Di che storia hai bisogno?
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Di che storia hai bisogno?

Parole su misura

  1. 240 pagine
  2. Italian
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Di che storia hai bisogno?

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Informazioni sul libro

Stringersi intorno al fuoco per ascoltare una storia aspettando che la notte passi, i podcast, le serie tv, le telefonate interminabili, l'opera... la nostra vita è costellata di racconti, da sempre. Perché dare forma all'esperienza, attribuirle retrospettivamente un senso, identificarsi nelle vicende di un personaggio - che sia un nostro collega o Anna Karenina - è un bisogno primario.

Proprio da una simile consapevolezza prende le mosse il lavoro di Luca, moderno cantastorie che in questo libro mette a frutto la sua esperienza sul campo in un florilegio di racconti, favole, apologhi. Un libro che offre risposte a domande che sarai tu a formulare, e che ti porterà a inventarne altre che non avevi ancora immaginato... Ed è proprio questa la magia. Perché "la vita non è quello che ti capita ma quello che ti racconti di quello che ti capita".

Che si tratti di ritrovare la principessa sepolta dentro il drago, di una rivolta delle lettere dell'alfabeto, di immaginare la scuola del futuro o di un negozio che tiene a scaffale i ricordi smarriti, ogni storia contenuta in questo libro è un messaggero, una medicina, e arriva al momento giusto anche se spesso parla una lingua misteriosa.

Piccole epifanie per fare un regalo prezioso a ogni giornata.

Puoi leggerle tutte in fila, come un racconto unico, oppure puoi aprire a caso e lasciarti portare. Fidati di quel che senti, di solito funziona.

Respira, lascia scorrere dentro te la domanda: di che storia hai bisogno?

E preparati ad ascoltare.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
ISBN
9788835716433

AMORE

… senza nascondersi, manifestandosi…
MOGOL

Il ragno innamorato

Domani pioverà? E chi lo sa!
Lui è Arturo, ragno spietato, capace di mangiarsi ventotto mosche e diciotto mosconi in un sol boccone.
Lei è Priscilla, regina delle vespe, un pungiglione così lungo e affilato da far tremare anche i coccodrilli.
Un giorno si incontrarono.
Non fu, come dire, un incontro romantico.
Lei volava e regnava sulle nuvole, era così fiera delle sue ali e del suo pungiglione che non si accorse della tela; la tela del ragno Arturo era quasi invisibile, era un capolavoro di leggerezza. Nessuno la vedeva, solo lui.
Così andò.
Lei si impigliò.
Lui si avvicinò.
«Ora ti mangio» le disse.
Lei disse: «No».
Lui rispose: «Come no!».
E lei non seppe che dire: gli offrì miele, alberi da conquistare, foglie verdi e nuove trappole per catturare… ma lui diceva solo: «No».
A quel punto iniziò a piovere.
Il ragno Arturo e la vespa Priscilla guardano la pioggia, le prime gocce che cadono, gocce coraggiose che si lanciano nel precipizio dell’aria.
Chi può dire cosa accadde nel cuore del ragno Arturo?
Una cometa, una stella cadente?
Un angolo di sole nel bel mezzo del temporale?
Chi può dirlo.
La pioggia s’appoggia sui fili d’argento, le gocce si posano sulla tela come lacrime di vento. E la vespa Priscilla sembra d’improvviso prigioniera di un castello di cristallo: piange, Priscilla, piange solo quando piove, quando nessuno la vede. Solo lui, Arturo, la vede.
Il ragno Arturo.
La vespa Priscilla.
E la pioggia.
Il cuore del ragno Arturo fa un tuffo, puf, un tuffino silenzioso come un sassolino, ma che dico un sassolino, come una caramella che punge lo stagno…
Non sa come, non sa perché, ma il ragno Arturo ascolta la sua voce dire: «Vai».
Così: vai.
La vespa Priscilla non capisce, è ancora tutta lì con le sue lacrime, lo costringe a ripetere.
«Vai! Ho detto che puoi andare, vai, ho deciso che non ti mangio.»
«E perché?» domanda lei.
«Piove» dice lui. «Mi è passata la fame.»
Mica le dice che il suo cuore addormentato di colpo s’è svegliato!
Dài Priscilla, vai. Sei stata graziata, vattene adesso, adesso o mai più, adesso o mai più!
«Ma…» dice lei «piove.»
Mai più.
«Lo so che piove» grida Arturo, «è per questo che non ti mangio.»
«Ma sono impigliata» sussurra lei, «mi aiuti a liberarmi?»
Arturo la guarda: impigliata, dipinta di pianto, fragile.
“Se mi vedessero adesso” pensa Arturo, “se mi vedessero mentre libero una preda così… così… insomma, se mi vedessero mentre libero una vespa, diventerei lo scemo della foresta.”
Tranquillo Arturo, non ti vede nessuno. Solo lei, Priscilla, ti vede.
Stanno tutti guardando l’incantesimo della pioggia, la pioggia che lava la foresta e la fa scintillare come uno smeraldo.
Le zampine di Arturo liberano le dolci ali di Priscilla, le ali di Priscilla sfiorano appena le zampine di Arturo…
Così si salutano.
Nessuno li vede, protetti da un castello di pioggia.
Prima di andarsene, Priscilla si volta e dice ad Arturo:
«Posso tornare a… impigliarmi?»
Dice proprio così. A impigliarmi, dice.
E lui, Arturo l’Artista, che con le tele fa labirinti di meraviglie, le dice:
«Fa’ pure. Ma se non piove, ti mangerò.»
Lei sorride. Vola via, e dice: «Correrò il rischio».
Domani pioverà? E chi lo sa…

