stato baldanzoso. Spero di non esserlo mai.»
«Be’, e allora che cosa significa questo?» chiesi, sollevando la mano a indicarlo. «Sembri uno che si prepara ad andare a un ricco banchetto, non a rischiare di morire dilaniato.»
Mal rise. «Tu ti preoccupi troppo. Il re ha mandato tutto il gruppo dei Grisha incendiari, gli Inferni, per proteggere le velesabbia, e persino qualcuno di quegli spaventosi Spaccacuore. Noi abbiamo i nostri fucili» disse, dando un colpetto all’arma che portava a tracolla. «Andrà tutto bene.»
«Un fucile non farà molta differenza se ci attaccano sul serio.»
Mal mi guardò sconcertato. «Che hai ultimamente? Sei ancora più scontrosa del solito. E il tuo aspetto è terribile.»
«Grazie» brontolai. «Non sto dormendo bene.»
«Che novità.»
Aveva ragione, naturalmente. Non avevo mai dormito bene. Ma negli ultimi giorni era stato ancora peggio. I Santi sapevano che avevo un’infinità di buoni motivi per temere di entrare nella Faglia, motivi condivisi da ogni membro del nostro reggimento che aveva avuto la sfortuna di essere scelto per l’attraversamento. Ma c’era dell’altro, un’agitazione più profonda a cui non avrei saputo dare un nome.
Gli lanciai un’occhiata. C’era stato un tempo in cui a lui confidavo tutto. «È solo... ho un presentimento.»
«Smettila di preoccuparti così tanto. Forse salirà anche Mikhael sulla velasabbia. Ai volcra basterà dare un’occhiata alla sua pancia grossa e golosa e lasceranno in pace noi.»
Un ricordo mi tornò involontariamente alla memoria: io e Mal, seduti fianco a fianco su una sedia nella biblioteca del duca, a sfogliare le pagine di un grande libro rilegato in pelle. Eravamo capitati sull’illustrazione di un volcra: artigli lunghi e sudici, ali che sembravano di cuoio e file di denti affilati come rasoi per i suoi banchetti a base di carne umana. Dopo che per generazioni avevano vissuto e cacciato nella Faglia erano diventati ciechi, ma la leggenda narrava che potevano percepire l’odore del sangue umano a chilometri di distanza. Io avevo indicato la pagina e avevo chiesto: “Che cosa tiene tra le zampe?”.
Ancora adesso riuscivo a risentire il sussurro di Mal nel mio orecchio: “Credo... credo sia un piede”. Avevamo chiuso il libro di scatto e, urlando, eravamo corsi fuori a cercare il conforto della luce del sole...
Senza rendermene conto, avevo smesso di camminare e stavo immobile, impietrita, incapace di togliermi dalla mente quel ricordo. Quando Mal si accorse che non gli ero più accanto, fece un sospiro di frustrazione e tornò da me a grandi passi. Mi posò le mani vicino al collo e mi diede una piccola scrollata.
«Stavo scherzando. Nessuno mangerà Mikhael.»
«Lo so» dissi, guardandomi le scarpe. «Sei proprio spassoso.»
«Alina, su. Andrà tutto bene.»
«Non puoi saperlo.»
«Guardami.» Mi costrinsi a sollevare gli occhi nei suoi. «So che sei spaventata. Lo sono anch’io. Ma affronteremo questa cosa, e ce la caveremo. Ce la caviamo sempre. Okay?» Sorrise, e io sentii il cuore palpitare forte nel mio petto.
Mi strofinai il pollice sulla cicatrice che mi attraversava il palmo della mano destra e buttai fuori un sospiro tremante. «Okay» dissi con riluttanza, e mi accorsi che stavo sorridendo anch’io.
«La signora ha recuperato il suo buon umore» gridò Mal. «Il sole può tornare a splendere!»
«Oh, vuoi stare zitto?»
Mi voltai per dargli un pugno, ma mentre stavo per farlo lui mi afferrò e mi sollevò di peso. Un grido e uno scalpitio di zoccoli fendettero l’aria. Mal mi tirò sul ciglio della strada proprio mentre un’enorme carrozza nera ci passava davanti a gran velocità, disperdendo davanti a sé la gente che scappava per non finire sotto le zampe possenti di quattro cavalli neri. Accanto al cocchiere che agitava la frusta erano appollaiati due soldati con cappotti grigio scuro.
L’Oscuro. La sua carrozza nera e le uniformi del suo corpo di guardia personale erano inconfondibili.
Un’altra carrozza, rossa questa volta, ci rombò davanti a un’andatura più rilassata.
Sollevai lo sguardo su Mal, il cuore che batteva forte per lo scampato pericolo. «Grazie» sussurrai. Lui sembrò rendersi improvvisamente conto che mi stava ancora tenendo tra le braccia. Mi lasciò andare e si affrettò a fare un passo indietro. Io mi spazzolai la polvere dal cappotto, sperando che non notasse il rossore sulle mie guance.
Ci passò accanto una terza carrozza, verniciata di blu, e una ragazza si sporse dal finestrino. Aveva capelli ricci e neri e un cappello di volpe argentata. Scrutò la folla che la guardava e, com’era prevedibile, i suoi occhi indugiarono su Mal.
“Stavi fantasticando tu stessa su di lui un attimo fa” mi rimproverai. “Perché una bella Grisha non dovrebbe fare lo stesso?”
La ragazza piegò le labbra in un sorriso, fissando Mal negli occhi, e continuò a cercarlo da sopra la spalla finché la carrozza non scomparve alla vista. Mal la guardò allontanarsi a bocca aperta, come inebetito.
«Chiudi quella bocca prima che ci voli dentro qualcosa» gli dissi bruscamente.
Lui sbatté le palpebre, ancora frastornato.
«Hai visto?» tuonò una voce. Mi voltai e scorsi Mikhael che si avvicinava a grandi passi, con un’espressione di meraviglia quasi comica sul viso. Mikhael era un omone con i capelli rossi, il viso largo e il collo ancora più largo. Dietro di lui, Dubrov, esile e scuro, corricchiava per raggiungerlo. Erano entrambi tracciatori dell’unità di Mal e non si separavano mai da lui.
«Ovvio che ho visto» disse Mal, l’espressione inebetita che evaporava in un sorriso spavaldo. Io alzai gli occhi al cielo.
«Stava guardando proprio te!» esclamò Mikhael, dando a Mal una pacca sulla schiena.
Mal si strinse nelle spalle, ostentando indifferenza, ma il suo sorriso si allargò. «Già» ammise compiaciuto.
Dubrov spostò nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro. «Dicono che le ragazze Grisha possono lanciare incantesimi sulle persone.»
Mi scappò una risatina.
Mikhael mi guardò come se non si fosse neanch...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. TENEBRE E OSSA
  4. GRISHA. Soldati del Secondo Esercito dominatori della Piccola Scienza
  5. PRIMA
  6. DOPO
  7. RINGRAZIAMENTI
  8. Copyright
Stili delle citazioni per Grishaverse - Tenebre e ossa

APA 6 Citation

Bardugo, L. (2020). Grishaverse - Tenebre e ossa ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3378899 (Original work published 2020)

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Bardugo, Leigh. (2020) 2020. Grishaverse - Tenebre e Ossa. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3378899.

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Bardugo, L. (2020) Grishaverse - Tenebre e ossa. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3378899 (Accessed: 25 June 2024).

MLA 7 Citation

Bardugo, Leigh. Grishaverse - Tenebre e Ossa. [edition unavailable]. Mondadori, 2020. Web. 25 June 2024.