Macedonia d’amore

L’albicocca dice al limone che lo ama;
il limone le risponde non si può, abbiamo colori diversi.
L’albicocca prova a consolarsi col mandarino
ma il mandarino le risponde: siamo troppo simili.
Allora l’albicocca corre dalla banana. «Mi ami?» le chiede.
«Come si fa?» risponde lei. «Guarda come sono lunga!
Bisogna un po’ somigliarsi.»
L’albicocca inizia a demoralizzarsi, però poi si tira su
e vola dal kiwi. Il kiwi ci sta.
D’altronde, si sa, il kiwi ci sta con tutto.
Intanto una formula magica o forse matematica
dice che le mele non si possono sommare con le pere.
Il limone, dopo aver detto no all’albicocca,
si avvicina al pompelmo per chiedergli un bacio;
il pompelmo gli risponde: «Potrei essere tuo padre».
Allora il limone va dal mandarino
e il mandarino cosa fa? Lo manda via, senza un perché.
E il limone impazzisce, non capisce, gira per il cielo
chiedendosi perché? Perché? Perché?
Le mele continuano a stare lontane dalle pere.
Intanto il pompelmo sta guardando la fragola,
che fa la preziosa ma non si concede.
Gli dice: «Sei troppo acido, e io ho bisogno di dolcezza».
Allora il pompelmo che non va troppo per il sottile
corre dal kiwi. E il kiwi ci sta.
Nel frattempo le mele guardano le pere
e fanno no con la testa.
E il mandarino, che ha detto no all’albicocca
e al limone, sta guardando l’arancia con tanto affetto.
Ma lei lo guarda e gli dice: «Potrei essere tua madre».
Il mandarino corre di corsa dalle mele,
ma quelle gli rispondono che sono impegnate…
a dire di no alle pere. Allora il mandarino si traveste da nespola!
Incontra la pesca che gli dice: «Non si può,
abbiamo tutte e due il nocciolo
e questo non sta bene, non si fa, poi la gente cosa dice?».
Il mandarino si maledice per il travestimento che ha scelto.
“Non potevo travestirmi da banana?” pensa.
Ma proprio in quel momento la banana passa
da quelle parti, disperata per aver detto di no all’albicocca,
che ormai è lontana tra le braccia del kiwi, quel cascamorto.
«Non conviene essere una banana» dice piangendo la banana,
«un giorno sei dritta, un giorno storta, un giorno
troppo lunga e un giorno troppo corta.»
«A chi lo dici» risponde il mandarino travestito da nespola,
io non so più chi sono.
E proprio in quel momento le pere sulle mele stanno facendo
un pensierino, ma non le fanno nemmeno stare vicino.
La fragola dice di voler dolcezza al suo fianco
ma in realtà adora rotolarsi con il mango, che è dolce, sì,
ma non è certo un galantuomo.
L’arancia ha detto no al mandarino
e cerca carezze dalle parti del melone,
che le risponde: «Per i miei gusti sei troppo arancione».
Il kiwi, intanto, se la fa ancora con tutti.
E gli altri? Gli altri frutti?
Degli altri frutti non si sa. Alcuni forse amano qualcuno,
altri si baciano al buio ma non lo dicono a nessuno.
L’amore è una macedonia, un colpo di sole,
un valzerino che si balla malvolentieri
e quasi mai a braccetto coi propri desideri.
Le mele, guardale lì, è tutta la vita
che stanno lontane dalle loro amate pere.
Forse basterebbe fare pratica,
invece di affidarsi a una formula matematica.
Intanto, in cielo, chi c’è?
Il limone che vaga per l’azzurro chiedendosi
perché, perché, perché.

Gram… matematica!

Questa storia racconta l’amore che fa meraviglie
quando accade tra due rivali famiglie.
Non diremo di Giulietta e di Romeo, marameo:
le famiglie nemiche, vuoi mettere,
erano quelle dei numeri e delle lettere.
Mondi lontani, dice la gente, almeno apparentemente;
pianeti diversi, dicono le carte:
è come far parlare Venere e Marte.
E dunque che successe, cosa accadde, come andò?
Un giorno capitò che lo zero si innamorò della o.
No! Ma davvero? Ohibò!
Galeotto fu un piccolo scontrino che li portava entrambi,
scritti vicini che più vicini non si può.
Era lei la o di tonno, di pomodoro?
Né di questo né di quello: era la o finale di rastrello.
E lo zero era lì, col sorriso tra i denti,
a chiudere un conto di 11 euro e 20.
Lo zero la guardò: bella, alta, snella: un oblò.
La o lo guardò: maestoso, fiero,
era davvero un gran bello zero.
Si guardarono a lungo, con sentimenti misti,
con la sensazione di essersi già visti.
E sapevano bene dell’antica rivalità,
ma si sa: l’amore se ne frega e va fino in fondo,
prende un quadrato e lo fa diventare tondo.
E così il nostro zero, come Zorro, il cavaliere nero,
percorse lo scontrino e si avventurò:
salutò il 2, scavalcò la virgola, slalomò tra i due 1,
con un balzo l’euro aggirò e si presentò
davanti alla sua amata o.
«Ma questo è un sogno?» si dissero. «Un disegno del vento?»
Si innamorarono in un solo momento.
Qualcuno si mise a gridare:
«No! Cosa fate? Siete pazzi da legare?!
Le lettere devono stare tra loro,
coi numeri non c’entrano niente:
è una cosa impertinente!
E i numeri sono troppi, sono troppo importanti
per mescol...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. DI CHE STORIA HAI BISOGNO?
  4. Istruzioni per l’uso
  5. BELLEZZA
  6. LOTTA
  7. SPECCHIO
  8. FERITA
  9. GRAZIA
  10. RIVOLUZIONE
  11. PENOMBRA
  12. DOMANDA
  13. SOGNO
  14. VERTIGINE
  15. AMORE
  16. Copyright